E LONDRA AMMISE: ”UN NOSTRO AGENTE INFILTRATO TRA I BLACK BLOC A GENOVA” – LA FOTO DELL’AGENTE BRITANNICO DURANTE GLI SCONTRI DEL 2001: DA SEMPRE I RAGAZZI CHE ERANO LÌ RACCONTANO DEGLI ‘AGENTI PROVOCATORI’.

Cristiana Mangani per ”Il Messaggero

 

 

Del suo passaggio nei giorni del G8 di Genova del 2001 resta una foto riconosciuta tra migliaia: Rod Richardson indossa un caschetto, una maschera da saldatore e una mascherina antigas. Un look da vero black bloc. Se non fosse che, a distanza di 16 anni da quelle ore di violenza e terrore, si è scoperto che Rod non era un manifestante del blocco nero, bensì un agente infiltrato della polizia londinese.

 

SERVIZI INGLESI AL G8 DI GENOVA

A svelare la reale identità è stata la Commissione parlamentare di inchiesta di Londra, istituita per fare luce sull’ uso disinvolto degli agenti della polizia britannica che operano sotto copertura. Il magistrato sir Christopher Pitchford, che ha coordinato i lavori, ha esercitato un forte pressing sulla polizia per ottenere risposte. Alla fine è arrivata la conferma: Richardson aveva rubato il nome di un bambino morto e aveva vissuto tra i movimenti anarchici inglesi per almeno quattro anni. Insieme a loro aveva partecipato agli scontri per il G8. Anche se la sua vera identità è rimasta top secret.

 

I PROVOCATORI

La notizia diffusa da The Guardian, sembra confermare quanto sostenuto dagli attivisti del Genoa social forum che hanno denunciato più volte la presenza di provocatori nei cortei. Questo non vuol dire che l’ agente britannico abbia avuto un ruolo destabilizzante, che abbia incitato o abbia spinto alla guerriglia, anche se dei tanti black bloc stranieri che hanno partecipato all’ evento, si è saputo poco o niente. Nessuno di loro è stato individuato o rintracciato, e il particolare ha fatto sospettare ancora di più ai no global che si trattasse di gente inserita nella protesta pacifica proprio con l’ intento di agitare.

 

Dopo anni di indagini e di processi, i sospetti sono rimasti tali. Le forze dell’ ordine italiane non hanno l’ abitudine di usare infiltrati durante manifestazioni di questo genere, mentre accade molto spesso in Spagna e in altri posti d’ Europa, dove gli undercover hanno una vera e propria doppia vita.

 

 

«Non sono sistemi usati nel nostro paese – conferma il pm Enrico Zucca, titolare dell’ inchiesta sulla Diaz – soprattutto in quegli anni. Spesso si tende a enfatizzare episodi che in realtà rientrano nella logica delle proteste.Quante discussioni ci sono state sulle manifestazioni e gli atti di teppismo avvenuti a Milano per l’ Expo. Un intero quartiere è stato messo a ferro e fuoco, ma in quel caso se la polizia fosse intervenuta sarebbe potuto succedere di tutto, mentre così non ci sono stati feriti».

 

Metodi ben diversi, dunque, da quelli adottati durante il G8, dove le forze dell’ ordine sono intervenute con la mano molto pesante nei confronti di manifestanti inermi. Mentre il blocco nero è riuscito a farla franca.

 

«Di infiltrati e provocatori si è tanto parlato in quegli anni – dichiara l’ avvocato Emanuele Tambuscio che difendeva 93 persone picchiate – ma non è mai emerso con evidenza da nessuna parte. Solo nella motivazione della sentenza di primo grado, il Tribunale si è chiesto come mai in via Tolemaide, dove c’ è stato un blitz immotivato, si sia deciso di intervenire con una carica. Hanno scritto i giudici che non è chiaro se sia stato un errore o una decisione preordinata. Ma niente di più».

 

IL RUOLO

Nel frattempo, The Guardian ha rintracciato la madre del vero Rod Richardson, nato il 5 gennaio del 1973 e morto lo stesso giorno al St George Hospital di Tooting, per problemi respiratori. «Riteniamo che un ufficiale di polizia abbia rubato l’ identità del bimbo – ha testimoniato l’ avvocato della famiglia Jules Carey davanti alla Commissione – e che sia stato impiegato sotto copertura almeno dal 2000 al 2003».

 

Dopo quell’ anno Richardson è partito per un viaggio in Australia e nessuno ne ha più sentito parlare. A certificare il suo passaggio da Genova nei giorni del 2001 ci sono svariate testimonianze e alcune fotografie, fornite da alcuni ex compagni di lotta. Chi è davvero, dunque, questo poliziotto? E cosa ha fatto per le strade di Genova?

 

A chi rispondeva delle sue azioni? La Procura ligure è stata informata dei recenti sviluppi. Non è escluso che il caso possa portare a nuovi accertamenti anche se dopo 16 anni il reato di devastazione e saccheggio, che prevede pene durissime, è avviato alla prescrizione.

 

(MB. Anche il vostro cronista, inviato per Avvenire al G8 di Genova, segnalò  l’attività concertata di spacca- tutto stranieri che sembravano poliziotti , fra i cosiddetti “Black-block”.  Alcuni addirittura parlavano tranquillamente con certi nostri agenti di Stato….A che scopo? Far cadere il governo Berlusconi appena  insediato?  Tutte le volte che appaiono BlackBlock – che poi misteriosamente scompaiono e mai sono arrestati, sospettate una mano straniera.)