Italicus: strage targata Kissinger

da | Ago 5, 2024 |

di Roberto Fiore (foto: rainews.it)

L’attuale sconvolgimento internazionale, l’emergere fatti che incolpano CIA e Mossad nell’attuazione di attentati ed omicidi, stanno permettendo una rilettura delle stragi che hanno insanguinato e scosso l’Italia degli anni ’70.

La puntata di Report di qualche giorno fa è stata certamente essenziale nel chiarire il ruolo di Israele nell’abbattimento del DC9 di Ustica e di conseguenza nel possibile coinvolgimento in un’azione di false flag per la strage di Bologna; ma questo filone riserverà altre sorprese.

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Mattarella, a proposito della strage dell’Italicus, qualifica in queste ore in modo tranchant la strage come “fascista” in contraddizione con la realtà processuale che ha invece portato in 40 anni di processi,il risultato di zero condanne. Tutto questo va inteso all’interno di una infiltrazione di magistrati di estrema sinistra che ha cambiato la natura del processo che è tuttora concretamente attiva in molti processi, fra i quali quello del 9 ottobre (manifestazione contro CGIL) e quello sugli incidenti antilockdown di Napoli nell’ottobre del 2020. Ma questo è un altro discorso che sarà presto affrontato.

La tesi dei magistrati supera l’assioma antigiuridico del “non poteva non sapere” che rappresentò il cosiddetto Teorema Calogero utilizzato contro Autonomia Operaia in Veneto e Terza Posizione a Roma. Il filo che unisce i giudici dell’Italicus allora e quelli della DDA oggi è la “certezza in premessa della colpevolezza che anche se non dimostrata rimane tale”. Luciano Franci, attivista nazional-rivoluzionario accusato secondo lo stesso teorema e condannato nonostante il suo alibi per un attentato che non provoca danni né alle persone né alle cose, viene accusato in quanto profilo perfetto della strage dell’Italicus e condannato all’ergastolo. Solo la Cassazione gli renderà giustizia facendolo uscire dal carcere dopo 17 anni di detenzione… 17 anni.

La strage dell’Italicus, sappiamo oggi dalle testimonianza di familiari di Moro, serviva a fare fuori Aldo Moro nel ’74 che con quel treno cercava di raggiungere il Trentino per trascorrere lì le sue vacanze: la volontà di tenere alto il Pil Italiano (sic) e la posizione filo araba (il cosiddetto Lodo Moro) gli avevano guadagnato le minacce di Kissinger. Quelle minacce si tradurranno in morte nel ’78, visto che i nostri servizi allora erano pidduisti ed atlantisti mentre forse nel ’74 erano un po’ più onesti e difendevano gli uomini che erano preposti a difendere.

Moro fu prelevato dall’Italicus pochi secondi prima che partisse e dunque salvato. Mattarella dimentica questo dato che è chiaramente basilare nella ricerca della verità; vi furono dei coup de teatre importanti nell’inchiesta, in cui emerse il ruolo di estremisti di sinistra greci (trotzkisti che avevano svolto un’importante funzione filo americana anni prima contro i colonnelli nazionalisti greci). Lo stesso Giorgio Almirante entrò come testimone nell’inchiesta … ma il potere dei magistrati e del sistema atlantista fu tale da zittire tutti… e creare l’ennesima strage “fascista”.

La verità che sta emergendo è quella che ancora oggi fa comodo nascondere: tutte le stragi dal ’69 all’ 84 rilevano la presenza di una stato infame che ha agito in collaborazione con Kissinger ed altri uomini di Cia ed Israele per colpire uomini politici e destabilizzare l’Italia, coprendo il tutto, come sempre, sotto la conveniente false flag fascista.

Stragisti, vittime e quaquaraquà

Una tesi ufficiale che non troverebbe credito in una scuola materna

Di Gabriele Adinolfi – 2 Agosto 2024

E sono quarantaquattro gli anni dalla strage di Bologna, ma sono soprattutto quarantaquattro anni di figure imbarazzanti da parte di tutte le istituzioni che ripetono a disco rotto non solo una menzogna (ci può stare per “ragion di Stato”) ma una buffonata che non starebbe in piedi neppure alla scuola materna.

