42. INTERNATIONALE FILMFESTSPIELE BERLIN Il documentario di Helke
BERLINO – Lo stupro, e la guerra: un documentario in due parti (221 minuti in totale) di Helke Sander, mostrato per la prima volta ieri al Festival, e intitolato, con dolore che vuol fingersi ironico, I Liberatori-Le Liberate. I “liberatori” sono i soldati dell’ Armata Rossa, ma anche i francesi e gli americani, e le
“liberate”, le donne tedesche: i liberatori hanno, per così dire,”festeggiato” l’ occupazione di Berlino e della Germania,stuprando le liberate. Il documentario si apre sui capelli bianchi e la voce piana di una dottoressa, che prende una serie di cartelle ormai coperte di polvere dall’ archivio dell’ ospedale presso il quale lavora, e lavorava al tempo: “Il 3,7 per cento delle donne tedesche sono state violentate dai russi; il 2,7 per cento dai francesi e gli americani”.
Il tutto si traduce in milioni: milioni di donne violentate a Berlino, nella Turingia, e in quella che oggi è la Polonia. La prima parte del documentario dà la parola ai russi di Berlino: uomini e donne. Le donne, eroine decorate, con molte medaglie, “non hanno visto, non hanno sentito, non hanno saputo”. L’ uomo, con tanti denti d’ oro che scopre in quel sorriso osceno che hanno sempre gli uomini, specie i più anziani, quando parlano di “certe cose”, dice: “L’ uomo ha più esigenze sessuali della donna, come si sa: lo si vede anche negli animali. E poi, allora, erano altri tempi: per le donne occidentali di oggi, lo stupro è un problema; per noi, all’ epoca,non lo era quasi per niente… I soldati russi hanno violentato per bisogno di sesso, non per vendetta: gli uomini vogliono rimanere uomini, anche in guerra. E quanto alle donne che sono andate con loro, anche se costrette, sono state considerate patriote: hanno aiutato i russi…”. Helke Sander domanda, seria e severa. Una donna che è nata allora, nel ‘ 46, figlia di uno stupro su sua madre compiuto, insieme, da due ufficiali francesi,racconta: “Avevo quattordici anni, quando l’ ho saputo. Era di Carnevale, volevo uscire, mia madre non voleva, e mi ha inseguito urlando ‘ sei un maiale, come tuo padre…’ ‘ Ho chiesto, e mi ha raccontato: molto poco però. Non gliela perdono ancora oggi, la rabbia con la quale mi ha comunicato quella verità… Quanto a mio padre, me lo immagino francese, ufficiale, imbecille, con tante medaglie…”.