Un commento di Don Michele Gurtner, sac. dioc.
Negli ultimi anni si nota una crescente diffidenza nei riguardi del clero da parte di tanti cattolici ferventi e praticanti. Questa diffidenza, perfettamente giustificata, coinvolge anche vescovi e cardinali, uffici delle curie diocesane nonché di quella romana e anche lo stesso papa. Se siamo onesti e sinceri dobbiamo ammettere: i membri del clero, salvo qualche lodevole eccezione, non sono più i buoni – i chierici, nel loro complessivo, ormai sono i cattivi! Il clero sta assiduamente dalla parte sbagliata: il classico sacerdote (e anche vescovo) di oggi è sinistro (anche politicamente parlando), favorisce consapevolmente o inconsapevolmente idee massoniche, che gli sono state trasmesse già durante la sua formazione, trasmette poca o niente fede, è tiepido e impaurito, sembra più un politico che non un servo di Dio, segue l’opinione del momento, non sembra molto convinto della fede cattolica e si vende prontamente per due soldi. Letteralmente. Amministra il suo lavoro come un curatore fallimentare, e la Sacra Liturgia sembra di essere quel fastidio che bisogna sopportare in una qualunque attività professionale. Tanti, sebbene non tutti, sembrano di essere diventati preti giusto per prendere uno stipendio e una canonica gratis. Il consenso pubblico, anche quello dei media, è più importante per il prete medio di oggi che non la verità di Cristo e la salvezza delle anime, di cui ormai non parla nemmeno. Perché già in seminario si impara: la peggiore cosa che uno possa fare è creare scandalo, provocare discordia o dare nell’occhio – soprattutto in quello dei giornali. Alla fine: Dio non parla – le pettegole ed i giornalisti sì.
Non sono soltanto faccende isolate che portano tanti fedeli laici e anche buona parte dei sacerdoti alla domanda quanto il clero sia ancora fededegna, ma è l’insieme di tanti sviluppi e dichiarazioni nonché azioni degli ultimi anni e decenni. Osservano un cambiamento sempre più palese che ormai tocca anche la sostanza della fede cattolica al punto che non pochi, sacerdoti e laici, si chiedono: ma la Chiesa cattolica insegna, trasmette e vive ancora la fede cattolica? È veramente ancora cattolica di fatto e di fede, e non soltanto di nome ormai? Tanti cattolici avvertono una minaccia reale e personale, che parte dal clero stesso, e che mira al loro annientamento: persone come loro, cioè fedeli che condividono la stessa fede dei loro nonni e bisnonni non devono più esistere. Devono sparire definitivamente. Non sono più accettati né tollerati, e sentono una crescente pressione di abiurare la loro fede. Sono destinati ad essere estinti dalla Chiesa stessa. Chi si impegna di essere cattolico e fedele a Cristo si chiede sempre più spesso se questo sia ancora possibile all’interno della Chiesa cattolica. Una situazione allarmante, che richiede urgentemente delle risposte da parte del clero!
Quanto invece al clero, tanti (sebbene “a porte chiuse”) si chiedono se non siano stati ingannati in quanto hanno la sensazione di ritrovarsi in una situazione in cui man mano e senza essersene accorti collaborano alla distruzione della Chiesa di Cristo e della fede cattolica anziché alla sua costruzione. Si sentono come un Carabiniere che una volta è entrato nel corpo militare per contribuire al bene e alla giustizia, e che un giorno si sveglia e nota che in realtà ha lavorato per tanti anni per la mala senza rendersene nemmeno conto.
