Il quotidiano Iltalehti ha riferito che il disegno di legge che il governo finlandese presenterà al parlamento del paese sull’adesione alla NATO non include alcuna rinuncia all’ospitare armi nucleari .
Fonti militari finlandesi hanno riferito al giornale che il ministro degli Esteri e il ministro della Difesa finlandesi si erano impegnati con la NATO a luglio a non chiedere “restrizioni o riserve nazionali” se la loro domanda di adesione all’alleanza fosse stata accettata. Il presidente finlandese Sauli Niinisto ha affermato all’inizio di questo mese che la Finlandia non ha “precondizioni” per entrare a far parte della NATO.
Sebbene la Finlandia possa essere disposta a ospitare armi nucleari, è improbabile che vengano collocate nel paese dopo l’adesione alla NATO, almeno nel prossimo futuro. Il primo ministro finlandese Sanna Marin ha precedentemente affermato che l’alleanza non ha espresso alcun interesse a piazzare testate nucleari in Finlandia.
Attualmente, l’alleanza non mantiene testate nucleari nei paesi che hanno aderito alla NATO dopo la fine della Guerra Fredda , anche se la Polonia ha recentemente affermato di aver discusso con gli Stati Uniti per ospitare le armi.
Posizionare armi nucleari in Finlandia, che condivide un confine di oltre 800 miglia con la Russia, sarebbe una grande provocazione nei confronti di Mosca . Il presidente russo Vladimir Putin ha detto che non vede l’adesione di Svezia e Finlandia alla NATO come una minaccia, ma ha detto che risponderà all’espansione delle infrastrutture militari della NATO nella regione.
L’adesione di Finlandia e Svezia alla NATO è stata ratificata da 28 membri dell’alleanza su 30, con solo l’Ungheria e la Turchia ad andarsene.
Mappa tramite Global Defense Corp
La Turchia ha minacciato di impedire alle nazioni nordiche di aderire se non saranno all’altezza di firmare un memorandum firmato a giugno, ma i problemi di Ankara sembrano riguardare principalmente la Svezia e il nuovo governo svedese ha dichiarato di essere pronto a portare a termine l’accordo.
Clamorosa inversione: il Pentagono non esclude più l’uso di armi nucleari per primo contro minacce non nucleari, la nuova strategia di difesa nazionale del Pentagono rigetta i limiti all’uso di armi nucleari a lungo sostenuti dai sostenitori del controllo degli armamenti (e, in un passato non troppo lontano, da Joe Bide) citando le crescenti minacce da Russia e Cina.
“Entro il 2030 gli Stati Uniti, per la prima volta nella loro storia, affronteranno due grandi potenze nucleari come concorrenti strategici e potenziali avversari”, ha affermato il Dipartimento della Difesa nel tanto atteso documento pubblicato giovedì. In risposta, gli Stati Uniti “manterranno un livello molto alto per l’occupazione nucleare” senza escludere l’uso delle armi in rappresaglia a una minaccia strategica non nucleare alla patria, alle forze statunitensi all’estero o agli alleati.
In un’altra netta inversione di tendenza per l’occupante senile del seminterrato della Casa Bianca, nella sua campagna presidenziale del 2020 Biden si era impegnato a dichiarare che l’arsenale nucleare degli Stati Uniti doveva essere utilizzato solo per scoraggiare o vendicarsi contro un attacco nucleare, una posizione benedetta dai democratici progressisti e insultato dai falchi della difesa. Ma, come con ogni altra posizione ricoperta dal bugiardo patologico che ha persino la meglio su Trump nel dipartimento della menzogna, questa è stata appena ribaltata e “l’ambiente delle minacce è cambiato radicalmente da allora” e la strategia del Pentagono è stata forgiata in collaborazione con il capovolgente Casa Bianca.
WASHINGTON (ats/ans) Usa ora minacciano di usare il loro arsenale nucleare anche in caso di pericolosi attacchi convenzionali, accelerando nel frattempo i piani per aggiornare le bombe atomiche dislocate in Europa, anticipando dalla primavera a dicembre l’arrivo delle nuove B61-12.
