IL MISTERO DELL’INCARNAZIONE ED IL SIGNIFICATO DELLA CADUTA DELL’ANGELO parte seconda – di Luigi Copertino

IL MISTERO DELL’INCARNAZIONE ED IL SIGNIFICATO DELLA CADUTA DELL’ANGELO

L’origine del male nella prospettiva escatologica della Rivelazione abramica

parte seconda

Il peccato degli angeli viatori

Dunque da dove il male, in un universo che è dono d’amore, che è bontà anche nel suo piano materiale?

Dio ha creato il mondo in “stato di via” verso la sua perfezione finale, verso l’Omega che coinciderà in Cristo, nel Verbo Incarnato, con l’Alfa dell’Inizio, sicché sul piano materiale il cosmo non è stato creato perfetto ma, appunto, in fieri. Nel divenire cosmico sono ricomprese costruzioni e distruzioni, perfezioni relative ed imperfezioni, la comparsa di certi esseri, quando essi raggiungono il “fronte dell’esistenza”, e la scomparsa di altri, quando essi escono dalla dimensione dell’esistenza.

Anche la biologia ha iniziato finalmente a comprendere la radice ontologico-metafisica delle forme viventi. Con la “Teoria degli Equilibri Punteggiati”, di Stephan Gould, oppure con la ancor più chiara “Teoria delle Risonanze Evolutive” (TRE), il paradigma evolutivo ha ormai superato le ristrettezze del darwinismo e del neo-darwinismo. Si tratta di teorie, supportate da molte prove, per le quali l’evoluzione avviene non per il cieco caso di mutazioni selettive ed adattamento ambientale – perché la struttura del Dna è piuttosto fissa, “conservatrice”, possedendo meccanismi di autocorrezione per eliminare gli errori di sequenza ovvero le mutazioni genetiche, già di per sé rarissime e generalmente sempre sfavorevoli – ma per fattori endogeni, ossia per “spinte interne”, agli organismi, simili al “passaggio dalla potenza all’atto”.

Quando, però, parliamo di “male” intendiamo soprattutto fare riferimento al “male morale”, non tanto ai mali fisici come i disastri naturali o le malattie. Perché, secondo la Rivelazione, per gli uomini anche il male fisico, ad iniziare dalla morte o dal modo attuale di sperimentare la morte, è legato al male morale ovvero alla scelta, sul piano ontologico, del disconoscimento della propria dipendenza dall’Amore Infinito. «Maledetto sia il suolo per causa tua!» ammonisce Dio in Gen. 3,17 rivelando all’uomo la drammatica conseguenza della scelta adamica di ergersi a dio senza la grazia di Dio. L’uomo, che era stato chiamato a vivere in spirito anima e corpo nell’Eden, ossia in una condizione di esenzione dai condizionamenti naturali, cade nelle dure limitazioni spazio-temporali a causa del suo peccato.

L’uomo adamico cade perché tentato dalla “conoscenza”, da una falsa conoscenza che lungo i secoli è possibile incontrare di continuo quale gnosi spuria che contende il primato alla gnosi pura ossia alla Rivelazione. Simbolo di tale gnosi spuria è il serpente ouroborico, il serpente che si morde la coda, segno del ciclico eterno ritorno che le dottrine gnostiche proclamano insieme alla pretesa di identità ontologica sostanziale, ossia di natura, tra mondo e Divinità, tra creatura e Dio. Identità della quale l’uomo avrebbe perso consapevolezza cadendo nella prigione dell’illusione fenomenica a causa della frammentazione dell’Uno impersonale primordiale. Con il simbolo del serpente ouroborico il racconto del Genesi fa riferimento a questa gnosi spuria. Il serpente induce l’uomo ad abbandonarsi al fluire della vita cosmica secondo i ritmi dualistici dello spazio-tempo – appunto il ciclo sempre uguale a sé stesso dell’eterno ritorno – con l’ingannevole promessa che, in tal modo, egli può riscoprire, oltre l’illusione fenomenica transeunte, la propria originaria e connaturata auto-divinità (“eritis sicut Dei”) ritrovando l’ontologica identità panteista con il Divino. La seduzione ofidica suona come sollecitazione a riscoprire la presunta onnipotenza dell’“io” finalmente fuso, identificato, nell’Uno/Tutto, indistinto, informe, pienamente vacuo, quindi a negare la creazione originata dalla “separazione” dei cieli e della terra, della luce dalle tenebre, delle acque superiori da quelle inferiori, con conseguente svalutazione del creato da riassorbire, annientare, nell’indistinzione primordiale della supposta Unità da cui sono state emanate tutte le opposte polarità, tutti i “doppi contrari”.

