L’amico MittDolcino esagera in complottismo?

Impossibile – dice – spiegare naturalmente questo grafico, sul riscaldamento climatico proprio sopra l’EU…

Fatto sta che a Berlino le temperature sono più calde di 15 gradi del solito in questa stagione, mentre in Usa infuria quella che i media chiamano una tempesta artica fino al Texas. Effettivamente non pare naturale.

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“Stanno scaldando il clima con insufflazioni di solfato in alta troposfera – causando simil cirri -, come se non ci fosse un domani, sopra l’EU…”, come dice lui? E’ possibile? Certo è che lo scorso ottobre il Corriere sdoganava quella affermazione che prima è stata per anni bollata e ridicolizzata paranoia delirante cospirazionista – “le scie chimiche” come metodo per cambiare il clima

«Scie chimiche» per salvare il clima, la soluzione scientifica che potrebbe dare forza ai complottisti

di Romualdo Gianoli

A ispirare gli scienziati le grandi eruzioni vulcaniche che immettendo in atmosfera polvere, cenere e anidride solforosa schermano il Sole

Esiste un metodo poco costoso e ispirato alla natura per raffreddare i poli della Terra arrestando così il collasso dei ghiacci e con esso l’innalzamento dei mari. Ma potrebbe dar fiato ai complottisti delle scie chimiche.

Come i vulcani

La Terra si sta riscaldando troppo velocemente e l’Artico, in particolare, lo sta facendo a velocità quasi doppia rispetto alla media globale. Di questo passo, entro il 2050 se non prima, il ghiaccio marino artico estivo sarà scomparso con conseguenze potenzialmente catastrofiche per l’intero pianeta (Lo rileva anche uno studio italiano). Lo stesso accade anche in Antartide, sebbene in maniera meno pronunciata, facendo temere la fusione della calotta glaciale. Un evento che sarebbe un punto di svolta del cambiamento climatico. A questo punto è evidente che la semplice riduzione delle emissioni di gas climalteranti non è più sufficiente a invertire la tendenza: ci vorrebbe qualcosa che riuscisse a raffreddare la Terra. Ma come si raffredda un pianeta? Se lo sono chiesto alcuni ricercatori della Cornell University che hanno pubblicato i risultati del loro studio sulla rivista Environmental Research Communications.

Ad ispirarli è stata la natura stessa, in particolare le grandi eruzioni vulcaniche che immettono in atmosfera enormi quantità di polvere, cenere e spesso anidride solforosa (biossido di zolfo) che schermando il Sole riducono la temperatura in superficie. Polvere e cenere, però, hanno un effetto transitorio perché in breve tempo ricadono al suolo mentre l’anidride solforosa si accumula nella stratosfera (combinandosi con l’acqua a creare acido solforico) dove può rimanere fino a tre anni. In questo modo riflette molto più a lungo la radiazione solare, determinando un raffreddamento più duraturo. Gli scienziati si sono allora chiesti se non fosse possibile applicare lo stesso principio. Ed è qui che i complottisti delle scie chimiche potrebbero credere di trovare conferma alle loro assurde teorie. Ma, ovviamente, le cose stanno diversamente.

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Cos’è la Stratospheric Aerosol Injection

Per simulare l’effetto termoriflettente delle eruzioni vulcaniche, i ricercatori, hanno pensato alla Stratospheric Aerosol Injection (Sai), una tecnica con la quale aerei che volano ad alta quota rilasciano nella stratosfera anidride solforosa sotto forma di aerosol. Finora la maggior parte delle ricerche e delle modellizzazioni Sai hanno considerato un uso di questa tecnica esteso a tutto il globo. Recentemente, però, sempre più scienziati pensano che basterebbe applicarla solo ai poli, cioè dove si stanno manifestando più intensamente gli effetti del riscaldamento. Secondo i ricercatori, per ottenere una riduzione di temperatura di 2 gradi nelle regioni polari, le immissioni di aerosol andrebbero fatte al 60esimo parallelo (circa la latitudine di Oslo, dell’Alaska o della Siberia) nell’emisfero settentrionale e all’altezza della punta meridionale della Patagonia nell’emisfero meridionale.

A queste latitudini sarebbe possibile operare in maniera meno dispendiosa perché gli aerei non sarebbero costretti a volare troppo in alto. Basterebbe una quota di 13 km e le particelle rilasciate andrebbero poi alla deriva verso i poli, concentrando là il loro effetto. Con questo sistema, per raggiungere l’obiettivo, bisognerebbe iniettare in atmosfera 6,7 miliardi di kg di anidride solforosa all’anno, per ciascun polo.

Attualmente non esistono aerei in grado di svolgere questo compito e quindi bisognerebbe ricorrere a un velivolo appositamente costruito (chiamato SAIL-43K), una versione modificata di un aereo precedentemente progettato per missioni SAI a quote più elevate. Con una flotta di 125 apparecchi del genere, ciascuno in grado di trasportare circa 76 tonnellate di carico per ogni missione e un totale di 1458 missioni al giorno, ogni giorno per quattro mesi a ciascuno dei poli, il risultato sarebbe concretamente raggiungibile.

Unidici miliardi di dollari all’anno

In termini di tempo e denaro sono stati calcolati circa 15 anni per approntare la flotta e la logistica a terra e 11 miliardi di dollari all’anno per l’operatività. Secondo gli autori dello studio, tuttavia, si tratta di un impegno notevolmente inferiore a quello richiesto da analoghi progetti però su scala globale o a quello necessario per attuare altre strategie di contrasto del cambiamento climatico quali la mitigazione, l’adattamento o la cattura della CO2.

Restano però i problemi legati agli effetti collaterali di questa tecnica, a cominciare dall’acido solforico che si formerebbe nell’atmosfera: a un certo punto si addenserebbe in goccioline sempre più grandi, ricadendo a terra come pioggia acida, con conseguenze negative per l’uomo e i vari ecosistemi. I composti di zolfo aggiunti alla stratosfera, inoltre, possono influire sulle concentrazioni di ozono e quindi rallentare o invertire il recupero del buco dell’ozono antartico. Inoltre, ci si aspetta anche un certo riscaldamento della stratosfera, mentre gli aerei stessi contribuirebbero alle emissioni di CO2, assieme a quelle dovute alla costruzione delle infrastrutture di terra e alle emissioni collegate alla produzione dell’anidride solforosa. È lecito chiedersi se il gioco valga la candela.

La decarbonizzazione prima di tutto

Per i ricercatori la cosa certa è che un programma del genere sarebbe fattibile mentre ciò che occorre è che il mondo decida quale sia il male minore: l’innalzamento dei mari o le conseguenze negative di questa tecnica su una parte stimata nell’1% della popolazione mondiale. In ogni caso, sottolineano, non bisogna dimenticare che l’immissione di aerosol stratosferici, per quanto promettenti, si limita solo a trattare un sintomo del cambiamento climatico ma non cura la malattia. In altri termini è come l’aspirina e non la penicillina: non può sostituire la decarbonizzazione.

CAMBIAMENTO CLIMATICO

27 settembre 2022 ( modifica il 02 ottobre 2022 | 17:52)

A proposito, qui c’è da registrare una vera rivolta dei climatologi

firmato da oltre 1.100 scienziati. Non c’è nessuna emergenza climatica. Stilata da tutto il mondo e guidati dal professor Ivar Giaever, vincitore del premio Nobel per la fisica norvegese. La scienza del clima è degenerata in una discussione basata su credenze, non sulla scienza.

