I reparti speciali di combattenti da casa, per accendere il sacro fuoco della guerra e radicalizzare il conflitto, parlano e scrivono di aggressione ai valori occidentali. Anziché spegnere e circoscrivere il conflitto, il loro tentativo è opposto ed è proteso a tirarci in ballo, a metterci in guerra; anche se loro la fanno in dad, con l’home fighting, dai loro domicili. L’errore risale già all’inizio: l’invasione dell’Ucraina venne subito tradotta da noi come un’aggressione all’Europa, una dichiarazione di guerra all’Occidente. Tutto si può attribuire a Putin, dal tentativo di neutralizzare l’Ucraina a quello di ripristinare il dominio russo-sovietico sull’Ucraina, ma non quello di attaccare l’Europa. Per lui, per i russi, l’Ucraina non è l’Europa ma nella migliore delle ipotesi è la terra di mezzo, la linea di confine che tale deve restare; o nella peggiore è la Russia più occidentale che deve rientrare nell’alveo della Casa madre.
Invece l’Europa, affermando che si trattava di un attacco all’Europa e all’Occidente, dava già per compiuto l’ingresso dell’Ucraina nell’Europa e nella Nato, e così dichiarava di essere in guerra con la Russia. Rifornendo poi di armi e di tecnici l’Ucraina, oltre ad allargare, allungare e aggravare il conflitto in corso, mandando allo sbaraglio gli ucraini, confermava questa linea belligerante e dunque respingeva ogni possibile ruolo di mediazione nella trattativa di pace.
Ma ora, a rendere ineluttabile e sacro il conflitto, è la convinzione che Putin stia in realtà attaccando i valori dell’Occidente. Di questa convinzione si è reso portavoce nostrano ieri in un editoriale sul Corriere della sera, Walter Veltroni. L’ex leader dem sposa a rovescio la tesi estrema del Patriarca di Mosca, quando questi dice tra l’altro che “Questa guerra è contro chi sostiene i gay, come il mondo occidentale” che pretende di estendere i suoi “valori” a tutto il mondo. Identificando questa opinione estrema di un patriarca con la finalità di Putin e della Russia, Veltroni deduce che questa guerra è contro la libertà occidentale, anche quella sessuale. Questi sarebbero per Veltroni i “valori occidentali”.
La storia dell’Occidente, la tradizione europea, sono antiche, millenarie. Sono la storia del pensiero greco e della polis greca, dell’Impero romano e del diritto romano, della fede cristiana e della civiltà cristiana, della lingua greca e latina e poi degli idiomi nazionali, della filosofia e della scienza. Molti di quei valori accomunano anche la tradizione russa a cui il Patriarca si richiama. Nei millenni la civiltà europea si è espressa attraverso le luci e le ombre della cristianità, delle sovranità, dell’espansione militare e religiosa, dell’arte e del pensiero, delle città e degli Stati. Attraverso grandi tappe, dall’antichità al medioevo, dall’umanesimo al rinascimento, e da ultimo in modo controverso nella modernità, e nelle sue tappe conflittuali: illuminismo e colonizzazione, imperialismo e nazionalismo, capitalismo e questione sociale, mercato e tecnologia, e molte altre ancora.
Dedurre e ridurre “i valori dell’Occidente” alle ultime conquiste dell’età globale, o ritenere che i Valori dell’Occidente nascano a partire dalla seconda guerra mondiale, è un modo per soffocarne la grandezza, la profondità e l’origine, la forza millenaria, la sua capacità di permeare popoli e famiglie, individui e comunità attraverso svariate generazioni. Già la stessa sostituzione dell’Europa con l’Occidente indica in realtà la riduzione dei suoi valori al modello americano, e ai “valori” che oggi si identificano, almeno in teoria, con la libertà e la democrazia, i diritti umani e il benessere, l’accoglienza dei migranti. Peraltro questi “valori dell’Occidente” hanno un vistoso rovescio: il nichilismo e la disperazione, l’egoismo individualistico e la dominazione della tecnica, l’espansione illimitata dei consumi, la globalizzazione del modello americano, l’alienazione più radicale che sia mai accaduta, dopo aver voltato le spalle prima alla fede, poi al pensiero, quindi alla storia. Insomma, la storia dell’ultimo occidente è anche questa. Quel che Veltroni chiama “Valori dell’Occidente” sono in realtà “valori progressisti” opposti ai “principi conservatori”; valori di parte non di un tutto.
Ora io non penso, come invece credono il Patriarca di Mosca e il Demiarca di Roma (il notabile dem Veltroni), che l’attacco di Putin all’Ucraina sia un attacco ai valori dell’Occidente. Putin è un leader pragmatico, senza scrupoli, a giudicare anche dalla sua biografia. Penso che sia più realisticamente legato alla geopolitica, alla difesa della Russia dall’accerchiamento Nato o, se preferite, alla pretesa di ripristinare la potenza Russia com’era ai tempi degli Zar e del comunismo sovietico. Poi, certo Putin ha espresso nel tempo valori conservatori; ma pensare che questa sia una guerra metafisica, una guerra di religione, è un’illusione di alcuni russi (tra cui lo stesso pensatore Dugin) o una denuncia dei fondamentalisti occidentali, un tempo comunisti, poi passati in un volo diretto da Mosca a New York. Insomma, condannare l’aggressione all’Ucraina è sacrosanto, anche se bisognerebbe comprenderne le cause e le colpe, che non sono tutte a Mosca. Ma spiegare l’attacco come rivolto contro l’Occidente, significa prepararsi alla guerra, anzi chiamarsela, ed esortare i russi a reagire di conseguenza.
E preannunciare che Putin sarà trattato come un criminale di guerra vuol dire precludere ogni possibile trattativa, e aspettare che le castagne dal fuoco ce le tolga la Cina o la Turchia, Israele o chissàchi. A me tutto questo pare follia. E poi, i peggiori nemici dei “valori dell’Occidente” cioè della civiltà europea, è doloroso dirlo, stanno in Occidente.
MV, La Verità (15 marzo 2022)