di Paolo Gulisano
Riflessioni di un medico cattolico
La Chiesa è in crisi, come ormai ben noto e documentato. Uno degli strumenti con cui misurare lo stato di salute del malato sono le indagini di tipo sociologico, paragonabili a quelli che sono in Medicina gli esami del sangue. Nel bel mezzo del Sinodo tedesco, venne effettuata un’indagine sulle caratteristiche, idee, convinzioni dei cattolici tedeschi, con esiti desolanti.
Questi risultati vennero peraltro fatti propri dai vescovi impegnati nel processo di demolizione sinodale di quel che resta del Cattolicesimo in Germania, che evidenziarono che i cambiamenti radicali che sono nei loro progetti sono quelli che “la base” richiede: matrimonio tra persone dello stesso sesso, matrimonio dei preti, ordinazione sacerdotale delle donne e gli altri temi progressisti promossi dalle agenzie di consenso laiciste. Se ce lo chiedono i fedeli, dicono gli ecclesiastici progressisti, nel nome della democrazia non possiamo non concederglielo.
Analoghi “sondaggi” vengono fatti periodicamente anche in altri Paesi, e gli esiti sono quasi sempre gli stessi. Di recente è toccato anche all’Italia.
Il mensile Il Timone ha effettuato un sondaggio tra gli italiani che si dichiarano cattolici. I cosiddetti praticanti, molti dei quali sono coinvolti anche nelle attività parrocchiali, di tipo catechetico, caritativo, educativo, che fanno parte dei consigli pastorali, che “animano” le liturgie.
I risultati del sondaggio sono particolarmente significativi: chi va a Messa e partecipa alle sopracitate attività pastorali non si confessa quasi mai, ignora cosa siano eucaristia e peccato, approva aborto, contraccezione e matrimonio omosessuale.
Secondo il sondaggio, metà dei cattolici ritiene che per quanto riguarda le ostie consacrate, si tratti unicamente di un simbolo, e un altro quindici per cento le considera “una particolare ostia che ricorda il pane dell’ultima cena”. Meno di un terzo è convinto che vi sia la presenza reale di Cristo.
Il 44 per cento ritiene l’aborto un diritto – non una scelta o una possibilità, proprio un diritto – approva al 42 per cento le nozze omosessuali e il 18 per cento è indifferente. Persino la pratica dell’utero in affitto ha circa un quarto di sostenitori, unito a un significativo quindici per cento che non si pronuncia. Divorzio e contraccezione sono accolti a larghissima maggioranza, e un terzo dei cattolici non obietta neppure sull’adozione a coppie omosessuali, così come un quarto non vede problemi nell’utero in affitto, unito all’incredibile quindici per cento di disinteressati a questi temi. Un dieci per cento ritiene che Gesù sia stato solo un uomo ispirato da Dio o addirittura un mito.
In buona sostanza, i frequentatori delle parrocchie la pensano su quasi tutto come vuole il pensiero dominante irreligioso, tanto che si potrebbe dire che non c’è alcuna differenza tra i cattolici praticanti e quelli che un tempo venivano definiti lapsi, cioè che hanno abbandonato la pratica religiosa.
Questo l’esito degli esami. Il mensile poi si è rivolto ad alcuni “esperti”, addetti ai lavori ecclesiastici, per cercare di rispondere alla domanda che sorge immediata: che fare? Tuttavia il responso degli specialisti è stato in quasi tutti i casi vago e insufficiente. Il fatto è che per dare una terapia efficace, occorre porre una diagnosi giusta e corretta.
Qual è la causa di questa grave carenza di idee chiare nel mondo cattolico, e della conseguente mondanizzazione? C’è una parola che magari non è gradita alle orecchie, ma che spiega questi sintomi: ignoranza.
Attenzione: per ignoranza non si intende la bassa scolarizzazione, o la mancanza di cultura: letteralmente significa non sapere, e quindi non capire. L’odierno popolo cattolico dopo 60 anni di insufficiente o addirittura assente catechesi, non sa in cosa credere, e perché credere, e quindi non capisce perché vivere in un certo modo, perché pregare, perché praticare e ricercare le virtù. Non ci possiamo meravigliare se la gente non sa cosa significhi la transustanziazione del pane e del vino nel corpo e nel sangue di Cristo, se nessuno glielo ha spiegato.
Non possiamo meravigliarci se la gente non vede l’orrore del delitto dell’aborto, se manca una voce forte e chiara che si faccia sentire e risvegli le coscienze e le menti ipnotizzate dalla cultura dominante, dai media, dai social, che fanno alle credere che è tutto lecito.
La gente ignora non solo la morale cristiana, ma anche le basi dottrinali, i fondamenti della fede. Il Cristianesimo è solo un vago ricordo nei più. E non parliamo solo dei giovani, verso i quali si concentrano spesso le lamentele degli addetti ai lavori. Sono gli adulti che non conoscono più il Cristianesimo.
Si è sostituito ad esso una serie di vaghi “valori” che sono condivisi tra l’altro tra praticanti e non praticanti, riconducibili fondamentalmente a “onestà e sincerità”. La “brava persona” è quella che è “diretta” nell’esprimersi, e poco importa se questa presunta “schiettezza” si traduce in comportamenti arroganti e offensivi: l’importante è “essere se stessi”. In quanto all’onestà, questo valore è inteso esclusivamente come “non rubare”, o meglio, non commettere furti, magari con rapine. Onestà è ben altro: significa integrità morale, in tutti i campi.
E qui siamo davvero al punto dolente: la crisi della Chiesa nasce dall’ignoranza non solo della dottrina e dei valori non negoziabili. La gente ignora cos’è il peccato. Siamo davvero alle fondamenta di tutto: la dimenticanza e l’ignoranza della legge mosaica, dei Dieci Comandamenti. Da sempre li si è purtroppo trasgrediti, fa parte della natura umana decaduta, ma questo determinava il riconoscimento del proprio peccato, il pentimento, la confessione.
Oggi la gente non ritiene di trasgredire nulla, ritiene di avere ragione in quello che fa, e se Dio la pensa diversamente, è Dio che deve cambiare. E infatti la nuova Chiesa che vuole stare al passo con i tempi e compiacere i poteri dominanti li ha accontentati: ha tolto di mezzo dalla predicazione e soprattutto dalla trasmissione dei contenuti della Fede ogni riferimento a verità scomode, ogni riferimento al peccato.
Allora se la diagnosi corretta è questa, la terapia non può essere che questa: tornare alle basi, alle fondamenta, e trasmettere la Fede, annunciarla, ripartendo proprio dai Comandamenti, dai Sacramenti, dalle preghiere. Un compito davvero immane, perché la gente non vuole ascoltare, perché ritiene di poter fare a meno della Verità cristiana, ma cui non possiamo sottrarci.