Gianluca Marletta
“E’ singolare constatare come, nel corso della sua storia bimillenaria, l’atteggiamento della Chiesa cattolica di fronte a epidemie e pandemie sia sempre stato improntato dal coraggio e alla carità. Al di là dell’episodio arcinoto di san Francesco che bacia il lebbroso, sono decine i santi che hanno rischiato e anche dato la vita durante pestilenze, epidemie e guerre, per soccorre i poveri, gli ultimi, i più colpiti.
E’ paradossale, al contrario, che proprio nell’era della retorica bergogliana della “Chiesa in uscita”, e della “Chiesa ospedale da campo”, questo “ospedale” aperto a tutti da millenni sia stato improvvisamente chiuso. Chiuso per profilassi igienico-sanitaria. La sospensione delle Messe, voluto dai vari governi e accettato senza esitazione dai vari episcopati, è un fatto che non si era mai verificato, nemmeno durante le due Guerre mondiali, nemmeno nelle ore più terribili della storia, in occasione di disastri, inondazioni, terremoti.
La “Chiesa in uscita” è divenuta infine la “Chiesa in ritirata”, anzi in “fuga precipitosa”. Una Chiesa che sembra non aver fiducia nella preghiera, che preferisce l’amuchina all’acqua benedetta, accondiscendente e rispettosa verso tutte le regole della burocrazia sanitaria, ma con poca fiducia nella potenza salvifica della Grazia, che accoglie il Vaxxino sperimentale come un Messia ma che non sa più dire una parola sull’anima e il suo destino.
Una Chiesa che, nel bel mezzo del terrore panico, è riuscita a chiudere persino le piscine di Lourdes: quella Lourdes che da 150 anni è stata una sfida continua alle norme igienico-profilattiche senza mai divenire un ricettacolo di infezioni, anzi, manifestando eventi straordinari che persino medici atei hanno dovuto riconoscere”.