La rivoluzione del Dollaro che tenta Trump, spiegata bene

da B. Colman, membro dell’Académie de Belgique, professore di economia.

titolo originale

♦️Trump, Miran e la Fed: verso un colpo di stato monetario?

“mi rifaccio alle voci che circolano nella letteratura anglosassone sulla propost adi riallineamento monetario avanzata dal Segretario al Tesoro degli Stati Uniti (ora indicato come accordi di Mar-a-Lago) e sulle idee di Stephen Miran, il principale economista di Donald Trump. I punti di partenza del ragionamento sono i seguenti e cerco di trarne una mia sintesi intuitiva:

➡️ Attraverso il dollaro, gli Stati Uniti forniscono liquidità monetaria al resto del mondo. Il dollaro deve quindi essere una moneta abbondante, idealmente in deprezzamento strutturale.

➡️ Gli Stati Uniti hanno un debito eccessivo, in termini relativi e assoluti, rispetto al loro PIL, ma anche rispetto al PIL mondiale. Questa tendenza è in crescita e porta a spese per interessi eccessivamente elevate.

➡️ Le politiche tariffarie e fiscali di Donald Trump, se attuate, sono di natura inflazionistica e portano a una politica monetaria restrittiva da parte della Federal Reserve. Tuttavia, questa politica monetaria rafforza il dollaro in termini di parità di cambio, il che è in contraddizione con i due punti precedenti. È impossibile risolvere queste contraddizioni contemporaneamente in modo convenzionale.

Dobbiamo quindi stabilire delle priorità per i nostri obiettivi.

♦️Il primo è ottenere un dollaro basso, che stimoli le esportazioni statunitensi e penalizzi le importazioni (in sostituzione delle barriere tariffarie).
♦️Poi, dobbiamo rendere più sostenibile il debito pubblico statunitense.

Mi sembra quindi che l’unico approccio possibile sia quello di imporre un tasso di interesse reale negativo al debito pubblico statunitense. Ciò significa distruggerlo attraverso l’inflazione, cioè l’erosione interna.

⁉️ È già successo?

Sì, dopo la Seconda Guerra Mondiale, dopo l’annullamento degli accordi di Bretton Woods e dopo le crisi bancarie e di Covid.

⁉️Come?

Costringendo la Federal Reserve (la cui indipendenza verrebbe meno con il rischio di una crisi di fiducia nel dollaro) ad acquistare il debito pubblico statunitense a un tasso di interesse inferiore al tasso di inflazione, nonostante la plausibile richiesta di un premio di rischio più elevato.

Ma tutte le misure sostenute da Stephen Miran vanno nella stessa direzione: imporre un tasso di interesse più basso ai detentori stranieri del debito statunitense (che equivarrebbe a un parziale default), costringerli a sottoscrivere obbligazioni a lunghissimo termine senza precedenti, il cui valore si avvicinerà rapidamente allo zero, ecc.

Anche il resto del mondo dovrà quindi ripulire i propri debiti attraverso tassi di interesse reali negativi, che porteranno a una lenta eutanasia dei depositi bancari, come una tassa silenziosa in un probabile contesto di inflazione generalizzata (e forse di una spirale inflazionistica incontrollata), poiché ci sarà probabilmente una corsa al deprezzamento della moneta e una frammentazione del sistema monetario globale.

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Nicoletta Forcheri:

La La battaglia monetaria globale si intensifica – Tre fronti, una sola guerra

Insieme, le tre pubblicazioni delineano il quadro di un grande confronto geoeconomico in cui il dollaro USA è al centro di una lotta per la supremazia monetaria globale. Il conflitto contrappone gli Stati Uniti, che cercano di preservare la loro egemonia con mezzi non convenzionali, alla Cina, che si sta preparando metodicamente per l’era post-dollaro.

➡️La Strategia statunitense: sacrificare il dollaro per salvare il debito e mantenere il predominio

Le idee proposte da Stephen Miran e Donald Trump ruotano attorno a un obiettivo centrale:

Distruggere il debito statunitense attraverso l’inflazione, orchestrando una massiccia svalutazione del dollaro. Ciò implica costringere la Fed a rinunciare alla sua indipendenza, manipolare i tassi di interesse per rendere il debito insostenibile per i creditori stranieri e imporre un tasso di interesse reale negativo.

L’egemonia monetaria americana è quindi pronta a essere ridefinita, non più dalla forza del dollaro, ma da una politica di corsa a perdifiato: imporre al mondo una moneta debole per preservare il dominio americano nel breve termine.

➡️La La risposta della Cina: l’oro come deterrente monetario

Di fronte a questa strategia di svalutazione controllata del dollaro, la Cina sta adottando una posizione difensiva e anticipatoria:
Sta riducendo le sue partecipazioni nel debito statunitense e sta accumulando oro a un ritmo storico.
Questo non solo per proteggere le proprie riserve, ma anche per preparare un sistema monetario alternativo, potenzialmente sostenuto dall’oro, in grado di fungere da punto di riferimento globale post-dollaro.

In breve, Pechino si sta preparando a un mondo in cui la fiducia nel dollaro crolla, l’oro riacquista un posto centrale e la Cina è in grado di imporre la propria architettura monetaria.

➡️L’accelerazione cripto: Trump apre un terzo fronte

Oltre alla classica guerra dollaro/oro, Trump vuole trasformare le criptovalute in uno strumento di potere monetario per gli Stati Uniti.

Lanciando una propria valuta digitale. Creando una riserva federale di criptovalute. Promuovendo Bitcoin e altcoin come nuove armi finanziarie.

Questa svolta cripto serve a due scopi:

  • bypassare i circuiti tradizionali della finanza globale, dove la Cina e l’Europa stanno acquisendo sempre più peso.
  • Creare una nuova area di potere economico deregolamentata, in cui gli Stati Uniti rimarrebbero un passo avanti grazie alla loro capacità di innovazione e manipolazione del mercato.