Non c’è nessuna agenda

San Charbel «Se luomo facesse abutualmente il segno della … | Flickr

Cominciamo col farci il segno della Croce, perché qui si mostra come, nella mancanza di Dio, ogni aberrazione viziosa e mostruosa diventa “spontanea” e “naturale”.

Qui sotto la rivista New York, molto sofisticata. Adesso è un promo per tagliarti i genitali:

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L’agenda Trans spiegata bene:

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Il rischio di affogare nel mare della nuova scuola “fluida”

Era il 2015, quando sotto il Governo Renzi veniva emanata la Legge 107/2015 della “Buona Scuola”, regina, la parola “non discriminazione” che entrava nel mondo dell’istruzione, quale vessillo per inneggiare a valori costituzionali.

Attraverso i nuovi “Programmi di Offerta Formativa”, riconosciuti con l’acronimo PTOF, venivano promosse “nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni”. S’inserivano così associazioni, figure esterne e programmi extra la didattica e l’insegnamento, che tutt’oggi fanno affidamento anche ai fondi del Pnrr.

Come paladina della non discriminazione sulla “differenza di genere” e rifacendosi all’art.3 della Costituzione, dal 2015 la Scuola diventa emblema della pari dignità sociale, anche se sei anni dopo la troviamo a discriminare e sospendere gli insegnanti non sottopostisi ai nuovi farmaci a M-rna anti Covid-19. Condannando tutto il personale a trattamenti medici sperimentali, privando dello stipendio per 6 mesi chi non si vaccinava, obbligando gli alunni a ripetitivi e costosi tamponi genici per usufruire del servizio educativo libero, gratuito e obbligatorio, nel 2021, introducendo il “green pass”, la “Buona Scuola” cancellerà gli art.33, 34 e l’art.3 della Costituzione, quello espressamente previsto dal PTOFMa manterrà la non discriminazione dell’orientamento di genere.

Ma arriviamo ad oggi, Luglio 2023.

L’attuale Ministro dell’Istruzione (e di un Merito ancora da valutare) Giuseppe Valditara, firma il nuovo Contratto Nazionale, e definendolo “un importante passo avanti verso una sempre maggiore valorizzazione di tutto il personale della scuola”, aumenta lo stipendio dei docenti di poco più di 1€ al giorno decidendo anche d’inserire il nuovo art.21, a tutela del benessere psicofisico di lavoratori transgender”.

Ispirandosi “al valore fondante della pari dignità umana”, riconosce “un’identità alias al dipendente che ha intrapreso il percorso di transizione di genere e ne faccia richiesta tramite la sottoscrizione di un accordo di riservatezza confidenziale”. In programma nuovi servizi igienici “gender free”, spogliatoi, utilizzo di un nome di elezione nel registro di classe, nella posta elettronica e nei rapporti sociali quotidiani, per il personale della scuola che non si identifica nel proprio sesso biologico o che si oppone a ruoli stereotipati.

Niente ha valso il “Fuori dalle aule l’orientamento sessuale dei docenti”, espresso dagli esponenti del Governo in carica, davanti alla nascita a Bologna nel Dicembre 2022 della prima Rete di insegnanti ed educatori Lgbtq.

Dal prossimo anno il personale della scuola, alunni e genitori inclusi, saranno tenuti a riconoscere i propri insegnanti non più in base alla loro identità biologica ma, secondo un principio di “non discriminazione”, a identificarli nel nome alias da loro deciso, indice di ruoli espressi anche e non solo nella loro scelta erotica, emotiva ed affettiva.


Qual’è l’esempio educativo per alunni dai 3 anni in su, che dall’anno scolastico 2023/2024 riceveranno dagli adulti risposte quali, “chiamami Ginevra perché anche se sono un uomo, mi sento una donna”, oppure “chiamatemi Fuffy perché mi sento amorevole e dolce come un cagnolino di peluche”?

Ci pare essere finiti nel cartone animato South Park, con Madame Herbert Garrison presente fin dalla scuola dell’infanzia, dovendo monitorare, inoltre, conseguenti nuovi parametri educativi.

Con un’identità biologica sostituita da soggettive preferenze comportamentali e affettive, di adulti che vogliono essere riconosciuti al di fuori di un’evidenza fisiologica, viene a modificarsi il “transfert” con cui bambini e adolescenti strutturano la loro futura identità nell’ambito dei rapporti all’interno della scuola. Quali i modelli per le generazioni in crescita, quale futuro si vuole far immaginare e quindi costruire?