La tentazione, che mediante la falsa gnosi lo condurrà alla morte, viene all’uomo per influsso angelico. Infatti, secondo la Rivelazione, anche gli angeli sono stati provati e una parte di essi ha scelto di “non servire” il Disegno creativo e salvifico di Dio, avendo essi rifiutato la visione dell’Incarnazione futura del Verbo.

«Egli (Satana) è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna» (Gv. 8,44).

Lucifero, come dice il nome, era portatore di Luce, l’Arcangelo più vicino a Dio, la più spirituale tra le creature angeliche. Questa purezza e vicinanza fu provata al fuoco dell’orgoglio, della superbia. Agli angeli viatori fu mostrato, in visione, il fatto centrale del Disegno creativo e salvifico pensato da Dio Padre, l’Incarnazione del Suo Verbo consustanziale. La più ampia schiera degli angeli adorò il Verbo Incarnato ma proprio Lucifero, pur potendo liberamente farlo, non volle adorare perché si lasciò tentare dall’orgoglio della sua santità, della sua purezza, della sua altissima spiritualità e in preda alla superbia guardò con disprezzo alla “carne”, alla materia, al piano materiale della Creazione come ad una dimensione impura, indegna dell’Altissimo al Quale egli, Lucifero, pur creatura, era, per Suo dono, solo di poco inferiore per purezza e spiritualità.

Per l’orgoglio luciferino, fu inconcepibile che Dio progettasse l’Incarnazione del Suo Verbo quale momento centrale del Suo Disegno. Per il suo orgoglio angelico era inammissibile che Dio avesse progettato di  sporcarsi, insozzarsi, con la materia, con la carne. Sempre che Egli fosse davvero Dio! Perché, se questo era il Suo Progetto, allora Egli non poteva essere veramente il Dio Creatore ma solo un demiurgo che degrada nel dualismo l’Uno originario, in modo da trarre dall’Uno il Bene ed il Male, ossia lo Spirito e la Materia, il Lato Destro ed il Lato Sinistro, per gettare le creature, le emanazioni dell’Uno, nella sofferenza dell’esistenza, sempre più grande a seconda del grado discendente della manifestazione, del grado di materializzazione.

Lucifero è l’inventore della gnosi spuria e fu il primo degli gnostici. Nella sua contro-rivelazione la Creazione, la Manifestazione, deve essere riassorbita nell’indistinzione dell’Uno originario, e per fare questo deve essere annichilita impedendo il perpetuarsi della vita che è sofferenza, impedendo la “follia” dell’Incarnazione del Verbo. Ma per impedire l’Incarnazione bisogna colpire, per odio verso Colui che si dice l’Altissimo, la creatura posta al centro della Creazione ad accogliere degnamente, nella carne, il Verbo e che, per questo, è stata fatta ad Immagine e Somiglianza di Dio, ossia l’Uomo Adamico, creato in spirito, anima e corpo sin dall’inizio. Bisognava, nella prospettiva luciferina, convincere l’Uomo che egli è caduto nell’impurità della materia per il tranello ontologico postogli da Chi gli si è rivelato come Dio ma che, in realtà, è solo un cattivo demiurgo che lo ha imprigionato nella carne, nella vita sofferente, dalla quale egli, l’uomo, può liberarsi, facendosi “dio” da sé, mediante l’iniziazione alla dottrina segreta, alla gnosi, che soltanto lui, Lucifero, può consegnargli.

Lucifero si erge prometeicamente a “vero salvatore” e vuole farsi per questo adorare – «come colui che si contrappone e s’innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando sé stesso come Dio» (2 Ts. 2,4) –  portando all’uomo la “luce” della “conoscenza”. Ma si tratta della “luce fredda” dell’inversione della Sapienza originaria. Tentare Adam con la gnosi luciferina, ossia con la falsa gnosi che Lucifero ha costruito nel suo impeto d’orgoglio, avrebbe significato sconvolgere il Disegno di Dio che faceva perno sull’Incarnazione, sull’Umanazione del Verbo. Il cedimento di Adam avrebbe significato per Lucifero la possibilità di accusare – “accusatore”, infatti, è un altro appellativo di Satana – l’uomo, fatto di carne, di fronte al Creatore ossia avrebbe consentito all’Arcangelo pieno della sua superbia spirituale di poter rinfacciare a Dio la debolezza e quindi, nella sua prospettiva falso gnostica, l’“impurità” del mondo materiale e della stessa natura umana nella quale Egli, assurdamente, progettava di incarnarsi. Ma Lucifero non poteva sapere che Dio aveva previsto, nel caso l’angelo avesse scelto il “non serviam” ed Adam avesse ceduto alla sua tentazione, il rimedio della Passione, Morte e Resurrezione del Verbo Incarnato.

