Adam Smith, il teorico e primo apostolo del liberismo economico e profeta del “mercato” che si auto — regola senza intervento pubblico, prima di diventare il padre dell’economia ( scrivendo La Ricchezza delle Nazioni, 1776) aveva pubblicato una Teoria dei Sentimenti Morali (1756). In essa, disapprova la “tentazione” che gli europei hanno di favorire i propri parenti e per estensione, i propri compatrioti, rispetto ai poveri e travagliati lontano nel mondo; per esempio un terremoto in Cina non ci tocca poi tanto, deplora. L’europeo medio, dice, “se dovesse perdere il dito mignolo, non ci dormirebbe la notte; ma ronferebbe col più profondo senso di sicurezza nonostante la rovina di cento milioni dei suoi fratelli, purché non li abbia mai visti”.
Questa attenzione per il noi stessi e quelli che ci circondano perverte, secondo lui, il nostro senso morale.
Commovente, vero? Lo stesso uomo che sancì: “Non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio e del fornaio che noi aspettiamo il nostro pranzo, ma dalla cura che essi hanno dei loro interessi”, mostra i più alti sentimenti morali e una compassione universale estesa all’intera umanità, senza distinzione.
Il paradosso si chiarisce meglio, quando si sa che ho trovato questa citazione dell’Adam Smith compassionevole , in un saggio il cui titolo è eloquente:
“Gilet Gialli? La maggioranza dei francesi fa parte dei 10% più ricchi al mondo”.
Ne è autrice una docente di “etica e commercio internazionale” (sic) a Science Politique Università Descartes di Parigi, militante femminista e dei “diritti umani”; macroniana e globalista, Speranta Dumitru. Costei “invisibilità dei poveri”: quelli veri secondo lei. Scrive: “Abbiamo passato mesi a ripetere che i Gilet Gialli “non arrivano a fine mese” e “ non ce la fanno a riempire il frigo” – e allora possiamo ancora parlare di quelli del Burkina Faso che vivono con 1,9 dollari al giorno?”.
La Dumitru si avvale di un complesso studio dell’economista globalista Branko Milanovic, il quale ha analizzato i redditi delle famiglie di 118 paesi, “per sapere se l’1% dei più poveri del Brasile, ad esempio, non sia più ricco dell’1% dei più poveri in India”.
E’ ovvio che, messe così le cose, persino l’1% più povero dei francesi (o degli italiani, se è per questo) “ha un potere d’acquisto che lo avvicina alla classe media mondiale, di cui la maggior parte vive in Cina”.
A questo punto, la docente di morale e capitalismo ci invita: “Immaginate di avere 100 euro da donare. Potete regalarlo a Christian, un mio studente, nato nel Burkina Faso: lo manderà alla sua famiglia, che vive con1,9 dollari al giorno. Oppure potete darlo a Eric, padre di famiglia e camionista di TIR, che guadagna più di 54 euro al giorno, il valore giornaliero del salario minimo”.
“A un tal livello di disuguaglianza delle opportunità”, incalza la eticista, “non si può più esitare tra Eric e Christian”, ossia tra il Gilet Giallo e il negretto sub sahariano. Il secondo “ vive con meno di 5,50 dollari al giorno come il 92% dei burkinabé. Per il figlio del [Gilet Giallo] Eric, la probabilità di avere un tale reddito è, in Francia, dello 0,2%”.
Quindi invece di dare ascolto alle egoistiche pretese e piagnistei dei GG, “sforziamoci di ridurre le ineguaglianze mondiali”. Come? Ecco la risposta:
“Milanovic è per aumentare la migrazione del lavoro. E’ la situazione classica dell’economia dello sviluppo. Lant Pritchett, professore ad Harvard, vi ha dedicato un libro Let Their People Come (Lasciate i loro popoli arrivare)”. L’altra soluzione, tassare i ricchi, non è altrettanto efficace: “attualmente la tassazione si raccoglie a livello nazionale, e la maggior parte dei miliardari vivono nei paesi ricchi. Inoltre, l’opinione pubblica è contraria all’esilio fiscale, lo considera illegittimo, come se soltanto i loro compatrioti avessero il diritto di profittare dell’imposta prelevata ai miliardari”. No, invece le imposte prelevate ai miliardari francesi o italiani, dovono andare all’Africa; ma è difficile in un perriodo di ” forte polarizzazione dell’opinione ” di mentre “monta l’estrema destra”.
