L’impossibile diventa possibile, quantomeno a livello di ipotesi. Anzi, qualcosa di più. Perché nella ricostruzione esclusiva fatta da Reuters, la mossa già approntata dalla Bce – in vista della deadline posta dalla Corte costituzionale di Karlsruhe per ottenere una risposta ai propri rilievi di proporzionalità nei programmi di Qe – appare qualcosa più di un mero esercizio di stile: prepararsi al peggio, ovvero a un futuro senza Bundesbank.
Stando al reportage, basato sulle dichiarazioni di quattro diverse fonti sotto anonimato e confermato implicitamente nella sua veridicità dal no comment opposto sia dalla Banca centrale europea sia da quella tedesca alla richiesta di chiarimenti, l’Eurotower starebbe già lavorando a contingency plan che garantiscano la prosecuzione di tutti i programmi di acquisto Pspp (Public Sector Purchase Programme) in assenza forzata del suo azionista di maggioranza.
Ivi comprese, la possibilità di intraprendere un’azione legale contro la Buba per costringerla alla partecipazione allo schema di acquisti e l’alternativa decisamente complessa di vedere subentrare altre Banche centrali dell’eurozona nel ruolo di acquirente pro quota di Bund. Il mondo al contrario, insomma, dove Bankitalia e Banca centrale spagnola acquistano debito tedesco su mandato Bce.
Nodo della questione, appunto la spada di Damocle della sentenza della Corte costituzionale tedesca. La quale, nonostante l’atteggiamento pubblico di sfida posto in essere finora dai vertici della Bce (Christine Lagarde in testa con la sua volontà di proseguire imperterrita negli acquisti e anzi aumentarne da subito il controvalore massimale), pare essere meno ipotetica e meramente formale di quanto non si voglia vendere all’esterno.
Francoforte, di fatto, ha preso molto più seriamente di tutti gli altri protagonisti europei la dichiarazione di Angela Merkel nel corso di un incontro con i parlamentari della Cdu, quando definì l’intera vicenda come “risolvibile” a patto che la Bce fornisca i chiarimenti necessari.
Ovvero, la conferma diretta che la Cancelliera non intende – e non può, stante il suo ruolo – soprassedere a quanto rilevato dai togati in rosso.
Insomma, la Bce e il suo staff stanno preparandosi a quello che una fonte citata nel reportage definisce unbelievable: ovvero, uno scenario nel quale la Corte vieta alla Bundesbank di proseguire la sua partecipazione ai vari programmi di Qe.
Scrupolo eccessivo da parte dell’Eurotower? Probabile. Ma a far riflettere è anche il timing dell’uscita dello scenario prefigurato dalla Reuters, ovvero a meno di 24 ore dalla seduta di dibattito e audizioni tenutasi al Bundestag e dedicata proprio alla sentenza di Karlsruhe, presenti molti economisti, giuristi e tecnici. Il quadro generale della discussione è apparso apparentemente critico verso la rigidità dei giudici costituzionali, addirittura con una maggioranza di esperti che ha raccomandato al Parlamento tedesco di ritenere sufficiente come risposta della Bce ai rilievi di accountability, quanto la Banca centrale già comunica attraverso papers, audizioni e report annuali. Di fatto, un pro forma.
Bocciata anche l’idea di un nuovo tribunale per dirimere le dispute relative alla giurisdizione, così come l’adozione di una “soluzione nordica” che faccia riferimento al principio del Brexit, ovvero ritirarsi dall’eurozona per poi rimangiarsi la stessa dichiarazione e negoziare. Più interessante, la questione politica interna suscitata dalla discussione. Se infatti appariva scontato lo schieramento pro-Bce e anti-Karlsruhe di Spd e Verdi, così come l’impostazione diametralmente opposta di Alternative fur Deutschland, a rendere il quadro più “sensibile” per il governo ci ha pensato la spaccatura in seno a Cdu-Csu. E non tanto sul carattere vincolante della sentenza di Karlsruhe, bensì sulla natura numerica della maggioranza chiamata a esprimersi sulla vicenda a livello parlamentare (2/3 o maggioranza semplice) e sul fatto che, come sottolineato da molti esperti in audizione, quanto deciso dai giudici costituzionali di fatto riduca di molto lo spazio per possibili soluzioni di unione fiscale nell’eurozona.
Ivi compreso, il Recovery Fund, quantomeno a livello di effetto prodromico di un finanziamento ottenuto tramite emissione comune con fondo perduto o comunque con suddivisione dei costi fra Stati membri e non solo in capo ai Paesi che ne beneficeranno. Non un bel viatico, alla luce del parere al riguardo della Commissione Ue atteso per domani. E, soprattutto, si fa notare come dividersi sulla metodologia di voto parlamentare appaia sintomo rivelatore di un atteggimento del Bundestag tutt’altro che granitico nella critica all’eccessiva rigidità della Corte di Karlsruhe.
Insomma, qualcuno starebbe già facendo i conti e valutando maggioranze variabili in sede di voto, al fine di garantire un esito gradito. Può esistere l’eurozona senza la Bundesbank? Di più, può esistere l’Ue senza la Germania?
Il dibattito sul Germanexit, di fatto, pare essere entrato in una fase ancora meno teorica e accademica di quanto non sembrasse soltanto due mesi fa, quando il lockdown da pandemia non aveva ancora stravolto completamente il volto economico dell’eurozona e del mondo. Comunque vada a finire, il tempo stringe. Più di quanto sembri.
E l’asticella della posta in palio sale di giorno in giorno, poiché questa grafica mostra quali potrebbero essere le quattro sorprese che il board della Bce potrebbe avere in serbo per la riunione del 4 giugno prossimo per rendere ancora più efficace il programma Pepp, fra cui il reinvestimento temporaneo in seno allo schema di acquisto, un ulteriore allargamento delle maglie rispetto alla capital key pro quota, l‘ampliamento della platea del collaterale ai cosiddetti fallen angels, ovvero debito corporate ma anche sovrano italiano in caso di downgrade del rating e acquisto di debito sovranazionale, di fatto una partita di giro proprio per assorbire le emissioni legate al Recovery Fund (essendo l’Ue un emittente non nazionale eligibile all’acquisto da parte della Banca centrale).
- Bce
Insomma, una deviazione ancora più marcata dal mandato statutario del Qe rispetto a quanto già sottolineato criticamente dalla Corte di Karlsruhe.
E non basta, perché questo grafico mostra il livello di attesa crescente per l’asta di rifinanziamento bancario di giugno, visto che il prestito ponte con maturazione il mese prossimo ha raccolto richieste per 18,5 miliardi di euro, portando l’outstanding totale di tutte le operazioni della Bce dirette al comparto bancario a qualcosa come 995 miliardi.
Impossibile pensare a simili scenari di supporto senza la presenza fondamentale della Bundesbank. Eppure, a Francoforte ci starebbero già pensando.