Il “non serviam”, che fu osteggiato da un altro dei più puri arcangeli, Michele – “Mi-Ka-El”, in ebraico significa “Chi è come Dio?” ad indicare la risposta, in forma di domanda imperativo-affermativa, alla pretesa luciferina di “innalzarsi sopra Dio per additare sé stesso come Dio e Salvatore” – provoca la “caduta” dell’Angelo, di Lucifero, ovvero la sua cacciata dal posto privilegiato che occupava al cospetto dell’Altissimo, non per “punizione” inflitta da Dio ma quale conseguenza della sua libera scelta. Lucifero, rifiutando la sua dipendenza dal Creatore e l’adesione all’Incarnazione del Verbo, opera una chiusura ontologica di sé stesso impedendo alla Luce di Dio di continuare ad inondarlo, pur non potendo impedire che il dono del suo essere, della sua esistenza, fosse revocato. Ecco perché, secondo Tradizione, dal più bello tra gli angeli, Lucifero diventò, per sua scelta, un essere orrifico. Il peccato trasforma la creatura deformandola ontologicamente e, conseguentemente, anche esteticamente.

La realtà del “peccato degli angeli” è attestata dalla Rivelazione, tanto nel Vangelo

«Egli (Gesù) disse: Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore» (Lc. 10,18)

quanto nel Libro dell’Apocalisse, in particolare nel capitolo 12, scritto sì, da Giovanni, durante le persecuzioni – da qui l’accenno al martirio dei fratelli – ma che nella sua essenza metafisica oltrepassa la mera contingenza del momento storico dell’elaborazione ispirata, sicché deve essere letto in stretta connessione con il Genesi del quale è una sorta di spiegazione trans-storica, dove gli angeli peccatori sono simboleggiati dalle stelle trascinate giù, mentre la Donna è contemporaneamente simbolo della Madonna, della Chiesa e della Creazione

«Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una Donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla Donna, che stava per partorire, per divorare il bambino appena nato. Essa partorì un Figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e il Figlio fu subito rapito verso Dio e verso il suo trono. La Donna invece fuggì nel deserto, ove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni. Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli. Allora udii una gran voce nel cielo che diceva: “Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, poiché è stato precipitato l’accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte. Ma essi lo hanno vinto per mezzo del Sangue dell’Agnello e grazie alla testimonianza del loro martirio, poiché hanno disprezzato la vita fino a morire. Esultate, dunque, o cieli, e voi che abitate in essi. Ma guai a voi, terra e mare, perché il diavolo è precipitato sopra di voi pieno di grande furore, sapendo che gli resta poco tempo”. Or quando il drago si vide precipitato sopra la terra, si avventò contro la Donna che aveva partorito il Figlio maschio. Ma furono date alla Donna le due ali della grande aquila, per volare nel deserto verso il rifugio preparato per Lei per esservi nutrita per un tempo, due tempi e la metà di un tempo lontano dal serpente. Allora il serpente vomitò dalla su bocca come un fiume d’acqua dietro alla Donna, per farla travolgere dalle sue acque. Ma la terra venne in soccorso alla Donna, aprendo una voragine e inghiottendo il fiume che il drago aveva vomitato dalla propria bocca. Allora il drago si infuriò contro la Donna e se ne andò a far guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù.» (Ap. Cap. 12).

Il Catechismo della Chiesa Cattolica, che è atto del Magistero infallibile, conferma

«La Scrittura parla di un “peccato” (degli) … angeli. Tale “caduta” consiste nell’avere, questi spiriti creati, con libera scelta, radicalmente ed irrevocabilmente rifiutato Dio e il suo Regno. (…). A far sì che il peccato degli angeli non possa essere perdonato è il carattere “irrevocabile” della loro scelta, e non un difetto dell’infinita misericordia di Dio. “Non c’è possibilità di pentimento per loro dopo la caduta, come non c’è possibilità di pentimento per gli uomini dopo la morte (San Giovanni Damasceno, Expositio fidei 18). (…) La potenza di Satana però non è infinita. Egli non è che una creatura, potente per il fatto di essere puro spirito, ma pur sempre una creatura: non può impedire l’edificazione del regno di Dio» (CCC nn.392, 393, 395).

Il peccato degli angeli nell’esegesi francescana di Giulio Basetti Sani.

Questa antica Rivelazione, circa il “peccato” e la “caduta” degli angeli, è attestata anche in ambito ebraico e islamico, come spiega molto bene l’islamologo e padre francescano Giluio Basetti Sani nel suo testo “Il peccato di Iblis e degli angeli nel Corano” (edizioni Iperbole, Palermo, 1987).

