L’accusa del Primo Ministro Iracheno Adil Abdul-Mahdi, ossia che Soleimani era a Baghdad per recapitare un messaggio dall’Iran all’Arabia Saudita con una proposta per ridurre le tensioni nella regione, e che qualche giorno prima Trump aveva chiesto al primo ministro iracheno di “prestarsi per il ruolo del mediatore” tra la USA e l’Iran, insomma che il generale era lì in veste diplomatica, ed è stato attirato in una trappola da Trump che ha tradito tutte le norme della convivenza civile internazionale diventa tanto più credibile, se si ricorda che già nel gennaio 2018, Haaretz annunciava un titolo inaudito:
“Washington ha dato a Israele il via libera per assassinare Qassem Soleimani, il comandante della Forza Quds, il braccio d’oltremare della dell’Iran ‘s Guardia Rivoluzionaria “.
Il giornale ebraico citava il giornale kuwaitiano Al-Jarida, spesso viene utilizzato da Israele come “mezzo per trasmettere messaggi a paesi del Medio Oriente” arabi. Al-Jarida diceva infatti che aveva ricevuto da una sua fonte a Gerusalemme che “è stato aggiunto un accordo, fra americani e israeliani”, sul fatto che Soleimani è una “minaccia agli interessi dei due paesi nella regione”.
“L’accordo tra Israele e gli Stati Uniti”, si aggiungeva, “ arriva tre anni dopo che Washington aveva sventato un tentativo israeliano di uccidere il generale”. Infatti “ Israele era “sul punto” di assassinare Soleimani tre anni fa, vicino a Damasco, ma gli Stati Uniti hanno avvertito la leadership iraniana del piano, rivelando che Israele stava seguendo da vicino il generale iraniano.
Un altro attentato israeliano per assassinare Soleimani era stato sventato dai servizi iraniani (della Forza Quds) molto più recentemente: nell’ottobre 2019, mese santo di Musharram. Ne ha parlato Times of Israel:
raccontando che gli attentatori avevano pronti 500 chili di esplosivo, con cui intendevano minare la tomba del padre del generale, ed innescare l’esplosione sotto l’edificio quando Soleimani fosse all’interno” durante la funzione commemorativa del genitore ; e, false flag nel false flag, avrebbero dato all’attentato i segni di un delitto di firma sunnita anti-sciita, probabilmente saudita. Il capo dell’intelligence della Guardia, Hossein Taeb, ha raccontato questo durante la conferenza annuale dei comandanti dell’IRGC, aggiungendo che l’arresto dei tre attentatori aveva sventato il piano.
Del resto nel febbraio 2019, Newsweek, poteva titolare che
“ISRAELE DICE CHE VUOLE “GUERRA ALL’IRAN” E STA INCONTRANDO I PAESI ARABI PER “AVANZARE” l’idea”
E l’articolo diceva:
“il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha espresso il desiderio di entrare in guerra con l’Iran e ha dichiarato di incontrarsi con decine di inviati stranieri, compresi quelli del mondo arabo, per far avanzare l’iniziativa”.
Si ricordava che:
“Gli Stati Uniti hanno radunato paesi di tutto il mondo, in particolare dall’Europa e dal Medio Oriente, per partecipare a un vertice a Varsavia nel tentativo di formare un fronte unito contro il rivoluzionario Iran musulmano sciita. In un video pubblicato mercoledì sull’account Twitter del suo ufficio, Netanyahu ha affermato di aver appena avuto un “eccellente incontro” nella capitale polacca con il ministro degli Esteri dell’Oman, con il quale ha “discusso di ulteriori passi che possiamo fare insieme ai paesi della regione in ordine per promuovere interessi comuni “.
“Da qui vado a un incontro con 60 ministri degli esteri e inviati di paesi di tutto il mondo contro l’Iran”, ha continuato il capo di stato israeliano”….
Newsweek aggiungeva un particolare: “I tweet in lingua inglese di Netanyahu sono presto cancellati e ricaricati con la frase “combattere l’Iran” al posto di “guerra con l’Iran”. Anche il video con sottotitoli in inglese è stato rimosso.
