Matteo Simonetti, docente di storia e filosofia al liceo Leonardo Da Vinci di Civitanova Marche, aveva criticato “evento” dell’ANPI nella sua scuola (la presentazione di un libro partigiano su “i processi ai fascisti e collaborazionisti”), definendolo “un comizio senza contraddittorio”: fatto oggettivo, al punto che gli studenti delle quinte convocati ad ascoltare, avevano cominciato a lasciare per protesta l’auditorium. Era accaduto il 28 novembre.
Davanti a tematiche così delicate, è fondamentale garantire “una pluralità di opinioni e fonti, in linea con un vero approccio storiografico”. Il docente infatti ha affermato che “il valore di una democrazia sta proprio nel garantire la libera espressione del proprio pensiero, trascendendo ogni forma di componente politica”.
I relatori hanno ribattuto: “ “In una democrazia non tutte le opinioni possono essere accettate”; “Quando si parla di Resistenza non occorre una controparte”. “Lei è un fascista”. “Nazista!”. Una, con gli studenti a prendere le difese del professore.
Risultato. Il professore è stato sospeso dall’insegnamento per un mese, con stipendio dimezzato. Su esposto dell’ANPI alla direzione scolastica.
Siccome il docente impugna la decisione, “ la Direzione Scolastica Regionale, sua sponte richiede all’Anpi altra documentazione non strettamente riferita ai fatti del 28 novembre”. Insomma di fare un dossier a carico dell’insegnante con capi d’accusa più tosti. I ricercatori dell’ANPI spulciano i suoi post e liberi cazzeggi su Facebook (abbandonate Facebook!) e trovano che lo sciagurato, nel 2016, ha “fatto riferimento alla Shoah, alla libertà di pensiero, alle piscine presenti ad Auschwitz e al Piano Kalergi”.
Abbastanza per elevare contro di lui l’accusa di “antisemitismo e negazionismo”. A questo punto, Simonetti ha paura a buon titolo (carriera stroncata) e scrive una lunga difesa: “Io non sono antisemita, sfido chiunque a trovare nei miei cinque libri una frase da cui spiri odio razziale”…. “Io non nego l’Olocausto…” “Nella mia carriera scolastica non ho riportato una, dico una frase dei revisionisti dell’Olocausto….Il compito della filosofia è di fare domande”:
SI può leggere la sua appassionata apologia qui sul Secolo d’Italia (il che non migliorerà la sua situazione).
Ciascuno può vedere come faccia riferimento a sapere e cultura – di cui i suoi accusatori sono totalmente ignoranti. L’ignoranza è anzi la cosa che dà forza alle loro accuse e le rende invincibili: ha parlato d i Kalergi, ha protestato contro la legge che commina il carcere ai negazionisti, in nome della libertà di pensiero”… Questo anzi dice addirittura che ad Auschwitz c’era una piscina!
C’era, (probabilmente per il personale) ed è questo il problema. Loro non lo sanno, e quindi gli sembra una uscita oltraggiosa di un antisemita negazionista.,..da espellere dalle scuole, da togliergli lo stipendio. Così come non sano nulla di Kalergi, di Adorno e di Scholem, che invano il professore si affanna a dire di aver studiato.
Quando dice “il compito della filosofia è di fare domande”, è patetico: la nuova democrazia è accaratterizzata dal divieto di far domande, possibile che non lo capiate ancora? Non solo al potere costituito non importa che i ragazzi imparino la filosofia del far domande e sviluppino lo spirito critico , ma nemmeno sanno aggiustare una scala mobile della metropolitana della capitale, gestire una rete di alta velocità senza lasciare uno scambio in posizione sbagliata , né far prosperare una compagnia area nazionale, né criticare il sistema economico vigente imparando le altre idee e teorie.
Questo è un Paese dove chi comanda è culturalmente indietreggiato di mezzo secolo, e tecnicamente incapace di essere all’altezza della modernità complessa. Essenzialmente, ha perso ogni capacità critica ed autocritica, ogni desiderio di far domande – e ogni senso di responsabilità verso la nazione.
Se uno statale dice cose che non piacciono al Potere ignorante, ecco il metodo che sua: gli toglie lo stipendio e lo affama. L’ha fatto anche con la professoressa di inglese che a Firenze ha detto che non sopporta la senatrice Segre. Sta diventando un metodo molto efficace, ovviamente, di questi tempi di disoccupazione di massa, per mettere a tacere. S’intende, lo usano con gli statali di basso rango, insegnanti, guardie carcerarie, carabnieri; ai Palamara, ai giudici che incarcerano innocenti, e ai Visco di Bankitalia, mica gli dimezzano lo stipendione per gli errori, che spesso configurano reati gravissimi.
E’ bene che gli insegnanti, d’ora in poi, capiscano che siamo entrati nelle Nuove Disposizioni. Non dicano le loro idee e opinioni – specie su Facebook. Una frase buttata lì tre anni prima può essere usata contro di voi e farvi licenziare. Devono imparare a dissimulare, a rendersi inafferrabili intellettualmente, come si faceva in URSS.
Questo metodo è sovietico. Ma non lo sanno, per ignoranza.
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