di Francesco Maria Toscano
“…Ma è necessario questa natura saperla bene colorire, ed essere gran
simulatore e dissimulatore: e sono tanto semplici gli uomini, e tanto
obediscano alle necessità presenti, che colui che inganna, troverrà sempre
chi si lascerà ingannare”. Principe” da Machiavelli
Mi è tornata alla mente questa mirabile sintesi proposta nel “Principe” da
Machiavelli nel notare le bizzarre “contorsioni” che stanno lacerando ora il
governo Conte, “scosso” dall’ipotesi “minibot” messa recentemente sul piatto
dal leghista Claudio Borghi Aquilini. Nel merito della questione Borghi ha
ragione da vendere. Nessuna norma vieta l’utilizzo di uno strumento che
serve per accelerare il pagamento dei debiti che la Pubblica Amministrazione
ha già contratto con famiglie e imprese, strangolate da inaccettabili
ritardi degni di un Paese del terzo mondo. I minibot, con buona pace di
Draghi, non aumentano il “debito pubblico” (ammesso e non concesso che sia
un crimine aumentarlo), perché si limitano a cartolarizzare un debito già
esistente come ampiamente dimostrato dallo stesso Borghi e dall’economista
Nino Galloni
<https://www.libreidee.org/2019/06/galloni-a-draghi-i-minibot-non-sono-ne-va
luta-ne-debito/> (clicca per leggere). Ma non è questo il punto che vorrei
approfondire nel pezzo di oggi, essendo ovvio e intuitivo il fastidio che le
élite finanziarie- che parlano bocca del Presidente della Bce- possano
provare nell’osservare i prodromi di una strategia governativa che punta a
superare il ricatto della “mancanza di liquidità” maleficamente costruito
dagli usurai di Bruxelles e Francoforte. E’ interessante invece notare come-
subito dopo “l’altolà” imposto dal “drago” originale che tutto osserva
dall’Eurotower- anche i “draghetti” Conte e Tria presenti in qualità di
“tecnici” in ruoli chiave del governo gialloverde (Giuseppe Conte, meno
conosciuto dell’omonimo Antonio, fa addirittura il premier) hanno iniziato a
“sputare fuoco” contro i minibot nonostante si tratti di un provvedimento
esplicitamente previsto nelle pieghe del famoso “contratto di governo” sul
quale il notaio Giuseppe Conte- che cammina sulle orme del più famoso
giurista Pocaterra che smistava i “pacchi” nel fortunato programma
televisivo “Affari Tuoi”- dovrebbe coscienziosamente vigilare. Ma si sa
quando parla Draghi non c’è contratto che tenga. Ora, siccome Conte, Triae
anche l’inutilmente sorridente Moavero rappresentano tre voti (tre voti
complessivi, non il 3 per cento dell’elettorato fate attenzione) in tutto,
verrebbe normale chiedersi in forza di quali “poteri nascosti” questo
trittico eserciti un potere di interdizione così marcato per la gioia di
quel Sergio Mattarella che poco più di un anno fa voleva nominare Cottarelli
premier in sfregio all’intero Parlamento. Se in Italia governa chi ha i
voti, e i voti li hanno Di Maio e Salvini, come è possibile che le decisioni
le prendano Tria e Conte? Evidentemente nessuno di loro ha mai studiato a
dovere il famoso “sillogismo aristotelico”. Oppure, più che una mancanza di
studi classici, siamo probabilmente in presenza del solito “gioco delle
parti”, con Salvini e Di Maio nei panni dei “poliziotti buoni” che provano a
rintuzzare a beneficio di telecamera i “poliziotti cattivi” Conte e Tria,
arcigni difensore della Ue. I nostri governanti sappiano però che il popolo
italiano non ha “l’anello al naso”, essendo adesso in grado di riconoscere
le manovre dissimulate di un potere che usa sempre gli stessi trucchi.
Salvini si ricordi infine della triste parabola subita da Renzi, passato in
un battibaleno dal 40% di consensi alla pensione anticipata. Da quando
Machiavelli scrisse il Principe ne è passata tanta di acqua sotto i ponti.
Francesco Maria Toscano
10/06/2019