Spero che nessun lettore si aspetti un commento sul secondo turno. Nel caso, posto quello di Paolo Rebuffo:
“Non è che ci sia molto da commentare, dove ha partecipato con candidati seri l’M5S ha vinto, il Partito Democratico in realtà nell’insieme è calato ma ha retto (strappando alcune città al centro destra), Renzi, Lega e Centro Destra hanno straperso.
Il punto politico è gli elettori di centro destra non si fanno problemi a votare per il Movimento 5 stelle, non vale invece il contrario. Di fatto l’Italia ha un partito di maggioranza relativa di (supposta) sinistra, un partito appena sotto di sinistra, e una accozaglia di robetta di centro destra a un anno luce di distanza.
I chiari perdenti di queste elezioni sono 3:
- Matteo Renzi
- Il Centro Destra nel suo insieme
- La Lega Nord
Il terzo perdente ha la fortuna di non avere su di se i riflettori tuttavia di fatto la Lega esce massacrata da queste elezioni, avendo peraltro perso Varese.
Qui su Rischio Calcolato avevamo analizzato la strana lenta discesa della Lega in questi ultimi mesi, probabilmente l’ipocrisia leghista alleata con Alfano in diverse regioni e comuni e incapace di fare un vero salto nel buoi tagliando i ponti (e il potere) con il centro destra alla lunga ha pesato.
Detto queste banalità, auguro buona fortuna in particolare a Virginia Raggi, mi aspetto uno show di primo livello.
p.s. ah giusto…. ora si balla signori e signore, se leggete RC saprete che la politica conta, conta eccome. Ora i mercati sanno che al prossimo giro è probabile che il potere lo prenda un MoVimento che fino a prova contraria non è disposto ad ottemperare a ciò che è necessario per mantenere l’Italia solvibile.
Di mio aggiungo solo questo: a Roma, dove le “destre” hanno (avevano) una maggioranza elettorale certa, i loro leader (se proprio così li vogliamo chiamare) sono riusciti a dare di sé un tale spettacolo di nullismo e litigi, pressapochismo, superficialità, inimicizie da bottega e vera stupidità, che – ad un certo punto – non si è più capito nemmeno chi era il loro candidato. E l’elettorato “di destra”, di cui la Meloni era sicurissima tanto da vantarsene in improvvide comparsate radio-tv, ha votato 5 Stelle; perché, come dice giustamente Rebuffo, l’elettore di destra non si fa’ problemi a farlo. Hanno dilapidato un’eredità di voti e appartenenze che non tornerà più. Il grosso del merito di questo fallimento epocale va’ attribuito alla Meloni, e più in generale ai frantumi, schegge, mozziconi spenti che un tempo erano il Movimento Sociale. Non ce ne dorremo: da Fini a Storace, dalla Polverini a La Russa, da Alemanno alla Mussolini alla Meloni, appena han potuto andare al governo o vicino al potere, per vent’anni hanno dato così costanti prove vergognose di inadeguatezza intellettuale e bassezza morale, nullità di programmi, volgarità e viltà di carattere, da chiedersi da quale buco fossero venuti ad occupare lo spazio pubblico di riferimento di una destra cosiddetta nazionale, che per molte generazioni s’è identificata, nella tragedia e nella grandezza, con la patria. Benissimo che vengano ora spazzati via in fretta, come tocca a rifiuti solidi urbani ingombranti; come accade a Berlusconi e al suo partito di escort e yes men. Adesso, dopo i mesi di riabilitazione, quello che apparirà – se apparirà – sarà una sedia a rotelle con sopra un povero decrepito che ha visto la morte in faccia – finalmente, quasi fuori tempo massimo, speriamo si ritiri a pensare alla sua eternità. Dopo aver rovinato unn grande progetto e una grande speranza, il nulla. Comunque, era ora. Fuori i pagliacci.
Per quel che vale, accompagno Virginia Raggi con i miei migliori e sinceri auguri. Sarà durissima, avrà nemico il governo piddino (pagatore dei buchi miliardari dell’associazione a delinquere chiamata Comune di Roma, e che sicuramente le farà mancare le elargizioni) e ovviamente della cosca dei dipendenti comunali, 25 mila diretti, più altri 20 mila delle municipalizzate: una forza criminale incistata nella macchina per derubarla e, all’occorrenza, sabotarla. Per descrivere la quale rubo due righe a Margheriti Mastino: “Quando sali al municipio, a Roma, conti meno di quando ne eri fuori, perché dentro o fuori a comandare sono loro. Le caste impiegatizie comunali, amorali, fameliche e fancazziste: le quali, si sa, “tengono famiglia”, e dati i tempi, anche più di una”.
