Di fronte a tanta impudenza e menzogna
Arezzo, tre pompieri morti per lo stesso tumore raro: nel mirino la correlazione tra tute ignifughe e schiume antincendio
L’inchiesta punta a verificare la correlazione tra il tumore e l’esposizione a sostanze Pfas (perfluoroalchiliche), presenti in tute ignifughe e schiume antincendioLa Direzione centrale per la Salute ha avviato un’indagine interna al Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco relativa alle morti di tre pompieri per un tumore raro – il glioblastoma di IV grado che ha colpito il cervello – in servizio al comando di Arezzo e di altri vigili del fuoco deceduti per la stessa patologia in varie zone dell’Emilia Romagna.
I casi di Arezzo, tre per i circa 200 vigili del fuoco del comando provinciale, hanno insospettito i familiari, che nel mese di dicembre 2024 hanno scritto una lettera al ministero, chiedendo il riconoscimento della morte per causa di servizio. Un altro caso sospetto è stato segnalato dalla vedova di un altro pompiere deceduto, residente in Umbria ma che aveva prestato servizio ad Arezzo. I numeri della patologia, finora, sono molto bassi: 3-4 casi ogni 100mila abitanti…
Far sparire le uova, altrimenti insetti non li mangiamoo
Aviaria potenziale pandemia, l’appello su Science: “Prepararsi adesso può salvare vite e ridurre impatti economici e sociali”

Il primo sforzo, si legge nella lettera, va fatto per mettere a punto un vaccino efficace e che si possa produrre in grandi quantità in tempi rapidi
di F. Q. | 7 Marzo 2025
L’influenza aviaria potenziale pandemia? Sì ed è per questo che bisogna prepararsi ora per contrastare H5N1. Un gruppo di scienziati in una lettera pubblicata sulla rivista Science squaderna la preoccupazione per una possibile svolta negativa dell’influenza che dagli uccelli è passata ai mammiferi e che ha visto, soprattutto negli Usa, il contagio di lavoratori a contatto con bovini da latte. “Prepararci adesso può salvare vite e può ridurre gli impatti sociali ed economici se H5N1 o un altro virus portasse a una pandemia”, si legge nella lettera, che ha come primo firmatario Jesse Goodman della Georgetown University.“Il virus – avvertono gli autori, scienziati di diversi atenei Usa e non solo – ha attraversato specie e si è adattato a ospiti mammiferi, tra cui bovini da latte, causando un’esposizione diffusa e sporadiche infezioni nell’uomo. Sebbene la maggior parte dei casi sia stata lieve, questo virus dell’influenza aviaria può causare gravi malattie e dato il potenziale di diffusione dell’H5N1 è necessaria un’azione urgente per affrontare i gap nella preparazione”. In Louisiana un uomo è morto e per due mesi un’adolescente canadese è stata ricoverata tra la vita e la morte perché infettati da un ceppo altamente patogeno, ceppo che è stato rilevato anche in Nevada.
“Avere dei virus dell’aviaria dei polli già resistenti ai farmaci antivirali di prima e seconda linea dimostra come questo sia un virus che cambia e mutua anche nelle resistenze. Il giorno che dovesse arrivare a numeri importanti sugli essere umani con un trasmissione interumana pone un problema nella gestione terapeutica. Eravamo tranquilli perché ci sono degli antivirali ma se fossero inefficaci verso questi virus resistenti avremo un grande problema” ha spiegato all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell’ospedale policlinico San Martino di Genova.Per Jesse L. Goodman, Norman W. Baylor, Rebecca Katz, Lawrence O. Gostin, Rick A. Bright, Nicole Lurie, Bruce G. Gellin sebbene la maggior parte dei casi sia stata finora di lieve entità, gli esperti osservano che il virus potrebbe provocare conseguenze gravi a causa della sua elevata capacità di diffusione. Di conseguenza, osservano, è necessaria un’azione urgente per affrontare per tempo i possibili scenari di una pandemia. Il primo sforzo, si legge nella lettera, va fatto per mettere a punto un vaccino efficace e che si possa produrre in grandi quantità in tempi rapidi. In quest’ottica, la collaborazione tra gli attori in gioco dovrebbe riguardare soprattutto le nuove tecnologie, come i vaccini a mRna e quelli che utilizzano nuovi antigeni, le molecole tipiche del virus in grado di essere riconosciute dal sistema immunitario. Non va dimenticata, aggiungono, la necessità di garantire un accesso equo al vaccino anche ai Paesi a basso e medio reddito.