Quando, il 27 gennaio 1945, i soldati dell’Armata Rossa entrarono ad Auschwitz, non trovarono traccia di camere a gas e forni crematori, ma – sulla base della tesi che i nazisti, prima di ritirarsi, avevano avuto il tempo di far saltare tutto e di smaltire le macerie per occultare i propri crimini – ne “riscostruirono” qualcuno dietro indicazione di “testimoni”. [….]
Dobbiamo però osservare che con ogni probabilità gli ashkenaziti, dai quali è nato il sionismo, non sono in realtà di origine ebraica, ma discendono dai khazari, popolazione dell’Asia centrale che nell’VIII secolo si convertì al giudaismo e successivamente, sotto la spinta dei mongoli, si propagò nell’Europa orientale. Il loro sistema sociale si divideva in due caste: quella dominante, dei nobili e guerrieri, e quella sottomessa, composta di artigiani e commercianti. Pur non avendo alcun rapporto etnico con gli antichi israeliti, essi tuttavia furono considerati loro discendenti e vennero a costituire il 90% dell’ebraismo mondiale, rappresentato per la parte restante dai sefarditi dispersi nell’area mediterranea, i soli di origine semitica, ma paradossalmente discriminati dai primi. Coloro che hanno occupato la Palestina, quindi, hanno ben poco a che fare con essa, né possono sensatamente accusare di antisemitismo quanti li contestano.
All’interno del giudaismo ashkenazita si è sviluppato il movimento chassidico, molto propagandato come corrente “mistica”, da cui trarre ispirazione, da quelle correnti giudaizzanti del cattolicesimo postconciliare che lo stanno riducendo a variante dell’ebraismo che possa essere riassorbita in esso. La dottrina dei maestri khassidîm si fonda però sulla gnosi cabalistica, la quale considera il diavolo e il male un’emanazione dellato sinistro della divinità; l’uomo pio e giusto avrebbe il compito – pensate un po’ – di ristabilire l’armonia tra i contrari, aiutando così Dio stesso (che si identifica con l’universo) a trovare compimento in un equilibrio superiore in cui il peccato sarebbe superato mediante il suo riassorbimento nel bene. Quest’alta missione si realizza per mezzo di conoscenze e pratiche occulte di cui solo certi rabbini, ovviamente, sono depositari. L’organizzazione oggi più potente, in questo ambito, si chiama Chabad-Lubavitch ed è diffusa in tutto il mondo; la sua sede centrale si trova a New York. È una vera e propria potenza transnazionale in grado di controllare i principali governi del pianeta grazie ai capitali di membri di nome Rothschild e Rockefeller, oltre che alle cerimonie di magia nera.
Ora, non è passato inosservato che Jorge Mario Bergoglio abbia forti legami con il mondo ebraico. Già in veste di arcivescovo si era distinto per svariate manifestazioni di sudditanza accogliendo in cattedrale, in ripetute occasioni, membri dell’alta massoneria del Bᵉnè Bᵉrith, in certi casi raccolti intorno a lui, nel presbiterio, persino durante la Messa. In perfetta continuità con la propria condotta a Buenos Aires, ha poi scandito la sua trasferta romana di episodi sconcertanti. Qui mi soffermo solo su due di essi che mi paiono particolarmente esemplificativi. Il 5 dicembre 2016 ha ricevuto in Vaticano il rabbino chassidico Adin Steinsaltz, principe del nuovo Sinedrio ricostituito nel 2006; il 17 gennaio 2018, in un discorso tenuto in Cile, ha poi citato Gershom Scholem (1897-1982), il maggiore studioso contemporaneo della cabala ed egli stesso attivo cabalista. Presi da soli, sembrano dettagli isolati e insignificanti, ma nel contesto del suo “magistero liquido” acquistano un’importanza rivelatrice.