La “ragion di Stato” della Repubblica del Compromesso Storico di allora, ereditata in seguito, narra di una strage neofascista commessa inizialmente da due, poi tre, infine quattro giovani, tra cui un minorenne, per “destabilizzare” la democrazia.

A parte il fatto che le stragi rendono sempre più coeso il potere, ma qui si può concedere l’ipotesi dell’ingenuità politica degli stragisti, non si capisce in che modo costoro intendessero sfruttare il macello di cui sono stati accusati, e condannati malgrado gli elementi probanti a loro favore espressi dalla difesa.

A questo punto interviene la grande idea: è stato Gelli che, nella sua strategia pidduista, ha pianificato e finanziato la strage!

Capisco che molti posseggono a stento un neurone, eppure sarebbe sufficiente perfino quello per porsi alcune domande che, definire retoriche, sarebbe riduttivo.

Perché questi uomini di potere avrebbero commissionato una strage a dei ragazzi che non risulta abbiano mai usato l’esplosivo in vita loro?

Parliamo di Gelli e della P2 che avevano contatti strettissimi con le dittature militari sudamericane e con le tirannie comuniste, dalla vigilia del rapimento Moro avevano in mano per intero i vertici dei nostri servizi segreti, avevano connessioni con tutte le mafie e le bande criminali, avevano partecipato al golpe interno della mafia siciliana spingendo i corleonesi al posto dei palermitani.

Con tutti questi professionisti del crimine e delle stragi a disposizione, perché mai avrebbero scelto dei giovanissimi dilettanti per portare a termine un’azione del genere?

Che interesse avrebbero poi avuto questi sinistri figuri a far commettere una strage che, stabilizzando il potere nel suo insieme, poteva però mettere in discussione la gestione dei servizi (cosa che infatti avvenne), servizi che loro avevano già saldamente in mano da due anni e mezzo?

Per quale motivo entrambi i servizi (civile e militare) gestiti dalla P2, fin dal minuto successivo alla strage si sarebbero messi a lanciare accuse esclusivamente in direzione dell’ambiente al quale avrebbero commissionato la strage, e si sarebbero attivamente impegnati a insabbiare o a far sparire gli elementi che andavano in altre direzioni?

Gelli e la P2 erano, secondo chi ha un neurone che non sa far funzionare, così imbecilli?

La buffonata-menzogna ufficiale pretende di sì e che gli esecutori siano dei neofascisti allora giovanissimi. E non ha dubbi!

Eppure per condannare questi ragazzi si sono addotte testimonianze imprecise – e smentite categoricamente da altri testimoni – e, ciliegina sulla torta, la pretesa grottesca che, per non farsi notare, a Bologna, in agosto, si sarebbero travestiti da tirolesi!….

In compenso si è insabbiato molto, e quello che emergeva è stato messo sì agli atti, ma considerato poco importante, in grado di produrre solo “un grumo di sospetto” (letterale).

Fronte agli elementi che ho elencato e su cui sono state emesse le condanne ai neofascisti, tutto quanto è emerso sul posto e documentato è stato ignorato bellamente.

Dalla presenza di brigatisti del Superclan, di agenti di servizi segreti israeliani, francesi, italiani, di terroristi operativi della Stasi della Germania dell’Est, al rinvenimento sul luogo, con restituzione immediata al titolare, del passaporto di un fiancheggiatore dell’ultrasinistra sarda, per continuare con la sostituzione del cadavere di una vittima fatto sparire per seppellire al suo posto quello di una persona sconosciuta, continuando ancor oggi a negare che ci fosse. Per poi passare alla scomparsa di una testa decapitata che si trovava sul binario adiacente all’esplosione. Nonché il tentativo di nascondere l’identità di un estremista di sinistra romano, morto accanto all’esplosione ma con il cadavere rimasto intatto per lo spostamento d’aria nella direzione opposta, che aveva in tasca biglietti della metro di Parigi. Bologna non trovandosi nella direttrice da Parigi a Roma, per giustificare la trasferta del ragazzo venne addirittura scritto un suo diario di viaggio!