https://www.newsweek.com/israel-wants-war-iran-netanyahu-1330704
E’ da segnalare che dopo l’assassinio, sia Bibi sia altri esponenti israeliani sono rimasti alquanto silenziosi; mentre Donald Trump, dopo aver annunciato l’azione, ha abbandonato la conferenza-stampa senza osare affrontare le domande dei giornalisti (fra cui sarebbe stata probabile quella: come mai non ha consultato né chiesto autorizzazione per questo atto di guerra al Congresso, come è obbligo? Cosa che gli è stata rimproverata e avrà anche probabili conseguenze negative per lui:
E’ insomma parso o incapace di spiegare bene l’assassinio, o di averlo ordinato “sotto influenza”:
Adesso, giornalisti liberi in Usa segnalano che a guidare Trump nell’omicidio è un “pensatoio” ( think tank) che si chiama Foundation of the Defense of Democracy (FDD). Un organo che prima si chiamava “EMET” (in ebraico, la Verità) ed stato fondato inizialmente per fornire (ai media) le istruzioni “per migliorare l’immagine di Israele nel Nord America”. Lo finanzia per un terzo il miliardario Marcus Beernard, j, grande donatore di Trump:
Visitatene il sito:
Noi vecchi cronisti proviamo un noioso senso di déià vu. In anni terribili, a guidare l’aggressione dell’Irak e Afganistan sotto le note false accuse (Saddam aveva le armi di distruzione di massa, i talebani non volevano consegnare Bin Laden eccetera), furono think-tank i cui nomi sono sbiaditi:
American Enterprise Institute – AEI | The American Enterprise …
“The American Enterprise Institute is a public policy think tank dedicated to defending human dignity, expanding human potential, and building a freer and safer world”
Pieno di noti agenti ebraici, dentro e a fianco del governo Bsh jr. Fra cui l’indimenticabile Michel Ledeen
https://www.aei.org/profile/michael-a-ledeen/
– Il Project for a New American Century (PNAC), la centrale che elaborò i documento, intitolato Rebuilding America’s Defences: Strategies, Forces And Resources for a New Century, fu scritto nel settembre del 2000 – quando Bush non era ancora presidente – dove si auspicava “un evento catalizzatore. Una nuova Pearl Harbor”, quello che doveva poi avvenire l’11 settembre
- lo Jewish Institute for National Security Affair, cruciale perché ha lo scopo di stabilire relazioni personali fra i generali e ammiragli USA e quelli israeliani.
Nel FDD, fra gli esperti, figura addittura Michael Leeden, anche se molto spelacchiato a giudicare dalla foto. Ma il personaggio-chiave si chiama Richard Goldberg, raccomandato da John Bolton, membro e “studioso dell’Iran ” del FDD, il quale è stato inserito nel Consiglio di Sicurezza Nazionale (ossia a fianco di Trump): benché il FDD gli paghi ancora lo stipendio, cosa di per sé scandalosa:
“Ci son molti segnali che lo FDD sta sostanzialmente guidando la politica di Trump verso l’Iran”, asserisce il giornalista investigativo Adam H. Johnson: “Hanno suggerito la politica della amministrazione fin dal primo giorno. La loro strategia è di attrarre l’Iran in una guerra a forza di “esercitare massime pressioni”, bombardamenti, sanzioni, l’uso di settari anti-sciiti..
We have several indicators FDD is basically running Trump's Iran policy. They were the ones operating the State Dept funded bot network that was revealed this summer https://t.co/B2DaI7cLZN
FDD spun bin Laden files for State Dept to be anti-Iran https://t.co/qC1ycLJ4Ad
— Adam H. Johnson (@adamjohnsonNYC) January 3, 2020
Per contro, si staglia il motivo per cui Teheran ha inviato il suo generale nella trappola: la speranza di attenuare le tensioni nell’area, persino una iniziativa di pace coi sauditi, sotto mediazione americana. Il contrario della narrativa che diffondono da tutti i media i “padroni del discorso”…
Il generale ha avuto la nobile illusione del leale combattente: che gli Usa a direzione J avessero rispetto della loro stessa parola data.
Perché non avrebbe dovuto? Un sito americano ha pubblicato una foto:
Il testo
“A quanto pare, Soleimani ha lavorato con le forze americane come alleato quando è stato utile agli interessi degli Stati Uniti, e dopo che Obama ha creato l’ISIS è diventato il nemico.
La foto risale :
“La rivolta del 2001 ad Herat fu un’insurrezione coordinata dai talebani – come parte della guerra degli Stati Uniti in Afghanistan. La città è stata catturata il 12 novembre dalle forze dell’Alleanza del Nord, nonché dalle forze speciali degli Stati Uniti, del Regno Unito e della Repubblica islamica dell’Iran.
“I team delle operazioni speciali statunitensi erano composti da Ranger dell’esercito americano e Delta Force sotto il comando del generale CENTCOM Tommy Franks. Le forze iraniane erano composte da agenti della Forza Quds sotto il comando del Maggiore Generale Yahya Rahim Safavi, comandante dell’IRGC, e del Maggiore Generale Qassem Soleimani, comandante della Forza Quds iraniana. La fazione dell’Alleanza del Nord era composta da oltre 5.000 miliziani al comando di Ismail Khan, comandante della precedente invasione sovietica dell’Afghanistan ed ex governatore di Herat prima che i talebani salissero al potere nel 1995″.