Lo spirito talmudico del legalismo farisaico, con la sua pretesa di annullare la legge divina mediante le cavillose interpretazioni e casistiche rabbiniche, affiora inconfondibile nei sofismi dell’Amoris laetitia. Il peccato originale, poi, consisterebbe non più, come affermato dalla Sacra Scrittura, nella disobbedienza a un precetto divino, ma – secondo le nuove fonti della “fede” – in una scissione tra l’uomo e il mondo causata da una modalità di conoscenza che renderebbe il secondo oggetto e il primo sfruttatore avido e irrispettoso delle sue risorse. Ma è tutta la visione bergogliana di Dio, del mondo e dell’uomo a tradire un’impronta cabalistica. La mistica del popolo, con cui “Francesco” ha abilmente sostituito la teologia della liberazione, ha evidenti tratti panteistici, visto che nel popolo idealizzato vivrebbe e parlerebbe Dio stesso, il quale non è però, qui, l’Essere increato personale, immutabile e distinto dalla creazione, della Rivelazione cristiana, ma una non meglio definita energia immanente alla storia e in continua evoluzione, come quella descritta da un altro gesuita eterodosso, Carlo Maria Martini, nelle sue Conversazioni notturne a Gerusalemme, che danno tutta la misura della sua apostasia. Tale idea della divinità può essere identificata con il Dio biblico solo mediante una radicale falsificazione della Scrittura, di cui uno dei principali artefici fu proprio lui.
Da questo atteggiamento ideologico scaturisce il rifiuto del pensiero metafisico classico(che ha consentito l’elaborazione del dogma cristiano e lo sviluppo della scienza moderna) a vantaggio di una presunta conoscenza come esperienza vitale in cui l’essere umano perde i propri connotati di creatura razionale per fondersi con la realtà che lo circonda, alogica e muta. Da qui nasce parimenti quel catastrofismo ambientale, totalmente antiscientifico, che imputa all’attività umana variazioni climatiche che nella storia si sono sempre verificate. Bisogna semmai parlare di manipolazione del clima, fatto ormai accertato cui va ricondotto l’attuale dissesto, ma qui mi limito ad osservare che, in un’impostazione del genere, la vittima deputata è l’uomo occidentale, colpevole di esistere, ragionare e agire, a meno che non accetti di regredire a un ipotetico stadio primitivo, a uno “stato di natura” il cui abbandono sarebbe la vera origine del male.
Ecco dunque spiegata l’esaltazione di quelle culture originarie che il cristianesimo, dopo averle per secoli demonizzate e soffocate, dovrebbe riscoprire per incorporarle in sé. Poco importa che esse includano svariati tipi di stregoneria e di culto degli spiriti: al fine di instaurare con esse rapporti di tolleranza e di dialogo, bisogna comunque guardarle con rispetto, magari partecipando ai loro riti; piuttosto che condannarne le pratiche per coloniale senso di superiorità, anzi, si può pure accettare di bere pozioni magiche e di ricevere “benedizioni” da sciamani, come già accaduto in un altro pontificato in nome di un’incondizionata stima per l’uomo e per tutte le sue espressioni. Ma alla fine, non sono forse anche gli spiriti un’emanazione divina chiamata ad armonizzarsi con il tutto e a contribuire al completamento di una divinità ancora imperfetta? L’uomo davvero pio, nella dottrina chassidica, ha proprio il compito di rimediare ai suoi limiti…
Vedete a quali degeneri assurdità demoniache conduce l’abbandono della metafisica e l’assunzione acritica di modelli di pensiero estranei alla tradizione cristiana, anzi ad essa insanabilmente avversi? Dopo la disobbedienza dei progenitori e l’apostasia del popolo eletto, siamo giunti alla perversione della mente, che Satana ha realizzato mediante coloro che si sono messi al suo servizio e che si è ormai diffusa anche nella Chiesa Cattolica, fino ai livelli più alti. Acconsentire a idee del genere significa assoggettarsi a un influsso diabolico che offusca l’intelletto e schiavizza la volontà; è come offrire al demonio la chiave per entrare in quelle facoltà cui altrimenti non avrebbe accesso. Che la suprema autorità ecclesiastica sia soggetta a tale influenza è malauguratamente più di un sospetto: è un vero e proprio indizio di tempi apocalittici, concordante con le convergenti indiscrezioni sul terzo segreto di Fatima del cardinale Luigi Ciappi e di padre Malachi Martin, che accennarono a un’apostasia della Chiesa a partire dal vertice.Chi, per grazia, ha conservato la lucidità necessaria ad esaminare in modo obiettivo il pensiero e la storia dell’ultimo secolo può tuttavia smascherarla. Tanto per cominciare, basta spegnere il televisore all’ennesima mistificazione sulla Shoah, offrendo piuttosto qualche Requiem aeternam per le povere vittime le cui anime si siano salvate.