Qui non ci interessa, solo per mancanza di spazio, la riflessione di questo grande esegeta francescano a proposito del mistero del peccato angelico come presentato nel Corano, e che lo stesso Basetti Sani riconnette all’idea che l’islam altro non sia, nella prospettiva del Cristo della Seconda Venuta, che la realizzazione della promessa che Dio, in Genesi 16 e 17,17-21, ha fatto ad Ismaele, il figlio che Abramo ebbe dalla schiava Agar, destinato a diventare una “grande nazione”, benché non nella linea diretta dell’Alleanza riservata ad Isacco, il figlio della legittima consorte Sara, dal quale discenderà Gesù. Ci basta, in proposito, ricordare quanto, nella prefazione dell’opera citata, Clelia Sarquelli Cerqua, spiega: « … Basetti Sani si è dedicato … ad una “lettura cristiana” del Corano e (…) Nella direzione di una siffatta rilettura si orienta … l’episodio che ricorre sette volte nel Corano, relativo al peccato di Iblis (Satana) e degli Angeli: peccato d’orgoglio che consiste nel rifiuto del mistero dell’Incarnazione. Il Corano accoglie infatti la tradizione tardo-giudaica e poi cristiana per la quale alcuni angeli, fra i quali eminentemente Satana (Iblis), si sarebbero rifiutati di adorare l’Adamo Universale, figura di Cristo, ritenendolo ontologicamente ad essi inferiore per avere assunto corpo materiale».

Ci interessano, nell’economia del nostro contributo, piuttosto le fonti ebraiche e cristiane, che concordano tutte in pieno sulla dottrina del peccato degli angeli, ampiamente citate da Giulio Basetti Sani nelle prime pagine della sua opera e che, per comodità del lettore, dato anche che si tratta di un testo ormai quasi introvabile, riportiamo quasi per intero, dai paragrafi nei quali si tratta espressamente de “Il peccato di Satana nel Giudaismo”, “Il peccato di Satana nel Nuovo Testamento”, “Il peccato degli angeli nella Tradizione cristiana”:

«Nell’Antico Testamento incontriamo Satana nel Profeta Zaccaria (3, 1-2), nel Libro di Giobbe (1, 6 e segg.) e nelle Cronache (I Cron. n. 21,1), dove appare come l’Accusatore. Dal Libro di Giobbe è annoverato tra le “creature celesti”. (…) qualche allusione al peccato degli angeli (…) E’ … messa in grande rilievo nei libri apocalittici. “Iddio nella sua modestia – dice una fonte rabbinica – chiese consiglio agli angeli, prima della creazione del mondo, intorno alla creazione del mondo. Egli disse: Per la salvezza d’Israele, Io dividerò la luce dalle tenebre, così nel tempo avvenire farò con Israele in Egitto  … Come Io separerò le acque che sono sotto il firmamento da quelle che stanno sopra, così Io dividerò le acque del Mar Rosso … Io darò la Legge (Torah) a Israele, e l’albero della vita. Gli angeli si meravigliarono per un così grande amore verso questo popolo d’Israele, e Dio disse loro: … Nel sesto giorno Io creerò l’Uomo; così Israele separerà un Uomo dai Figli di Aronne, come Sommo Sacerdote per il mio servizio …”. “Dopo nella sua sapienza, avendo deciso di creare l’Uomo, chiese consiglio alla sua corte, prima di procedere all’esecuzione. Il suo scopo era di dare esempio all’uomo, che pur essendo egli così grande ed al di sopra di tutto, non disprezzi il consiglio degli umili. Così prima Iddio chiamò i cieli e la terra e tutte le cose, in ultimo gli angeli. Questi non furono tutti della stessa opinione.”. (…) Adamo è l’Uomo ideale. (…). Dio gli ha rivelato tutta la storia dell’umanità: ogni generazione con i suoi profeti, con i suoi maestri; facendo con lui un patto. La sapienza di Adamo si è rivelata quando ha dato il nome a tutti gli animali; mentre gli angeli non ne conoscevano i nomi. Adamo ebbe allora lo spirito della profezia: “fu un vero profeta ed aveva nella sua sapienza una qualità profetica”. Nel Libro di Enoch si parla dell’Eletto in relazione al mistero del Giudizio: l’Eletto è il Figlio dell’Uomo, così chiamato prima della creazione; fu scelto da Dio e poi nascosto nella Presenza di Dio (Sakina), prima che il mondo fosse. Si dice che il Figlio dell’Uomo era nascosto, e fu condotto alla presenza del suo Potere e lo manifestò agli angeli. Nella “Vita di Adamo ed Eva”, Satana racconta il suo peccato, dopo che Eva gli chiese perché li avesse tentati. Il diavolo rispose: “Io mi sento pieno di inimicizia contro di te e di amarezza, perché a motivo di te io sono stato scacciato dalla mia gloria, che possedevo in cielo, in mezzo agli angeli”. – “Ma io non ti ho fatto alcun torto!” – rispose Adamo. – “Si! Quando tu fosti creato ad immagine di Dio, Michele ti portò e ci ordino di adorarti in presenza di Dio. E Dio, il Signore, disse: “Ecco Adamo! Io ti ho fatto a nostra immagine e somiglianza!”. Michele chiamò tutti gli angeli: “Onorate, l’uomo, immagine di Dio!, come il Signore Iddio ha comandato!”. E per primo (Michele) gli rese omaggio. Poi mi chiamò e mi disse: “Onora l’immagine di Dio!”. E gli risposi: “Mai io onorerò un inferiore e più giovane di me. Io sono il più anziano nella creazione, prima che egli fosse creato, io ero stato creato. Spetta a lui onorarmi. Similmente gli angeli dipendenti da me si rifiutarono. Michele ci minacciò della collera divina, ed io gli risposi: “Se Dio si mette in collera contro di me, io metterò il mio trono al di sopra delle stelle del cielo; io sarò simile all’Altissimo Iddio. In collera ci spogliò della nostra gloria e ci confinò sulla terra. Per questo io sono pieno di tristezza, ed ho tentato e sedotto la tua donna”. Adamo allora in grande pianto gridò: “O Signore mio Dio, la mia vita è nelle tue mani. Allontana da me l’avversario, il quale ha cercato di perdere la mia anima, a dai a me la gloria che lui ha perduto.”. (…) l’idea che Satana era geloso per la creazione di Adamo e che tutta la creazione inclusi gli angeli era a servizio dell’uomo e poi d’Israele è eminentemente ebraica. Esiste inoltre una tradizione rabbinica secondo la quale il Messia verrà nuovamente sulla terra, si poserà sul tetto del Tempio, e proclamerà la salvezza di coloro che ancora credono, in Israele. E in un altro passo della stessa “Pesikte Rabbati”, viene descritta una scena nella quale Satana al tempo della creazione aveva chiesto a Dio se avesse potuto vedere il Messia. Quando questa richiesta fu accettata e Dio ingiunse agli angeli che onorassero il Messia, Satana cadde indietro esclamando: “Questo è certamente il Messia, il quale scaccerà me e i principi o Sarim dei Gentili nell’inferno!”