LA WEHRMACHT COI FICHI SECCHI.

L’aviazione militare germanica ha rifiutato di farsi consegnare due nuovi Airbus A400M,  il nuovo gigantesco aereo da carico militare,   perché dei 31 esemplari che ha già, solo la metà è generalmente in grado di volare.

La Luftwaffe ha accusato  specificamente la coppia di serraggio insufficiente  dei 24 bulloni che fissano (o dovrebbero fissare) ciascuna delle quattro eliche.  “Se   questi difetti  non  sono corretti, possono causare danni strutturali all’elica e all’albero”, ha scritto la Bundeswehr, “la sicurezza dei nostri soldati e soldate nell’uso quotidiano di questi aerei è la priorità assoluta”.  Un comunicato che denota una certa esasperazione.  Il punto è  che le forze armate tedesche hanno una necessità assoluta di questi cargo, per il trasporto di soldati e rifornimenti in Mali,  dove un migliaio di  loro uomini aiutano nella lotta al terrorismo islamico e nell’addestramento delle truppe  locali, in un programma dell’ONU.

Una fregata tedesca contro la Cina?

Ma soprattutto, la Cancelleria (quella attuale, Merkel,e  la probabile futura  AKK) hanno , secondo Spiegel, la volontà di  partecipare   ad altre missioni estere: una  sempre in Mali a fianco  dei francesi, ma un’altra nel “Mar Cinese Meridionale, o nello stretto di 180 chilometri fra Taiwan e la Cina continentale”  dove la cancelliera vorrebbe mandare “una  fregata”.  Dicesi una.  Per  quale motivo laggiù? In base a quali interessi nazionali?  Per il fatto – riferisce Spiegel  – che la Germania è attualmente membro pro-tempore del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, e per di più “ha assunto la presidenza del comitato per le sanzioni alla Corea del Nord.  La missione consisterebbe in parte nel monitoraggio delle sanzioni, ma anche un segnale per la  Cina,  che notoriamente rivendica quelle acque, ignorando una sentenza della Corte  internazionale di arbitrato all’Aia”.

https://www.spiegel.de/politik/deutschland/neue-bundeswehrmission-in-afrika-und-asien-geplant-a-1296655.html

Anche se, aggiunge l’articolo, “la cancelliera non vuole spingersi inizialmente troppo oltre per non gravare sulle già tese relazioni  con la Cina”: un mezzo ripensamento in cui riconosciamo l’inconfondibile stile di governo cui ci ha abituato la Kanzlerin.

Certo è che se  la Marina tedesca  sarà mandata a insegnare la moralità  internazionale  a Corea del Nord e Cina nel  Pacifico,  avrà  bisogno  di  tutti  Airbus perfetti e funzionanti  per  rifornire i soldati a tali grandi distanze e  le ambiziose missioni globali.  Il che  è lungi dall’essere garantito. Questo aereo da carico militare Airbus, sviluppato  congiuntamente da Germania, Francia, Regno  Unito, Lussemburgo, Spagna e Turchia,   ha avuto  problemi su problemi, e  un sovraccosto di 11 miliardi di euro.

Concepito come multiruolo, dal carico al lancio di paracadutisti al rifornimento in volo dei caccia  ma anche degli elicotteri, con  capacità di atterraggio su terreni sommari,   con importanti blindature,   è stato  chiamato dai  responsabili francesi “l’aereo maledetto” e dagli aviatori germanici,  “Pannennflieger”, aereo in panne.  Un problema in più  visto che la nuova ministra della difesa e futura (lei spera) cancelliera  Annegret Kramp-Karrenbauer , vuole  lanciare la partecipazione tedesca a grandi missioni internazionali. Come si ricorderà, qualche settimana fa la AKK lanciò  l’idea di una forza di interposizione nelal Siria del Nord per proteggere i curdi dall’intervento turco, senza avvisare  nemmeno il suo  ministro degli esteri, e irritando la Francia che è la sola ad avere forze armate per una missione del genere.

Ma  sono evidenti i conati  merkeliani di  abbozzare una qualche misura di autonomia militare dagli USA e una forza armata europea,    progetto ancora lungi dall’essere messo a fuoco  lucidamente.

Il capo dei Verdi tedeschi, Robert Habeck, ha criticato le velleità interventiste della signora AKK: “invece di dichiarare  l’area del Sahel zona d’interesse tedesco” dovrebbe  assicurarsi che la Germania abbia  capacità di difesa funzionanti. Aggiungendo: se  mai, la priorità   della  politica estera e di sicurezza dovrebbe essere “l’impegno alla protezione degli stati baltici, della Polonia e dell’Europa orientale”, e ovviamente che la politica di sicurezza  deve essere “europea e non nazionale”.

