Le mani del sacerdote indegno

Scrive Santa Teresa d’Avila:

«Un giorno, mentre andavo a comunicarmi vidi… due demoni di un aspetto abominevole. Mi pareva che le corna cingessero la gola del povero sacerdote e vidi il mio Signore fra quelle mani nell’ostia che egli si preparava a darmi, segno evidente che erano mani di uno che lo offendeva: capii che quell’anima si trovava in peccato mortale.

Come poter dire, Signor mio, l’orrore di vedere la vostra bellezza in mezzo a così abominevoli figure? I demoni stavano innanzi a voi come sbigottiti e tremanti ed era evidente che sarebbero fuggiti volentieri, se voi li aveste lasciati andar via.

Ne ebbi tale turbamento che non so come potei comunicarmi e rimasi in gran timore ritenendo che, se si trattava di una visione proveniente da Dio, egli non avrebbe permesso che io vedessi lo stato peccaminoso di quell’anima. Ma il Signore stesso mi disse di pregare per lui, aggiugendo che l’aveva permesso per farmi conoscere il valore delle parole della consacrazione, in virtù delle quali Dio è lì presente, per quanto possa essere indegno il sacerdote che le preannuncia e per mostrarmi la sua grande bontà nel porsi fra le mani di un suo nemico, pur di operare il mio bene e quello di tutti.

Mi resi conto allora di quanto i sacerdoti siano obbligati più degli altri ad essere virtuosi, di come sia atroce ricevere indegnamente questo santissimo sacramento e di quanto potere abbia il demonio su un’anima in peccato mortale. Ne trassi gran vantaggio e più chiara conoscenza di ciò che dovevo a Dio. Sia Egli benedetto per sempre».