Sono state ignorate anche diverse informative dei servizi segreti, sia sulla progettazione di un attentato (di cui erano al corrente in anticipo anche altri servizi, tra i quali certamente il francese) che sulla dinamica che lascia dedurre che i trasportatori dell’esplosivo siano stati sacrificati nel momento dello scambio valigie e che l’obiettivo reale non fosse Bologna (dove i diversi gruppi operativi s’incontrarono per lo scambio di consegne) ma altrove, presumibilmente in Puglia.

Si è attentamente evitato di collegare Bologna agli scontri internazionali in atto che, nello specifico, vedevano la Francia e l’Italia sostenere il nucleare iracheno ed essere bersaglio degli israeliani.

Così come si è voluto slegare la strage di Bologna dall’abbattimento su Ustica del DC9 dell’Itavia il 27 giugno, benché, per cancellare ogni elemento probante di cosa fosse accaduto quel giorno, si fosse impegnata la Nato ai massimi livelli e che, tra testimoni, periti e vittime collaterali, in seguito sarebbero state uccise quasi lo stesso numero di persone di quelle scomparse a Bologna.

Anche quando si è evocata la pista palestinese ci si è ben guardati dall’approfondire. L’arresto di tre autonomi a Ortona che portavano missili per l’Fplp palestinese e il successivo arresto del dirigente del gruppo, Saleh, è stata considerata la ragione per la quale ci sarebbe stata una rappresaglia.

Pura miopia, essendo comunque Saleh un informatore dei nostri servizi ed essendo di origine ebraica almeno la metà dei presunti coinvolti in questa pista.

Il che non vuol dire per sillogismo automatico che fossero mossi da Israele, anche se è sempre stato un metodo di Tel Aviv che creò letteralmente delle fazioni estremistiche palestinesi dalla sua Ambasciata di Parigi e che in seguito avrebbe favorito la nascita e la lunga sopravvivenza di Hamas. Vuol dire che la causa di quella Orchestra Rossa era internazionalista.

E nell’intreccio internazionalista si può e si deve andare a cercare.

Ma al di là della lettura di quella strage (esecuzione dai trasportatori o errore tecnico), delle motivazioni che avevano per il loro attentato – che comunque non doveva avere luogo a Bologna – e di come vogliamo denominare la strage, quello che è certo è che da quarantaquattro anni le istituzioni italiane si stanno comportando da quaquaraquà e si sciacquano la coscienza accusando chi non ha santi in paradiso.
Chiedo scusa: chi non ha protettori in inferno.

Gianni Alemanno:

Va reso merito all’on. Federico Mollicone di aver rotto la cappa di unanimismo sulle matrice politica dello stragismo.

Con coraggio l’esponente di FdI ha ricordato i tanti dubbi sulle  sentenze sulla strage di Bologna, dubbi oggi rilanciati dal Direttore dell’Unità Piero Sansonetti e che furono sollevati negli anni da esponenti di destra e di sinistra, facendo nascere il comitato “L’Ora della verità”, di cui fecero parte tanti dei protagonisti dell’attuale scenario politico italiano. Senza dimenticare le scuse che Francesco Cossiga,  Presidente del consiglio all’epoca della strage di Bologna, rivolse all’MSI per aver sbrigativamente attribuito alla nostra area politica la Strage di Bologna.

La speranza è che la destra al governo abbia il coraggio e la forza per desecretare i documenti sulle stragi, in modo che la verità, che non sempre coincide con le sentenze, possa finalmente essere svelata. Il teorema semplicistico delle “stragi neofasciste” è diventata con troppa facilità un’ottima copertura delle responsabilità dei partiti di governo della prima repubblica, di cui molti di coloro che oggi sentenziano con grande durezza erano esponenti di primo piano.

Ricostruire quanto avvenuto in quegli anni è un dovere morale per le vittime e i loro parenti, ma anche per i tanti ragazzi che pagarono ingiustamente colpe che non avevano, per la dignità di un mondo e di un ambiente la cui unica vera colpa era quella di essere fuori dal Sistema.