Il cambio di rotta arriva sullo sfondo dell’escalation tra Russia e Occidente nel conflitto ucraino ed è contenuto nella nuova strategia di difesa nazionale rivelata dal Pentagono, che individua come principali pericoli la Russia (“minaccia acuta” nell’immediato ma potenza “in declino”) e la più temibile Cina (a lungo termine). Sostanzialmente, come ha spiegato un alto dirigente della Difesa, gli Stati Uniti ora intendono usare il loro arsenale come deterrenza in “tutte le forme di attacco strategico”. “Questo include l’impiego di armi nucleari di qualsiasi dimensione e include attacchi ad alto rischio di natura strategica che usino mezzi non nucleari”, ossia convenzionali, ha proseguito.
Del resto Mosca viene descritta nel documento di 80 pagine come una potenza con 2000 armi nucleari tattiche e non vincolata da alcun trattato che ne limiti il numero, cosa che aumenta “la possibilità che usi queste forze per vincere una guerra nella sua periferia o evitare una sconfitta se è in pericolo di perdere una guerra convenzionale”: esattamente ciò che minaccia Vladimir Putin, nonostante le sue ultime rassicurazioni in senso contrario.
Una svolta di 180 gradi, dopo che Barack Obama puntava ad una riduzione drastica del ruolo delle armi nucleari e Joe Biden aveva promesso in campagna elettorale di usarle solo come deterrente o in risposta ad un attacco atomico contro gli Stati Uniti o i suoi alleati. Ma in ottobre il capo del Pentagono Lloyd Austin aveva già corretto il tiro anticipando ai partner Nato a Bruxelles che la revisione della postura nucleare avrebbe mantenuto la linea della “ambiguità calcolata”.
Presentando la National Defense Strategy, Austin ha ribadito che finora gli Usa non hanno visto alcuna indicazione che Putin abbia preso la decisione di usare il nucleare o comunque una ‘bomba sporca’, ma ha ammonito che nel caso ci sarebbe “una risposta molto significativa da parte della comunità internazionale”. Anche la visita segreta in ottobre a Kiev del capo della Cia William Burns potrebbe inquadrarsi in questo contesto.
La nuova dottrina di difesa nazionale conferma anche il superamento di quella elaborata sotto Trump nel 2018, quando Russia e Cina furono indicate come potenze “revisioniste” gemelle, sullo stesso piano. Ora non è più così, anche se entrambe “pongono le sfide più pericolose alla sicurezza domestica” (pure con armi spaziali che potrebbero bloccare Gps o attaccare i satelliti, come ha minacciato di fare il Cremlino con quelli che aiutano l’Ucraina). E questo persino mentre persiste la minaccia terroristica, insieme a quella dell’Iran e della Corea del Nord. Mosca è vista come imminente “minaccia acuta” di una potenza però sul viale del tramonto, mentre Pechino, che sta cercando di espandere il suo arsenale a 1000 testate atomiche nei prossimi anni”, è più temuta nel lungo termine come “incessante” rivale militare e tecnologico che cerca di dominare la regione Indo-Pacifica e di rimettere le mani su Taiwan.
Per fronteggiare la minaccia più immediata, quella russa, Washington ha rafforzato la sua presenza in Europa ed ora vuole accelerare per far arrivare in Europa entro fine anno una versione più precisa e più versatile delle bombe a gravità B61-12, in sostituzione delle circa 100 sviluppate negli anni ’60 e stoccate tra Italia, Germania, Belgio, Olanda e Turchia. Un messaggio più per rassicurare gli alleati che per far sentire Mosca più vulnerabile, spiega qualche esperto, avvisando però che ogni mossa nucleare, per quanto modesta possa essere, potrebbe avere conseguenze imprevedibili nel clima di escalation attuale.
(SDA-ATS/fc) – bsi195