Dopo esser passato per l’Italia per dare disposizioni a “Giuseppi”, dove è andato Mike Pompeo, il segretario di Stato? Ad Atene. A firmare, sabato 6, un più forte e cogente trattato militare con la Grecia.
Questo accordo prevede l’ampliamento della base navale della sesta flotta americana a Creta; di creare basi di droni nella Grecia centrale; inoltre una base militare e insieme un impianto di gas naturale ad Alexandropouli. Quest’ultimo, allo scopo di portare il gas naturale americano in Grecia e spezzare il monopolio del gas russo nella regione.
E’ un accordo senza limiti di tempo e che non passerà per l’approvazione del parlamento ellenico. L’analista militare Efthymios Tsiliopoulos ha detto ad Al Jazeera che l’accordo serve ad aumentare la minaccia contro la Russia, poi l’Iran e la Cina (che come ricordiamo possiede interessi in Grecia). “Con la nuova base di Alexandropouli, Washington potrebbe sostenere operazioni nei Balcani molto più velocemente che da altri porti”, ha spiegato l’analista. Inoltre, ha aggiunto, le truppe statunitensi di stanza nelle basi greche sono “facili da dispiegare” in Medio Oriente.
Effettivamente, oltre che Roma ed Atene, Mike Pompeo ha visitato le repubblichette balcaniche di Montenegro e Macedonia, “alleate” dell’Occidente e spine nel fianco della Russia.
Pompeo ha affermato che i Balcani “rimangono un’area di competizione strategica”, candidabili insomma alle destabilizzazioni e primavere democratiche contro la zona d’influenza che vi ha Mosca. Sia nei Balcani, sia ad Atene, il segretario di Stato ha attaccato in termini inauditi “la Repubblica islamica dell’Iran, i cui terroristi hanno destabilizzato il Medio Oriente, trasformato il Libano in un paese cliente e contribuito a provocare la crisi dei rifugiati che continua a danneggiare la Grecia in questo momento”.
Insomma ha incolpato l’Iran di tutte le conseguenze dei tre decenni di guerre NATO nella regione e del conseguente spargimento di sangue e per i conflitti provocati, giù giù fino alle ondate di rifugiati – che invece ha prodotto la sua destabilizzazione dell’area secondo il piano Kivunim israeliano, e il ripetuto tentativo di smembrare la Siria e farne un califfato ISIS.
Pompeo non ha mancato, ovviamente, di denunciare “ l’influenza dannosa della Russia, in Grecia e nei paesi circostanti “, nonché la Cina che “usa i mezzi economici per costringere i paesi a concludere accordi svantaggiosi a beneficio di Pechino e lasciare i propri clienti fortemente indebitati “. Ossia ciò che da sempre ha fatto l’imperialismo americano, tramite il Fondo Monetario.
Che bisogno c’era di una alleanza americano-ellenica? La Grecia è già un membro della NATO. Ma per decenni trascurato da Washington che poteva contare sulla Turchia e la sua forza militare nell’Alleanza. Ora però con la destabilizzazione della Siria e il suo smembramento non riuscito per l’intervento russo e iraniano, e l’oscillazione di Erdogan come “alleato”, la Grecia – che ha una forza militare più notevole e preparata di quel che si crede, per storica diffidenza verso la Turchia – è ridiventata utile.
Lo ha detto chiaramente Geffrey Pyatt, l’ambasciatore Usa ad Atene: “Gli stati Uniti hanno “dato per scontato” Mediterraneo orientale per decenni. Ora lo stanno rimettendo al centro della loro riflessione, nella visione globale su come far avanzare gli interessi degli Stati Uniti …Nell’attuale fase di rinnovata competizione tra le maggiori potenze e con le più grandi scoperte di idrocarburi dell’ultimo decennio, questo crocevia globale di Europa, Asia e Africa è tornato in prima linea nel pensiero strategico americano”.
