L’Impero della Menzogna si sta elevando

Hannah Arendt ne La banalità del male descrisse Adolf Eichmann come un grigio funzionario. Ciò che faceva diventava banale routine , le atrocità che disponeva, i suoi atti rispondevano a una sorta di automatismo, a un protocollo burocratico ricevuto dai superiori, che lo esentava dalla responsabilità e dall’agire e pensare in termini morali. Non è diversa la banalità della menzogna nelle sedicenti società liberali, democratiche, progressiste. La natura umana non cambia in base al pensiero dominante del momento: chi comanda esige sempre obbedienza- dunque menzogna- dai sottoposti, i quali, in  maggioranza, per interesse, cinismo, paura o indifferenza, mentono senza battere ciglio in base alle disposizioni del potere.

Il famoso psicologo sociale Jonathan Haidt ha riflettuto sui pericoli di affermare cose nelle quali non si crede. Ora si dice costretto a mentire per mantenere il suo prestigio
professionale. Una esponente del potente Jewish Institute for the Liberal Values ( Istituto Ebraico per i Valori Liberali) gli ha chiesto di attestare che “i bianchi sono razzisti”.
Sappiamo quanti medici sono stati radiati dall’ordine professionale perché in disaccordo con la narrativa pandemico-vaccinale. Putiniano è chiunque esprime opinioni diverse dalla vulgata occidentale sull’Ucraina, mentre è senz’altro antisemita chi disapprova l’azione dello Stato d’Israele. Cresce l’erosione del libero pensiero e della libera espressione.
sempre più pericoloso avere un’opinione, se questa non coincide con il canone dominante.
E siamo, dicono, in democrazia.
Haidt ritiene che attingere la verità sia il fine della conoscenza, ma nell’università- il suo ambito professionale- avanza il conflitto tra verità e ideologia. Haidt lo sperimenta da
quando l’ associazione cui appartiene, la Society for Social and Personality Psychology (SPSP) ha stabilito i criteri di presentazione delle ricerche. Bisogna includere una
dichiarazione che spieghi “se e come questa presentazione promuove gli obiettivi di equità, inclusione e antirazzismo”.

La dichiarazione- obbligatoria- costringe a tradire la verità 1manipolando, distorcendo o inventando inesistenti collegamenti con la diversità, osserva.
La parola diversità, peraltro, nei famigerati criteri DEI ( diversity, equity, inclusion) imposti dal vangelo progressista, è stata rimossa e sostituita con antirazzismo. Pertanto
ogni psicologo deve spiegare come il suo lavoro promuove l’antirazzismo, inventando elaborate menzogne. Giosuè Carducci lo chiamava tirare quattro paghe per il lesso.
Meglio chi è sincero. Il docente e attivista Ibram X. Kendi , in How to Be Antiracist (Come essere antirazzisti) difende la discriminazione come rimedio al razzismo. “L’unico
rimedio alla discriminazione razzista è la discriminazione antirazzista. L’unico rimedio alla discriminazione passata è la discriminazione presente. L’unico rimedio alla
discriminazione attuale è la discriminazione futura”.

Un razzismo nuovo, antibianco, con uguali menzogne. L’ordine professionale di Haidt gli chiede di violare i suoi principi
morali; l’ambiente accademico – come tutti gli altri- non è più un luogo in cui opinioni diverse possano coesistere pacificamente. Bisogna raccontare frottole per essere accettati,
cooptati, pubblicare, ottenere cattedre. Docenti e aspiranti tali devono competere non solo in base alle credenziali accademiche, ma anche per dimostrarsi i bugiardi più abili.

Saranno respinti se gli amministratori ideologici non ritengono abbastanza forte l’impegno per la diversità e l’antirazzismo elevato a dogma. Per avere successo l’inganno e la
menzogna diventano tratti caratteriali necessari nella società sedicente aperta. La banalità- e la necessità – di dire bugie. Si mente per mantenere lavoro e posizione o per essere
accolti negli ambienti “giusti”.

Nel loro tentativo di adattarsi alle ideologie progressiste che garantiscono successo, i bugiardi diventano i nuovi virtuosi. Rovesciamento dei valori.
Adam Smith, oltreché economista, fu anche moralista: nella Teoria dei sentimenti morali afferma che l’ordine civile dipende dalle interazioni sociali. Una società virtuosa nasce
dalle decisioni individuali.

La maggior parte di noi cerca di evitare la disapprovazione degli altri e di adattare il proprio comportamento per conformarsi alle norme. È nella natura
umana “rispettare i sentimenti e i giudizi dei [nostri] fratelli, che si sentono più o meno contenti quando approvano il [nostro] comportamento”. Morale utilitarista che giustifica il
conformismo travestendolo da virtù. Oggi i più accettano la dottrina progressista; sono maggiormente a loro agio nel seguirla piuttosto che distinguersi ed esprimere altre idee.
Domani sarà il contrario senza rimorsi di coscienza.
Quando siamo costretti a imbrogliare per soddisfare le richieste del sistema innestiamo nella società, insieme con la menzogna, la sfiducia reciproca. In un mondo dove non ci si
può fidare della parola alterui imperano la menzogna e la falsificazione, crolla la coesione
sociale. Le decisioni della vita quotidiana sono i pilastri su cui è costruita la società.
Mentire perché porta benefici personali, normalizzare il falso distrugge l’anima e, a lungo andare, la società intera . E’ un caso che il nostro immaginario sia colonizzato dalla
pubblicità, il cui scopo non è certo la verità ?
Giancarlo Pajetta, dirigente comunista di indiscutibile onestà personale, disse che tra la verità e la rivoluzione preferiva la rivoluzione.