Qui il testo dell’articolo. Leggete anche il Post Scriptum, interessante:

1.200 scienziati e professionisti dichiarano: “Non c’è nessuna emergenza climatica”

La finzione politica secondo cui gli esseri umani causano la maggior parte o tutti i cambiamenti climatici e l’affermazione che la scienza alla base di questa nozione è “risolta”, ha ricevuto un duro colpo dalla pubblicazione di una ” Dichiarazione mondiale sul clima (WCD) ” firmata da oltre 1.100 scienziati e professionisti. Non c’è emergenza climatica, affermano gli autori, che provengono da tutto il mondo e guidati dal professor Ivar Giaever, premio Nobel per la fisica norvegese. Si dice che la scienza del clima sia degenerata in una discussione basata su credenze, non su solide scienze autocritiche.

La portata dell’opposizione alla moderna scienza del clima “consolidata” è notevole, dato quanto sia difficile nel mondo accademico raccogliere sovvenzioni per qualsiasi ricerca sul clima che si discosti dall’ortodossia politica. (Un elenco completo dei firmatari è disponibile qui .) Un altro autore principale della dichiarazione, il professor Richard Lindzen, ha definito “assurda” l’attuale narrativa sul clima, ma ha riconosciuto che trilioni di dollari e l’inesorabile propaganda di accademici e agenda dipendenti da sovvenzioni I giornalisti guidati attualmente dicono che non è assurdo.

Particolare ira nel WCD è riservata ai modelli climatici. Credere nel risultato di un modello climatico significa credere a ciò che i creatori di modelli hanno inserito. I modelli climatici sono ora al centro della discussione odierna sul clima e gli scienziati lo vedono come un problema. “Dovremmo liberarci dall’ingenua credenza nei modelli climatici immaturi”, afferma il WCD. “In futuro, la ricerca sul clima dovrà dare molta più enfasi alla scienza empirica”.

Da quando è emerso dalla “Piccola era glaciale” intorno al 1850, il mondo si è riscaldato molto meno di quanto previsto dall’IPCC sulla base delle influenze umane modellate. “Il divario tra il mondo reale e il mondo modellato ci dice che siamo lontani dal comprendere il cambiamento climatico”, osserva il WCD.

La Dichiarazione è un evento di enorme importanza, anche se sarà ignorato dai media mainstream. Ma non è la prima volta che illustri scienziati chiedono più realismo nella scienza del clima. In Italia, lo scopritore dell’antimateria nucleare, il professor emerito Antonino Zichichi , ha recentemente guidato 48 professori di scienze locali nell’affermare che la responsabilità umana per il cambiamento climatico è “ingiustificatamente esagerata e le previsioni catastrofiche non sono realistiche”. Nella loro visione scientifica, “la variazione naturale spiega una parte sostanziale del riscaldamento globale osservato dal 1850”. Il professor Zichichi ha firmato il WCD.

La Dichiarazione rileva che il clima della Terra è variato da quando il pianeta esiste, con periodi naturali freddi e caldi. “Non sorprende che stiamo vivendo un periodo di riscaldamento”, continua. I modelli climatici hanno molti difetti, dice, “e non sono neanche lontanamente plausibili come strumenti di politica globale”. Aumentano l’effetto dei gas serra, come l’anidride carbonica, ma ignorano qualsiasi effetto benefico. “La CO2 non è un inquinante”, afferma. “È essenziale per tutta la vita sulla Terra. La fotosintesi è una benedizione. Più CO2 è vantaggioso per la natura, rendendo più verde la Terra; la CO2 aggiuntiva nell’aria ha promosso la crescita della biomassa vegetale globale. Fa anche bene all’agricoltura, aumentando la resa dei raccolti in tutto il mondo”.

Inoltre, gli scienziati dichiarano che non ci sono prove statistiche che il riscaldamento globale stia intensificando uragani, inondazioni, siccità e disastri naturali simili, o rendendoli più frequenti. “Non c’è nessuna emergenza climatica”, prosegue la Dichiarazione. “Ci opponiamo fermamente alla dannosa e irrealistica politica di zero emissioni di CO2 proposta per il 2050”, afferma, aggiungendo che l’obiettivo della politica globale dovrebbe essere “prosperità per tutti” fornendo energia affidabile e conveniente in ogni momento. “In una società prospera, uomini e donne sono ben istruiti, i tassi di natalità sono bassi e le persone si preoccupano del proprio ambiente”, conclude.

Il WCD è l’ultimo segno che la fantasia “consolidata” che circonda la scienza del cambiamento climatico si sta rapidamente sgretolando. L’anno scorso, Steven Koonin, un sottosegretario alla scienza nell’amministrazione Obama, ha pubblicato un libro intitolato Unsettled in cui osservava che “la scienza non è sufficiente per fare proiezioni utili su come il clima cambierà nei prossimi decenni, tanto meno quali saranno le nostre azioni”. Ha anche osservato che promulgare rigidamente l’idea che il cambiamento climatico sia risolto sminuisce e raffredda l’impresa scientifica, “ritardando i suoi progressi in queste importanti questioni”. Nel 2020, l’attivista verde di lunga data Michael Shellenberger ha scritto un libro intitolato Apocalypse Neverin cui ha affermato di ritenere che la conversazione sul cambiamento climatico e l’ambiente negli ultimi anni sia “andata fuori controllo”. Gran parte di ciò che viene detto alla gente sull’ambiente, incluso il clima, è sbagliato, ha scritto.

Naturalmente, gli estremisti verdi nel mondo accademico, politico e giornalistico continueranno a sostenere il comando e il controllo che bramano attraverso una politica Net Zero. Alla fine, la loro visione distorta del processo scientifico svanirà, lasciando una scia di ridicole previsioni dell’Armageddon e ancora altri esperimenti falliti nel controllo economico e sociale di estrema sinistra.

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Clima dal 2500 avanti Cristo

Chris Morrison è il redattore ambientale del Daily Sceptic .

Post scriptum: quando abbiamo pubblicato questo articolo sulla pagina Facebook del Daily Skeptic , è stato etichettato come “Informazioni false”, una conclusione raggiunta dopo che è stato “controllato da verificatori di fatti indipendenti”. Se fai clic su “Vedi perché”, verrai indirizzato a questa pagina su un sito web chiamato Climate Feedback. Contesta questa frase nella petizione sul riscaldamento globale antropogenicoiniziato dal professor Antonino Zichichi: “La variazione naturale spiega una parte sostanziale del riscaldamento globale osservato dal 1850”. Questo è “sbagliato” per il seguente motivo: “I driver naturali (non umani) del cambiamento climatico sono stati per lo più stabili dall’inizio del riscaldamento moderno e tutte le prove scientifiche disponibili implicano le emissioni umane di gas serra come il principale colpevole. Le prove scientifiche indicano anche che il cambiamento climatico sta contribuendo a disastri naturali intensificati o più frequenti come ondate di caldo, siccità e forti piogge».

Affermare che “tutte le prove scientifiche disponibili” supportano l’idea che l’attività umana sia il “primo colpevole” quando si tratta di cambiamento climatico è un po’ fuorviante, vero? Infatti, il professor Zichichi fa riferimento almeno ad alcune prove scientifiche che la responsabilità antropica per il cambiamento climatico osservato nel secolo scorso è stata esagerata a pagina 1 della sua petizione. In effetti, l’etichettatura di Climate Feedback delle affermazioni centrali fatte nella Dichiarazione mondiale sul clima come “errate” è un passo avanti rispetto alla sua precedente analisi della Dichiarazione , che concludeva che la credibilità scientifica della Dichiarazione era “molto bassa”.

