di Chantal Delsol
Offriamo ai lettori, nella traduzione di Roberto Pecchioli, un importante articolo di
Chantal Delsol, la più importante filosofa cattolica francese vivente pubblicato sul
grande quotidiano parigino Le Figaro, ripreso da www.elmanifiesto.com. Delsol ,
studiosa del pensiero di Hannah Arendt, docente universitaria, ha scritto numerosi libri
tradotti in italiano, come La fine della cristianità e il ritorno del paganesimo e Elogio
della singolarità, saggio sulla modernità tardiva . Secondo Delsol l’elezione di Donald
Trump traduce non l’emergere, ma la cristallizzazione di una nuova corrente politica
ancora senza nome. I popoli si sollevano contro la distruzione delle identità particolari, la
mondializzazione , il “senza frontierismo” e la sacralizzazione della sanità.
La seconda vittoria di Donald Trump è parte di una storia che segna una svolta. La profondità di ciò che rappresenta è diventata tale che non si può più parlare in modo
spregiativo di “frustrazioni e rabbia”. Non si tratta più solo di un volgare guitto che ridacchia davanti alla folla. Ha un'idea in mente, anche se non è lui a portarla avanti. Altri
pensano dietro di lui. E questa corrente si unisce a coloro che in Europa le assomigliano.
Questo evento politico riflette non l’apparizione, ma la cristallizzazione di una corrente politica occidentale che ancora non ha nome. Potremmo chiamarla illiberale. Dalla
seconda metà del XX secolo, la mentalità occidentale ha dispiegato le sue forze e convinzioni in una direzione ben precisa: la globalizzazione e la ricerca di un'identità
mondiale, la negazione delle culture particolari e delle tradizioni locali, religiose e non; la sacralizzazione della salute e dell'ecologia; il libertarismo sociale in tutte le sue forme; e,
allo stesso tempo, la centralizzazione delle “élites” per imporre tutti questi presupposti, essendo ormai considerata superata l’idea del buon senso popolare.
Dall’inizio del secolo, il postmodernismo è stato il regno di una piccola “élite” che impone queste nuove convinzioni. Ciò che chiamiamo illiberalismo è una rivolta popolare contro
questo processo.
L’Illiberalismo insorge contro la distruzione delle identità particolari, contro la globalizzazione e la cancellazione dei confini che rendono possibile ogni
mercificazione e immigrazione: contro la sacralizzazione della salute che impone misure considerate estreme durante il Covid o chiede limiti alle armi negli USA; contro la sacralità
della natura che impedisce di sparare agli uccelli o di accendere fuochi di legna nelle campagne; contro il libertarismo sociale che manda gli attivisti a raccontare l'ideologia del
cambio di sesso ai bambini dell'asilo.
L’;illiberalismo è meno liberale del liberalismo delle élite perché ritiene che la libertà debba avere dei limiti (nella globalizzazione economica o nell'apertura delle frontiere o nelle
questioni sociali). Ma è più liberale del liberalismo delle élites perché crede nel buon senso del popolo (altrimenti non capisce come si possa essere democratici) e, quindi, reclama la
libertà dal basso: "Lasciateci vivere, lasciateci fare”. L’emergere dell’illiberalismo alla fine del XX secolo nei paesi dell’Europa centrale non è stato altro che il preludio a un vasto
processo di cui la seconda elezione di Trump rappresenta una sorta di culmine.
Le élite ultraliberali e libertarie della sinistra occidentale fin dall’inizio hanno risposto come al solito a questi tentativi di sfidarli con insulti. Li denunciarono immediatamente come
fascismo, praticarono la reductio ad hitlerum e lo fecero con una forza senza precedenti.
Una scomunica permanente L’ élite liberale-libertaria di sinistra è sicura del proprio diritto perché crede di essere ontologicamente nella direzione della storia, e pertanto nella
direzione del Bene. Coloro che chiedevano che si valutassero, misurassero e chiarissero meglio i venti inarrestabili del progresso (in questo caso, la libertà sfrenata) furono
censurati e assassinati socialmente.
Il risultato è stato che le élite conservatrici divennero riluttanti a pronunciarsi apertamente. Le cosiddette correnti sovraniste illiberali, quelle
che volevano porre limiti alle libertà, hanno dovuto svilupparsi senza un’ élite, senza un corpo dottrinale.
Questa è in Francia la storia del Front National, ora Rassemblement National. Per mezzo secolo ha dovuto avanzare tra gli sputi, con grande coraggio ma
pochissimo spirito, perché nessuna élite ha osato unirsi alla sua battaglia (il coraggio non è mai stato una caratteristica degli intellettuali). La scomunica permanente che affligge da
tanto tempo queste correnti le priva del contributo delle menti più acute e le riempie di prepotenti, di lunatici e di imbecilli che accettano l'ostracismo e addirittura se ne gloriano.
Ciò spiega perché la divisione tra le due correnti sia tanto di classe sociale che di convinzione, da qui il suo carattere sinistro.
Solo l’élite difende il liberalismo-libertarismo. In Francia, le grandi città sono il terreno privilegiato del macronismo e dell’ultrasinistra, mentre le campagne votano per Marine Le
Pen e il suo RN. La Harris è difesa dalle élite e dai famosi, il che non fa un popolo.
La gente parla con il senso comune, che non è più rilevante; le élite difendono il loro punto di vista trasferendolo nelle leggi, ad esempio traducendo l’illiberalismo in attacco allo stato di
diritto. Lo Stato di diritto è un’idra dalla geometria molto variabile che, nelle mani dei benpensanti, permette di legittimare esclusivamente il primato dei diritti soggettivi,
l’abolizione delle frontiere e i diritti delle minoranze. In questo confronto esistenziale, entrambe le parti stanno diventando molto pericolose. Trump è stato capace di mandare le
sue truppe in Campidoglio e Harris di difendere una politica identitaria che attribuisce titoli e incarichi in base al colore della pelle: un ritorno ai titoli ereditari di nobiltà e al
razzismo ordinario.
La grande paura dei benpensanti.
Il momento Trump 2 è un momento in cui emerge per la prima volta una teorizzazione dell’illiberalismo, una nuova tendenza adattata ai tempi, che richiede di imporre limiti alla
libertà rilegittimando il senso comune popolare. L’élite attuale, abituata a fronteggiare solo tirannie d’altri tempi, pazzi o persone ridotte alle proprie passioni, dovrà capire che si
trova di fronte a un corrente politica alternativa capace di sfidarla con argomenti seri. È uno choc che la lascia sbalordita, ma soprattutto angosciata: come può qualcuno osare
opporsi a lei? Questa è la grande paura dei benpensanti. Sconcertati dalla portata delle aberrazioni della sinistra, molti elettori di sinistra, soprattutto quelli che sono rimasti
attaccati all’universalismo e al laicismo in Francia (e ce ne sono molti), stanno abbandonando i loro movimenti d’origine. La sinistra liberale-libertaria, che è stata a
lungo di destra, sta perdendo potere. Sic transit gloria mundi.
Non sarà Trump a tenere discorsi di scienza politica. È stato semplicemente il giullare intrepido e senza scrupoli che
ha aperto le porte sbarrate. Ma l’enorme movimento che sta scatenando non è solo frustrazione e rabbia. Nasconde una corrente post-liberale, più vicina al liberalismo
classico, ancorata a fondamenti nazionali e morali, finora paralizzata dalla censura.
Possiamo aspettarci che in un futuro non troppo lontano la stessa cosa accada nella maggior parte dell’Europa.