Jacques Sapir
par Jacques Sapir · 30 août 2016
Testo gentilmente tradotto da Etienne Ruzic
La questione della compatibilità tra l’Euro e un sistema democratico si pone oggi con particolare acutezza. Questa moneta ha imposto alla Francia di cedere la propria sovranità monetaria ad un’istituzione non eletta, la Banca Centrale europea. Quest’ultima le impone ora di cedere alla Commissione europea, anch’essa non eletta, intere fasce di politica fiscale e di bilancio. Cosa rimane dunque del patto politico che richiede che il consenso alle imposte abbia come contropartita il controllo sovrano della rappresentazione del popolo sul bilancio del Paese?
Questo processo era già iniziato nel periodo precedente (dal 1993 al 1999) con l’istituzione di uno status di indipendenza della Banca di Francia. Ma esso aveva senso solo in ragione dell’imminente attuazione dell’Euro. Possiamo comunque costatare che questo primo abbandono della sovranità fu decisivo.
La perdita della sostanza democratica generata dall’Euro ha conseguenze drammatiche per il nostro Paese. Questa perdita provoca la corrosione inevitabile del patto repubblicano e, a causa delle sue conseguenze, rischia di portarci verso la guerra civile.
L’Euro prima dell’Euro
L’indipendenza della Banca di Francia, instaurata dopo il trattato di Maastricht, è stato un passo decisivo nella perdita della sovranità monetaria. Tuttavia, l’indipendenza delle banche centrali deriva in realtà dalla sua attuazione. Ora, le conseguenze alle quali porta questo primo abbandono della sovranità sono sono ancora più importanti dell’abbandono stesso. Una volta che avete lasciato ad altri la scelta della politica monetaria, dovete ammettere che questi “altri” determineranno con le loro azioni le regole fiscali che dovrete seguire. Privato della libertà di far variare i parametri della politica monetaria, il governo perde uno degli strumenti principali di politica economica. Ma in parte perde anche il controllo delle sue risorse fiscali, poiché queste ultime sono strettamente correlate al livello di attività economica oltre che ai tassi di inflazione. In effetti, le risorse fiscali sono di quantità nominali (e non gli effettivi quantitativi). Più il tasso di inflazione è alto, più le risorse fiscali saranno grandi. Si noti, infine, che una parte del deficit pubblico costituisce un « debito » simile a quello di agenti privati che facciano un mutuo per avviare un’attività produttiva. Si pone quindi la questione del suo riacquisto, in totalità o in parte, da parte della Banca centrale. Ma questo, l’Euro lo vieta.
Le conseguenze politiche dell’Euro
Non potendo più allineare la politica monetaria con i bisogni dell’economia, il governo scopre che deve piegarsi a norme rigorose in materia di bilancio e in materia fiscale. Se oramai è un potere esterno che stabilisce la politica monetaria, bisognerà, a termine, che lo stesso potere fissi le regole di bilancio e fiscali. Questo è ciò che ha istituzionalizzato il TSGT, o trattato sulla stabilità, coordinamento e governance, adottato nel settembre 2012. Se il processo di bilancio sfugge al controllo del governo, avverrà la stessa cosa per il processo fiscale. Ora, il fondamento di QUALUNQUE democrazia risiede nel fatto che la rappresentazione del popolo, il parlamento – e solo lui-, deve avere l’ultima parola in fatto di bilancio e fiscalità. Siamo quindi tornati alla situazione precedente al 1789. Il collegamento tra il cittadino e il contribuente è stato interrotto.
L’Euro e la crisi politica
È la causa della crisi della democrazia. Si manifesta prima come grande astensione alle varie elezioni. Si manifesta anche con il ripiegarsi verso diverse comunità e l’ascesa del « comunitarismo ». Ora, questo aumento del comunitarismo prende una piega tragica con gli attentati degli « jihadisti » sul territorio nazionale. Da questo punto di vista, la situazione è stata aggravata dal lassismo e dalla compromissione dello Stato e di alcuni suoi eletti, per clientelismo [1], con i rappresentanti di questa ideologia.
Si deve imperativamente porre fine a queste pratiche. La politica di abbandono della politica da parte dei politici non può che condurre il Paese alla tirannia o alla guerra civile. Ma questo impone di rendere ai politici i mezzi per agire in tutti i campi.
I francesi, sentendosi ormai sempre meno cittadini, soprattutto perché si continua a sprecare questa parola in lavori che sono anch’essi contro-sensi, si piegano su cio’ che sembra offir loro protezione: comunità religiose, comunità di origine… In tal modo si precipitano verso la guerra civile. Questa è la critica più radicale che possiamo fare all’Euro: di strappare in modo decisivo il tessuto sociale e di montare i francesi gli uni contro gli altri. Nella logica dell’Euro, l’unico futuro possibile è quello descritto da Hobbes: la guerra di tutti contro tutti.
Se prendiamo quindi in considerazione tutti gli aspetti, sia economici, che sociali, fiscali, ma anche politici, l’Euro ha avuto, da quasi 17 anni a questa parte, un ruolo estremamente negativo. Levando ai governi i mezzi per agire, accredita l’idea della loro impotenza. Non abbiamo ancora finito di pagarne il prezzo.
[1] Vedere Pina v., Silenzio colpevole, Parigi, Kero, 2016