Chris Morrison ha risposto ad alcune delle critiche al pezzo di cui opra quie in particolare al controllo dei fatti sul feedback climatico qui .

Il debunker chi sono? Se vii fosse sfuggito, qui un articolo de L’Antidiplomatico:

NewsGuard: come un’agenzia Usa censura testate regolarmente registrate in Italia

di Alessandro Bianchi*

E’ noto a tutti come gran parte dell’informazione in Italia sia oggi filtrata dalle principali piattaforme digitali. Facebook, Twitter e Google soprattutto.

Attraverso questi giganti nordamericani sono a rischio – qui in Italia – diritti costituzionali fondamentali legati all’informazione e al diritto di espressione. Sono queste multinazionali statunitensi, infatti, che decidono quello che durante la giornata potete o non potete leggere. Ma come avviene questa scelta?

Come operano i famigerati algoritmi di queste piattaforme?

Perché anche se seguite una pagina Facebook di un sito di informazione o di un giornale non vi compaiono mai nelle vostre bacheche, mentre venite tartassati da pagine che “potrebbero interessarvi”?

Perché su “Google News” – l’aggregatore di notizie del browser più potente al mondo – compaiono determinati articoli, editoriali e commenti, ma mai altri?

Perché tra le notifiche dei vostri cellulari arrivano solo notizie, editoriali o commenti di alcuni giornali e mai di altri?

E infine: chi oggi filtra gran parte dell’informazione rispetta i nostri diritti costituzionali in materia?

Rispondere a questi interrogativi non è semplice soprattutto perché i partiti politici di Colonia Italia fanno finta di non vedere. Quello che è certo è che chi intraprende questo percorso di ricerca con serietà, scavando realmente in profondità, si trova di fronte ad un’eminenza grigia ben mascherata, il deus ex machina del “filtro” dell’informazione.

NewsGuard, il Caronte delle notizie, lavora a stretto contatto, per sua stessa ammissione, con i colossi nordamericani citati in precedenza, andando ad alterare i loro algoritmi attraverso un “bollino di infamia” o il lasciapassare a siti e testate giornalistiche regolarmente registrate in Italia.

Quello che potete o non potete leggere durante la giornata lo decide in gran parte il “Green Pass” di Newsguard.

NEWSGUARD: GENESI, OBIETTIVI E FINANZIATORI

Il “Guardiano delle notizie” è un’agenzia nata nel 2018 negli Stati Uniti. I due fondatori sono il giornalista Steven Brill e soprattutto Gordon Crovitz, l’ex proprietario del giornale conservatore Wall Street Journal, nonché ex vice presidente di Dow Jones.

Tra i membri di NewsGuard figurano (come vedremo nel proseguo della trattazione) elementi chiaramente identificabili con i gangli più intimi del potere statunitense – in particolare con l’onnipotente Council of Foreign Relations, di cui Crovitz e altri componenti di Newsguard sono parte integrante.

Nato per filtrare l’informazione per browser, social e piattaforme digitali negli Stati Uniti, ben presto anche diversi paesi di colonia Europa, Italia in primis, hanno scelto i “servigi” di quest’agenzia statunitense, senza che nessun partito politico del nostro paese abbia avuto il coraggio di manifestare la minima remora contro quella che non è solo “un’interferenza”, ma esercizio di potere sic et sempliciter.

Ed è così che, incredibilmente visti i chiari dettami della nostra Costituzione, dal 2019 diritti un tempo fondamentali vengono impunemente aggrediti dagli Stati Uniti.

Ed è così che, nel silenzio arrendevole generale, testate giornalistiche regolarmente registrate devono passare per il “bollino” dell’agenzia ideata dall’ex proprietario del Wall Street Journal.

Ma chi c’è dietro questa agenzia nordamericana a cui è stato concesso un potere così enorme?

Con una rapida ricerca sul sito italiano dell’agenzia Usa, si nota, sulla parte dei finanziamenti “I nostri investitori”, che dei 22 filantropi indicati non venga specificata la cifra versata, ma solo l’ordine di grandezza in modo “decrescente”. Alla faccia della trasparenza!

Due dei “filantropi” destano subito la nostra curiosità: la “Knight Foundation” e il colosso Publicis.

Nel suo sito, la Knight Foundation si presenta così“Siamo investitori del sociale che sostengono una democrazia più efficace finanziando la libertà di espressione e il giornalismo, le arti e la cultura nella comunità, la ricerca nei settori dei media e della democrazia e il successo delle città e dei paesi americani dove un tempo i fratelli Knight pubblicavano giornali”. Finanziatori del sociale? Come descritto brillantemente da Simon Galperin la Knight Foundation “lanciata nel 1950 per amministrare la ricchezza filantropica dei fratelli magnati dei media John e James L. Knight, è ora tra le più potenti istituzioni mediatiche del paese e la 49a fondazione più grande del mondo”. La 49esima fondazione al mondo.

Un’inchiesta di Galperin sulla Knight Foundation rivela la presenza ricorrente di quelli che l’autore descrive come “noti fascisti e suprematisti bianchi” ai loro eventi, oltre a “distribuire milioni di dollari a organizzazioni con legami con estremisti di destra come la Heritage Foundation e l’American Enterprise Institute”. Al giornalista che chiedeva un commento, il capo comunicazione della Knight Foundation ha dato questa risposta: “Grazie per aver pensato a noi”. Senza entrare nel merito delle domande. Alla faccia della trasparenza!

L’aspetto più interessante dell’inchiesta di Galperin è tuttavia sul lato finanziario della Fondazione: “Secondo i suoi rendiconti finanziari del 2019, oltre il 20 percento della dotazione di 2,4 miliardi di dollari della Knight è investita in hedge fund. Per almeno cinque anni, gli asset della Knight includeva Alden Global Capital, proprietari di Digital First Media, la società che l’editorialista del Washington Post Margaret Sullivan ha definito “il più spietato degli apparati aziendali intenzionati a distruggere il giornalismo locale”.

Nel frattempo dai 2,4 miliardi del 2019, la fondazione è passata a superare i 3 miliardi nel 2021. Nessun contraccolpo Covid, insomma. E dai resoconti finanziari che trovate nel loro sito emerge come la maggioranza avvenga da generici donatori. Donatori che finanziano la Knight, che finanzia oltre all’Heritage Foundation e l’American Enterprise Institute, il “controllore” dei media in Italia per una cifra che l’agenzia Usa in questione non specifica. Alla faccia della trasparenza!

L’altro grande investitore di NewsGuard è Publicis Group – si tratta del colosso franco-statunitense delle comunicazioni, il terzo maggiore al mondo lato pubblicitario.

Qorvis, la filiale statunitense di Publicis, è nota per aver rappresentato l’Arabia Saudita “lato marketing” dopo gli attacchi dell’11 settembre e aver firmato un accordo da 700 mila di dollari con il regime saudita nel 2020 con l’obiettivo palese di mascherare mediaticamente i crimini lato diritti umani di chi è responsabile della carneficina umanitaria in corso in Yemen. Più recentemente, il giornalista Ken Klippenstein ha ottenuto documenti trapelati da Qorvis, che mostrano come la società abbia lavorato per mascherare il trattamento riservato ai “bambini stranieri non accompagnati” ad Homestead, in Florida. Secondo voi le notizie sullo Yemen avranno possibilità di essere “filtrate” in Italia?