A questo punto, avrete capito: questo universalismo morale totale funziona come perfetta giustificazione psudo-etica del globalismo economico. Da Adam Smith che biasima la cura per i vicini e compatrioti come una perversione della morale e la disapprova come egoismo, si giunge con rigore filosofico – attraverso John Rawls che pretende di fondare la morale assoluta sull’assoluto liberismo – agli esiti che constatiamo: dall’intervento umanitario (si tratta di portar il Bene assoluto del libero mercato e della democrazia, l’uno identificandosi con l’altra) fino allo “accogliamoli tutti”; congiunta alla vera e propria rabbia morale dei progressisti e dirigenti PD, e loro media, che hanno giudicato intollerabili le sofferenze dei 47 africani sulla Sea Watch e vogliono la condanna giudiziaria, anzi l’appendimento a piazzale Loreto, dell’egoista del “prima gli italiani”, essendo poi gli stessi che si infischiano dei 5 milioni di poveri che hanno prodotto, loro, con le loro politiche austeritarie.
Dalla moralità universale di Adam Smith, tanto tanto profondamente compassionevole, deriva con perfetto rigore il disprezzo di Macron e dei suoi mandanti globalisti per i Gilet Gialli, il ceto medio sempre più impoverito. Un disprezzo “morale”, attenzione: giudicato da un punto di vista che si ritiene moralmente superiore. Lo stesso rivolto all’egoista e insensibile che proclama “Prima gli italiani!”. No, è immorale. Pensate ai poveri del Burkina Faso, invece di lamentarvi.
Naturalmente dietro la grande compassione globalista vibra la minaccia: voi che girate in Diesel e protestate per i rincari, siete ancora troppo ricchi, sprecate il nostro capitale con le vostre pretese salariali e di protezione sociale – guardate che abbiamo spazio per ridurvi al reddito del Burkina, 1,9 dollari al giorno…Vibra anche di peggio: su Il Foglio, Adriano Sofri proclama che non si stupirebbe né condannerebbe se “qualcuno” delle “vittime” o loro familiari uccidesse Salvini. E’ appena il caso di ricordare che Sofri è l’ex capo di Lotta a Continua che inneggiò all’omicidio del Commissario Calabresi.
E Macron, e il suo governo? Giù percosse, violenze, occhi bucati, teste spaccate, mani amputate… e sempre peggio: nel video qui sotto, vedete che a un uomo gli agenti sbattono la testa sul selciato fin al sangue ….e uno dei poliziotti brandisce uun martello:
https://twitter.com/i/status/1090142836685717504
Ma è “democrazia”. Questi manifestanti, cittadini, vengono percepiti dal potere come estranei, stranieri spregevoli senza diritti, perché “sans dents”, come li chiamò Hollande per derisione ( i poveri sono senza denti perché non possono pagarsi le protesi); incarcerazioni arbitrarie; schedature feroci delle procure per il fatto di portare un giubbotto giallo; rincari enormi degli alimentari di massa;
una legge per cui un qualunque prefetto può vietare ogni diritto di riunione in strada, col pretesto di un pericolo per l’ordine pubblico. Una misura identica a quelle della Kommandantur tedesca in territorio occupato, ha ricordato Charles De Courson, deputato all’Assemblea, centrista: “Svegliatevi! Non votate questo testo, ci fa tornare ai tempi di Vichy!”, ha gridato in aula. De Courson sa quel che dice: suo nonno, parlamentare, fu uno dei pochi a votare contro i pieni poteri a Pétain nella Francia occupata dai nazisti – ed è morto in detenzione.
Dunque ricapitoliamo: dal moralismo universale alla Adam Smith derivano tutt’insieme:
- L’immigrazionismo senza limiti, esteso non solo a chi fugge da fame e guerre o chiede asilo politico, ma a tutti coloro che vogliono “una vita migliore”, inteso come “diritto alla protezione umanitaria” per chiunque.
- L’odio per i confini e le sovranità politiche – e l’odio per chi li vuole difendere, siano Orban, Putin Trump o Salvini.