Sempre più preti e fedeli hanno l’inquietante sensazione che la Chiesa cattolica in realtà li stia allontanando da Cristo anziché avvicinarli. In questo contesto sorgono tante domande: da chi possiamo ancora andare? Dove troviamo ancora un ambiente cattolico che nutre la fede e che ci avvicina a Cristo? Perché le diocesi e le altre strutture ecclesiastiche non sembrano più affidabili per chi mette Cristo al primo posto: sono ormai decenni che non facciamo altro che vivere quotidianamente di compromessi e di cedere in una questione dopo l’altra, sempre quel famoso “soltanto un po’” alla volta, fino al punto che la fede cattolica dei nostri avi è diventata irriconoscibilmente sfigurata. A volte si fa fatica riconoscere gli insegnamenti di Cristo negli insegnamenti del clero tra preti, vescovi, cardinali e papi e nei vari documenti ecclesiastici di ogni rango e provenienza. In quanto sacerdote diocesano, mi sono ritrovato più e più volte davanti a tali domande da parte dei fedeli.
La risposta non è facile, ma necessaria, e la dobbiamo ai fedeli che giustamente e con ogni diritto ce la chiedono. Certo, nella Chiesa non c’è il posto perfetto né una comunità senza difetti più o meno gravi. E anche se vi fosse: ogni paradiso ha il suo serpente.
Gira e rigira che uno valuta le varie opzioni finisce sempre a consigliare ai laici la Fraternità San Pio X. Loro hanno il grande vantaggio di essere indipendenti da tutto e da tutti: una libertà che gli permette di non piegarsi a decisioni e cambiamenti che sono ispirati da uno spirito non santo, e che tendono all’annientamento della fede cattolica. Nessun “processo sinodale” e nessuna decisione ecclesiastica che va contro la fede cattolica sarà mai in grado di cambiare la fede della Fraternità San Pio X, che si è formata proprio per resistere a certi processi devastanti che si sono innescati durante l’ultimo concilio, anche se sono stati preparati già ben prima. La retta fede è ben più importante rispetto ad una forma giuridica, per quanto sarebbe auspicabile. Ma non è di certo un criterio decisivo, e rispetto all’importanza della fede rimane una mera formalità. Non è la targa, un timbro o il titolo che rende una comunità cattolica, bensì la fede e i fatti.
E sono proprio i fatti che hanno dimostrato in modo inconfutabile che la FSSPX è una comunità veramente cattolica in ogni suo aspetto. Eccellono nello zelo per la salvezza delle anime, seguono con cura e dedizione i fedeli che lo richiedono, hanno creato ottime scuole, i loro insegnamenti non sono contaminati da tendenze moderniste e massoniche, si contraddistinguono per la loro chiarezza del pensiero che di solito è molto equilibrato e profondo. Il loro impegno per la fede cattolica è ammirevole, sono veramente orientati verso Cristo e non trasmettono quella solita mediocrità del “clero moderno”.
Certamente, se uno va a cercare troverà senza dubbio anche difetti, sia nei membri della fraternità che nei loro fedeli. Ci sono delle stranezze personali, qualche commento squilibrato o comportamenti personali discutibili, come accade in ogni comunità o persona. Ma questo è -statisticamente parlando- soltanto normale e inevitabile in una comunità di tali dimensioni. Anche l’esagerazione nell’austerità personale può essere dispiacevole e può anche spaventare qualcuno, però alla fine molto accettabile data la pienezza della cattolicità che si trova presso la fraternità. Tutto sommato convincono per ciò che è venuto a mancare dopo l’ultimo concilio in quasi tutti gli altri ambiti della Chiesa: sono -nel miglior senso della parola- rimasti normali e cattolici.
Perciò dovremmo indirizzare i fedeli verso la FSSPX oppure verso sacerdoti che la pensano e agiscono come loro, e dobbiamo togliere ai fedeli ogni dubbio che non siano cattolici oppure scismatici – una frottola di vecchia data che si legge e sente ancora oggi. Non è che deve essere necessariamente o esclusivamente la fraternità a cui indirizziamo i fedeli – può essere anche un sacerdote bravo che celebra il Vetus Ordo e ha le idee chiare. Ma con loro siamo almeno sicuri che i fedeli trovano -nonostante i difetti che saranno presenti sempre e inevitabilmente- l’autentica fede cattolica e quella Liturgia che è coerente ad essa e che è di piacimento a Dio.
