“Fondamentalismo evangelicale e integralismo cattolico – un sorprendente ecumenismo”, è il titolo dell’attacco, apparso su Civiltà Cattolica a firma di Antonio Spadaro, il noto gesuita, e del pastore presbiteriano argentino Marcelo Figueroa, vecchio compare di Bergoglio, a cui El Papa ha consegnato l’edizione argentina de L’Osservatore Romano, non essendo alcun cattolico, secondo lui, degno del compito.
Lo si può leggere qui:
http://www.laciviltacattolica.it/articolo/fondamentalismo-evangelicale-e-integralismo-cattolico/
E’ stato pubblicato anche in inglese, perché chi deve intendere intenda.
E’ un testo sfrontatamente ideologico, e di una violenza ideologica inaudita per un testo clericale, che punta a provocare ripercussioni politiche epocali in Usa, forse fino ad un scisma. L’attacco è palesemente volto contro Trump e il suo consigliere Steve Bannon (che è cattolico), ed obliquamente vuole colpire il cardinal Burke, che lui considera il più potente dei suoi nemici. Che sia stato scritto dai due sotto dettatura di Bergoglio è evidente. Si riconosce lo stile, a cominciare dagli insulti che rivolge agli altri.
(Chi vuole ripassare l’elenco degli insulti che Bergoglio rivolge ai cattolici, qui:
http://www.telefree.it/news.php?op=view&id=118691)
Comincia con l’attaccare i “fondamentalisti” protestanti, “manichei” che dividono la realtà “tra Bene e Male assoluto”, tutti “bianchi del profondo Sud americano”, “guerrafondai che aspettano l’Apocalisse” (invece delle magnifiche sorti e progressive del governo mondiale) . Sono perfino, i malvagi, anestetizzati e indifferenti “ai disastri ecologici e dei problemi generati dai cambiamenti climatici” (qui si riconosce la ditata bergogliesca). Questi bianchi sudisti leggono solo “i testi veterotestamentari”. E vogliono “uno Stato di tipo teocratico”, “ il regno di una divinità qui e ora”. In questo, i fondamentalisti bianchi hanno “una logica non diversa da quella che ispira il fondamentalismo islamico”.
Così bollati i vari “cristiani rinati” della “destra evangelica” e i millenaristi carismatici e i seguaci dei telepredicatori, con una sommarietà e rozzezza culturale che disonora un gesuita (anche qui si indovina la zampaccia di Francesco, grossolana e pressapochista, senza finezza intellettuale), uno si domanda: perché adesso? Sono almeno trent’anni che questi fondamentalisti protestanti, blocco sociale di 70 milioni di votanti, appoggiano l’imperialismo degli Usa, in cui vedono “la nazione eletta”. Sono loro la base elettorale che ha fermamente aderito alle guerre anti-islamiche che Bush jr. ha scatenato per conto della Israeli Lobby. Sono quel gruppo sociale che si chiamano “Christian Zionists”, e vogliono che l’America combatta a fianco di Israele nella battaglia finale di Armageddon; convinti che Israele, avendo occupata finalmente la Terra santa, accelererà la Seconda Venuta di Gesù il quale instaurerà il Regno (1 – vedi nota ).
Da una parte, quindi, l’accusa di Civiltà Cattolica ai cristiani rinati arriva in ritardo –
dovevano farla nel 2001, a “Dubya” Bush l’iniziatore dei 17 anni di guerre “contro il terrorismo” che hanno provocato più terrorismo che mai – e tace furbescamente sugli istigatori di questa deriva sionista della “destra religiosa” statunitense (1). Ma poi, appunto, costoro sono protestanti, o evangelici da telepredicatori e pentecostali delle più fantastiche sette post-luterane: che c’entrano questi coi cattolici?
Ed ecco allora il colpo che i due compari della rivista gesuitica assestano : essi notano che “si sta sviluppando una strana forma di sorprendente ecumenismo tra fondamentalisti evangelicali e cattolici integralisti”.