E non sono nemmeno gli interessi con il regime saudita o le altre coperture (lato marketing) di diritti umani violati il lato più preoccupante di uno dei principali finanziatori di NewsGuard. Quello che più inquieta è che un colosso della pubblicità e del digitale possa avere voce in capitolo nel decidere quale contenuto possa essere filtrato e quale censurato in Italia. Se per avere buoni introiti pubblicitari devi avere il “bollino verde”… ecco pensate quanto NewsGuard è in grado di condizionare l’informazione nei paesi che accettano questa abominia.

Non si sa con esattezza dal sito di NewsGuard a quanto ammontino i finanziamenti annuali della Knight Foundation o della Publicis Group. Molto poco trasparente anche la scritta che segue nella pagina dei finanziatori (“I nostri investitori”) nel sito in lingua italiana dell’agenzia Usa: “Ricavi: Le entrate di NewsGuard provengono da fornitori di servizi Internet, browser, motori di ricerca, piattaforme di social media, sistemi ospedalieri, agenzie pubblicitarie, enti e aziende che operano nei settori dell’istruzione, della ricerca, della protezione del brand, e altri, che pagano per utilizzare le valutazioni e le schede informative di NewsGuard e i dati ad esse associati.”

Quindi browser, motori di ricerca e social media finanziano (non si sa per quale cifra) e utilizzano i bollini di NewsGuard per i loro algoritmi. Algoritmi che decidono cosa potete o non potete leggere durante la giornata.

IL METODO NEWSGUARD

I docenti Nolan Higdon e Susan Maret hanno perfettamente sintetizzato l’abominio di quello che viene permesso a NewsGuard e spiegato in modo magistrale perché tutti – compresi istituzioni e docenti – dovrebbero rifiutare l’estensione (a pagamento) di NewsGuard nel loro browser.

Nella loro trattazione Higdon e Maret fanno un appello a istituti di formazione, scuole, università e biblioteche a non affidarsi al “bollino” Newsguard. Il ragionamento dei due docenti, come spiegheremo nel resto della trattazione, è estendibile a tutti.

“La leadership e la missione di Newsguard operano in contrasto con i principi di educazione democratica […] Nella migliore delle ipotesi, NewsGuard è uno strumento discutibile per la ricerca di informazioni, la ricerca e l’alfabetizzazione, ed è in contrasto con gli interessi a lungo termine di studenti e docenti”, sottolineano.

Il comitato consultivo di NewsGuard è l’elemento più inquietante. “Il Consiglio è composto da ex Funzionari del governo degli Stati Uniti e giornalisti associati ad agenzie note per produrre notizie false; ad esempio, sono membri del consiglio personaggi come Tom Ridge che ha lavorato per il Department of Homeland Security e il generale Michael Hayden al Central Intelligence Agency e National Security Agency (Higdon, 2020; Maret, 2018; NewsGuard, 2021a; Philips, 2018). Inoltre, l’Advisory Board include individui che hanno difeso pubblicamente l’uso di propaganda come l’ex funzionario del Dipartimento di Stato americano Richard Stengel (Norton, 2020). E ancora: “Oltre ai chiari conflitti di interesse nel loro comitato, il modello di NewsGuard va contro gli obiettivi e i processi della democrazia nella formazione scolastica”.
Un sondaggio Gallup del 2018, proseguono i due docenti, ha rilevato che una valutazione verde assegnata da NewsGuard (ad es. a CNN, Fox News) può essere percepito come inaffidabile, mentre alcune fonti sono giudicate affidabili anche se con il famigerato bollino rosso (Oremus, 2019). “Ad esempio, il New York Times ha una valutazione verde attiva NewsGuard, ma ha pubblicato storie false che hanno portato gli Stati Uniti a sostenere un’invasione dell’Iraq nel 2003 (Higdon, 2020; Sussman 2020).

“Questi esempi” – concludono i due autori – “illustrano che l’approccio di NewsGuard è una soluzione intellettualmente insulsa mascherata da alfabetizzazione. Istituzioni educative – che includono insegnanti e bibliotecari – dovrebbero fornire agli studenti una serie di competenze che permettano loro di mettere in discussione, inquadrare, valutare, indagare e analizzare i contenuti di un’ampia varietà di fonti. Questo approccio, noto come alfabetizzazione mediatica critica, dà potere agli studenti essere utenti di media autonomi, dove lascia l’approccio di NewsGuard studenti dipendenti da strumenti oscuri che fungono da arbitri di verità e falsità”.

La perfetta conclusione di Higdon e Maret non vale solo per studenti e istituzioni scolastiche formative ma per la società nel suo complesso. Racchiude proprio quello che nella nostra Costituzione è un principio fondamentale che permea il senso più intimo della nostra democrazia. E’ dovere dello stato permettere ai cittadini di avere a disposizione tutte le fonti per una discussione ampia che possa permettere loro di formulare un giudizio e un’opinione ben costruita.

Solo attraverso la pluralità dell’informazione sancita dai nostri Padri costituenti come elemento imprescindibile della nostra pacifica convivenza, in altre parole, c’è piena e reale capacità di autodeterminare i nostri diritti costituzionali fondamentali. NewsGuard, perseguendo un’agenda politica chiara e portando avanti interessi di parte specifici con il potere di bloccare quelli che perseguono una visione diversa, è oggi uno dei suoi principali ostacoli.

Come evidenzia Ben Norton, citato dai due autori, a comporre l’entourage da cui si muove Newsguard ci sono questi personaggi.

Dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001, il presidente degli Stati Uniti George W. Bush ha nominato Tom Ridge il primo direttore dell’ “Homeland Security”, ufficio creato nel 2003 e responsabile di una delle pagine liberticide più oscure dell’occidente. Un esperto sicuramente di censura e non a caso figura anche lui – non si sa per quale cifra – nella pagina “i miei investitori” del sito italiano di NewsGuard.

Quindi, per ricapitolare, un’agenzia nata negli Usa, finanziata da Fondazioni Usa e dal terzo colosso digitale mondiale, al cui interno ci sono chiari riferimenti con CIA, NSA, Dipartimento di stato Usa e i gangli del potere statunitense più discutibile, ha il potere in Italia di decidere attraverso i suoi marchi di infamia quello che potete o non potete leggere attraverso i vostri cellulari.

Il tutto senza che nessun partito politico italiano abbia mai avuto il coraggio di dire una singola parola.

COME L’AGENZIA FORNISCE I SUOI “BOLLINI”: IL CASO L’ANTIDIPLOMATICO

Ora che abbiamo inquadrato il contesto e l’organigramma dell’Agenzia statunitense è giunto il momento di andare nel particolare e rispondere ad alcune domande specifiche.

Come l’agenzia nata per dare “bollini” all’informazione opera all’atto pratico?

Come, per essere ancora più specifici, l’agenzia nordamericana con filiera italiana decide se il giornale o il sito in questione deve essere messo nella blacklist degli algoritmi dei filtri dell’informazione?

Per farlo abbiamo deciso di pubblicare tutte le discussioni avute dal 2019 ad oggi con i “controllori” dell’agenzia Usa predisposti al “checking” su l’AntiDiplomatico.

Il nostro giornale ne ha avuti fino adesso due.

Partiamo dal primo. Si tratta del signor Angelo Paura – “scrive di culture digitali, cambiamenti politici e sociali, tecnologia ed economia globale. È un giornalista di NewsGuard, startup di New York che si occupa di trasparenza e credibilità nei media. È anche U.S. regular contributor del Messaggero. Vive negli Stati Uniti”.

