L’eurogolpe finale: Draghi lo consiglia

Mario Draghi ha lanciato la sua “proposta” davanti a un europarlamento vuoto, perché già sapeva quel che avrebbe detto (ed è d’accordo), il 4 maggio: abolire nella UE il principio dell’unanimità. La regola che le decisioni vanno prese dai 27 insieme, nessuno escluso. A questo scopo, è disposto a “riformare i trattati europei” – prima intoccabili e sacri – a rotta di collo. In ciò sostenuto da Macron, che ha la presidenza semestrale della UE, dall’euroligarchia che lo desidera ardentemente, e dai numerosi eurodeputati che seguono Soros. Non c ‘è dubbio che la “proposta” passerà.

I 27 stati perderanno il diritto di veto. Occorre dire che questo, come rileva la giornalista francese Karine Béchet-Golovko, è un golpe. L’ultimo colpo di stato con cui l’euro-oligarchia non votata da nessuno espropria gli stati dell’ultimo potere.

“Le riforme, che si profilano in Europa sotto le dichiarate intenzioni di una maggiore “efficienza” e di una maggiore “democrazia”, ​​preparano la fine ufficiale della sovranità degli Stati, e quindi degli stessi Stati, e alla ripresa del controllo da parte degli oligarchi sul processo elettorale, che è diventato per loro troppo pericoloso in tempi in cui s’è consumata la rottura tra le élite nazionali e le popolazioni. Questo è chiamato colpo di stato, un tentativo di prendere il potere per sempre.

La conferenza, avviata da Macron, del Futuro dell’Europa, sostenuta dal Parlamento europeo, prepara nientemeno che un colpo di stato europeo. Gli stati europei hanno già pochissimo potere, ma la sequenza del Covid e della crisi ucraina hanno dimostrato che questo poco è ancora troppo per lorsignori. I disaccordi esistono, le antinomie sono tese, il mito dell’unità europea si sta sgretolando.

Gli interessi nazionali si sono rivelati antagonisti degli interessi europeistici, difesi dagli oligarchi dell’UE, che si sono rivelate “atlantiche” totali, riducendo la UE praticamente ad una NATO in borghese. La maschera è caduta con la guerra in Ucraina, le dichiarazioni sempre più aggressive dei leader europei, l’estremismo antirusso, contro gli interessi di stabilità del nostro Continente.

Del resto,

“L’UE non ha scelta. Deve monopolizzare il campo delle decisioni politiche, senza lasciare la possibilità agli Stati recalcitranti alla totale diluizione nel super-organismo burocratico, di poter opporsi coi veti, su questioni ideologicamente importanti.

La dimensione ideologica di questa volontà di profonda riforma dei Trattati costitutivi europei, sostenuta dal Presidente del Consiglio italiano, non è nemmeno nascosta: l’unanimità deve essere messa in discussione per poter sviluppare una politica estera comune per l’UE e non essere ostacolato nell’adozione di sanzioni contro la Russia. Perché, ovviamente, questo ciò a cui si riduce la politica estera dell’UE-NATO, non altro, non mediazione e negoziato.

Sono state quindi avanzate diverse proposte, sostenute anche dal Parlamento europeo, che si riducono al “ripensare” al principio dell’unanimità. Tuttavia, è proprio questo principio che garantisce la sovranità degli Stati in questo sistema UE, poiché saranno adottate solo le decisioni per le quali lo Stato dà il suo consenso. Ritirare a ciascuno Stato il suo diritto di veto è sottometterlo alla volontà della maggioranza, è ritirare la sua sovranità. Tuttavia, uno Stato che non è sovrano non è uno Stato, è un territorio, con una popolazione, ma per il quale le decisioni non vengono prese a livello delle autorità nazionali.

Seguendo la stessa logica della messa in discussione dei processi politici, si propone di sviluppare il voto a distanza, la cui mancanza di sicurezza è chiaramente un vantaggio, e di abbassare l’età per votare a 16 anni, che mette a disposizione una massa elettorale politicamente immatura, non confrontata con la realtà della vita e totalmente manipolabile, come ha dimostrato aderendo al terrorismo Covid, andando a farsi inoculare in massa.

Istituzionalmente, il Parlamento Europeo chiede che i suoi poteri siano accresciuti da un diritto di proporre e votare leggi (un diritto che ora non ha: le norme le decreta la Commissione, già questo è un golpe: il potere esecutivo che si riserva anche il legislativo) e vuole acquisire una certa legittimità; ma avendo approvato le liste transnazionali , che accentueranno la distanza culturale e psicologica tra gli eletti e gli elettori nazionali. Perché, tanto, non c’è pericolo che tale europarlamento, composto da quelli che il premier sloveno Janez Jansa ha chiamato “226 burattini di Soros”, faccia sorprese sgradite al potere globale.

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“Se gli Stati europei intraprendono una così radicale riforma delle istituzioni europee, si stanno suicidando e consegnando il continente europeo a un’organizzazione atlantista, e al ramo regionale dei meccanismi globali di governance.

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