L’accenno alle grandi scoperte di idrocarburi si riferisce ai giacimenti scoperti al largo di Cipro, il cui sfruttamento avverrà in condominio con Sion. Bisogna ricordare che Erdogan ha minacciosamente preteso la parte per la Turchia, mandando navi da guerra a minacciare bellicamente (fra l’altro l’ENI).
Ad Atene, Pompeo ha preso apertamente le parti della Grecia (ed Israele) su questa questione: “Abbiamo detto ai turchi che la perforazione illegale è inaccettabile. Abbiamo chiarito che le operazioni in acque internazionali sono regolate da una serie di regole”.
Insomma, mentre Trump lascia che Erdogan si ritagli sul territorio della Siria la fetta che gli era stata promessa fin dall’inizio della guerra (combattuta per procura coi finanziamenti sauditi e degli sceicchi, armando Daesh e gli altri islamisti tagliagole e i curdi ) per rovesciare Assad, voltando le spalle ai curdi ormai inutili, Washington si riposiziona militarmente in Grecia, adottandola come base per le future operazioni.
Il tutto, nel palese disprezzo degli “alleati europei” nella NATO. Come nota giustamente WSW, Pompeo è venuto in Europa e non ha visitato le tre più grandi capitali: né Berlino, né Parigi, e nemmeno Londra. In compenso è andato in Macedonia per esortare il governicchio locale di abbandonare il progetto di autostrada finanziato dai cinesi nel quadro della Belt and Road Initiative (BRI, la nuova Via della Seta) di Pechino, ed è venuto a Roma per ordinare al governicchio locale di rigettare gli accordi con Huawei e piantarla con l’adesione al BRI.
Nel nuovo concetto americano, l’Italia conta meno della Grecia perché noi siamo imbelli e disarmati, mentre appunto, la Grecia è militarmente più forte (per esempio ha mantenuto la leva obbligatoria di massa), è nemica storica della Turchia, e – grazie al “trattamento tedesco” subito dai greci – la Cina ha fatto acquisti importanti in Grecia. Strategici. Il porto del Pireo.
A luglio, il già sullodato ambasciatore degli Stati Uniti, Geoffrey Pyatt, ha dichiarato a Stars and Stripes che la base navale americana nella baia di Souda, in Grecia, utilizzata durante la guerra in Siria, è “praticamente satura“. I militari statunitensi non hanno visto di buon occhio gli investimenti cinesi nel porto del Pireo ad Atene: “Se vogliamo far attraccare una nostra nave da guerra al Pireo, la Cina può dire di no.”
Per l’America, è una tentazione strategica incoercibile tentare di assestare un colpo bellico mortale alla Cina prima che diventi troppo potente per essere sconfitta; “far pagare il prezzo “ alla Russia della sua vittoria politica in Siria; riconfigurare la NATO in termini di massima aggressione contro Mosca, puntando sui nuovi alleati come la Polonia e i baltici. Adesso o mai più: sanno bene, i pensatoi americani legati alla speculazione, che il sistema economico globale e liberista che hanno imposto, con cui hanno ciecamente reso potente la Cina, e dominato dalla finanza e dai suoi profitti usurari è al capolinea, e si regge solo con le banche centrali che creano trilioni a tasso sottozero, per mantenere gonfia la bolla, e in vita le varie imprese e banche zombi che – se aumentassero i tassi d’interesse – collasserebbero, indebitate come sono.
Fra un anno o tre, se non fra qualche mese, potrebbe essere troppo tardi. Adesso o mai più.
“Dal colpo di stato del 2014 in Ucraina e dallo spiegamento delle truppe NATO contro la Russia, non fanno che aumentare la tensione. Da giugno, esercitazioni militari della NATO che hanno coinvolto decine di migliaia di soldati hanno avuto luogo in Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, Finlandia e Svezia, nonché in Portogallo e Scozia. Le grandi manovre “Defender 2020” del prossimo anno in Germania e in Europa orientale, che coinvolgerà decine di migliaia di soldati, tra cui 20.000 statunitensi, sarà il più grande gioco di guerra della NATO da 25 anni”, scrive il WSW.