Ci ha contatto nel maggio del 2019 – e dopo una breve telefonata registrata dal Signor Paura – il direttore responsabile de l’AntiDiplomatico, Fabrizio Verde, ha precisato che avremmo risposto solo per iscritto e tutte le comunicazioni sono quindi avvenute per email. Di seguito la nostra prima risposta al “controllo” del signor Paura. La data è il 28 maggio 2019. Vi prego di prestare molta attenzione alla neutralità manifesta.

Qui l’email con le domande:

E di seguito la nostra risposta:

Date: mar 28 mag 2019, 20:24
Subject: Re: Richiesta di informazioni da NewsGuard
To: Angelo Paura <>

Gentile Angelo,di seguito le nostre risposte.Un saluto e buon lavoro Fabrizio Verde

  1. Non sono riuscito a trovare correzioni di errori sul vostro sito. In che modo correggete? Ha degli esempi da mandarmi?

Se intende refusi, purtroppo non avendo editori e finanziamenti il nostro è un lavoro pressoché gratuito e di impegno civico. Quindi ne trova sicuramente e speriamo di migliorare in futuro. 

  1. Per quanto riguarda la trasparenza: sul sito non sono riuscito a trovare informazioni sulla proprietà del sito. Chi è il proprietario? Perché non è evidenziato sul sito? (Se non siamo riusciti a trovarlo noi, riesce a indicarcelo).

Il sito è di proprietà del suo fondatore Alessandro Bianchi. L’Antidiplomatico è una testata on line, registrata in data 08.09.2015 presso il Tribunale civile di Roma al n. 162/2015 del registro di stampa. Non è evidenziato sul sito perché il Chi Siamo è in fase di aggiornamento grafico, come molte parti del sito. Io sono il direttore responsabile della testata. 

  1. Uno dei parametri sulla trasparenza prevede che gli articoli siano firmati e presentino una biografia dell’autore e i suoi contatti. Cosa pensate di questo criterio? Avete intenzione di introdurlo in futuro?

Il nostro, come è ben descritto, è un lavoro di traduzioni e di riproposizioni di articoli di giornalisti, esperti o autori amici (firmati chiaramente), oltre gli articoli da noi scritti. Altri pezzi non firmati sono attribuibili al direttore o alla ‘redazione’. Quando si tratta di opinioni o interviste il pezzo è sempre firmato. 

  1. Per quale motivo non fornite una mail per contattare la redazione?

Nella sezione “contatti” è presente l’email redazionale dalla quale, del resto, ci ha contattato anche Lei.

  1. Quante persone lavorano in redazione?

Non può essere certo definita redazione. Oltre a me c’è il contributo di altre due persone costante e quello volontario di sempre più persone che si stanno affezionando al progetto. Spero molto a breve di costruire quell’indipendenza economica necessaria per la costruzione di una vera e propria redazione. Come ben sa senza finanziamenti e senza editori e con la sola pubblicità online non è possibile.

  1. La proprietà del sito è di Alessandro Bianchi?

Alessandro Bianchi ha creato il sito e ne è il proprietario. 

  1. Avete qualche rapporto con il Movimento Cinque Stelle? In passato ne avete avuti? So che Bianchi ha lavorato insieme a l’ex parlamentare Alessandro Di Battista. Me lo conferma?

Abbiamo tanti contatti con la base del Cinque Stelle. Abbiamo tanti contatti con la base di Potere al Popolo, del Pci, del PC e di altri partiti e sostenitori di partiti a livello internazionale. Conosciamo alcuni dirigenti del Movimento Cinque stelle, così come di Potere al Popolo del PCI, etc. Ci occupiamo di politica internazionale con una visione del mondo chiaro e preciso: il nostro obiettivo è dare voce a chi voce crediamo non ne abbia a sufficienza. Non cerchiamo la neutralità, non ci consideriamo neutrali. Alessandro Bianchi come ha chiarito pubblicamente non ha mai lavorato per l’ex parlamentare Alessandro Di Battista ma ha solo fornito una consulenza di politica estera alla Commissione di cui Di Battista era membro nella scorsa legislatura.

  1. In che modo dividete le opinioni dalle notizie? Non trovo una sezione di opinioni e spesso, nel corso dell’analisi, abbiamo notato che ci sono opinioni all’interno delle notizie.

Sulla destra del sito può trovare specificata abbastanza chiaramente lo spazio dedicato ai nostri blog. Non nascondiamo la nostra non neutralità e il nostro attivismo nelle scelte delle opinioni da diffondere.

  1. Che posizione avete sulla Siria? Credete che l’agenzia Sanaa sia un media credibile?

La nostra posizione è chiara ed è a sostegno della guerra di liberazione da parte del governo siriano e dei suoi alleati (Russia, Iran e Hezbollah principalmente) dai terroristi, definiti incredibilmente “ribelli moderati” da chi li ha armati e sostenuti. Sana, come Lei sa bene, è l’agenzia di stato siriana vicina al governo di Damasco riconosciuto dalle Nazioni Unite. Mentre i media mainstream continuano a diffondere bufale da anni attraverso il famigerato Osservatorio siriano dei diritti umani con base a Londra, riteniamo, nel rispetto di chi non la pensa come noi, che sia importante per l’opinione pubblica italiana conoscere la visione delle istituzioni siriane. 

Il Signor Paura non si aspettava forse tanta solerzia da parte nostra e ci ha mandato ulteriori domande nell’email del 4 giugno 2019

Queste le nostre risposte:

On Thu, Jun 6, 2019 at 3:22 PM Fabrizio Verde <> wrote:

Gentile Angelo,

ecco le nostre risposte alle sue ultime osservazioni:
– Parlando di correzioni non intendo refusi ma rettifiche in cui segnalate che avete sbagliato a raccontare un evento o avete omesso qualcosa.
Utilizziamo la dicitura “aggiornamento” segnalando eventuali correzioni rispetto a quanto affermato prima. Ma siamo molto attenti a citare la fonte da dove proviene la notizia.
– Infine ho notato che spesso citate fonti come RT, Mint Press, Sputnik. Avete posizioni ben definite sull’agenda della Russia di Putin?
Attraverso il nostro lavoro, sosteniamo apertamente e non l’abbiamo mai nascosto i valori del multilateralismo, della sovranità dei popoli, dell’autodeterminazione e del rispetto della Carta delle Nazioni Unite. Non c’è pertanto alcun tipo di identificazione con la posizione dell’agenda di Putin o della Cina di Xi Jinping.
C’è un motivo per il quale non pubblicate le biografie e i contatti dei vostri autori? Non siamo riusciti a trovarli sul sito nel corso della nostra analisi.
In passato erano presenti. Dopo che sono arrivate gravissime offese e minacce di morte, abbiamo preferito, come scelta della redazione, filtrare noi attraverso l’email del sito le tante segnalazioni che ci arrivano ai diversi autori.
Alcuni dei vostri articoli hanno posizioni a sostegno della propaganda russa e della propaganda del governo di Assad in Siria. Posto che non giudichiamo le posizioni politiche ma soltanto la credibilità e la trasparenza, mi chiedevo se riesce a darmi un commento su queste vostre posizioni: spesso abbiamo notato che citate articoli di fonti poco attendibili e legate alla propaganda del governo russo. In altri casi abbiamo notato che avete negato gli attacchi chimici in Siria, laddove ci sono decine di prove da parte di NGO indipendenti che sostengono l’esatto contrario contrario.
Lei continua a parlare di “propaganda russa”. Ma dagli anni ’90 ad oggi sono stati distrutti decine di paesi sovrani come Jugoslavia, Libia, Siria, Afghanistan, Iraq, Ucraina e oggi si preparano due guerre contro Venezuela e Iran. E questo anche grazie alla propaganda europeista, atlantista e filo-statunitense che ha coperto con fake news ormai note a tutti i crimini che hanno portato a milioni tra morti e profughi.
Sugli attacchi chimici in Siria la consigliamo di leggere con molta attenzione quanto riporta il premio Pullitzer Seymour Hersh per quel che riguarda Ghouta nel 2013, i reportage del grande inviato di guerra Robert Fisk su Aleppo e questo (Siria. La prova che l’attacco chimico di Douma è stata una messa in scena: il rapporto degli esperti non pubblicato dall’OPCW) rapporto di uno degli esperti dell’OPCW su Douma.
Cordiali saluti e buon lavoro,
Fabrizio Verde

Nuova email del signor Paura.