Per noi è l’ opposto: qualunque sia, dolorosa . Il giornalista cinese Yang Jisheng, autore del libro Lapidi, la grande carestia in Cina. Durante la rivoluzione culturale maoista abolirono la famiglia e l’agricoltura di sussistenza: la gente moriva di fame. La mentalità indotta era l’ impegno nella menzogna rivoluzionaria diventata strumento del potere. La normalizzazione della bugia provocò una catastrofe. Jisheng era un adolescente emigrato dal suo villaggio rurale.
C’era una grave carestia – morirono a milioni- ma il giovane Yang arrivò a giustificare la 0morte per fame del padre . La rivoluzione pretendeva di ridisegnare l’animo umano. Il
globalismo ha lo stesso scopo con modalità diverse, più soffici, insinuanti. Toglie l’anima con il nostro consenso.
“Ho pianto la morte di mio padre, ma non ho mai pensato di incolpare il governo. Non avevo dubbi sulla propaganda del partito, sui risultati del Grande Balzo in Avanti o sui
vantaggi delle comuni popolari che dissolvevano le famiglie. Credevo che quanto stava accadendo fosse un evento isolato e che la morte di mio padre fosse semplicemente una
tragedia familiare. Rispetto all”avvento della grande società comunista, che cos’era la piccola disgrazia della mia famiglia? Il partito mi aveva insegnato a sacrificarmi per il bene
comune ed ero completamente obbediente. “ Jisheng spiega come i maois  cercassero di riprogettare l’essere umano. Il monopolio sull'informazione era il controllo della verità ufficiale, cioè della menzogna. In quanto luogo del potere, il partito era il cuore della verità.

Tutta la società sosteneva la validità del regime. Tutti i gruppi culturali e artistici elogiavano il Partito, mentre gli organi di informazione ne certificavano quotidianamente la saggezza e i successi.

Dall’asilo all’università, la missione em ra instillare una visione del mondo comunista nelle menti di tutti. Le persone impiegate in quel compito erano orgogliose di essere considerate ingegneri dell'animo umano. I giovani sperimentavano un totale controllo del pensiero e, di conseguenza, sognavano solo idee comuniste che cancellavano gli altri valori umani.

Nel vuoto di pensiero e di informazione, il governo utilizzava il suo apparato monopolistico per inculcare i valori comunisti, criticando e sradicando tutto il resto. I giovani svilupparono sentimenti intensi e definiti su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, sull’amore e sull’odio, che presero la forma di un desiderio violento di trasformare in realtà gli ideali comunisti.

Qualsiasi parola o azione che se ne discostasse era considerata un attacco concertato. Nel 1959 il premier Ciu En Lai chiamò Mao rappresentante della verità. Divergere dalle sue opinioni era un'eresia, e la sola idea del malcontento provocava una paura travolgente che dava origine a bugie.

Non è così diverso, pur con metodi (per adesso) meno sanguinari, il neo totalitarismo menzognero del globalismo liberal occidentale.
Durante la pandemia, Anthony Fauci ha potuto dichiarare: “rappresento la scienza”. Sappiamo da un’indagine parlamentare americana quanti inganni ha propinato; il sostegno al processo scientifico è stato sostituito dalla fede cieca nelle parole dei rappresentanti ufficiali del potere scientifico.

https://twitter.com/randazzoenzo/status/1878104107824611630

I totalitarismi esigono che la verità venga ignorata. Le persone devono mostrare lealtà alle idee del governo. Jisheng descrive la duplicità di funzionari e intellettuali: “La paura e la menzogna erano il risultato e la linfa vitale del totalitarismo: quanto più si possedeva, tanto più si poteva perdere. Possedendo più del cittadino medio, funzionari e intellettuali avevano una paura molto maggiore e dimostravano la loro fedeltà al sistema attraverso l’adulazione e l’inganno. Le bugie nella vita ufficiale, nel mondo accademico, nelle arti e nei media hanno schiavizzato il popolo nella falsità e nell’illusione.

Era chiamato negazionista chi metteva in dubbio l’avanzamento della produzione agricola e industriale, mentre la gente moriva di fame. Le persone non esitavano a mentire o tradire i propri amici per autoconservazione e promozione personale. La ripetuta autoumiliazione portava la gente a calpestare le cose che apprezzava di più e ad adulare chi disprezzava.

si vede come Zuckeberg è odiato dai progresssisti

https://twitter.com/ilpresidenteh/status/1877801294171156965