È stato recentemente approvato alla Camera dei Deputati, dopo il via libera del Senato del 1° marzo, il Disegno di Legge n. 1658-B contenente le “Disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati” che innoverebbe in maniera significativa il diritto dell’immigrazione in materia di minori, prevedendo il divieto di respingimento alla frontiera.
Usiamo il condizionale perché, in realtà, a dispetto del clamore mediatico, la legge sembra scoprire l’acqua calda. La normativa vigente infatti, de facto, non rende una situazione diversa da quella che siffatto disegno di legge appunto disegna. E quindi la domanda è: perché questa legge?
Proviamo a rispondere premettendo che, in tema di immigrazione il politicamente corretto è sempre più ostentato, ogni giorno che passa. Non parliamo poi dell’iper-intoccabilità di cui si ammanta il presepe ideologico costituito da “mamme e bambini sui barconi”, donne e minori che sono in realtà, in proporzione alla massa di immigrati maschili in età da moglie, davvero pochi. Nessun telegiornale, ovviamente, lo evidenzia. È più utile la narrazione lacrimosa della sacra famiglia in mare mosso, ma andiamo con ordine.
La più recente definizione di “minore non accompagnato” è contenuta nell’art. 2 della Direttiva Europea 2001/55EC3, secondo cui sono minori non accompagnati «i cittadini di paesi terzi o gli apolidi di età inferiore ai 18 anni che entrano nel territorio degli Stati membri senza essere accompagnati da una persona adulta responsabile per essi in base alla legge o agli usi, finché non ne assuma effettivamente la custodia una persona per essi responsabile, ovvero i minori che sono lasciati senza accompagnamento una volta entrati del territorio degli Stati membri».
Il Testo Unico sull’immigrazione (d.lgs. n. 286/1998) prevede che, quando ricorrano i presupposti per l’espulsione di un minore straniero, il provvedimento possa essere adottato, su richiesta del questore, dal tribunale per i minori «a condizione comunque che il provvedimento stesso non comporti un rischio di danni gravi per il minore».
L’espulsione è dunque ridotta a quei casi in cui non ci sarebbero pregiudizi di sorta per il minore nel momento in cui faccia ritorno nel paese d’origine. Quanti sono questi casi?
La geografia dei conflitti, o meglio, la narrazione della geografia dei conflitti ci mette dinanzi ad uno scenario “continentale” pan-bellico e dovunque ci sia una guerra, lì non si può tornare.
Gli stessi sostenitori dell’accoglienza tout court, quelli espertissimi nel cogliere le sottili differenze tra clandestino, rifugiato e profugo, sembrano tra l’altro essersi messi tutti d’accordo sulla bontà di un’unica definizione, quella di migrante, il portatore cioè di un diritto fondamentale a mettere radici dove voglia e sempre. Li imiteremo, limitandoci però, senza essere troppo originali, a chiamare chi entra nel nostro territorio ‘immigrato’.
Tra gli immigrati giunti nel Belpaese, secondo dati governativi, il numero di minori stranieri non accompagnati al 31 dicembre 2016 ammonterebbe a 17.373, il 45,7% in più rispetto al 31 dicembre 2015 e il 25,3% rispetto al 31 agosto 2016. Sono maschi il 93,3% del totale. Le bambine? Al 31 dicembre 2016, i minori non accompagnati presenti in Italia che risultano irreperibili – principalmente egiziani, eritrei, somali – sono 6.561. Dove sono? Bel problema, ma non il solo.
È preponderante la questione dell’età. Secondo l’Associazione Diritti e Frontiere la presunzione di maggiore età viene «applicata con larga discrezionalità dalle forze di polizia, senza le adeguate competenze professionali, con il risultato che spesso minorenni anche di sesso femminile e spesso vittime di tratta vengono dichiarate maggiorenni» e quindi espulsi. Allo stesso modo, siffatto meccanismo potrebbe però operare anche in difetto, portando a considerare erroneamente minori soggetti ultra-diciottenni.
Invero, secondo il Quadro di riferimento normativo e diritto all’identità del Ministero della Giustizia, che fa riferimento ad una Conferenza di servizi indetta dal Ministero degli Interni nel 2008, l’età dovrebbe essere accertata mediante un approccio multidisciplinare e multidimensionale consistente in esami medici da effettuarsi in strutture pubbliche e nell’ascolto del minore al fine di ricostruire la sua storia anagrafica. L’emergenza sembra avere reso ostica l’applicazione a tappetto di queste regole, le quali restano di per sé non adatte a “scovare” l’eccezione.
È stato poi il senatore Lucio Malan ad introdurre in Parlamento un tema nuovo, ossia la possibilità che l’età non faccia dei minori non accompagnati “dei santarellini”.
«Tra coloro che sono venuti in Italia come minori non accompagnati, argomenta il senatore spiegando gli emendamenti al ddl in questione, ci sono colpevoli accertati di 32 omicidi volontari solo nell’anno 2015: queste, probabilmente, non sono persone che venivano in Italia benintenzionate; credo che sarebbe stato meglio se fossero ritornati nei loro Paesi, anche se veramente avevano sedici o diciassette anni. Ci sono stati poi 54 tentati omicidi, che non sono andati a buon segno ma che verosimilmente hanno lasciato il segno sulle persone vittime di questi tentativi; 1.560 lesioni personali volontarie perpetrate da stranieri minorenni; 10.000 reati contro il patrimonio e l’incolumità pubblica e 268 violenze sessuali perpetrate da minori stranieri».
Ancora un aspetto. Nel 2003, il Comitato per i minori stranieri si trovò ad affrontare la questione se fossero da considerare ‘non accompagnati’ i minori abitanti con parenti entro il quarto grado, quindi “affidati di fatto”, ma non interessati da alcun provvedimento formale. Il Comitato optò per considerarli accompagnati e nessuno parlò in ogni caso degli abusi potenziali conseguenti alla difficoltà di documentare in modo chiaro la sussistenza reale del rapporto parentale, complici casi frequentissimi di omonimia e procedure identificative dei Paesi d’origine non sofisticatissime, diciamo così.
Infine proteggere i minori costa. Il Documento Programmatico di Bilancio 2016 inserisce la problematica dei minori non accompagnati nel novero delle spese per l’immigrazione, computando un costo pro capite medio oscillante tra i 35 e i 45 euro al giorno circa. I dati riportati non comprendono, come si legge nella dicitura di uno dei grafici riportati, «la spesa relativa all’emergenza del Nord Africa, aperta nel 2011».
Quanto spendiamo davvero? L’Italia è dell’Europa contribuente netto, versa ad essa cioè più di quanto riceve. A buon intenditor…
La legge che fa dei minori non accompagnati soggetti da accogliere sempre, non solo non rappresenta alcuna novità sostanziale in considerazione dei tanti escamotage più o meno percorribili per evitare il rimpatrio da parte degli stessi, ma può essere considerata una sorta di distrattore tematico, che affrontando demagogicamente e parzialmente il tema, finisce per offuscare gli aspetti che, nell’interesse in primis dei minori e della patria ospitante, dovrebbero invece affrontarsi, quelle priorità cioè ribadite dalle Convenzioni internazionali di difesa dei diritti dell’infanzia purtroppo sempre più spesso usate impropriamente, diciamo anche questo.
Questa legge sembra avere come unica funzione quella di tacitare ogni dubbio altro o ulteriore, placandolo a monte. Eppure, la sacrosanta protezione del debole, quale valore, mai dovrebbe passare per il disvalore della menzogna delle narrazioni a metà.
Mariangela Cirrincione
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