I cattolici americani se la intendono coi seguaci dei telepredicatori! Fanno un “ecumenismo” cattivo, si capisce, non “buono” come quello di El Papa, il quale si muove “nella linea dell’inclusione, della pace, dell’incontro e dei ponti” e blabla. Quello che i cattolici americani stringono coi borm again christians, è un “ecumenismo nell’odio” un “ecumenismo del conflitto”. Entrambi vogliono “una «guerra santa», costruiscono barriere di filo spinato”, promuovono lo stato teocratico come l’ISIS …
Naturalmente, la Civiltà Cattolica non fornisce alcuna prova di questo confluire di cattolici americani nel fondamentalismo protestanti più fanatici. Non può, perché non è vero: come dovunque, anche in Usa i cattolici sono in assoluta maggioranza, tipicamente progressisti, modernisti, pro-aborto, pro-gay (infatti i due compari non trovano da citare che un gruppuscolo chiamato Church Militant, che ha avuto il torto di schierarsi per Trump invece che per Hillary). Poi s’intende, c’è anche in America – come dovunque – una piccola frangia di tradizionalisti, che vanno alla Messa antica; e come dovunque in Europa, questa minoranza piccola è spesso militante, attivista; si batte per i “valori non negoziabili”.
Ed ecco appunto dove Bergoglio scorge il convergere maligno dei cattolici Usa : “Quest’incontro avviene sul terreno di temi come l’aborto, il matrimonio tra persone dello stesso sesso, l’educazione religiosa nelle scuole e altre questioni considerate genericamente morali o legate ai valori”.
Capito?
Ecco la prova a carico.. Perché il vero cattolico, per essere amato da Bergoglio, non deve opporsi alla legalizzazione dell’aborto – se lo fa, vuole la teocrazia. Né protestare contro i “diritti LGBT”, e ancor meno battersi da cittadino perché i valori cristiani siano riconosciuti nelle scuole: perché questo significa “voler instaurare il regno di una divinità qui e ora. E la divinità ovviamente è la proiezione ideale del potere costituito”.
Ecco qui la tipica accusa bergogliesca: tutti quelli che lui detesta, vogliono il potere. Nelle loro azioni non ci sono mai motivazioni nobili, la difesa della verità, della morale contro la corruzione; no, quelli vogliono prendere il potere. Magari il suo (Bergoglio ci tiene moltissimo al potere suo, e lo usa da despota).
E’ una vera e propria mascalzonata: accusa quei quattro gatti di cattolici tradizionalisti americani – sono gli stessi che probabilmente si sono stretti attorno al cardinal Burke – di essere collusi coi fondamentalisti protestanti e di volere lo Stato Cristiano Integralista, versione cristianista dello Stato Islamico wahabita.
Dovete infatti capire, dicono i due compari – e comincia la prescritta sviolinata al grande rinnovatore del Cristianesimo – che
“Francesco rifiuta radicalmente l’idea dell’attuazione del Regno di Dio sulla terra, che era stata alla base del Sacro Romano Impero e di tutte le forme politiche e istituzionali similari, fino alla dimensione del «partito».
“Francesco intende spezzare il legame organico tra cultura, politica, istituzioni e Chiesa”.
Non basta. Egli ha anche il gran merito di rigettare la cultura cristiana, le “radici cristiane di Europa”: «L’apporto del cristianesimo a una cultura è quello di Cristo con la lavanda dei piedi, ossia il servizio e il dono della vita. Non deve essere un apporto colonialista».
Adesione totale al globalismo
La (supposta) convergenza di cattolici e fondamentalisti nel cattivo ecumenismo dell’odio, cresce secondo gli estensori “sulla paura della frattura dell’ordine costituito e sul timore del caos. Essa funziona proprio grazie al caos percepito […] La religione a questo punto diventerebbe garante dell’ordine”.
