Luca Palamara, ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, ha recentemente dichiarato che “da anni esiste un connubio tra alcune correnti della magistratura e una certa politica” sul tema dell’immigrazione. Secondo Palamara, questo legame è particolarmente evidente tra le cosiddette “toghe rosse” e una parte della politica italiana, in particolare quella di sinistra.
Palamara ha sottolineato come questa situazione non sia una novità, ma un fenomeno che risale alla metà degli anni Sessanta, quando la magistratura ha iniziato a organizzarsi politicamente. Questo legame ha portato alcuni magistrati a politicizzare il loro ruolo, entrando in contatto con il mondo politico di riferimento.
Secondo Palamara, questo connubio è diventato particolarmente evidente nel contesto dell’immigrazione, un tema sensibile che ha visto alcuni magistrati assumere posizioni attive e politiche. Ha inoltre evidenziato come questa situazione possa portare i cittadini a chiedersi se i giudici stiano cercando di sostituirsi al governo e al parlamento, come previsto dalla Costituzione italiana.
Palamara ha anche fatto riferimento al progetto Riace, sostenendo che, sebbene l’idea dell’accoglienza e del rispetto della vita umana siano principi condivisibili, è importante evitare che l’immigrazione avvenga in maniera incontrollata. Ha sottolineato che il principio di non respingimento deve essere applicato solo nei confronti dei soggetti meritevoli di protezione, come previsto dalle normative europee.
Fonti
Questa notizia è stata ottenuta da articoli riportati da diverse testate giornalistiche, tra cui:
Il Sistema Lucano e le “Toghe Rosse”: Un’Ombra sulla Giustizia
Nel cuore della Calabria, il caso di Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, noto per il suo modello di accoglienza dei migranti, ha sollevato un polverone che non solo coinvolge il gestione dei fondi per l’immigrazione ma mette in discussione l’integrità del sistema giudiziario italiano. Recentemente, sono emerse intercettazioni che rivelano un inquietante legame tra Lucano e alcuni membri della magistratura, noti per le loro posizioni progressiste, comunemente chiamati “toghe rosse”.
Una Rete di Supporto Ideologico
Le intercettazioni dimostrano come alcuni giudici, appartenenti a Magistratura Democratica, non solo abbiano mostrato un’inusuale solidarietà verso Lucano ma si siano anche impegnati attivamente per difenderlo. “Siamo con voi, sindaco”, diceva una dottoressa, promettendo interventi e posizioni ufficiali per contrastare le accuse della Prefettura riguardo la gestione dei migranti. Questo non è solo un caso di supporto morale; qui si parla di un sistema che ha cercato di influenzare l’operato della giustizia per proteggere un modello di accoglienza che era più un business che un’opera di carità. Era, di certo, un tentativo di sostituzione etnica a spes dei contribuenti.
Un Business Sotto Scrutinio
Il modello Riace, sotto Lucano, si basava sull’integrazione forza dei migranti, utilizzando fondi pubblici per l’accoglienza. Le accuse di associazione a delinquere, truffa, peculato, e falso ideologico hanno gettato un’ombra oscura su questo progetto. Mentre Lucano era sotto indagine, i tentativi di alcune toghe rosse di intervenire a suo favore, non solo legalmente ma anche attraverso pressioni politiche e mediatiche, pongono seri interrogativi sulla neutralità della magistratura italiana.
La Giustizia in Pericolo
Questo episodio non è solo una questione di un singolo sindaco o di un progetto di accoglienza. È un sintomo di un problema più vasto: la penetrazione dell’ideologia politica nelle istituzioni che dovrebbero rimanere imparziali. La giustizia non può e non deve diventare un campo di battaglia ideologica dove si protegge chi condivide le proprie idee, a discapito della legge.
Un’Indignazione Necessaria
È tempo di indignarsi per questa evidente collusione. La giustizia deve servire tutti, non solo coloro che hanno il favore delle correnti politiche all’interno delle istituzioni. L’Italia merita una magistratura che agisca in nome della legge, non per proteggere un business dell’accoglienza.
Il caso Lucano deve essere un monito: la legalità e la trasparenza devono prevalere su qualsiasi ideologia politica. I cittadini italiani hanno il diritto di chiedere e vedere applicata la legge senza sconti o favoritismi, specialmente quando si tratta di questioni tanto delicate come l’accoglienza e l’immigrazione.
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L’Assurda Decisione del Vaticano: Esportare il Caos di Vicofaro in Tutta Italia
In un mondo che sembra aver perso ogni senso di giustizia e responsabilità, il Vaticano si appresta a fare un passo che potrebbe sembrare grottesco se non fosse così drammaticamente reale: replicare in tutta Italia il modello di accoglienza di Don Massimo Biancalani di Vicofaro, Pistoia. Un modello che, lungi dall’essere un faro di integrazione e sicurezza, è diventato un simbolo di disordine, criminalità e disprezzo per la comunità locale.
Il caso di Vicofaro, dove un immigrato ha tentato di aggredire una donna all’interno della stessa parrocchia che lo ospitava, è solo la punta dell’iceberg di una situazione che da tempo è sfuggita al controllo. Don Biancalani, invece di condannare l’aggressione, ha preferito sottolineare come siano stati altri migranti a fermare l’aggressore, come se questo fosse un indice di successo del suo operato. Ma qui non si tratta di celebrare atti di eroismo estemporanei; si tratta di un sistema che ha fallito nel garantire la sicurezza dei suoi cittadini e delle persone che accoglie.
Il Vaticano, in una mossa che lascia perplessi e indignati, ha considerato l’idea di esportare questo “modello pistoiese” in altre diocesi italiane. La questione non è solo etica, ma anche di pura e semplice logica: come si può pensare di replicare un sistema che ha portato a situazioni di pericolo, tensione sociale e accuse di omissione nel denunciare crimini? Il quartiere di Vicofaro è descritto come una zona dove vivere è diventato un rischio quotidiano, dove la libertà di movimento e la serenità sono state compromesse da un’accoglienza senza regole o controllo.
Il Vaticano, che dovrebbe essere un bastione di moralità e giustizia, sta invece promuovendo un modello che protegge i criminali a discapito delle vittime. Non si tratta di essere contro l’accoglienza, ma di essere contro l’accoglienza senza criterio, senza sicurezza, senza rispetto per chi vive già qui. L’Italia non può trasformarsi in un paese dove i suoi cittadini devono vivere nella paura, dove le donne non sono al sicuro nelle proprie comunità e dove i quartieri si trasformano in zone di non diritto.
È tempo che le istituzioni, sia civili che religiose, si rendano conto che la sicurezza e il benessere dei cittadini italiani non possono essere sacrificati sull’altare di un’ideologia che non considera le conseguenze reali delle sue azioni. È tempo di smettere di ignorare le voci di chi vive quotidianamente le conseguenze di queste politiche fallimentari.