. Così negli ultimi secoli prima di Cristo alcuni autori rabbini sostituirono all’Adamo, sposo di Eva, il Messia, ed insegnarono che gli angeli furono invitati ad onorare il Messia. Questa interpretazione del rifiuto degli angeli di onorare il futuro Messia, passerà al Cristianesimo, che nell’Adamo proposto all’adorazione degli angeli vi riconoscerà il “Secondo Adamo”, Gesù Cristo. (…). San Paolo scrivendo al suo discepolo Timoteo dichiarava: “Davvero grande è il mistero della nostra fede: Cristo si è manifestato come uomo; fu dichiarato Giusto mediante lo Spirito Santo. Apparve agli angeli …” (I Tim. 3,16). Anche l’autore della Lettera agli Ebrei parla che Gesù fu manifestato agli angeli: “E’ diventato più grande degli angeli … Tutti gli angeli di Dio dovranno adorarlo” (Ebrei, 1,4-6). Non si accenna in San Paolo al peccato degli angeli. Ne parlano altri testi del Nuovo Testamento. “Dio infatti – scriveva San Pietro – non perdonò agli angeli che avevano peccato, ma li precipitò negli abissi tenebrosi dell’inferno, servandoli per il giudizio” (2Pietro 2,4). Gesù parlando del giudizio finale presenta il Giudice che dirà: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli” (Matt. 25,41). La Lettera di San Giuda: “Ora io voglio ricordare a Voi, che già conoscete tutte queste cose, che il Signore dopo aver salvato il popolo dalla terra d’Egitto, fece perire in seguito quelli che non vollero credere, e che gli angeli che non conservarono la loro dignità, ma lasciarono la propria dimora, Egli li tiene in catene eterne, nelle tenebre per il giudizio del gran giorno” (6,7). Nel Vangelo di San Giovanni Gesù diceva ai Giudei increduli: “Se Dio fosse Vostro Padre certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo … voi … avete per padre il Diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro (…) (Giov. 8,44). Nella sua prima lettera San Giovanni scrive: “ Figlioli, nessuno vi inganni … Chi commette il peccato viene dal Diavolo, perché il Diavolo è peccatore fin dal principio” (I Giov. 3,7-8). (…) Gli angeli e gli uomini furono predestinati simultaneamente in Cristo. Non c’è ragione per separare la predestinazione degli angeli da quella degli uomini, come di esseri di due gruppi. (La predestinazione simultanea) esclude quella di sostituzione degli uni agli altri (per la quale) gli uomini sarebbero stati predestinati per sostituire gli angeli decaduti. Gesù Cristo è la “sintesi universale”, è l’Uomo-Dio, sintesi stupendissima degli estremi esistenti nell’universo: del creato e dell’increato, del finito e dell’infinito, dell’Eterno e del temporale, del Necessario e del contingente. Fra tali estremi correva un’infinita distanza, stante la quale tali estremi non avrebbero potuto toccarsi nell’ordine soprannaturale. Gesù Cristo è perciò la sintesi degli estremi. San Paolo scriveva: “Egli (Cristo) è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di Lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili … Tutte le cose sono state create per mezzo di Lui ed in vista di Lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in Lui. Egli è anche il Capo del Corpo, cioè della Chiesa, il principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti, per ottenere il primato su tutte le cose. Perché piacque a Dio di fare abitare in Lui ogni pienezza e per mezzo di Lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di Lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli (Lettera ai Colossesi, 1,15-20). Tutto questo significa che Dio nella sua bontà volle riporre stabilmente in Cristo Uomo ogni pienezza senza eccezione: 1) Pienezza della Divinità; 2) Pienezza di tutte le doti, prerogative e perfezioni naturali e soprannaturali comunicate e comunicabili alle creature tutte, passate, presenti e future. San Paolo non limita la pienezza alla divinità, o alla grazia, o ai soli doni soprannaturali, ma pronuncia indefinitamente essere piaciuto a Dio “fare abitare in Cristo ogni pienezza”, perché in Lui, oltre la Divinità, si contiene come in ricettacolo la pienezza delle cose create in Lui. L’Apostolo afferma chiaramente che in Cristo furono create tutte le cose visibili e invisibili, celesti e terrestri, compresi gli angeli, con tutti i doni di natura e di grazia dei quali furono ornati nella loro creazione. Ora gli angeli non poterono ricevere tali doni se non per mezzo di Gesù Cristo, che è capo vitale degli angeli. Quindi il Mistero di Cristo futuro, venne presentato agli angeli perché soltanto Egli introduce le creature, angeli e uomini nel mistero di Dio: “Nessuno va al Padre se non per mezzo di me” (Giov. 14,6). (…). I Padri della Chiesa ed i teologi che insegnano che Gesù Cristo è il capo degli angeli e che il mistero dell’Incarnazione fu rivelato agli angeli, perché facessero un atto di fede nel Cristo futuro, vedono il peccato di Satana e degli angeli ribelli come il rifiuto dell’adorazione del Cristo futuro. Anche per gli angeli secondo alcuni Padri e teologi valgono le parole di Gesù: “Questa è la vita eterna che conoscano Te, Dio vivo e