- Il globalismo: perché alla libertà di commercio mondiale si deve, sottolinea la docente , “la buona novella: la proporzione dei poveri nel mondo è drasticamente abbassata” grazie ai commerci mondiali, “quarant’anni fa, superava il 40%, oggi solo il 10% della popolazione mondiale vive con meno di 1,90 dollari al giorno”. Quindi voi non vi lamentate in Europa, se siete diventati più poveri; in Cina sono diventati ricchi e sono di più. Come insegna Adam Smith.
- La superiorità morale di cui si sentono gratificati i Soros, le Boldrini, i Martina e Delrio, insomma i progressisti perché loro provano compassione per i nigeriani sulla Sea Watch; sentimento umanitario che va perfettamente d’accordo con l’odio per Salvini e la volontà di appenderlo a Loreto.
- Il giudizio morale negativo sui Gilet Gialli e sulla piccola borghesia impoverita e precarizzata, e in genere sui poveri del proprio paese, perché stanno fin troppo bene rispetto ai sub-sahariani, e non si preoccupano di “ridurre le diseguaglianze mondiali”
- la repressione e abolizione delle libertà politiche, perché sono “sovranismo” e “populismo”.
- Ultimo ma non minore, la legittimazione agli interventi umanitari: riduzione di Libia, Siria , Irak e Afghanistan a macerie sociali, con signori della guerra che si spartiscono il territorio e gli introiti di ogni traffico, ma senza pentimenti, perché c’è stato pure il nobile sforzo di liberare questi popoli da dittatori spietati che negavano i diritti umani, Gheddafi, Assad, Saddam…
Manca ancora qualcosa però. Non stupirà scoprire che dall’universalismo morale di Adam Smith discende anche l’etica di papa Bergoglio, con il quale ha rimpiazzato la morale cristiana dal “ama il prossimo tuo come te stesso”, nonché la castità e purezza ormai non più richiesti, e sostituibili – come mezzi di santificazione – con la cura dell’ambiente, la lotta al riscaldamento globale e la raccolta differenziata.
Anche a Panama, alla kermesse “della gioventù”, El Papa ha voluto parlare dei migranti: “i migranti hanno volto giovane, cercano qualcosa di meglio per le loro famiglie, non temono di rischiare e lasciare tutto pur di offrire le condizioni minime che garantiscano un futuro migliore. […] La Chiesa, grazie alla sua universalità, può offrire quell’ospitalità fraterna e accogliente in modo che le comunità di origine e quelle di arrivo dialoghino e contribuiscano a superare paure e diffidenze e rafforzino i legami che le migrazioni, nell’immaginario collettivo, minacciano di spezzare. “Accogliere, proteggere, promuovere e integrare”….
E ha tirato fuori “La Compassione”: “Mi preoccupa – ha detto – come a compassione abbia perso la sua centralità nella Chiesa. Anche i gruppi cattolici l’hanno persa […] anche nei mezzi di comunicazione cattolici, la compassione non c’è. C’è lo scisma, la condanna, la cattiveria, l’accanimento, la sopravvalutazione di sé, la denuncia dell’eresia….che non si perda nella Chiesa la centralità della compassione”.
Secondo lui siamo senza “compassione”, se non accogliamo senza limiti i “migranti”. Il sentimentalismo come guida della morale è anche proprio di Adam Smith, dell’utilitarismo british, della globalista che rimprovera i Gilet Gialli di non pensare agli africani che vivono con 1,9 dollari al giorno, di Soros e della sua società aperta. Ovviamente, questo rimprovero è basato su una falsificazione della carità cattolica, all’interno della confusione voluta tra doveri privati e quelli pubblici che è propria del fondamentalismo neo-clericale. Per il quale lo Stato deve obbedire al Vangelo come un francescano che ha fatto voto di carità e povertà.
