Per ricapitolare quel che hanno fatto i padroni della UE nel mercato delle vacche per le nomine: sconfitta fra il ridicolo e il comico di padrona Merkel. Voleva piazzare al posto che oggi è di Juncker, Frans Timmermans. Insomma la dittatrice della democristianeria di “centro-destra” voleva mettere un vecchio arnese della sinistra “socialista” (virgolette) che, oltretutto, con cui ha colluso felicemente per decenni sia in Germania sia in UE. Persino Oettinger, noto per il suo modesto QI e la sua fedeltà alla cancelliera, ha ricordato che, dopotutto, le elezioni europee le aveva vinte il centro destra (anche se perdendo 36 seggi rispetto al 2014), e semmai era quello ad avere diritto al posto.
Come mai questa insistenza della Kanzlerin a volere Timmermans alla presidenza della Commissione? Lo spiega Jean Quatremer, il corrispondente da Bruxelles di Libération, da una vita nei corridoi del potere UE: “Non dimentichiamo che Timmermans non ha mai osato opporsi a Martin Selmayr, che lo disprezza apertamente, ed ha convalidato il suo colpo di Stato del febbraio 2018.
Ecco dunque il motivo: Merkel vuole mantenere il posto di Selmayr, l’autoritario arrogante segretario generale, il tecnocrate da nessuno eletto che lei ha piazzato a fare da badante all’alcolico Juncker.
Selmayr, il vero dittatore illegale della UE a nostra insaputa, conoscitore e manovratore della macchina tecnocratica, che è salito al potere scavalcando chi ne aveva diritto con quello che Quatremer chiama un golpe. Ne abbiamo parlato qui:
L’azione di Selmayr è stato chiamata in causa anche nello strano suicidio di Laura Pignataro, alta funzionaria del servizio giuridico della Commissione (quindi alle dipendenze dirette del dittatore), “costretta a difendere la nomina, macchiata di irregolarità, di Selmayr”. Il suicidio, avvenuto il 17 dicembre, non è stato comunicato che il marzo – segno del clima di occultazione e terrore che il Segretario Generale fa regnare suo suoi sudditi:
https://forum.termometropolitico.it/775177-un-suicidio-alla-corte-di-juncker.html
L’Italia con Visegrad, determinante
Il gruppo di Visegrad a cui s’è aggiunta l’Italia con suo peso DETERMINANTE, ha fatto blocco contro il candidato-Merkel. Così persino Il Corriere (firma Federico Fubini, quello che tace dei 700 bambini morti in Grecia per la UE) ha scritto che l’Italia è diventata “L’ago dell’eurobilancia”. Dopo aver continuamente ripetuto e mostrato quanto l’Italia nella UE è “isolata”, è già un bel progresso.
Un buon numero di capi di governo hanno chiesto le dimissioni di Selmayr. Ma per restare segretario a vita, lui ha di colpo (e dietro le quinte) fatto apparire la candidatura a presidente della Commissione di – udite udite – Andrej Plenkovic , croato, capo dell’HDZ, destra-destra, ma inserito nella democristianeria di centro-destra su cui regna la Merkel. Plenkovic deve a Selmayr gratitudine perché ha favorito la Croazia sulla Slovenia, assegnandole la contestata Baia (o vallone) di Pirano (il solo tratto che permette alla Slovenia di avere accesso alle acque internazionali) nonostante la Corte permanente di Arbitraggio dell’Aia abbia riconosciuto alla Slovenia la sovranità sulla parte della baia che le permette l’accesso all’Adriatico. Questa improvvisa candidatura apparsa dal nulla e non dalle discussioni dei 27, è stata riconosciuta come una manovra di Selmayr; e ciò fa sospettare che il pericoloso personaggio abbia architettato un nuovo e completo complotto per restare al potere reale, la gestione della macchina UE. I prossimi giorni lo diranno.
Merkel aveva posto la candidatura di Timmermans mercoledì a Berlino, in un incontro a con lamato Manfred Weber, candidato da lei a dirigere il PPE europeo, la sua yes-woman (e fallita aspirante cancelliera) Annegret Kramp-Karrenbauer, e il francese Joseph Daul, presidente del gruppo francese all’europarlamento.
Quindi lo scacco della Merkel è stato anche lo scacco di Macron – a cui Timmermans andava benissimo, per la stessa ragione per cui Nigel Farage ha definito l’olandese “un pericoloso fanatico”) e il piccino di Attali non ha potuto fare a meno di mostrare al mondo tutta la sua rabbia durante la conferenza-stampa: lamentando “troppe ore passate a decidere niente” per colpa dei “27” che non gli ubbidiscono….
“Quello che mancava al tavolo era lo spirito e la determinazione a difendere l’interesse generale europeo”, ha affermato Macron. “Abbiamo visto oggi cosa non funziona”, ha sibilato il piccino di Attali. Lo ha scoperto, finalmente.
Rivolta contro il Mercosur: “Distrugge la nostra agricoltura”
Dovrebbe preoccuparsi, Macron, di una ben diversa questione che sta facendo montare l’insofferenza dei francesi verso “Più Europa”: la Commissione ha varato, il 28 giugno, un gigantesco accordo commerciale con Mercosur (Argentina, Brasile, Uruguay, Paraguay) : gli agricoltori francesi sono in rivolta. “L’apertura alla concorrenza dei prodotti agricoli di Argentina e Brasile destabilizzerà, se non distruggerà, le nostre filiere di produzione agricola”, ha scritto LE Figaro. “Il nostro allevamento ne soffrirà: si prevedono volumi d’importazione enormi di carni. Molti allevatori qui chiuderanno, poi, per essere competitivi, nasceranno allevamenti con mille e più bovini, disastrosi per l’ambiente, e per la qualità – senza parlare della distruzione di posti di lavoro. L’argentina e il Brasile sono, oltretutto, produttori massicci di OGM. Inutile illudersi che non li esporteranno qui: del resto è a questo che servono questo tipo di accordi”-
Se Macron pensa di aver sedato la rivolta dei Gilet Gialli, aspettate a vedere la rabbia dei coltivatori francesi.
Ancor più significativa l’opposizione di Nicolas Hulot, ex ministro della transizione ecologica (sic) di Emmanuel Macron, che ha dato le dimissioni sbattendo la porta l’agosto scorso denunciando la falsità dei propositi ecologisti del piccolo.
“L’accordo col Mercosur va al contrario esatto dei nostri progetti sul clima”, denuncia Hulot, evocando fra l’altro la distruzione della foresta amazzonica brasiliana accelerata da Bolsonaro.
Ma dice anche di più, l’ex ministro: “E’ il libero scambio all’origine di tutte le problematiche ecologiche. Ampliare il libero scambio non fa che aggravare la situazione. E’ la mondializzazione la causa della crisi [ecologica] in cui ci troviamo; se non si affronta questa causa, mettere tre o quattro eoliche non serve a niente.
“Bisogna capire che uno dei primi obblighi è di ri-localizzare tutte o parte le nostre economie – a cominciare dall’agricoltura. Altro che ripetere “il protezionismo è la guerra”.
Un ex ministro di Macron il Piccolo, diventa anti-globalista e protezionista. Interessante sviluppo.