E la Russia? Alcuni amici mi chiedono come mai “Putin lascia fare” e concludono che “è d’accordo”, sottobanco, con Erdogan. A me sembra invece evidente che Mosca sia stata colta di sorpresa del via libera che Trump ha di fatto dato ad Erdogan – che tanto faticosamente aveva portato a firmare l’accettazione della “integrità territoriale” della Siria – per questo attacco militare per prendersi il pezzo di territorio siriano, e stia valutando una situazione cambiata e di cui non gli sfugge la pericolosità.
“Il 16 settembre” rileva Meyssan, Mosca era riuscita apparentemente a “trovare un accordo con la Turchia e l’Iran sulla questione curda”. Una geniale soluzione della diplomazia di Lavrov: “il progetto russo di costituzione per la Siria potrebbe prendere la forma di una federazione culturale (e non più amministrativa)”, in cui i curdo-siriani avrebbero la propria autonomia da Damasco, uniti ad essa solo “culturalmente”. “Il ritorno dei curdi siriani alleati degli USA nel cerchio dell’autorità della Siria poteva essere pilotato dall’Iran, i cui curdi hanno pazientemente infiltrato il comando dello YPG”.
Questa tela sottile è stata strappata dalla decisione di Trump che ha dato il via libera ad Erdogan per occupare la zona che gli era stata inizialmente promessa. Mosca non può fare molto, se non rischiando tutto. Non si deve sopravvalutare la forza militare russa, né quel che veramente può fare in una situazione così grave sull’orlo del precipizio.
Noi sappiamo già come finirà, o almeno lo temiamo: è impressionante come lo scenario coincida con quello “visto” quasi trent’anni fa da padre Paisios.
Vi sarà una guerra tra Russia e Turchia. All’inizio i Turchi crederanno di vincere, ma ciò sarà la loro rovina. I Russi alla fine vinceranno e la Città cadrà in mano loro. Poi la prenderemo noi… Saranno costretti a darcela…».
«La Turchia sarà smembrata. Di certo questo smembramento ci soddisfa e ci conviene come stato. Così saranno liberati i nostri villaggi, le patrie irredente.
Costantinopoli sarà liberata, diverrà nuovamente greca.
Santa Sofia sarà nuovamente aperta al culto.»
La Grecia non s’immischierà molto in questa guerra e le sarà data Costantinopoli, dato che le parti combattenti non troveranno un’altra soluzione migliore.
Noi prenderemo i nostri territori, gli Armeni i loro e i Curdi i loro. La questione curda è già stata instradata”.
https://www.maurizioblondet.it/le-parole-originali-del-monaco-paisios-turchia-costantinopoli/
E l’Italia? Temiamo di sapere anche questo. Grazie alla visione di Gustavo Rol, che nel 1991 disse: “Nel 2025 in Italia vi saranno il 60% di persone “di colore” e il 40% di bianchi.” Mi pare che l’attuale governo, e il Papa, e l’Europa, abbiano gettato le basi per questo processo, sì da renderlo irreversibile.
Si sappia però che la grande crisi ripulirà “la peste di errori e vizi che ammorba il mondo”; secondo Padre Paisios il tremendo periodo non sarebbe durato molto, e i sopravvissuti vedranno il rovesciamento e raddrizzamento.
Frattanto a morire e soffrire sono sempre loro, i cristiani:
https://twitter.com/NamanTarcha/status/1182189917646053377?s=17
In questa tragedia, ecco come il giornale preferito da El Papa dà la notizia (perfetto il commento della Totolo!)
Quando hai scritto #FakeNews sulla #Siria per 8 anni, e proprio non riesci a scrivere la verità.
Quando hai scritto #FakeNews sulla #Siria per 8 anni, con annessa crocifissione pubblica di un tuo giornalista che si era ribellato (@cciavoni), e proprio non riesci a scrivere la verità.@repubblica @CarloVerdelli pic.twitter.com/dquczsi1Ks
— Francesca Totolo (@francescatotolo) October 10, 2019