Grazie Fabrizio. Riesce a mandarmi un esempio o due di correzioni fatte negli ultimi mesi?

A presto.

12 giugno 2019

Nostra risposta.

Salve Angelo, dopo una veloce ricerca le invio questi due link: https://www. 

https://www.lantidiplomatico. Un cordiale saluto e buon lavoro!

FV 13 giugno 2019

Con il signor Paura abbiamo avuto un approccio costruttivo e accolto alcune sue delle sue segnalazioni, in particolare sullo spazio da dare alle opinioni da dividere dai fatti (articolando i diversi blog, che arricchiscono l’AntiDiplomatico, formulando biografie più chiare per i nostri autori, e creando la sezione “OP ED”), rendere più chiari gli aggiornamenti e i diritti di replica, ma il vero punto nevralgico era solo quello dei contenuti da censurare.

E infatti per Newsguard l’AntiDiplomatico non solo era da bollino rosso, ma addirittura nell’infamante classifica de “I dieci disinformatori più influenti”nel rapporto del 2020.

Stessa musica per il 2021.

Dopo una breve telefonata con il signor Paura, in cui il “controllore” – dopo diffida legale fatta arrivare dai nostri legali – ci garantiva che a l’AntiDiplomatico bastava veramente poco per uscire dal marchio dell’infamia, mandava il secondo “controllo”: era il 23 febbraio 2021.

D’accordo con i nostri legali, decidiamo di mantenere un approccio costruttivo. Questa l’email inviataci dal Signor Paura il 23 febbraio del 2021, alla quale seguono le nostre risposte che il direttore responsabile Fabrizio Verde gli ha fatto recapitare il 9 marzo 2021.

Da: Angelo Paura <>
Date: mar 23 feb 2021 alle ore 17:36
Subject: Domande da NewsGuard
To: Fabrizio Verde <>

Buongiorno Fabrizio,
scusa per il ritardo. Ti invio le domande per iscritto. Fammi sapere: se ci fossero dubbi, possiamo risentirci e riparlarne.

SEGUONO LE NOSTRE RISPOSTE INVIATE PRECEDUTE DALLE DOMANDE DEL SIGNOR PAURA.

Partiamo dalla credibilità: 

  • Articoli con contenuti falsi o non verificati: continuano a esserci articoli che danno spazio a teorie del complotto e a fonti non verificate su temi molto delicati come COVID-19. In particolare ci sono alcuni articoli che danno spazio alla propaganda di stato del regime cinese, altri che usano come fonti quotidiani finanziati dal governo cinese (The Global Times, Radio China International) o siti di proprietà della Russia (Sputnik e RT). Abbiamo trovato diversi esempi di disinformazione:

Sugli articoli falsi o che si sono rivelati falsi legati al Covid 19 o non identificate teorie del complotto vi chiediamo di fare esempi specifici così da poter rispondere puntualmente.

In ogni caso il fatto poi che alcuni nostri articoli abbiano come fonti giornali, tv, siti finanziati o di proprietà del “regime cinese” o della “Russia” non toglie il diritto dei nostri lettori ad essere informati del pensiero, dichiarazioni, supposizioni e sentire di 2 governi (paesi) membri del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, così come attraverso la BBC (finanziata direttamente dal governo inglese) hanno e molto la possibilità di farlo su quello del Regno Unito. Su chi finanzia i media e i vari conflitti d’interesse sarebbe comunque molto interessante un’analisi altrettanto approfondita.

– Un articolo del Marzo 2020 dal titolo “Coronavirus, gli USA spieghino chiusura di laboratori militari” è la traduzione di un pezzo del Global Times e sostiene la teoria del complotto secondo cui il virus che provoca la COVID-19 sia sfuggito da un laboratorio militare negli Stati Uniti.

Riguardo all’articolo ‘Coronavirus, gli USA spieghino chiusura di laboratori militari’, non vediamo sinceramente quale teoria del complotto sostenga. Nel pezzo i colleghi cinesi danno conto di una petizione partita dai “netizen” cinesi. Tant’è che un passaggio dell’articolo recita: «I firmatari hanno esortato il governo degli Stati Uniti a pubblicare il vero motivo della chiusura del laboratorio e a chiarire se il laboratorio fosse correlato al nuovo coronavirus e se vi fosse una perdita di virus”. Rispetto alle teorie del complotto diffuse qui in Italia da diversi media “sul virus scappato dal laboratorio cinese”, riportare una petizione di cittadini cinesi ci sembra, al contrario del pessimo lavoro giornalistico dei primi, aver fatto un lavoro di informazione corretta verso i nostri lettori.

– Un altro articolo tradotto da Radio China International (altro media di stato di Pechino) afferma che il virus potrebbe essere uscito dallo stesso laboratorio militare Usa, quello di Fort Detrick. Anche in questo caso si dà spazio alla propaganda e alla disinformazione del governo cinese.

Allo stesso modo, riguardo l’articolo tratto da Radio Cina Internazionale ‘Coronavirus, 3 dubbi riguardanti l’epidemia su cui gli Usa dovrebbero dare spiegazioni al mondo’ non ci sembra venga sostenuta alcuna teoria del complotto. Semplicemente la redazione di Radio Cina Internazionale chiede al governo USA – con Trump, Pompeo e tutta la stampa occidentale che continuava a diffondere la fake news del nuovo coronavirus come ‘virus cinese’ scappato da un laboratorio cinese – alcune spiegazioni riguardo le attività svolte dal governo statunitense a Fort Detrick.

Divenute celebre per diversi giorni e riprese da tutta la stampa mainstream sono state le dichiarazioni della ricercatrice Li-Meng Yan che affermava testuale: ““Ci troviamo davanti non a un virus derivato da un patogeno naturale, ma da uno artificiale, elaborato e rilasciato dal Wuhan Istitute of Virology, un laboratorio di massima sicurezza, che è posto sotto il controllo del Partito Comunista Cinese”.

– Continuano poi a esserci altri articoli che negano gli attacchi chimici contro i civili in Siria. Per esempio questo: “Siria. La prova che l’attacco chimico di Douma è stata una messa in scena: il rapporto degli esperti non pubblicato dall’OPCW”, in cui si parla di una messa in scena, eventualità smentita da diversi gruppi internazionali e dalle stesse Nazioni Unite.

Si tratta del resoconto del lavoro di un gruppo di studiosi britannici ben identificato nel testo come fonte. Quindi vi ribaltiamo la domanda: per quale motivo non avremmo dovuto pubblicare? Come è noto anche all’interno dell’OPCW si sono alzate voci dissonanti e perfino Repubblica (https://www.repubblica.it/esteri/2019/11/24/news/wikileaks_la_verita_sull_attacco_chimico_a_douma_in_siria-241742122/) ha preso una posizione simile a quella di quegli studiosi britannici. Per non parlare poi del più grande inviato di guerra della storia recente Robert Fisk: https://www.independent.co.uk/voices/syria-war-chemical-weapons-watchdog-opcw-assad-damascus-russia-a9262336.html

Chiediamo un commento su questi articoli specifici.