Se in Vaticano si sapessero ancora tirare le conseguenze logiche di queste asserzioni, tradurrebbero quel che ci chiede l Papa così: cristiani, il vostro dovere cattolico è scomparire. Accettare l’avanzata trionfale di quel “godere senza ostacoli” che è lo strumento di cui ha bisogno il “mercato senza ostacoli” globalizzato. Non dovete obiettare alla trasgressione morale e culturale permanente, che serve alla finanza mondiale, come le servono l’abbattimento di tutte le frontiere, la soppressione di tutte le norme e di tutte le identità collettive per sottomettere al consumo capitalistico una umanità standard con desideri standard che il mercato può soddisfare (se potete pagarli). Dovete accettare un’Europa come “contenitore svuotato di ogni contenuto per lasciare spazio all’Altro”. Il vero cattolico secondo il cuore di Francesco non deve aver paura del disordine e del caos, né opporvisi, ma plaudirlo, parteciparvi; diventate anche voi nomadi, puri individui atomizzati , perché solo gli sradicati sono veramente liberi dai condizionamenti … di tutto ciò che ha insegnato Cristo dovete tenere solo la “lavanda dei piedi”: lavate piedi di clandestini, di LGBT, di ogni “minoranza” mediatica, basta che non siano i vostri concittadini, i “vostri” connazionali poveri e impoveriti dalla globalizzazione e dalle oligarchie. Nessuno si deve ribellare al totalitarismo della dissoluzione. Sta avanzando il governo unico mondiale, perfettamente “laico”, e voi non dovete criticarlo. E voi cattolici americani, non dovevate votare Trump. Dovevate votare Hillary. E non disturbate il Deep State.
Il fondamentalista è Bergoglio
Attenzione: quando si scaglia contro quelli che “costruiscono barriere di filo spinato” perché “l’unico filo spinato per il cristiano è quello della corona di spine che Cristo ha in capo” – bella frase – Bergoglio rivela il suo specifico fondamentalismo, peggiore (persino) di quello dei born again christians. Come i wahabiti pretendono che gli stati applichino la sharia, la legislazione rivelata coranica, lui esige che l’Occidente adotti il Vangelo – come legge sovrannazionale, coattiva, senza mediazioni. Lo Stato deve essere il Buon Samaritano, non deve elevare fili spinati, i suoi cittadini devono mettersi la corona di spine di Cristo. Svuotarsi per accogliere l’Altro, senza chiedergli alcun dovere.
“Francesco” ha esposto questo fondamentalismo folle anche nella demenziale conversazione con Scalfari. Riprendo i passi:
“Papa Francesco mi ha detto di essere molto preoccupato per il vertice del “G20”. “Temo che ci siano alleanze assai pericolose tra potenze che hanno una visione distorta del mondo: America e Russia, Cina e Corea del Nord, Putin e Assad nella guerra di Siria”.
Qual è il pericolo di queste alleanze, Santità?
“Il pericolo riguarda l’immigrazione. Noi, lei lo sa bene, abbiamo come problema principale e purtroppo crescente nel mondo d’oggi, quello dei poveri, dei deboli, degli esclusi, dei quali gli emigranti fanno parte. D’altra parte ci sono Paesi dove la maggioranza dei poveri non proviene dalle correnti migratorie ma dalle calamità sociali; altri invece hanno pochi poveri locali ma temono l’invasione dei migranti. Ecco perché il G20 mi preoccupa: colpisce soprattutto gli immigrati di Paesi di mezzo mondo e li colpisce ancora di più col passare del tempo“.
