Milano Finanza
Bce, se il medico si trasforma in malattia tutto diventa un problema
di Roberto Sommella
In Usa ci sono timori di recessione ma non saranno mai concreti come quelli che si palesano in Europa. Nel nostro mercato comune la Bce sta stringendo il cappio attorno a banche e aziende con un doppio comportamento che nessuno capisce
Ultim’ora news 7 agosto ore 14
No taxation without representation, ci hanno insegnato i rivoluzionari americani che volevano affrancarsi dal Regno Unito lontano un oceano e diverso da tutto. E questo slogan, che è diventato celebre nella lotta per l’indipendenza nel nuovo mondo e tuttora rappresenta il modo di vivere degli Stati Uniti, viene in mente a proposito dell’enorme potere che la Bce ha acquisito da quando è nata per decisione dei governi e in osmosi con le banche centrali cui ha sottratto lo scettro.
Se i mercati cadono, come nel torrido lunedì di agosto, è per motivi legati alle compravendite di titoli in yen (il carry trade) e perché stanno rifiatando con risultati in calo i giganti del web ora padroni dell’intelligenza artificiale, ma è anche perché non si sentono più protetti dalle banche centrali che tutto possono, persino intimare con una semplice frase lo stop alla speculazione sull’euro. Tutto possono, come ai tempi del whatever it takes di Mario Draghi, ma nulla fanno.
Le mosse della Fed e le presidenziali in Usa
Ebbene gli Stati, iperindebitati prima per le spese del Covid e ora per l’inflazione, si attendono da Fed e Bce una protezione che non arriva per motivi diversi. La Fed attende di capire chi vincerà le presidenziali perché una riduzione dei tassi oggi verrebbe vista da Donald Trump come un indebito assist alla Casa Bianca e alla corsa della democratica Kamala Harris. È pur vero che ci sono timori di recessione ma non saranno mai concreti come quelli che si palesano in Europa.
Nel nostro mercato comune la Bce sta stringendo il cappio attorno a banche e aziende con un doppio comportamento che nessuno capisce. L’Eurototower di Christine Lagarde non riduce i tassi e si limita ad annunciare possibili riduzioni solo quando l’inflazione sarà del tutto sparita, cosa impossibile dal momento che essa deriva dalla fiammata della domanda post Covid e dal rialzo delle materie prime subito dopo lo scoppio della guerra in Ucraina.
Le mosse controproducenti della Bce
Un’abbronzata – e già in ferie col mondo che trema – Lagarde ha ribadito a Cnbc che solo a settembre si tornerà a parlare di un taglio, dando la stura alle vendite sui listini di chi vuole incassare i guadagni di anni di vacche grasse.
D’altra parte la Vigilanza della Bce diretta dalla tedesca Claudia Buch sta innalzando i requisiti di capitale per le banche che concedono prestiti, come raccontato dall’inchiesta sull’ultimo numero di Milano Finanza, e ciò comporta che si rischia una stretta del credito proprio ora che l’industria europea sta frenando e i rientri diventano più difficili.
Questo giudice monocratico di Francoforte, che non risponde a nessuno perché nessuno lo ha votato, sta rendendo la vita complicata alle banche – basta parlarne con i ceo delle nostre principali, Carlo Messina e Andrea Orcel – e ancor di più a famiglie e imprese che pagano un costo del denaro ancora troppo alto per le loro tasche.
Questo strapotere della Bce, oltre a inaridire il circuito del credito se non interverrà la nuova Commissione Ue di Ursula von der Leyen, ha completato negli ultimi due decenni la riduzione delle capacità di intervento degli organismi che controbilanciano nella nostra Repubblica l’azione del governo: Banca d’Italia, Confindustria e Ragioneria Generale dello Stato.
La prima da tempo non ha più il potere di battere moneta né di fissare il tasso di interesse e la sua capacità di essere ascoltata dall’esecutivo risulta ridotta perché può far poco: non c’è d’altronde maggior atto politico di fissare il tasso di sconto e il costo del denaro, e questo atto ora si compie lontano da Roma.
Per ragioni analoghe l’associazione degli imprenditori da tempo fatica a rappresentare le istanze delle pmi che pur rappresentano il 90% della nostra economia, in quanto sanno, a viale dell’Astronomia come a Palazzo Chigi, che si vive nelle ristrettezze della politica economica a causa delle anguste regole di bilancio europee combinate con la prudentissima e a volte ottusa politica monetaria della Bce. E, se i tassi restano alti, resta alto anche l’onere del debito che ogni anno deve fronteggiare il Ragioniere Generale.
In questa situazione il lavoro del governatore Fabio Panetta, del capo degli industriali Emanuele Orsini e della futura Ragioniera Daria Perrotta sarà difficile da svolgere perché dovranno spiegare a governo e aziende come si possa rimanere ancora padroni del proprio destino dentro i confini nazionali.
La tempesta d’Oriente sui mercati dimostra che viviamo in un mondo globale senza padrini che ci possano proteggere, a Roma come purtroppo a Francoforte. La ricchezza non ha più bisogno di Stati e gli Stati non hanno più la ricchezza, ma nessuno se ne occupa. (riproduzione riservata)
MF – Numero 155 pag. 2 del 07/08/2024