Il 22 luglio scorso, Angela Merkel sembrava aver scongiurato con la sua frettolosa mediazione un conflitto tra Atene ed Erdogan, con navi da guerra dei due paesi che si affrontavano, “la messa in stato di allerta delle forze armate greche, e di prove di forza da parte della Marina militare turca” – imo aveva accettato di ‘sospendere’ le attività per condurre sondaggi alla ricerca di gas e petrolio a sud di Kastellorizo (isola greca); Merkel aveva invitato lui e i greci a avviare “un dialogo” allo scopo di appianare le loro storiche contese attraverso “la de-militarizzazione dell’Egeo, delle isole contese e della riscrittura della piattaforma continentale greca”.
Scusate se è poco. Con la “riscrittura della piattaforma continentale greca”, Merkel invita Atene a cedere di fatto qualche isola ellenica troppo vicina alla costa turca, una situazione segnata col sangue di conflitti storici, e tragiche espulsioni – pulizie etniche di greci da parte dei turchi.
Un metodo sempre più europeista, con cui la Germania dispone delle sovranità, dei conti pubblici, e adesso dei territori degli altri paesi UE giudicati inferiori. Un metodo che abbiamo visto in purezza applicare da Macron, il servitore dei Rothschild , arrivato giovedì a Beirut “per imporre, come un viceré, una serie completa di “riforme” consistenti nel cambiare forma di governo per escluderne la componente sciita, altrimenti niente fondi FMI, “nessun assegno in bianco”.
Ma a questa procedura, Angela ha aggiunto un tocco suo, che peraltro conosciamo bene: esimere la Germania da ogni responsabilità. Non ha lasciato al tavolo nessun mediatore tedesco di prestigio, ha fatto due telefonate, un incontro e se n’è andata.
Anzi, facendo capire che in fondo Berlino sta con Ankara, di cui è da sempre il primo fornitore di armamenti. Ora che la Germania è stata costretta a partecipare all’embargo di armi a Erdogan dopo che lui ha cominciato ad usarle contro i curdi di Siria, il ministro degli esteri Heiko Maas ha subito detto che l’embargo contro la Turchia “non si applica all’armamento navale”. Giustappunto, la Turchia ha in costruzione ben sei sottomarini a propulsione indipendente dall’atmosfera Tipo 214, in collaborazione con la società tedesca Thyssenkrupp Marine Systems, che fornisce ovviamente tutto, dai motori al progetto.
Profondamente rassicurata da un così onesto, equanime ed impegnato mediatore, il 6 agosto Atene ha firmato al Cairo un accordo con l’Egitto per la definizione della Zona Economica Esclusiva (ZEE) marittima fra i due paesi, sacrificando in parte la sua quota di area di possibile sfruttamento petrolifero , pur di mettersi sottola protezione militare dell’Egitto. Infatti il trattato ha suscitato aspre critiche all’interno, per la sua imprecisione (per esempio, Kastellorizo resta fuori dall’accordo) e vaghezza, ben lumeggiata dalal mappa di Marco Florian:
Però, commenta il giornale cipriota, l’accordo ZEE Grecia-Egitto, sul modello “dell’accordo Grecia-Italia, è uno sviluppo positivo. Si basa sulla Convenzione delle Nazioni Unite per il diritto del mare (Unclos), che riconosce i diritti delle isole, come dovrebbe. Ma deve evolversi ulteriormente per coprire la parte orientale delle due ZEE, la cui delimitazione è influenzata dai diritti della ZEE di Cipro e Kastellorizo - qualcosa con cui l’Egitto non era disposto ad affrontare. Ma è un ottimo inizio, rafforzando i principi marittimi accettati a livello internazionale”.
Il fatto però è che l’accordo Egitto-Atene interferisce con la ZEE che Erdogan ha stabilito e firmato con il “governo” libico di Al Serraj. Immediatamente il regime di Ankara ha reagito dicendo che riprenderà le prospezioni i acque sostanzialmente greche, che aveva accettato di sospendere dopo la cosiddetta mediazione di Angela
Il Ministero degli Esteri della Turchia ha replicato: “Per noi, l’accordo è inesistente. Non c’è alcun confine marittimo fra Grecia e Turchia. Per la Turchia, l’accordo sulla presunta demarcazione dei confini annunciato quest’oggi non esiste. […] Non consentiremo nessuna attività nella regione e non c’è alcun dubbio che supporteremo in maniera risoluta i nostri interessi e diritti legittimi nel Mediterraneo Orientale così come [supporteremo] i diritti dei turchi di Cipro”.
Provocazione per provocazione, il Ministro degli Esteri ellenico Niko Dendias proclama che sta studiando l’estensione delle acque territoriali dalle attuali 6 MIGLIA a 12 miglia, come l’autorizzerebbe “un trattato del 1994”.
Al lettore non occorre di più. Noi ci possiamo solo complimentarci con la pseudo-mediazione distratta di Angela Merkel, quando si dovrà concludere che essa è causa della guerra che cova nel Mediterraneo Orientale.
Cosa fa l’Europa? E’ forse in allarme? Si guarda all’EMSA, Agenzia Europea per la Sicurezza Marittima, con sede a Lisbona? L’Express ci informa che l’EMSA ha indetto una gara d’appalto per chi saprà “fornire pause caffè, pranzi, cene e cocktail per eventi organizzati presso la sede dell’EMSA o in altre sedi” per i prossimi quattro anni. L’eventuale vincitore del contratto sarà chiamato a fornire servizi per 17 diversi tipi di eventi ospitati dall’agenzia dell’UE. Si va da pause caffè di base con solo caffè filtrato, tè e acqua a riunioni “cocktail VIP”.
Nel bando di gara è specificato:: “Spumante di alto livello, vini Porto di buona qualità, whisky, gin, vodka, vino bianco e rosso, diversi tipi di birra, succhi di frutta fresca, acqua naturale e frizzante, mixer, bevande analcoliche, tartine calde e fredde preparate con i prodotti più raffinati e freschi e, per quanto possibile, utilizzando la cucina portoghese e prodotti locali ”. Stanziamento: 750 mila euro.
“Le istituzioni dell’UE tendono a spendere molto per feste e fughe per funzionari e ospiti. Il Consiglio europeo ha speso più di 50.000 euro per il suo evento di fine anno, noto per i suoi sontuosi punti ristoro e la festa notturna con open bar per un massimo di 3.000 dipendenti.
mostra anche che l’amministrazione dell’ex presidente del Consiglio dell’UE Donald Tusk ha sborsato oltre 400.000 euro per i jet privati nel 2019.
I dati hanno anche rivelato che 6.600 euro sono stati spesi per lo Champagne 21.000 euro per le “scarpe eleganti da uomo”, 19.000 euro per il “noleggio tenda” per un evento e 63.000 euro per i fiori. Oltre a inopinati “52.000 euro per il “noleggio poligono di tiro”. Evidentemente si preparano alla guerra,i tracannatori di champagne.