Per i sacerdoti:
-) I sacerdoti dovrebbero amministrare i Sacramenti e celebrare la Santa Messa il più spesso possibile secondo il Vetus Ordo, anche nelle chiese parrocchiali ove possibile – nonostante i vari divieti e senza scrupoli. Possibilmente con i fedeli, e dove mancano anche in loro assenza. Dobbiamo essere generosi e disponibili anche in questo aspetto centrale della nostra fede cattolica, e metterci dalla parte di chi desidera la Sacra Liturgia nella sua forma più completa ed autentica, nonostante gli ostacoli che ci sono stati messi. Proprio perché è vero che la Liturgia non è un fine a sé stante, bensì il sacrificio di Dio, l’atto più centrale della Chiesa nonché un mezzo finalizzato ad elevare l’anima umana a colui che si sta sacrificando, non possiamo lasciare che venga abolita la Liturgia classica, perché proprio essa attua in forma più completa ed inequivocabile i vari aspetti della Santa Messa. Non è più valida, però la sua forma è più coerente alla sua sostanza rispetto al NOM. Alla fine: il papa stesso ci esorta ad essere generosi e non essere “legalisti rigidi”, ma di applicare le leggi divini con magnanimità e misericordia a loro favore! Bisogna solo applicare ciò che il papa continua a ripeterci.
-) Vanno superati i vecchi pregiudizi contro Msgr. Lefebvre/la FSSPX e gli schemi mentali che sono stati creati, tante volte anche consapevolmente, per disorientare i fedeli e i sacerdoti. Per decenni è passata l’idea che anche solo il contatto con la FSSPX, per non parlare della frequentazione delle loro Messe, sia un peccato grave e una separazione dalla Chiesa cattolica. Tutto il contrario è il caso! Questa manipolazione deve finire, e bisogna far capire ai fedeli che non c’è né peccato né disubbidienza quando uno frequenta la Fraternità San Pio X. L’emarginazione sistematica di chi fa parte della FSSPX oppure di chi la frequenta non è accettabile: le parrocchie potrebbero invitare i sacerdoti della fraternità per conferenze, catechesi o solennità, oppure organizzare visite nei loro priorati per qualche occasione.
-) I sacerdoti devono liberarsi finalmente dalle sublimi catene che impediscono ad esprimersi liberamente. È vero che su un livello teorico tutti sono liberi di esprimere i loro pensieri. Ma in molti contesti ecclesiali questo è soltanto una bella teoria. In realtà ci sono tante case religiose, ordini e diocesi in cui regna la paura anche solo di esprimere i propri pensieri. Perfino nella Sacra Curia Romana la paura regna sovrana, come viene spesso riferito. Basta poco e le autorità intervengono prontamente: una parola sbagliata sull’ultimo concilio, un dubbio sulle misure anti-Covid, una simpatia pronunciata per la FSSPX a volte basta per far scattare lettere, telefonate, “inviti a colloqui” o punizioni, mentre ogni forma di abuso liturgico, ogni eresia, ogni presa di posizione liberale in politica o teologia non rimane soltanto senza conseguenza, ma addirittura viene premiata e favorita. Non pochi sacerdoti di vari ordini religiosi o diocesi si sentono ricordati ad un regime totalitario e autoritario, quando si esprimono liberamente, esercitando soltanto i loro diritti umani.
Quale sacerdote si sentirebbe per esempio libero dire oggi (e senza paura) che il Concilio Vaticano II è fallito? O che la riforma liturgica ha svuotato le chiese e allontanato la gente dalla fede? Chi oserebbe -sempre senza paura di conseguenze- criticare la politica della Santa Sede nell’ambito della migrazione e della vaccinazione? Perché sembra lecito criticare tutti i papi fino a Pio XII, mentre un Giovanni XXIII, un Paolo VI, Giovanni Paolo II o Francesco sembrano intoccabili? Misericordia e libertà valgono solo molto selettivamente. Se uno è libero criticare il passato della Chiesa, tra dottrina, liturgia e usanze: perché non si può criticare anche il presente? Anche il nostro presente presto sarà un passato, e chissà: forse anche soltanto un brutto ricordo a tempi che non andavano affatto bene. Proprio così come alcuni vedono oggi i tempi di ieri.
