José Ortega y Gasset
L’uomo è giunto a porre fra la natura e sé una zona di pura creazione tecnica tanto spesse e profonda che è venuta a costituire una “sovranatura”. E l’uomo massa è irrimediabilmente ascritto e collocato in questa artificialissima sovrannatura come l’uomo primitivo nel suo ambiente naturale primordiale. E questo comporta un rischio: come apre gli occhi all’esistenza l’uomo si trova circondato di una quantità favolosa di oggetti e procedimenti creati dalla tecnica che formano un primo paesaggio artificiale di tale spessore da occultare la natura primaria sotto di essa, tenderà a credere che come in natura, tutto questo esiste di per sé: che l’automobile e l’aspirina non sono cose che bisogna fabbricare, ed hanno dovuto essere inventate (con metodo e genialità) bensì cose, come la pietra e la pianta, che sono date all’uomo senza suo previo sforzo. Ossia, può arrivare perdere la coscienza della tecnica e delle condizioni, ad esempio, morali, in cui questa viene prodotta – tornando, come il primitivo, a non vedere in essa se non doni naturali che esistono di per sé e non esigono lo sforzo per sostenerla e mantenerla. Di modo che la prodigiosa espansione della tecnica le fece prima a spiccare sopra il sobrio repertorio delle nostre attività naturali e gli ha permesso di acquisire pieno coscienza di essa, ma col proseguio della sua fantastica espansione, la sua crescita fa’ obnubilare questa coscienza.
(così spiegato il tecnocrate Cingolani che ignora a cosa serve il CO2 e la massa troppo ignorante per difendere il benessere arificialissimo regalatogli dalla tecnica)