Insomma c’è qualcosa di simile a un  dibattito sul  futuro della  autonomia militare germanica. Che  sia abbastanza per smentire l’accusa  di morte cerebrale che Macron ha rivolto alla NATO (ed è estensibile alla politica della Nazione Egemone: beninteso,  Merkel ci ha tenuto a dire che non è d’accordo con la diagnosi di Macron),  è da vedere.

Cosa  è “L’Autonomia Strategica Europea”?  “Un concetto mal definito che   a forza di essere ripetuto è diventato un vuoto slogan”.  Così  hanno concluso i tre cervelli strategici  autori del rapporto: “European  Strategic Autonomy: rendere operativo uno slogan”.

Chi sono i suddetti cervelli? La tedesca  Claudia Major (del German Institute for National Security Affairs:  ma perché sempre solo  donne, in Germania, a trattare di temi militari?)  ha radunato attorno a sé Pauli Järvenpää,  un diplomatico finlandese, e Sven Sakkov,  un estone,  organizzatore della Conferenza  Annuale Baltica sulla Difesa.

https://icds.ee/european-strategic-autonomy-operationalising-a-buzzword/

La Lituania condanna la Francia…

Senza  invitare gli altri soci dell’Europa?  E’ bene sapere che se un giorno ci verrà imposta la “Autonomia Strategica Europea”, come  popoli meridionali, sarà quella  uscita dalla testa di due baltici grandi come una provincia e molto interessati a provocare la Russia,    allineati e coperti  dietro  una signora germanica.

La situazione mentale dei baltici è illustrata dal comunicato emanato da Vilnius: “La Lituania condanna fermamente la  Francia per la sua tendenza a pensare a se stessa”.  Insomma un paesetto di nemmeno 3 milioni di abitanti  e ultimo arrivato accusa un  paese fondatore  – si vede che ha subito imparato dall’Egemone ad alzare il ditino e fare la lezione agli altri  su tutto. In questo caso, sulla difesa  “comune”.  Ché poi, nel suo piccolo, la Lituania ha proprio solo pensato a se stessa facendosi riempire di truppe e materiali americani, senza chiedere nemmeno lontanamente il parere degli altri europei.  Il 4 novembre,  il vice-ministro della difesa Eimutis Misiūnas (è  meglio che ci abituiamo a questi nomi, adesso comandano loro)  ha incontrato il comandante generale dello US Army  Security Assistance Command (USASAC), le Major Jeff Drushal, e quasi in delirio, ha esclamato: “La cooperazione fra Lituania e Stati Uniti in materia di difesa non è stata  mai così intensa, ed io spero che non farà che intensificarsi in futuro”.  Con tanti saluti alla European Strategic Autonomy.

https://reseauinternational.net/la-lituanie-condamne-fermement-la-france-pour-sa-tendance-a-penser-a-elle-meme/

Dobbiamo forse consolarci che  la volontà bellicista dei baltici si scontrerà contro la  ben nota e  scarsissima volontà di spesa dell’Egemone? Pochi giorni fa,  gli imprenditori tedeschi si sono uniti coi sindacati tedeschi per implorare alla Cancelliera “un’offensiva di investimenti pubblici da 450 miliardi di euro in Germania”, perché “non si tratta nemmeno più di combattere i sintomi di una recessione, ma di affrontare le cause della nostra debole crescita”, ha detto. Reiner Hoffmann, capo del DGB  (il sindacato), La Germania  “non può più permettersi di mettere a rischio la prosperità delle generazioni future con un’infrastruttura così obsoleta e un sistema di istruzione insufficiente”.

Ma Angela Merkel, il cancelliere, ha rapidamente respinto la domanda, affermando che gli investimenti erano già a un livello record e che la Germania avrebbe dovuto attenersi alla politica dello “zero nero” : bilanci bilanciati e nessun nuovo indebitamento.

Schwarze Null, resta dunque il fondamento ideale e ideologico dell’Egemone.  Siamo  tranquilli:  non si farà la Wehrmacht coi fichi secchi.

“Spendiamo già troppo”

 

Perché  nel frattempo, ecco  l’ultima notizia:

Stoltenberg sollecita la NATO a fornire maggiore sostegno a Ucraina e Georgia