LO CREO’ A SUA IMMAGINE, MASCHIO E FEMMINA LI CREO’
https://www.francocardini.it/minima-cardiniana-319-6/#more-2648
Nel link qui sopra una bellissima riflessione di David Nieri, apparsa sul blog di Franco Cardini. Una riflessione che sarebbe da incorniciare e affiggere in tutte le scuole e nei luoghi pubblici e privati dove si fa, o si dovrebbe fare, educazione. Assolutamente rilevante anche la postilla a firma dello stesso Cardini a proposito del significato archetipico, ignorato dai rivoluzionari da salotto, della Vulva o Mandorla o Amigdala che dir si voglia e che in tutte le Tradizioni sacrali rinvia al senso metafisico del rapporto tra Creatore e creatura.
Questo rapporto, nella creazione, è riflesso nella struttura ontologica dei viventi, che è struttura binaria maschile-femminile. Nell’essere umano, per via della sua spiritualità che trascende la mera animalità, la struttura binaria da maschile-femminile diventa relazione Uomo-Donna, la cui essenza non è strettamente limitata alla sola funzione riproduttiva o istintuale. L’essere umano non copula né semplicemente si riproduce, come gli animali, ma, con significato altamente metafisico e tuttavia concretamente carnale, ama e procrea ad immagine del Dio-Amore e Creatore, il Quale mediante la Sua Parola, ed attraverso il Fuoco dello Spirito che è unità essenziale ed intrinseca tra il Padre ed il Figlio, plasma la “materia primordiale” dopo averla creata ex nihilo. La materia delle origini è la sostanza informe atta ad essere in-formata dall’Impronta di Dio, atta ad essere recettiva dell’Immagine Divina in gradi diversificati fino all’essere umano nel quale l’Imago Dei è ontologicamente perfetta (prima della caduta). Per usare il linguaggio della scienza moderna post-meccanicistica, la “materia primordiale” va intesa come il “brodo energetico” originario, precedente il Big Bang, che ricomprende, iscritti in esso, sia lo spazio-tempo sia le leggi fisiche e biologiche del successivo sviluppo cosmico. Sicché, come già aveva compreso l’Agostino de “Le Confessioni”, il Fiat creativo non avviene nel tempo, che prima di esso non esiste, ma nell’ordine ontologico. E’ un inizio ontologico, non temporale.
Dio in sé è al di là della distinzione, appartenente alla creazione, maschio-femmina. Quindi di fronte a Lui non può esistere, in senso proprio, la distinzione sessuale ed infatti la “natura umana” in sé, quella che è Sua immagine e somiglianza, è al di là della caratterizzazione sessuale propria dei singoli esseri umani nella loro specificità concreta e, quale modulazione particolare, comunque benedetta da Dio.
In Genesi 1,27-28 è detto:
«27 Dio creò l’uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò;
maschio e femmina li creò.
28 Dio li benedisse e disse loro:
“Siate fecondi e moltiplicatevi”»;
In Genesi 5,1-2 è ribadito:
«1 … quando Dio creò l’uomo, lo fece a somiglianza di Dio; 2 maschio e femmina li creò, li benedisse e li chiamò uomini quando furono creati».
Come è noto si tratta di due diverse tradizioni primordiali orali, una detta “sacerdotale” e l’altra detta “javhista”, poi confluite nell’unica Scrittura. Ma entrambe esprimono la verità di una natura umana in sé, ossia ontologicamente considerata, che è l’immagine di Dio, poi sessualmente modulata nel momento del passaggio dalla potenza all’atto, ovvero dalla Mens Dei alla concreta realtà creata. Non a caso in entrambi i testi in riferimento all’Adam – ossia all’Uomo in quanto Essere Umano, Umanità, ovvero Natura Umana – è usato il singolare “lo creò”. Possiamo dire che qui siamo ancora in un momento di “ideazione” che non ancora trova realizzazione, non ancora raggiunge il fronte dell’esistenza pur essendo già un “essere” partecipe dell’Essere Divino. Laddove invece il riferimento è alla modulazione sessuale, “maschio e femmina”, viene usato, sempre in entrambi i testi, il plurale “li creò”. Qui, infatti, siamo nel momento del passaggio all’atto ovvero della concreta realizzazione di quanto già esistente quale idea in Dio. Ed è solo in questo momento che appare la differenziazione sessuale. Che – si noti! – non è, come in altre tradizioni, una caduta, quindi un disvalore perché frantuma l’unità nella pluralità, ma è invece un dono, qualcosa di benedetto da Dio nel suo Disegno creatore e redentore. Nel mondo immanente della creazione le leggi dell’esistenza non rendono possibile la sussistenza dell’essere se non nell’esplicazione selettiva delle sue potenzialità ossia non tutte insieme ma in modo distinto, differenziato. Questo, con riguardo alla sessualità, è necessario per consentire la fecondità dell’atto moltiplicatore dell’esistenza. Atto buono, come l’esistenza stessa, che infatti è benedetto da Dio: “Siate fecondi e moltiplicatevi”. Detto di sfuggita, sta qui la dissonanza con il Disegno Divino dell’omosessualità, che in sé non potrà mai essere feconda (ciò d’altro canto non significa che l’omosessuale, che porta la sua croce, debba essere discriminato o dileggiato o violentato).
Esiste, però, anche un’altra spiegazione metafisica della distinzione sessuale. Essa, sotto quest’altro profilo, assurge alla dignità del simbolo perché esprime e riflette il rapporto di Dio con l’Opera Sua. La differenziazione tra la mascolinità, intesa come funzione attiva/possessiva, e la femminilità, intesa come funzione passiva/recettiva, è simbolo reale (il simbolo è sempre una realtà e mai un’astrazione) della relazione di Amore che lega Dio alla Sua creazione. Simbolo dunque della relazione sussistente tra Creatore e creatura. Ma anche, per estensione, simbolo della relazione tra Dio e l’anima incarnata (nel cui Centro sta il cuore quale ricettacolo, vaso, calice eucaristico interiore), e simbolo della relazione tra Cristo e la Chiesa. Non a caso nella Tradizione cristiana il matrimonio è sacramento in quanto immagine sponsale che lega Cristo alla Chiesa.
Nelle esperienze mistiche tutto questo assurge persino ad una concretezza sublimemente “erotica” laddove i mistici parlano del fidanzamento o, a seconda dei gradi, del matrimonio spirituale tra la creatura/anima e l’Amato. Senza trascurare, pur nella gerarchia metafisica ed ontologica secondo la quale Dio è in alto e l’umanità è in basso, la reciprocità per cui l’Amato, che possiede ed avvolge nella Sua Forza, la creatura è a sua volta amato e posseduto da quest’ultima nella misura in cui è consentito alla creatura di possedere Dio. Il Quale come ama la creatura vuole da essa essere riamato.
Quanto sopra spiega perché il Verbo si sia incarnato certo nella natura umana ma in un essere umano di sesso maschile, e non femminile, e perché il Sacerdozio è intrinsecamente e metafisicamente legato alla mascolinità. Tuttavia sotto il profilo metafisico alla femminilità è riservato un ruolo diverso ma egualmente fondamentale perché è la Donna ad essere chiamata, al principio ed alla fine, in Genesi ed in Apocalisse, a schiacciare la testa ofidica preparando ossia accogliendo in sé, e quindi consentendo, l’Incarnazione di Dio, Asse centrale della storia della salvezza. E’ intorno alla Donna vestita di sole che, come sappiamo, si stanno esplicitando, lungo i secoli, gli eventi escatologici.
Luigi Copertino
dalla pagina Facebook dell’autore