Il G20 lo preoccupava in un solo senso, monomaniacale: temeva che”colpisse soprattutto gli immigrati di paesi di mezzo mondo”. Il farneticante temeva una alleanza fra” America e Russia, Cina, Corea del Nord e Assad” che facessero del male ai suoi migranti, impedendo loro di migrare. Come se i migranti fossero un prodotto naturale; come se la vittoria di Assad non stesse facendo tornare a casa un mezzo milione di siriani, che erano dovuti scappare e “migrare”. Come se i migranti fossero necessari, e non invece un male della destabilizzazione e sovversione occidentale, e una artificiale collusione fra criminalità e organizzazioni non governative. In questo pseudo-ragionamento delirante, è chiara una cosa: per Bergoglio, lo Stato ha un solo dovere: accogliere “migranti”. Senza alcun tetto, senza porsi alcuna domanda sui mezzi limitati, che deve sottrarre ai suoi poveri, ai diritti dei cittadini, e i fini. Lo Stato avrebbe il solo, evangelico obbligo morale : “accogliere migranti”.
Intanto lui, però, il misericordioso per eccellenza, ha assestato una pugnalata obliqua ai cattolici Usa, a Bannon e a Trump. E a Burke.
Chi trasformò i protestanti USA in neo-con.
Note
- In realtà, i vari gruppi carismatici gestiti dai loro telepredicatori sono stati a lungo una pittoresca galassia politicamente indifferente o innocua fino al 1982. Il loro mutamento in “sionisti cristiani” è stato descritto dallo storico Edward Tivnan nel suo THE LOBBY. Jewish Political Power and American Foreign Policy. Simon & Schuster, 1987. Nell’82, l’avanzata sterminatrice di Sharon in Libano, coi massacri di Sabra e Chatila e l’annessione forzata di Cisgiordania e Gaza, fece perdere alla causa sionista l’appoggio degli americani democratici e progressisti, disgustati da quella ferocia; ed anche di molti ebrei americani, che allora erano di sinistra e umanitari. Come disse a Tivnan un anonimo dirigente dell’AIPAC (American-
Israeli Political Action Committee), le annessioni territoriali e la cacciata col terrore dei palestinesi “ha danneggiato l’autorità morale di Israele, cosa che è gli americani rispettano ed ammirano di più in Israele.. Noi controbatteremo usando l’argomento che Israele è perseguitato dalla sinistra, è vittima della propaganda di sinistra. Per questo stiamo diventando “neo-conservatori”: vogliamo ampliare l’appoggio ad Israele sulla destra”.
Che io sappia, è questa la prima volta in cui è apparso il termine “neo-conservative”, o neocon. Effettivamente, in quello stesso ’82, l’allora primo ministro israeliano Menachem BEgin intraprende un viaggio in Texas e California, per prendere contatto con la destra protestante. Il viaggio è pagato dalla Anti Defamation League of B’nai B’rith (la massoneria riservata ai giudei) che organizzano incontri fra Begin e i principali telepredicatori dell’epoca – molti dei quali nutrono sentimenti anti-ebraici, in quanto adepti della Bibbia. Begin per esempio insignisce del”premio Jabotinski” il milionario Jerry Falwell,fondatore della Moral Majority (20 milioni di simpatizzanti), a cui viene donato da Israele anche un Lear Jet; poi vengono guadagnati alla causa Oral Robert, Pat Robertson, Jim Bakker, telepredicatori di successo, con tv loro proprie, che già diffondevano il verbo della American Religion. In numerosi “breakfast di preghiera” con importanti rabbini, costoro diventano militanti filo-israeliani. “Il loro appoggio alla causa di Israele – spiega Tivnan – è fondato sulla credenza che la rinascita di Israele sia il compimento della profezia biblica: i fondamentalisti protestanti credono alla nozione degli ebrei quale ‘popolo eletto’ da Dio. I millenaristi fra loro approvano l’annessione alla Cisgiordania [che i democratici americani aborrivano, allora] perché credono che la restaurazione di Israele sia il preludio al Secondo Avvento del Messia”. (Si veda il mio “I Fanatici dell’Apocalisse”, ed. Il Cerchio).