L’assassinio del generale Suleimani – che a Washington può giudicare oggettivamente un successo, dato che sta destabilizzando il regime di Teheran investito dalle rivolte dal basso – ha dato una splendida idea a Mike Pompeo: applicare la stessa soluzione verso gli alti dirigente di Russia e Cina.
Il segretario di Stato lo ha teorizzato in una vera conferenza, intitolata: “La restaurazione della deterrenza: l’esempio iraniano”. L’omicidio mirato del generale, ha spiegato, va compreso nel quadro di “una strategia più ampia capace di contenere le sfide degli oppositori dell’America, che si applica altrettanto bene a Russia e Cina”.
Ha elaborato: “Ormai [grazie all’omicidio] l’America ha sull’Iran la posizione più ferma che non abbia mai avuto. L’importanza della deterrenza non si limita all’Iran. Dobbiamo contenere in tutti gli altri casi contenere i nostri nemici per proteggere la nostra libertà. Ecco tutto lo sforzo del presidente Trump di fare il nostro esercito più forte di quel che sia mai stato” (sottinteso: senza bisogno di spendere tanto come prima).
Il discorso riecheggia un timore dell’Establishment politico-militare, espresso ripetutamente negli studi della Rand Corporation, il “pensatoio” che il Pentagono ha in comune col Sistema militare-industriale: gli Stati Uniti hanno perso capacità di “deterrenza”. Lo ha dimostrato il fatto che la Russia abbia osato intervenire in Siria mandando a monte il grande e costoso progetto di rovesciare Assad, e la stessa audace intraprendenza delle forze iraniane sotto la guida di Suleimani; non facciamo più paura, e la superpotenza della Cina ci vede declinare…
(qui per esempio l’ultimo piano Rand per impoverire la Russia:
https://www.rand.org/pubs/research_reports/RR3063.html)
Le nuove ed economiche tecnologie – i droni assassini – offrono un mezzo semplice ed efficace per ristabilire la deterrenza. “
“La penetrazione di un drone armato nel nostro spazio aereo sarà considerata un atto di aggressione. Washington non dimentica che siamo un’energia nucleare, da noi “, ha detto l’esperto militare Igor Korotchenko al quotidiano VZGLYAD. “La distruzione di militari russi di alto rango in Russia o all’estero è ovviamente l’inizio di un conflitto tra le potenze nucleari. Washington sicuramente non lo farà, ha sottolineato Korotchenko”.
Tuttavia, la teoria di Pompeo non va presa sottogamba, ha aggiunto. E’ evidente che gli Stati Uniti cercheranno di frenare la Russia e la Cina in altri modi: “metodi politici, militari-strategici, economici, per destabilizzare la situazione all’interno dei nostri paesi”, ha osservato Korotchenko. In realtà, alcune misure del genere sono state menzionate da Mike Pompeo: ha indicato la fornitura di armi letali all’Ucraina; parimenti nello stesso spirito è la decisione di Trump di ritirarsi dall’accordo di controllo degli armamenti russo-americano e di testare con un nuovo missile da crociera a medio raggio.
“Stesso spirito” nel senso che, omicidi mirati di dirigenti o lo stracciare degli accordi sul controllo degli armamenti, presuppongono che gli Usa non riconoscono la legittimità di un qualunque stato estero, che a loro giudizio ne sfidi il potere: come è stato spesso notato, è la distruzione dell’Ordine di Westfalia , che dal’600 ha costituito lo jus publicum aeropaeum: dove anche il nemico è legittimo, justus hostis.
Gli europei hanno denunciato l’Iran di violazione…
Un’applicazione della dottrina di Mike Pompeo l’hanno sentita subito applicare sulla loro pelle gli stati europei: nei giorni scorsi (dopo l’assassinio di Suleimani) essi hanno denunciato l’Iran per aver violato l’accordo sulla limitazione dell’arricchimento dell’uranio – ossia quell’accordo che è stato Trump a stracciare. Per qualche tempo, è sembrato che i firmatari europei provassero a tenerci fede loro. Improvvisamente, il voltafaccia. Motivato da che?
Lo ha raccontato il l Washington Post, citando come fonti anonime funzionari europei. Secondo il quotidiano di Washington, Trump, in telefonate furiose, ha minacciato di appioppare dazi del 25% sull’import di auto tedesche, francesi ed inglesi se, se non si univano alla campagna per esercitare la massima pressione contro l’Iran».
Immediato l’allineamento di Merkel e Macron sulla linea del padrone da cui, vagamente, avevano espresso qualche idea di rendersi autonomi. Il che ha consentito ad un sito di postare di nuovo una vecchia vignetta, sempre attuale:
Sulla Merkel, resta da segnalare la “importante intervista” che ha rilasciato al Financial Time, dove ha espresso i seguenti profondi concetti geopolitici:
“il Brexit è un campanello d’allarme per l’Europa”, è la prima volta che a cancelliera prende atto ufficialmente di essere al corrente della cosa,a due settimane dal Brexit.
Che per reagire al Brexit, l’Europa deve “svegliarsi, mostrandosi “attrattiva, innovativa, creativa, un buon posto per la ricerca e l’istruzione. . .”, sotto questo aspetto, continua, “la concorrenza può quindi dare buoni frutti”: insomma tutte le qualità che la sua politica d’austerità e deflazione ha spento nella stessa Germania.
E di meraviglia in meraviglia, ha favoleggiato: “la UE deve fabbricare i suoi propri circuiti integrati dentro i propri confini, deve disporre dei propri “hyperscaler”, deve produrre le proprie batterie a cellula”.
Nel complesso si è intravista la sua paura: che il Regno Unito possa diventare un serio concorrente, in quanto la Gran Bretagna sarà libera di divergere dalle attuali regole e normative UE.