  • Nonostante abbiate creato una sezione per pubblicare gli editoriali e una serie di blog, continuano a esserci articoli d’opinione pubblicati all’interno di altre sessioni. Per esempio questo contenuto pubblicato il 22 dicembre 2020: “L’Ecuador in mano agli strozzini del FMI e in balia del virus”. Il pezzo, firmato dalla redazione, è pubblicato in America Latina, ma non si segnala che è un editoriale che esprime opinioni. Possiamo avere un commento su questo?

Su questo troviamo interessante un passaggio tratto da ‘La deontologia del giornalista’ a cura di Michele Partipilo: «Non può esistere un giornalismo che non sia “critica della realtà”, ecco perché proprio l’apporto critico del giornalista, insieme al requisito dell’attualità, contraddistinguono la nostra professione da quella degli altri comunicatori. I giornalisti hanno il dovere di tenere vive le coscienze attraverso l’esercizio del pensiero».

In ogni caso su questo aspetto, dobbiamo darvi ragione nel senso che stiamo ancora catalogando ed inserendo nelle sezioni del nostro quotidiano on line i diversi articoli e sicuramente abbiamo intenzione di meglio indicare in futuro se trattasi di editoriali o meno.

Anche per il “controllo 2021” al signor Paura è necessario una seconda email.

Nessun problema.

E-mail del 27 marzo 2021:
Da: Angelo Paura <>
Date: sab 27 mar 2021 alle ore 09:42
Subject: Re: Risposte questionario
To: Fabrizio Verde <>

Ciao Fabrizio,
volevo solo chiederti dei commenti specifici sugli articoli che contengono teorie non verificate o false sulla Covid-19. Li elenco qui sotto e ti chiedo di commentare la vostra scelta e la vostra posizione su ogni singolo articolo.

  • Nel primo “Coronavirus, gli USA spieghino chiusura di laboratori militari”, sostenete che ci sono “sospetti sulla relazione del laboratorio con il nuovo coronavirus” facendo riferimento al laboratorio della base militare Usa di Fort Detrick.
  • Nel secondo “Coronavirus, 3 dubbi riguardanti l’epidemia su cui gli Usa dovrebbero dare spiegazioni al mondo” sostenete “alcuni giorni fa, sul sito ufficiale della Casa Bianca, è stata lanciata una petizione per chiedere al governo statunitense di rendere pubbliche le informazioni su questa base militare, affinché possa esser chiarito qual è il suo ruolo nella ricerca di nuovi ceppi di coronavirus e verificare se sussiste o meno l’ipotesi di una fuga del virus dal laboratorio militare”. Anche in questo caso facendo riferimento alla teoria del complotto secondo cui il virus è stato creato negli Stati Uniti in un laboratorio militare.
  • In una intervista dell’ottobre 2020 a Giulio Tarro si sostiene che “le 35.000 persone, morte ufficialmente per Covid, ne sono la testimonianza”. In realtà i morti per Covid sono oltre 100,000. Tarro sostiene anche che le mascherine in molti casi non servano.
  • Il quarto articolo si intitola “Pneumologo e psichiatra Francesco Oliviero: ‘Perché nel 2019 con 8 mila persone morte non c’è stata nessuna psicosi? Erano morti di serie B?'” e dà spazio alle teorie di Oliviero il quale sostiene che la Covid provochi una polmonite interstiziale a causa di “meccanismi legati a conflitti biologici personali, il più grave è il conflitto di morte che si va a scaricare su un organo bersaglio che è il polmone”. Oliviero sostiene che sia la mente a trasformare il corso della malattia subito dopo la diagnosi attraverso il tampone. Inoltre, l’intervista che citate è stata rilasciata al proprietario del sito complottista Disinformazione.it, Marcello Pamio.

Infine volevo chiedere un commento su un articolo che avete pubblicato nel marzo del 2021 con il titolo “La Nike segue la fake news sugli uiguri e viene boicottata in Cina”, in cui affermate: “Dopo che le multinazionali statunitensi hanno deciso di seguire il governo degli Stati Uniti e il povero Parlamento europeo in una nuova crociata anti-cinese sulla bufala delle bufale del “genocidio degli uiguri”, in Cina la risposta è stata dirompente”.

Proprio sulla questione degli uiguri ci sono diversi reportage tra cui uno del New York Times (qui), uno della Bbc (qui), diverse analisi di non profit tra cui Amnesty international (qui) in cui si testimonia con dati la presenza di campi di rieducazione nella regione dello Xinjiang. Ti chiedo un commento.

Grazie ancora,

A.

E qui la nostra risposta del 2 aprile 2021.

Gentile Angelo,

sul primo articolo da te segnalato, “Coronavirus, gli USA spieghino chiusura di laboratori militari”, tradotto dal Global Times, ti abbiamo ampiamente risposto nel precedente scambio di opinioni, dove se ricordi ci siamo soffermati su due articoli sui “laboratori militari degli Usa” e non abbiamo nulla da aggiungere.

Sull’intervista al professor Tarro da te segnalata, come tu stesso noti, è dell’ottobre 2020 quando il numero dei morti era quello indicato e non quello attuale, mentre per quel che riguarda le dichiarazioni sulle mascherine, la stragrande maggioranza dei paesi nel mondo non le impone come obbligatorie all’aperto e lo stesso ex consulente del ministro della Salute Ricciardi in una nota conferenza stampa alla nazione nel marzo 2020 aveva affermato la loro inutilità all’aperto.

Per quel che riguarda le dichiarazioni del Prof. Oliviero, così come dei vari virologi e esperti che hanno detto tutto e il contrario di tutto in questi mesi, sono loro che si prendono la responsabilità di quello che affermano mettendo in gioco la loro professionalità. Nel caso di Oliviero parliamo di uno stimato pneumologo e psichiatra. 

Sulla vicenda degli uiguri ti posso mandare decine di reportage che provano il contrario, ti consiglio solo la lettura di questo articolo perché sulla matematica è difficile opinare (https://www.lantidiplomatico.)

Una considerazione finale sul metodo. I giornali che hanno diffuso fake news che hanno la responsabilità di aver coperto gravi crimini internazionali in passato –  “le armi di distruzione di massa in Iraq”, “gli stupri con il viagra delle bambine da parte di soldati dei Gheddafi”, “i barili bomba di Assad”, “Maduro che ordina di bruciare gli aiuti umanitari per il Venezuela” – continuano a diffondere notizie ridicolmente false (caso Brexit e “virus fuoriuscito dal laboratorio cinese” solo i casi più eclatanti) senza che algoritmi di social e motori di ricerca li censurino. A differenza loro e del pensiero unico neoliberista che purtroppo si è imposto come totalitario, noi non faremmo mai una campagna per la loro censura perché abbiamo profondamente a cuore la tutela del diritto di opinione e dell’esercizio della libera stampa. Detto ciò, rivendichiamo e rivendicheremo sempre con forza il nostro lavoro, la nostra integrità e la nostra chiara visione del mondo. Non ci lasceremo intimidire e siamo pronti a difendere la nostra onorabilità in tutti i modi e le vie possibili.

Un saluto e buon lavoro Fabrizio

 2 aprile 2021

La comunicazione con il signor Paura si interrompe. Questa è l’email di Fabrizio Verde del 28 aprile 2021 al Signor Paura.

Gentile Angelo, come stai? 