vero, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo”. Per entrare nell’intimità con Dio, nella beatitudine eterna gli angeli hanno dovuto fare un atto di fede e di adorazione verso il Cristo futuro. Appena creati nello stato di “Via” gli angeli hanno dovuto credere e nel Mistero della SS.ma Trinità e nel Mistero dell’Incarnazione, per ottenere la grazia ed entrare nella gloria. Nelle Pseudo-Clementine si dice che “il Figlio di Dio e Signore di ogni cosa si fece uomo, sino dall’inizio”, cioè nella sua prima manifestazione apparve nelle sembianze di Adamo. Si dice anche che Adamo è Cristo in quanto profeta. “Nella sua qualità di solo vero profeta egli ha imposto, come il suo Creatore, un nome che indica in maniera appropriata la natura di ogni animale”. Il “Pastore di Erma” crede che gli angeli peccassero di superbia ricusando di passare alla beatitudine finale per l’unica Porta che è Gesù Cristo. Il loro peccato specifico fu dunque la ribellione a Dio e al Verbo Incarnato. Per sant’Ireneo vescovo di Lione, gli angeli ebbero la conoscenza soprannaturale del Padre, attraverso il Verbo, rivelatore del Padre, in quanto Uomo, Gesù Cristo è il capo essenziale degli angeli e degli uomini. Gli angeli buoni hanno preso il premio della beatitudine eterna per averla docilmente conseguita adorando con fede l’immagine del Cristo futuro. Mentre gli angeli che si ribellarono per superbia all’adorazione del Cristo futuro furono condannati … Inoltre sant’Ireneo insegna che Lucifero (Satana) ha invidiato la vita del Verbo incarnato, che veniva a salvare gli uomini. E per invidia ha fatto peccare l’uomo. Tuttavia l’oggetto della sua gelosia non è stato il potere che Dio aveva dato ad Adamo, ma l’amore che il Cristo futuro avrebbe manifestato all’umanità, volendo salvarla … La sua gelosia ha preceduto la tentazione dell’uomo. Tertulliano, morto verso il 240, pensa che Dio creò l’uomo ad immagine del Verbo incarnato, Cristo. Ci presenta Gesù Cristo come l’uomo perfetto per essenza, ed Adamo come la copia viva ed espressa di questo originale, l’Uomo Cristo. Iddio nel formare Adamo, ritraeva la forma dell’Uomo futuro, il Verbo Incarnato, il quale in quanto prototipo dell’umanità ne era il Capo. In altro passo Tertulliano presenta Iddio preoccupato a ritrarre in Adamo le fattezze e la somiglianza del Cristo futuro. Quindi Gesù è il capo di Adamo innocente, perché fu fatto ad immagine a somiglianza di Cristo …Anche Origene (154-185) afferma che Cristo futuro apparve agli angeli, presentandosi in modo idoneo alla loro natura. Satana ossia Lucifero ed i suoi seguaci furono ribelli alle lezioni di un tale maestro, il Cristo futuro. Essi vollero fare senza l’aiuto del Verbo incarnato, credendo per orgoglio di bastare a sé stessi; perciò caddero ribellandosi. Lucifero dunque rifiutò di avere per suo Capo Gesù Cristo. San Zenone, martire e vescovo di Verona (+ 380) insegna che Gesù Cristo è stato l’autore della salvezza anche degli angeli, perché quando furono nello ‘stato di via’ fu loro rivelato il mistero dell’Incarnazione. Quindi il peccato degli angeli ribelli fu quello di non avere voluto adorare il Cristo seguendolo come loro Capo e Duce … Teodoreto di Ciro, due secoli prima dell’Islam, scriveva: “Dio prima vide il suo Figlio prendere carne e natura di uomo da una Vergine. Sapeva che l’unione sarebbe stata tale che la Persona di Cristo da sempre riceveva l’adorazione degli angeli, perché Egli era Dio. Ma essi l’adoravano egualmente nella sua Umanità”. Anche dei testi copti stabiliscono inoltre che la dannazione di satana era stata causata dal suo rifiuto del mistero dell’Incarnazione. Anche alcuni Teologi, dopo i Padri della Chiesa, insegnarono che satana, Lucifero, avrebbe peccato d’invidia, rifiutando di adorare il Verbo Incarnato … Dopo Ruperto, Abbate di Ruiz (+ 1135), Fra Alessandro d’Hales, basandosi sopra un testo di san Bernardo, afferma che Lucifero, Satana, avendo avuto cognizione del mistero dell’Incarnazione, si ribellò con i suoi seguaci e fu condannato all’inferno. Così i primi discepoli di Duns Scoto, come Scotello, De Orbellis, Pelbarto, De Bassolis, Frassen, Tetareto etc., ripeterono con il testo di San Bernardo, l’opinione del rifiuto degli angeli di adorare il Cristo, presentato nella forma di Adamo. Quindi tutta l’antica scuola di Scoto, seguendo Alessandro d’Hales, ritenne che a Lucifero e agli angeli nello stato di via, fosse stato rivelato il mistero dell’Incarnazione … Duns Scoto parla ex professo del peccato di Lucifero, crede che sia stato l’appetito indebito della beatitudine soprannaturale. Però non esclude che abbia peccato anche per invidia di Gesù Cristo e per desiderio dell’Unione Ipostatica, giacché insegna che gli angeli peccarono con diversi peccati, di diverse specie, ed inoltre riconosce che la battaglia della