Nel caos della vicenda dei 67 clandestini sbarcati a Trapani dal pattugliatore Diciotti dopo un braccio di ferro tra il ministro degli Interni Matteo Salvini e il resto del governo emerge in tutta evidenza un unico elemento: ci stanno prendendo in giro. Tutti: clandestini, istituzioni, equipaggio della Vos Thalassa. E i trafficanti, soprattutto, che son quelli che traggono maggior profitto. Ecco come.
Nel caos della vicenda dei 67 clandestini sbarcati a Trapani dal pattugliatore Diciotti dopo un braccio di ferro tra il ministro degli Interni Matteo Salvini e il resto del governo emerge in tutta evidenza un unico elemento: ci stanno prendendo in giro.
Ci prendono in giro i clandestini, che avrebbero minacciato l’equipaggio della Vos Thalassa, rimorchiatore dell’armatore olandese Vroon che ha già più volte soccorso e portato in Italia immigrati illegali e in passato affittato un paio di sue navi a Ong. Sbarcati a Trapani hanno negato rivolte e minacce dicendo che non volevano essere riportati in Libia. Si può capirli: hanno speso migliaia di euro e rischiato la vita per venire illegalmente in Italia pagando i trafficanti, mica vogliono tornare in Libia per venire rimpatriati dalle agenzie dell’Onu. I presunti “lager” non c’entrano nulla, anche perchè i centri di detenzione inumani sono quelli dei trafficanti, in cui i clandestini si trovano prima di salpare, non quelli del governo libico oggi presidiati dalle agenzie dell’Onu. In cui vengono accolti dopo essere stati soccorsi dalla Guardia Costiera libica (che solo ieri ne ha salvati oltre 100). Secondo la mediatrice culturali di Unicef/Intersos che era sulla Diciotti i migranti hanno detto di non avere aggredito nessuno: “ci sono stati 5-10 minuti di grande confusione e paura, ma non volevamo fare del male ad alcuno. Eravamo terrorizzati non volevano tornare in Libia, eravamo pronti a tuffarci in mare e a rischiare la vita piuttosto che ritornare a terra”.
Ci prendono in giro anche armatore ed equipaggio della Vos Thalassa. “Abbiamo avvertito una forte minaccia e la nostra sicurezza a rischio”, hanno detto i membri dell’equipaggio che si sarebbero sentiti minacciati gravemente quando i migranti hanno scoperto che la nave li stava riportando indietro. Secondo il racconto del comandante gridavano “no Libia, Libia, si Italia”. E i migranti avrebbero circondato l’equipaggio, spintonando il primo ufficiale, mimando con le mani il gesto del “ti taglio la gola”. Una volta a terra la Procura di Ragusa ha contestato a due dei migranti il reato di violenza privata aggravata. Equipaggio e armatore hanno però ridimensionato le accuse ma solo dopo che gli immigrati illegali sono stati sbarcati in Italia.
Ci prendono in giro anche i nostri vertici istituzionali perché se la politica del governo è quella dei porti chiusi allora tali devono restare. Ogni concessione di sbarco, anche se determinata dalle pressioni del Quirinale (mentre il ministro degli Interni era al vertice Ue di Innsbruck), trasmette un messaggio opposto e ambiguo che induce i trafficati a premere con nuovi flussi e con altre stragi di cui addossare la responsabilità all’Italia. Un’operazione di propaganda che funziona solo grazie alla grancassa di quanti in Italia hanno in comune coi trafficanti il business miliardario generato dai migranti illegali. I morti in mare sono aumentati dopo l’annuncio dei “porti chiusi” di Salvini non certo per l’assenza delle navi delle Ong o militari, ma perché i trafficanti hanno fatto affondare gommoni trainati e semi sgonfi, persino privi di motori, a poche miglia dalle coste libiche, all’interno delle acque territoriali dove nessuna imbarcazione non libica può penetrare, nel tentativo di “smuovere” l’opinione pubblica in Italia e indurre il governo a riaprire i porti. Una pratica senza scrupoli ma non certo nuova, attuata dai trafficanti ogni volta che in Italia viene ventilata una linea dura sull’immigrazione illegale.
Da alcuni giorni i trafficanti hanno ripreso a utilizzare barconi in legno invece che gommoni. Ora che non ci sono più le Ong a pochi chilometri dalle coste a raccogliere i clandestini occorre disporre di imbarcazioni più robuste in grado di raggiungere il largo, le navi militari italiane ed europee, Lampedusa e l’Italia. Come accadeva fino a prima dell’arrivo massiccio delle navi delle Ong a ridosso delle acque libiche. “Da alcune ore c’è un’imbarcazione con 450 persone a bordo che naviga nella zona di ricerca e soccorso maltese. Per la legge del mare è Malta che deve inviare proprie navi e aprire il porto. La nostra Guardia Costiera potrà agire, se serve, in supporto, ma Malta faccia subito il suo dovere” ha scritto ieri il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli. Duro il commento di Salvini dopo aver constato che Malta finora non è intervenuta e il barcone ha ripreso a navigare in direzione dell’Italia. “Sappiano Malta, gli scafisti e i buonisti di tutta Italia e di tutto il mondo che questo barcone in un porto italiano non può e non deve arrivare”.
Inutili i litigi con Malta, Stato che non accoglie clandestini e dove i clandestini non vogliono andare. Meglio sarebbe unire gli sforzi per soccorrerli e riportarli in Libia. Ogni cedimento sulla politica dei porti chiusi e dello stop dell’accoglienza in Italia provocherà inevitabilmente altri morti, altre speculazioni politiche e affaristiche. La soluzione non è fermare i soccorsi in mare ma lasciarli attuare a unità militari (libiche o europee) per poi riportare i migranti sulle coste africane consegnandoli alle autorità locali. Questo non vale solo per l’Italia se si considera che nei primi 11 giorni di luglio il numero di migranti arrivato sulle coste spagnole è stato maggiore di quello dei migranti approdati in Italia: 1.826 contro 407 secondo i dati diffusi dalla Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). In numeri assoluti Italia e Spagna quest’anno registrano un numero di arrivi simile: all’11 luglio erano 16.984 i clandestini sbarcati in Italia e 16.902 quelli giunti su quelle spagnole mentre sulla rotta del Mediterraneo orientale (dalla Turchia alla Grecia) si sono registrati 14.392 arrivi e 45 morti, il che porta il numero di decessi accertati nel Mediterraneo nel 2018 a 1.422.
Da gennaio sulle coste europee sono arrivati 48.629 migranti, un po’ meno della metà rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso quando ne arrivarono 102.308. La crescita dei flussi verso la Spagna è una delle conseguenze della politica dei “porti chiusi” varata da Salvini e spiega anche il livore di Madrid (e Parigi) nei confronti del vice premier italiano la cui iniziativa è motivata non solo dagli enormi flussi di clandestini già accolti dall’Italia ma anche dall’ampia presenza di criminali tra coloro che sono stati accolti. Solo ieri i carabinieri hanno arrestato per droga sei nigeriani, richiedenti asilo, ospitati in un centro di accoglienza a Sovigliana di Vinci (Firenze), struttura gestita dalla Misericordia.
di Gianandrea Gaiani da : http://lanuovabq.it