Mentre i politici degli altri partiti a decine venivano sbattuti in galera preventiva, senza vero motivo.
Pellegrino racconta che dopo l’emergere di timori che anche il Pci sarebbe rimasto coinvolto nell’inchiesta, chiese di parlare con Massimo D’Alema. “Era la primavera del 1993. Mi concesse un incontro ma dopo pochi minuti mi zittì: ‘Come al solito voi avvocati siete contro i pubblici ministeri. Volete capirlo che questi di Milano stanno facendo una rivoluzione? E le rivoluzioni si sono sempre fatte con le ghigliottine e i plotoni di esecuzione. Perciò cosa vuoi che sia qualche avviso di garanzia o qualche mandato di cattura di troppo. Eppoi Luciano mi ha detto che possiamo stare tranquilli, perché Mani Pulite non se la prenderà con noi…”. Intendeva Luciano Violante, “chi altri?”. Secondo Pellegrino, “Violante era la voce della magistratura nel partito”.
Luciano Violante, il manovratore della Palamara (pardon, la Procura di Mani Pultie) non ha nulla da giustificarsi. Già allora tutti ne avevano paura… E’ stato sacralizzato, dai media e dalla giustizia, fateci caso, come Mattarella. Guardiamocelo almeno in foto.