quale parla l’Apocalisse, fu la prima combattuta tra gli angeli buoni e cattivi nello stato di prova. La battaglia si accese all’apparire del “Segno Grande”, cioè della Donna vestita di sole, che dava alla luce il Verbo Incarnato. Quindi anche per Duns Scoto, Dio avrebbe rivelato il mistero dell’Incarnazione come prova agli angeli nello stato di via (…). Nel 1490, Giacomo Parem di Valenza, vescovo constantinopolitano, nel suo commento al Salmo 81 scriveva che Dio ha fatto Cristo uomo, figlio naturale di Dio mediante l’unione ipostatica. E il peccato di Lucifero non sarebbe stato quello di volersi uguagliare a Dio, ma quello di invidiare l’unione ipostatica, per la quale un uomo, inferiore all’angelo, veniva assunto ad essere Figlio di Dio. Satana, come tutti gli angeli, aveva conosciuto il mistero futuro dell’Incarnazione. Iddio costituì il Verbo Incarnato Mediatore Universale e Capo Universale di tutta la Chiesa angelica ed umana, ed era tale prima della rivolta e caduta degli angeli. Perché Dio rivelò il mistero dell’Incarnazione agli angeli viatori e ad Adamo innocente, con l’ordine che Lo adorassero, e riconoscessero Cristo per loro Mediatore e Capo essenziale, supremo Signore dell’universo. Lucifero con i suoi seguaci, inorgoglito per la natura angelica per la quale si sentiva superiore all’uomo, ricusò di obbedire al comando di Dio e di sottostare a Cristo. Ambì per se l’unione ipostatica, l’uguaglianza con Dio, la signoria dell’universo, concependo odio ed invidia a Cristo. Il grande teologo gesuita, Francisco Suarez (+ 1617), sulla autorità dei Padri della Chiesa, san Fulgenzio, San Gregorio Magno, ed il suo discepolo Claudio Ruperto, san Lorenzo Giustiniani e san Bernardo, sostiene che Gesù Cristo è causa meritoria della grazia di Adamo innocente e della grazia degli angeli. Nel suo trattato degli angeli, crede molto probabile l’opinione teologica che gli angeli nello stato di viatori abbiano conosciuto per divina rivelazione e per fede il mistero futuro dell’Incarnazione del Verbo. Si chiede poi se il peccato di Lucifero fosse stato l’invidia per la unione ipostatica, desiderando lui disordinatamente l’unione ipostatica di Dio con la sua natura angelica. E risponde che è molto probabile la sentenza che crede che Lucifero abbia peccato di superbia desiderando per se l’unione ipostatica, e così sino da principio divenne il nemico e l’avversario di Cristo. Per dimostrare questa opinione con riferimento ai testi biblici, cita Isaia (c. XIV) dove apostrofando l’angelo ribelle nella persona del re di Babilonia, gli dice: “come sei caduto dal cielo, Lucifero, tu splendente figlio dell’aurora? … Volevi salire al cielo, oltre le nuvole, per diventare simile all’Altissimo, ora invece sei precipitato nella parte più profonda del regno dei morti” (Isaia 14,12; 14-15). L’altro testo che Suarez riporta è quello di Ezechiele, nel capitolo 27, dove in figura del re di Tiro, si descrive la sopraeminente eccellenza dell’angelo decaduto … (…). Reinterpretando la tradizione ebraica, che negli ultimi tempi prima del Cristianesimo, aveva visto nell’Adamo presentato agli angeli la figura del futuro Messia, il Nuovo Testamento, ed i Padri della Chiesa, seguiti poi da alcuni teologi, soprattutto della scuola francescana, pensano che l’Adamo proposto all’adorazione degli angeli sia il Cristo futuro. Questo spiega così il peccato di Satana, Lucifero, che secondo Isaia e Ezechiele fu quello di voler essere simile all’Altissimo. Lucifero si turbò all’ordine divino inaspettato di adorare un Uomo, Assunto all’Unione della Augusta Trinità nella Persona del Verbo. E quindi Figlio naturale di Dio, Principio di tutte le sue vie, Primogenito di ogni creatura. La rispondenza delle parole poste dai Profeti Isaia ed Ezechiele in bocca a Lucifero, con quelle che san Paolo esprime nella esaltazione e la sessione di Gesù Cristo alla destra di Dio Padre, sopra tutti i Principati e le Potestà (Efes. 1,21) è da notarsi … Disperato di occupare il posto assegnato al Figlio dell’Uomo, perché il disegno immutabile di Dio gli tarpava le ali al gran volo, Satana pieno di ira, di dispetto, d’invidia, si separò da Dio e dal suo Cristo, giurando di vendicarsi con la morte di Gesù … Con questa sentenza, che poi passerà al Corano, si conciliano e completano le varie opinioni dei Padri della Chiesa e dei teologi, che ritengono il peccato del primo angelo, chi nella superbia, chi nella presunzione, nell’arroganza, nella vanagloria, nella rapina, e nella disobbedienza».

Giulio Basetti Sani era un francescano e cita, non a caso, la Scuola Teologica Francescana. E non a caso, Francesco d’Assisi, sulla Verna, ricevette le stigmate del Crocifisso dal Cristo Serafino, dal Cristo Dio-Uomo che gli apparve in forma di angelo.

(CONTINUA)

Luigi Copertino