Ci sono novità rispetto le nostre ultime risposte? 

Un caro saluto. 

Nessuna risposta. Il nostro sito continuava ad essere considerato da “bollino” rosso e tra i “10 disinformatori più influenti” anche nel 2021.

Su l’AntiDiplomatico si abbatte la scure della censura per il giudizio assolutamente di parte, come avete potuto vedere, di un’agenzia Usa creata per bloccare chi porta avanti una visione del mondo diversa da quella del suo fondatore, l’ex vicepresidente della Borsa statunitense, portatore attivo delle barbarie del neoliberismo e della Nato.

Dopo il silenzio del signor Paura alla nostra ultima e-mail, come un Truman Show orwelliano – dove il giudizio è stato già preso ma l’email deve partire per “trasparenza” – siamo stati contattati nuovamente.

E’ così che conosciamo il nostro secondo “controllore”: la Signora Giulia Pozzi – “ha lavorato come giornalista in Italia per quattro anni occupandosi di politica e affari esteri per la pubblicazione DiariodelWeb.it, ed è stata per due anni corrispondente dalle Nazioni Unite a New York per la testata online La Voce di New York. Ha scritto anche per L’Espresso, Sette, and Linkiesta.it. Nel 2021, si è laureata alla Columbia University Graduate School of Journalism, dove ha frequentato il Master of Arts in Politica”.

La Signora Pozzi ci ha mandato queste tre e-mail che vi pubblichiamo. Prestate molta attenzione allo sprezzo e all’impunità con cui lavora questa agenzia Usa.

La prima email ricevuta dalla signora Pozzi è del 16 dicembre del 2021. Eccola:

Gentile Direttore, la contatto da NewsGuard perché stiamo apportando un aggiornamento alla nostra scheda relativa a L’Antidiplomatico.  

Volevo innanzitutto segnalarle una questione relativa all’accessibilità della pagina Chi siamo, che contiene tutte le informazioni relative alla proprietà, allo staff e alla leadership editoriale. In passato, era linkata ben in vista sulla home page. Al momento, invece, non riesco più ad accedervi direttamente dal sito (benché la pagina sia ancora attiva): mi chiedevo se si fosse forse trattato di un errore. 

 Vorrei inoltre sottoporre alla sua attenzione due recenti esempi di contenuti che, secondo la nostra analisi, contengono delle affermazioni fuorvianti o non comprovate sui vaccini contro il COVID-19, sui quali le chiederei un commento in modo da poter includere il punto di vista del sito nella scheda: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-sacrificare_i_bambini_in_nome_della_ricerca_scientifica/39602_44206/ (relativamente alla mancanza di benefici della vaccinazione pediatrica contro il COVID-19, contraddetta da numerose autorità sanitarie), e https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-prof_bellavite_i_vaccinati_sempre_pi_un_problema_epidemiologico_lo_scrive_una_letter_pubblicata_da_lancet/38822_44053/ (relativamente, ad esempio, all’espressione vaccino “sperimentale” e al riferimento al Codice di Norimberga). 

Ringraziandola per l’attenzione, saluto cordialmente.

Questa la seconda email arrivata un anno dopo esatto il 15 dicembre 2022.


Gentile Direttore,

Sono Giulia Pozzi di NewsGuard. Nel tentativo di combattere la disinformazione online, i nostri giornalisti analizzano i siti di notizie e informazioni in merito a credibilità e trasparenza e preparano una scheda informativa sul sito verificando il rispetto di nove parametri giornalistici.  

Stiamo per pubblicare un report di fine anno sui siti con maggior engagement online che nella nostra analisi hanno ottenuto un punteggio pari o inferiore a 25/100, e Lantidiplomatico.it rientra tra questi siti.

Dalla nostra analisi, emerge che Lantidiplomatico.it non rispetta i seguenti parametri di NewsGuard:

– Il sito non pubblica ripetutamente contenuti falsi; Raccoglie e presenta le informazioni in modo responsabile; ed Evita titoli ingannevoli;

– Corregge o spiega regolarmente gli errori;

– Gestisce la differenza tra notizie e opinioni in modo responsabile.

Qualora volesse rilasciare un commento su questa analisi, provvederemo ad inserirlo nel report in modo da includere il suo punto di vista.

Grazie mille.

Cordialmente,

Giulia

E infine, il “sollecito” del 19 dicembre

Buongiorno,

la contatto da NewsGuard in relazione alla mia email del 15 dicembre scorso, che inoltro qui di seguito. Resto a disposizione qualora volesse rilasciare un commento in proposito.

Grazie mille.

Cordialmente,

Giulia

Al Truman Show di NewsGuard chiaramente non abbiamo più dato seguito. In data odierna (in contemporanea con la pubblicazione) è arrivata la nostra risposta – questo articolo – alla signora Pozzi e l’avvertenza di rivolgersi ai nostri legali per ogni ulteriore comunicazione con il nostro giornale.


CONCLUSIONI

Un’agenzia creata negli Stati Uniti da uno dei personaggi più potenti della Borsa di Wall Street, come espressione diretta dei gangli del potere Usa e con riferimenti diretti a Nsa, CIA e Council of Foreign Relation, ha il potere di dare bollini di “verità” a chi fa informazione in Italia. Questa agenzia, NewsGuard, lavora a stretto contatto con la Commissione europea, con il gruppo mediatico Gedi della Famiglia Agnelli-Elkann, con browser, motori di ricerca e social che filtrano l’informazione, può indirizzare i proventi della pubblicità online e riceve “autopremi” da un Consolato Usa.

Non si tratta di presunti hacker russi da San Pietroburgo o fantasmagoriche interferenze cinesi secondo fonti che vogliono restare anonime del Dipartimento di Stato Usa. Stiamo parlando di un’agenzia statunitense reale alla quale, nei fatti, è stato impunemente dato il potere di bloccare chi porta avanti una visione di mondo diversa da quella decisa a Washington. Il suo operato è chiaramente inconciliabile con i dettami della nostra Costituzione.

Vi abbiamo scritto come uno dei campioni della propaganda atlantista, Open, ha il potere di censurare direttamente (non passando per gli algoritmi) le pagine Facebook di giornali regolarmente registrati come quella de l’AntiDiplomatico. Pensate – e noi abbiamo dovuto rileggerlo varie volte per crederci – che nonostante questo record in materia di fake news, per il Caronte (Usa) delle notizie il giornale di Mentana non solo è da “bollino verde”, è il “sito più attendibile in Italia”. Ci sarebbe da ridere per ore se non fosse tutto così tragico.

Nell’assordante, religioso e coloniale silenzio di tutti i partiti del Parlamento italiano, anche questo articolo subirà la censura di browser, motori di ricerca e social, grazie al “filtro” di un’agenzia che lavora da, e per conto di, Washington.

P.s. Il giorno in cui NewsGuard si presentava in Italia alla Sala della Stampa estera, noi eravamo presenti e abbiamo avuto la fortuna di registrare il magistrale intervento del grande inviato di guerra Alberto Negri, il quale in meno di un minuto ha avuto la capacità di sintetizzare alla perfezione chi ha diffuso realmente le fake news nell’ultimo ventennio (responsabili di aver dato il via e coperto la distruzione di decine di paesi con milioni tra morti e profughi sulla coscienza) e l’abominia che ha preso possesso dell’informazione in Italia attraverso NewsGuard. Ascoltatelo con attenzione e poi poniamoci tutti insieme questa semplice domanda: fino a quando saremo disposti a subire tutto questo supinamente?

*Presidente della “L.A.D. Gruppo Editoriale ETS”