Il progetto sionista sta fagocitando non solo la Chiesa, ma anche quell’anelito di riscatto nazionale che l’anno scorso sembrava aver finalmente trovato un interprete. A quanto pare, scaltri giudei sono riusciti a incantare il giovinotto rampante, ambizioso e un po’ supponente, che poteva rappresentare per loro un pericolo, con la sua innegabile capacità di presa sulle masse, ma, una volta accalappiato, può tornare molto utile ai piani quale docile esecutore di ordini in veste di leader, autorizzato da Sion, del sovranismo europeo. Come temevo, il criptosionismo di Bannon sta portando frutto. Gli yankees, d’altronde, conoscono solo due modi per risolvere ogni tipo di problema: o fanno piovere bombe o fanno piovere dollari (che sia per sostenere le loro pedine o per screditare chi si mette loro di traverso); agli israeliani va invece il primato dei sequestri e degli assassinii. Non so se la svolta del nostro aspirante capo di governo sia dovuta ad una cultura politica sufficiente perché si senta ammonito dalla storia della Repubblica: al di là dei loro limiti ideologici, statisti come Moro e Craxi avevano tentato di rendere l’Italia un po’ più indipendente, ma finirono l’uno peggio dell’altro.
In ogni caso, l’andazzo sembra confermare che siamo destinati a rimanere sudditi sia dell’Unione Europea (sul piano economico-politico) che degli Stati Uniti (su quello strategico-militare), cioè, in sostanza, dell’entità occulta che da settant’anni manovra sia questi che quella e ha spinto la Francia sull’orlo della guerra civile; ma che bisogno c’era di spalmarsi così smaccatamente sulla propaganda di quella banda di criminali israeliani, bugiardi, immorali e razzisti, che, attaccando illegalmente la Siria e le forze che la sostengono, vuol far scoppiare la terza guerra mondiale? Sbilanciarsi troppo in quel senso, senza alcun vantaggio reale per noi, rischia oltretutto di inimicarci la grande potenza che rappresenta l’ultimo baluardo della libertà e della civiltà umana contro il totalitarismo globalista e che, con isterico accanimento, insistono a provocare in Medio Oriente e in Crimea. La tecnologia militare della fortezza russa, insieme a quella dell’alleata aviazione cinese, ci ha lasciati indietro di un bel pezzo: abbiamo davvero interesse a farci trascinare in un conflitto dalla parte sbagliata? Sì, c’è sempre qualcuno che avrebbe da guadagnarci, ma non è certo il popolo. Del resto, abbiamo troppi peccati da scontare – e di convertirci ascoltando gli appelli della Madonna di Fatima, da quanto si vede, non se ne parla nemmeno. Nei piani divini rivelati da Nostra Signora, pare proprio che la Russia sia destinata ad essere lo strumento del castigo.
Fonte:
(la narrativa dell’Olocausto, la più grande tragedia che possa mai accadere all’umanità, comprese le camere a gas, i forni crematroi, i paralumi di pelle umana di ebreo,erano ignoti agli stessi israeliani (anche sopravvissuti) fino al 1976. Fu dopo la giuerra dei Sei Giorni, vittoria schiacciante e rivelazione della strapotenza israeliana, che fu necessario il contrappeso propagandistico dellla figura della povera vittima.