Ogni giorno una nuova. Ieri i mini-Bot (colpiti e affondati dopo 5 giorni di alterchi e chiacchiere), oggi
Salvini: “Una tassa per poter usare il denaro fermo nelle cassette di sicurezza”
“mi dicono che ci sono centinaia di miliardi in cassette di sicurezza, fermi, potremmo metterli in circuito per gli investimenti, si potrebbe far pagare un’imposta e ridare il diritto di utilizzarli» ha detto ieri Salvini intervenendo a Porta a Porta.
Ora, come ormai troppe idee sull’economia esalate dal vicepremier, anche questa è insieme approssimativa e mal elaborata, e come si desume dagli articoli, anche stantia:
- proposta già prima dalle sinistre:
“Già il governo Gentiloni aveva pensato a una “voluntary disclosure” di contanti o titoli al portatore chiusi nelle casette di sicurezza, con un’aliquota al 35%. E la stessa Lega, un anno fa, rilanciava l’idea, parlando però di un’aliquota più bassa, tra il 15 e il 20%”.
- Che sarà affondata dalle procure:
“Il procuratore capo di Milano Francesco Greco ha spiegato comunque già nel 2016 che si tratta quasi sempre di somme “di provenienza illecita”. Quindi nessuno che ha milioni in cassetta sarà così cervellato da farsi identificare dalla “giustizia italiana”.
- Non suscettibile di dare il gettito sperato
“La voluntary disclosure sulle cassette di sicurezza sarebbe un altro pezzo della cosiddetta pace fiscale sul cui andamento ieri ha fornito indicazioni dettagliate (in commissione Finanza del Senato) il direttore dell’Agenzia delle Entrate Antonino Maggiore. In base all’esperienza del passato, ha ricordata da Maggiore, Le adesioni pervenute hanno per ora un valore di 38 miliardi, ma solo il 46-47% degli aderenti in prima battuta, perché molti partecipano solo per bloccare i pignoramenti. Presumibilmente saranno 9-10 miliardi, poco più di quanto previsto dalla Relazione tecnica del provvedimento”.
Anche le altre “idee” del Salvini economista non hanno dato i risultati sperati da lui, a cominciare dalla Fornero (che ha favorito quasi solo centinaia di migliaia di statali, aggravando i problemi della pubblica amministrazione) e finire per la (solo verbale) “Flat Tax”, malcotta fin dal principio, e che mai sarà realizzata. Nell’insieme, si avvicina molto alle “idee” di Di Maio: dal reddito di cittadinanza (chiesto solo da pochi), ai “navigator”, fino all’idea nuovissima di dare milioni di incentivi di Stato ad aziende private come la Whirlpool perché assumano lavoratori a Napoli: altre concezioni “economiche” ovviamente un bravo ragazzo meridionale che non ha mai visto una fabbrica, non riesce a concepire.
Ma questa ultima “idea” di far aprire le cassette con un condono fiscale, sa anche di disperazione e calo delle braghe. Significa: per accontentare la UE e “ridurre il deficit-Pil di quest’anno, lanciato verso il 2,4%, di almeno uno 0,2 per scendere al 2,1-2,2%, dai 3,6 ai 5,4 miliardi” – come ci chiedono i nostri Nemici – raschiamo il fondo di ogni barile.
Quindi paura e ripiegamento, propensione a cedere. Tirando fuori “Idee” sgassate più di una lattina di birra aperta da quattro giorni. E concezioni dell’economia politica quasi neandertaliane. Come quella” l’Italia è piena di soldi tenuti sotto il materasso”, che El Capitan non ci ha risparmiato.
Sì, l’italia è piena di soldi sotto il materasso perché l’economia –aggravata dall’euro valuta forte e dalla deflazione imposta dalla BCE e “regole europee”– è ferma. Paralizzata e ghiacciata, per giunta sull’orlo di una nuova recessione che anche i tedeschi han cominciato a vedere, con il calo industriale più pronunciato. Perché chi ha i miliardi nelle cassette di sicurezza dovrebbe farli emergere – pagando una penale? Per investirli dove, se l’economia non tira, le aziende non chiedono investimenti né lo Stato di Toninelli, Grillo e Di Maio non vogliono opere pubbliche?
Rimettere in moto l’economia, e i soldi “sotto il materasso” tornano a circolare da soli. Forse, dico forse, già basterebbe offrire in esclusiva ai risparmiatori italiani un prestito della Vittoria da 50 miliardi, al tasso d’interesse che comunque lo Stato paga agli investitori esteri perché si comprino il nostro debito pubblico; ma poi usare questo prestito per far qualcosa di fisico, di reale che dia lavoro reale e non si riduca a spesa corrente assistenziale “per aumentare i consumi”. Ma occorrono conoscenze di economia politica che – apparentemente – non solo non ha Salvini, non ha Beppe Grillo – non sì insegna più nelle università da decenni.
Die Rezession kommt!
Bisogna rileggersi Friedrich List, rileggersi Keynes e Galbraith, studiare Schacht, e magari Nino Galloni. Certo, poi mancherebbe il tempo per vedere il Grande Fratello.