Questi, se appena provi a cambiare qualcosa delle loro delinquenze, ti bloccano tutto, e come sindaco ti fanno fare la figura del cretino. Tuttavia m’è parso paradossalmente di buon auspicio che la Raggi, in campagna elettorale, abbia riverito e leccato la cosca: vuol dire che ha capito qual è il Nemico Principale il che può essere indizio di un politico di vaglia (la Meloni, per esempio, mica ha mai capito il suo Nemico Principale: ha creduto fosse il Cavaliere) . Ha detto che guarderà bene dentro al debito del Comune (13 miliardi) per vedere quanta parte è indebita perché frutto di accordi truffaldini tra cosche pubbliche e profittatori privati, e in ciò vedo (voglio vedere) quella certa tempra di carattere che speravo si manifestasse, poniamo, in Alemanno, Storace e Meloni, e di cui si sono dimostrati assolutamente privi. Anche il fatto che la Raggi abbia preso i voti pur dicendo di no alle Olimpiadi a Roma, alla terza linea della metro, al nuovo stadio – insomma a tutte le richieste dei palazzinari ed altri mascalzoni da stadio e da CONI – mi pare un buon segno. Forse sarà aiutata dai romani.
Ovviamente non ignoro che la cosa più probabile sarà questa: dopo essere stata sabotata per qualche mese dal governo Renzi e paralizzata dalla cosca comunaloide, mi aspetto che la Raggi sia presto scomunicata canonicamente, con processo interno, da Grillo e il suo Partito-azienda Kakaleggio & Co, come è già accaduto a Pizzarotti, con una motivazione qualunque – essendo la vera motivazione l’invidia, di cui gli sfigati della Rete sono gonfi. Ma resta pur sempre una speranza.
Che capiscano costoro cosa si stanno giocando: rischiano di finire come Alemanno e Berlusconi anche loro. E con qual Nemico Principale hanno a che fare. Infatti la sconfitta di Renzi ha ringalluzzito, oltre “la minoranza pd” (che nulla sa, se non offrirsi a servire i poteri oligarchici meglio di quanto abbia fatto Renzi), le caste dei parassiti pubblici, strapagati e inadempienti, che hanno liquidato una ad una, con sentenze, ogni minimo tentativo di riforma del Parassita Collettivo. Esse sono rese più forti dal voto, e trionferanno al referendum (che Renzi ha reso anti-Renzi con tutte le sue forze); sappiano almeno i Cinquestelle che, adesso, sono loro che con la Casta devono vedersela, mentre l’hanno per anni in varia misura fiancheggiata; ed è in loro che la Casta tratterà da Nemico Principale. Non illudetevi (è stato uno degli errori di Renzi), che basti dare ordini a questa supercosca che detiene le leve pubbliche, perché siano eseguiti. Ereditate un apparato di Stato e di Regioni e Comuni che, da decenni, costa, pesa e non funziona.
Qui, Stellini, sarete messi alla prova. Sinceramente vi faccio gli auguri, in attesa di diventare un vostro elettore anch’io, fuori tempo massimo. E vi spiego perché sono sincero: alcuni amici di tanto in tanto mi girano dei video di Lidia Undiemi; e tutto le volte mi chiedo: “Ma perché in politica c’è la Meloni, e la Undiemi no?”. Intendo la politica seria e dei tempi gravi che abbiamo addosso. Per dire, se un futuro governo dovesse trattare con l’Europa del debito pubblico, ed dell’uscita dall’euro, mi pare che mi sentirei più tranquillo se al timone di comando ci fosse la Undiemi: mi pare una che sa come si fa, ed ha il carattere per farlo.
Ve lo dico, Stellini, perché in alcuni di questi video, c’è il logo del 5 Stelle. E allora faccio la domanda a voi: “Perché non ci date la Undiemi?”
Magari è troppo indipendente da Kakaleggio & Associati. Magari una volta ha criticato Grillo (c’è il video). Ah, capisco.