Manifesto aborto, «Raggi lo rimuova subito»: proteste e sit-in
«La sindaca Raggi faccia rimuovere il manifesto choc contro la legge 194 affisso a Roma». Petizione e sit-in di protesta contro l’affissione comparsa in via Gregorio VII nella Capitale, che ha già scatenato un’ondata di indignazione sui social.
La raccolta firme è stata lanciata dall’Associazione Vita di Donna Onlus, che da oltre vent’anni tutela la salute delle donne. Ci si appella direttamente alla sindaca Raggi per far rimuovere il manifesto. «Contro l’integralismo religioso che aggredisce la 194, una legge dello Stato confermata da due referendum popolari. – la sintesi della petizione lanciata su change.org [UNO DEGLI ENTI DI GEORGE SOROS, ndr.] – Il prossimo 22 maggio la legge 194 compie 40 anni. Con l’avvicinarsi della ricorrenza, questa associazione di integralisti lancia con manifesto dai toni aberranti una campagna che offende le donne e gli uomini e aggredisce una legge dello Stato».
. «Troviamo indegna e aberrante l’iniziativa di alcuni gruppi integralisti, un maxi manifesto contro il diritto di scelta delle donne sul loro corpo. – spiega l’appello – In un paese in cui la legge 194 sull’interruzione di gravidanza si scontra con il boicottaggio del personale medico, non sentivamo davvero la necessità di assistere ad una campagna che mira a restringerne ulteriormente l’efficacia, e risulta degradante ed offensiva nei confronti delle donne».
Repressione dei non vaccinati:
RIMOSSO MANIFESTO PROVITA A ROMA. LA RAGGI (5 STELLE) CENSURA E DISCRIMINA.
MARCO TOSATTI
Mercoledì prossimo, al Senato, nella sala Nassirya, ci sarà una conferenza stampa per difendere il diritto alla libertà di espressione e di opinione, anche quando si parla di aborto. Lo ha annunciato oggi il senatore Simone Pillon, dopo le polemiche suscitate dall’affissione di una manifesto gigante che mostra un bambino in gestazione all’undicesima settimana di vita.
Il manifesto era esposto a Roma sulla frequentatissima via Gregorio VII da Pro Vita Onlus, che parteciperà alla conferenza stampa di mercoledì prossimo. Il manifesto nel frattempo è stato rimosso, come annuncia l’Associazione Vita di Donna Onlus. Dopo che alcune esponenti locali del PD avevano protestato, e che la senatrice Monica Cirinnà aveva lanciato su Twitter l’hastag #rimozionesubito mentre sulla pagina Fb aveva pubblicato il seguente post: “Vergognoso che per le strade di Roma si permettano manifesti contro una legge dello Stato e contro il diritto di scelta delle donne”.
A cui aveva risposto Maria Rachele Ruiu: “Vergognoso che in parlamento si permettano espressioni/azioni contro una legge dello Stato [40/2004] e contro il diritto di ogni bambino di non essere venduto/ceduto come un oggetto. Oppure decide lei quali leggi si possono contestare e quali no?”.
La Cirinnà è favorevole alla pratica dell’utero in affitto, condannata dalla UE oltre che dalla legge italiana, e giudicata una forma di schiavismo mascherato.
La rimozione è stata compiuta dal Comune di Roma, guidato dall’esponente del M5S Virginia Raggi, che però aveva dato tutte le autorizzazioni necessarie all’affissione. Non si capisce quindi in base a che cosa è stata presa la decisione di rimuoverlo. Una decisione che va sicuramente contro la libertà di espressione e di opinione, e che certamente non testimonia a favore della democraticità e del rispetto della Costituzione da parte del Movimento, che si sta rivelando sempre di più come una forma di metamorfosi della sinistra piadina.
In una conversazione con gli esponenti di ProVita, abbiamo ricavato i seguenti elementi:
– la rimozione del manifesto è una inaccettabile violazione della libertà di espressione del pensiero da parte del Comune di Roma (non è la prima del resto…).
– Il Comune avrebbe ordinato la rimozione del maxi manifesto perché sarebbe (apparentemente) “una violazione dei diritti civili”.
– dico “apparentemente” perché ProVita non ha ricevuto alcuna comunicazione dal Comune di Roma. Fino a ieri sera c’era stata solo una comunicazione telefonica da parte del Comune alla società che gestisce lo spazio dell’affissione. La società solo oggi avrebbe ricevuto una comunicazione scritta in cui ribadisce l’ordine di rimozione indicando che sarebbero stati violati “l’art.12-bis comma 2 della D.C.C. nr. 50 del 2014 che definisce i criteri applicati alle autorizzazioni pubblicitarie. La creatività esposta lede la Legge 22 maggio 1978, n. 194 in violazione dei diritti civili.”
– Pertanto la società che ha in gestione lo spazio ha rimosso il manifesto temendo sanzioni e possibile revoca della concessione.
– Apprendiamo così che secondo il Comune (sempre “apparentemente”), esprimere delle verità scientifiche o lapalissiane (come quelle sul manifesto) è contro la legge sull’aborto, e merita la censura, anche se ciò significa calpestare diritti costituzionalmente garantiti come la libertà di espressione.
– La questione non finisce qui: faremo ricorso amministrativo contro l’ordine ingiusto del Comune e la campagna di ProVita per la difesa dei bambini nel grembo e della salute delle mamme, contro l’aborto, si intensificherà, in particolare nel mese di maggio …. anzi, il bambino di 11 settimane tornerà.