Karl Marx si chiedeva, in un appunto del 1857: “…D’altra parte, è possibile Achille, insieme alla polvere da sparo e il piombo? O l’Iliade con la stampa e la macchina tipografica? I canti e le saghe e la musa non sono forse destinati a sparire con torchio di stampa e insieme ad esse, non compaiono forse le condizioni necessarie all’epica?”: sorprendente; anche il materialista-padre, quello che “la religione è l’oppio dei popoli” e “l’ateismo come presupposto di ogni critica”, sentiva il disincanto del mondo -prodotto dalla borghesia e dall’industria – come mancanza, dolore e nostalgia.
Trovo questa citazione nella prefazione, di Maurizio Murelli, alla monumentale fatica dell’amico Giacomo Maria Prati, “Mitogonia – Epos e Icona”. Che è una selva di affascinanti e sorprendenti citazioni; nutrita di una cultura immensa e vorace, che capitolo dopo capitolo, rivelano il mito e l’epos nascosto (e per questo potentemente agente) nella secolarizzazione più devastata.
Basta scorrere qualche titolo: “Falce e Martello secondo il mito greco”, “Star Wars forever”, “Ezra Pound come profeta della grecità”, “Fatima quale noir apocalittico”; “Mary Poppins maga, il gioco degli archetipi” . E poi ancora: “La Melancolia di Duhrer alla luce dell’Apocalisse”; “Gli Iperborei e l’Eden Polare: solo una favola?”. E poi ancora e ancora: “Cristo come Fuoco” /”I cristiani, come fenice, sono coloro che vengono spiritualmente “immersi nel fuoco per rinascere”); “La Teologia negativa di Carmelo Bene”, “Elogio dell’Inferno: perché l’idea di una pena eterna sia logica, equa e benefica”.
Basta evocare alcuni titoli, per capire che l’amante della lettura vorrebbe leggerli tutti : cosa impossibile al forzato della cronaca nera della modernità quale io sono, che “non ha tempo”. Vero è che l’autore stesso consiglia di leggere in modo circolare, sono 64 capitoli, come nel gioco dell’Oca (63 caselle più la coronale, invisibile) il che suggerisce una volontà dell’autore di dare al testo una valenza iniziatica, “perché ogni interpretazione è combattimento spirituale”.
Personalmente, non lo seguo fin qui. Ma il libro di Prati è una “Enciclopedia per la Post-Modernità” (Andrea Virga) da tenere ed aprire dopo gli eventi apocalittici che prepara la Trasgressione Totale e la perdita, ancor prima della Fede, della ragione. . Allora si tratterà di ricostruire, partendo dal mito e dall’icona, l’incanto perduto.
E siccome me l’ha regalato, i due tomi indivisibili per totale di quasi 700 pagine, gli sono grato: è il libro che leggerò quando, in base alle Nuove Disposizioni, verrò obbligato al silenzio . In carcere farà la lettura ideale. Sconfitto? No. Posso far tesoro della citazione di Alexandr Dugin posta in exergo all’ultimo capitolo: “La modernità ha ucciso l’eternità e la postmodernità ha ucciso il tempo. Ma il futuro ha senso anche prima di avvenire. Ancor di più, ha senso persino se non avviene”. Un vero koan.
Giacomo Maria Prati, Mitogonia – Epos e Icona, 2 tomi – AGA Editrice. Euro 50 .
Prati è attualmente Direttore del Museo della Cerosa di Pavia.