Ora:
Il privato, se vuole donare i suoi 100 euro, può darli al ragazzo del Burkina: sono soldi suoi. Ma il governante non dà soldi suoi: dispone di denaro che ha preso dai cittadini contribuenti con le tasse, o anche peggio, che ha preso a prestito ad interesse, e gli interessi sono pagati dai connazionali. Il dovere dello statista non è “la compassione” e nemmeno “la carità”, ma la Giustizia e quindi l’uguaglianza dei cittadini a cui ha preso quel denaro. Ha il preciso dovere di non spendere miliardi di quel denaro per garantire ad ogni immigrato clandestino quei 35 euro al giorno che “LEuropa”gli ha indicato come necessario ad un decente mantenimento, quando cinque milioni di suoi concittadini, contribuenti e connazionali, non ricevono dalla previdenza sociale nemmeno la metà di quella cifra. E’ dovere dell’uomo di Stato, visto che le risorse finanziarie sono scarse (per volontà della banca centrale europea), e quindi si deve scegliere a chi dare e no, affermare “Prima gli italiani”.
Giorni fa un italiano, un terremotato del centro Italia, Bruno Anzuini, è morto a Montereale, epicentro del terremoto di tre anni fa. Dormiva in una roulotte e la temperatura era a -17 gradi.
https://www.ilmessaggero.it/primopiano/cronaca/terremotato_muore_roulotte-2223997.html
Come centinaia di altri italiani delle zone terremotate, lasciati – a tre anni dal sisma – fra le macerie non sgombrate, a gelare in ributtanti casette prefabbricate dal governo precedente – i cui esponenti abbiamo visto trepidare, protestare e piangere in favore di telecamera, per le sorti dei 47 negri della Sea Watch, che non correvano alcun pericolo sulla nave, nutriti, calzati, riscaldati e vestiti a spese nostre.
Non dai telegiornali, ma da un video di “Striscia la Notizia” abbiamo dovuto apprendere immigrati di colore, che ricevono il pacco di alimentari da una associazione chiamata Pane Quotidiano, lo rivendono ai poveri italiani.
Se El Papa permette, come credente oltre che come cittadino ossia agente politico, riservo la mia “compassione” agli italiani miei concittadini che muoiono assiderati nei containers del PD, non ai negri che si sono pagati la traversata per “naufragare” a vista della Sea Watch per farsi “salvare”e mantenere, una volta buttati via i documenti, a spese nostre.
Prima ci sono gli italiani, Quegli italiani ridotti a comprare il pacco di alimentari dai negri che vivono in alberghi e centri ben riscaldati.
Anzi. Da cattolico, ho io il diritto-dovere di chiedere a El Papa come mai taccia sui nostri terremotati. E come mai non abbia pronunciato mezza parola di condanna sulla legge, approvata a New York dai democratici e obamiani globalisti e progressisti che lo apprezzano, che consente l’aborto al nono mese.
Le agevolo, o santità vostra, la descrizione dell’amico Gianluca Marletta:
“…il bambino (qualcuno ha ancora il coraggio di chiamarlo feto?) viene afferrato per una gamba e tirato fuori, mantenendo la testa all’interno della vagina (finché la testa non esce, per la legge di New York, il bambino non è ancora nato…). A quel punto l’infermiere (se così vogliamo chiamarlo) gli aspira il cervello con un tubo (dopo aver aperto un foro alla base del’occipite); una volta che il cranio è svuotato, il bambino è morto e può essere “asportato”. Basta così”.
Non le suscita “compassione” questo, papa Bergoglio? Non suscita in lei alcuna rivolta morale, sentimentale? Solo per i negri che si sono pagati il viaggio per venire da noi, lei prova “compassione”? Solo per loro protesta e condanna i governanti non accoglienti? E a quelli di New York che abbiamo visto esultare in aula per aveva varato la legge infanticida, non ha niente da dire?
Compassione molto selettiva, santità vostra.
All’amico Marletta, credente, è venuto spontaneo questo commento dopo aver decritto l’infanticidio al nono mese: “evitiamo di lamentarci per qualunque cosa possa accadere adesso o in futuro in questo povero mondo; non possiamo dire di non essercela “meritata”. Poteva dire almeno qualcosa di simile a questo, papa Bergoglio: ricordare che certi delitti “legali” suscitano l’ira di Dio, quella che incenerì Sodoma e Gomorra.
Niente. Non le è venuto in mente. Sarà perché il Vaticano ha potuto essere definito “la più grande comunità gay del mondo”? Chissà.