Ci sono sacerdoti che si sentono ricordati ai tempi del comunismo perché avvertono un clima dittatorio all’interno della Chiesa in cui tutti devono adeguarsi al pensiero unico del regime. La persona non conta niente, l’istituzione invece è tutto. Il singolo non deve mai emergere, cantare fuori dal coro unificato o eccellere in una cosa; questo almeno appare come situazione predominante di oggi.
Questo sviluppo è pericoloso perché è distaccato da Cristo e porta ad un totalitario regime politico, al servizio di un nuovo ordine mondiale con una sola religione unificata, alla cui fine starà una filosofia politica senza Dio. Anche la Chiesa sta correndo il rischio di diventare una mera società politica, privata dalla fede! Bisogna accorgersene in tempo e fare resistenza contro queste tendenze pericolose per la Chiesa cattolica, che attualmente rischia di essere trasformata in una laicale organizzazione socio-politica di orientamento sinistro.
Per i fedeli:
-) Quanto invece ai fedeli laici, loro devono insistere a chiedere ad alta voce insistentemente tutti i Sacramenti (e non soltanto la Santa Messa!) nel rito tradizionale. Allo stesso tempo devono anche far pressione ai sacerdoti perché venga insegnata la classica dottrina cattolica, il vecchio catechismo, le belle usanze di chi ci ha preceduto nella fede. Sarebbe sbagliato farsi scoraggiare dalla prepotenza clericale che purtroppo oggi prevale, e che cerca di manipolare i fedeli anziché aiutarli a santificarsi e divinizzarsi (altri due concetti di cui nessuno parla più ormai).
-) E se non trovano ascolto dai parroci o altri sacerdoti diocesani o religiosi? Allora non devono cedere, ma andare senza scrupoli o timore dove trovano un ambiente veramente cattolico in tutti gli aspetti dottrinali e liturgici, specialmente dalla FSSPX.
Attualmente stiamo in una sorta di combattimento: è una lotta che coinvolge tutti i vari aspetti della creazione visibile. Questo comprende anche la Chiesa visibile ed istituzionale. È la stessa battaglia che sta combattendo anche il mondo civile, perché ormai buona parte della Chiesa è diventata ella stessa “mondo”. A volte pare come una Madre che una volta è stata buona e premurosa, ma che in un certo momento ha cominciato ad ubriacarsi regolarmente, e così sta attualmente in delirio, col buon senso inebriato. È sempre rimasta la stessa Madre, con tutti i suoi meriti, ma attualmente “fuori uso”, perché fuori di sé. Tocca allora a prendersi cura di lei e di difenderla da sé stessa – perché nonostante tutti i difetti che sta dimostrando attualmente è sempre rimasta l’amata e l’unica Chiesa di Gesù Cristo. Se una madre ubriaca dà un ordine ai propri figli che è pericoloso o dannoso, allora non devono ubbidire ai comandi attuali, ma ricordarsi di ciò che aveva detto e fatto nei momenti di sobrietà quando era ancora quella buona Madre. A volte non bisogna badare agli ordini del momento – per il bene di tutti. Sua Eccellenza Lefebvre, che si è dimostrato un servo fedele della Santa Madre Chiesa, ci è un gran esempio in questo.
E così anche il clero deve orientarsi al passato sicuro e non alle effimere mode o al cicaleccio del momento, perché solo così può sperare di non essere più, nel suo complessivo, il cattivo, come lo è adesso.
Tanto alla lunga sopravvivrà soltanto la verità di Cristo, la santità, la fede autentica e un culto coerente come quell’antico Rito Romano di Pio V. Sarà questa la Liturgia della Chiesa che sopravvivrà alla fine, mentre tutto il resto perirà e sta già crollando adesso, proprio sotto i nostri occhi.