Il nuovo Contratto Nazionale del personale Docente, attraverso un’imposizione normata giuridicamente e mascherandosi dietro il “rispetto delle diversità”, concretizza quella manovra del Governo Letta fatta nel 2013, con la quale si stanziò allora 10 milioni di euro per mandare insegnanti ed alunni a lezione di sessualità gay. Il fine era “ampliare le conoscenze e le competenze di tutti gli attori della comunità scolastica sulle tematiche Lgbt, sia tra gli insegnanti che tra gli alunni e contribuire alla conoscenza delle nuove realtà familiari, superare il pregiudizio legato all’orientamento affettivo dei genitori”.

Da allora molta strada è stata percorsa, inclusi corsi gender obbligatori per gli insegnanti come quello del Comune di Roma a Maggio 2023, tenuti da organizzazioni private entrate poi nell’ambiente scolastico.

Considerando la scienza e la biologia realtà superate per definire la nostra identità di esseri umani, si nega la naturale differenza tra donne ed uomini preferendo parlare di comportamenti “fluidi”, “queer” ossia “strani” od “omosessuali”.

Come fanno però notare le femministe radicali, con la teoria del gender viene meno l’impossibilità di difendere le donne in quanto donne, perché se tutti possono essere donna, la donna come tale non esiste. Ma questa discriminazione il nuovo Contratto Nazionale Scuola non la considera, ed il rispetto verso il personale docente transgender, diventa l’opportunità d’inserire nell’ambito educativo, direttamente dai comportamenti degli insegnanti, gli obbiettivi delle neonate associazioni di privati cittadini e cittadine come Genderlens. Il nuovo traguardo scolastico deve includere “l’alfabetizzazione di genere per i bambini”, il supporto alla variazione di genere nell’infanzia e nell’adolescenza”, secondo Genderlens sempre esistita, introducendo un modello educativo fluido come leggiamo nella pagina del sito, in cui “l’umanità non è “naturalmente” come viene rappresentata e organizzata, ma si manifesta in una molteplicità di sane varianze di identità”. Quanto siano “sane” tali variazioni, è comunque tutto da vedere.

Con la presunzione che “i bambini devono sapere che le persone Lgbt+ esistono”, nel 2014 le scuole di Pavia e provincia realizzarono il progetto “Far bene per stare bene”, dimostrandoci oggi che è almeno da 9 anni che entrano nelle classi della scuola pubblica rappresentanti delle cosiddette “minoranze”. Non solo cittadini stranieri che vengono a proporci menù esotici o valori religiosi diversi da quelli cristiani, ma anche disabili che fanno programmi di psicomotricità “alternativi” e persone Lgbtq che raccontano fiabe in succinti costumi Drag Queen alquanto discutibili.

Ciò che allarma però, è che con il nuovo Art.21 del Contratto Nazionale Scuola, si normalizza anche la recente prassi che permette d’inserire nel registro elettronico, il nome scelto dall’adolescente in crisi d’identità al posto di quello anagrafico, come appunto richiesto dalle famiglie di associazioni come Agedo e la citata Genderlens.

Ed ecco che ci appare in tutta la sua assurdità, una realtà non a tutti conosciuta ma che vede già ben oltre 200 scuole italiane aver attivato la “carriera alias” per gli alunni. Dando credito ad associazioni private, il cui intento è sbandierare la loro amicizia con i movimenti lgbtq+, i Dirigenti Scolastici stanno ritenendo corretto imporre metodologie proposte da chi ha più interesse all’orientamento sessuale e all’identità di genere dei minori, piuttosto che alle materie curricolari di italiano, scienza, matematica, storia, geografia ecc.
Il Centro Ateneo Sinapsi (Servizi per l’inclusione Attiva e Partecipata degli Studenti), arriva in nostro aiuto spiegandoci che “in realtà, non esistono fonti precise che stabiliscano con esattezza come e su quali presupposti si sia arrivati a costruire opinioni su tale tipo di ideologia”, ma puntualizza che “quanto viene quotidianamente propagandato e diffuso in merito alla Teoria Gender contribuisce a creare barriere alla libertà personale e a fomentare odio e discriminazione”.

Siamo quindi obbligati, in quanto adulti, educatori, genitori a non poter sottovalutare quella che Sinapsi definisce la “ricerca scientifica nell’ambito dei Gender Studies”, è impossibile ovviare all’ideologia della “non discriminazione” e dobbiamo prepararci ad un presente-futuro, che vede appunto gli studi “di genere” entrare prepotentemente nelle scuole di ogni ordine e grado.

Questo ci mette difronte ad un dramma d’identità reale, che vuole però considerarsi naturale definendo l’attuale realtà “fluida” e pubblicizzata a gran voce dai mass media, con esempi di cantanti, attori, vip che mantengono il loro ruolo di personaggi “alla ribalta”, con forme affettive e comportamentali che di biologico non hanno più niente.

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