Di luciano garofoli
Il gas naturale è una delle fonti energetiche più importanti per permettere alle economie di funzionare bene. Da esso dipendono sia le industrie manifatturiere, sia anche quasi tutto il sistema di riscaldamento domestico, soprattutto in Europa. L’approvvigionamento di gas quindi diventa strategico per poter consentire alle economie europee di poter essere in grado di sopravvivere e ciò in un’ottica di medio e lungo periodo. E’ quindi naturale che la materia rientri nella competenza delle scelte politiche strategiche degli stati.
L’Italia, attraverso l’Eni, aveva previsto che il gas naturale sarebbe stato veramente una fonte energetica importantissima ed a buon mercato atta a garantire l’approvvigionamento energetico del nostro paese.
In quest’ottica, i governi dell’epoca (nonostante la fragilità e la corruzione che erano insite nella classe politica italiana) erano in grado di fare delle scelte di carattere strategico per l’economia e per l’approvvigionamento energetico. Fu deciso, su piani preparati dall’Eni, di creare delle infrastrutture coinvolgendo anche le società statali che gestivano i prodotti petroliferi di paesi come l’Algeria e la Libia. Era la prosecuzione della politica vincente concepita da Enrico Mattei.
Tra il 1978 ed il 1983 iniziò la costruzione del gasdotto Transmed che dai giacimenti di Hassi R’Mel, nel deserto algerino, portava il gas in Italia passando attraverso la Tunisia e, incistandosi nel Canale di Sicilia, arrivava a Mazzara del Vallo.
L’Eni avrebbe progressivamente realizzato il trasporto del gas su tutto il territorio nazionale attraverso la Snam Rete Gas.
Un’opera monumentale lunga 2200 chilometri di cui 380 sono posati sul fondo del Canale di Sicilia. L’approvvigionamento italiano di gas fu completato dalla realizzazione del Greenstream, che collega la Libia all’Italia ed ha l’innesto nella rete di distribuzione italiana a Gela.
In Europa il gas arriva attraverso varie “porte” esse sono: a sud il Maghreb gasdotto che collega l’Algeria alla Spagna attraverso il Marocco ed il Medgas che porta il gas algerino da Orano fino alle coste spagnole. A Nord il gas arriva o dalla Russia, o dal Mare del Nord.
Per quanto riguarda il gas del Mare del Nord uno degli oleodotti che lo trasporta è il Langeled Gas Pipeline che collega Norvegia, Inghilterra e Olanda. Infine, l’Europa centrale è attraversata dai gasdotti Tenp e Transitgas che dall’Olanda, attraverso la Germania, portano gas di produzione olandese e del Mare del Nord in Svizzera e Italia.
I 293 chilometri di pipeline in Svizzera iniziano a Wallbach ed arrivano fino a Passo Gries dove esso si raccorda con la Snam Rete Gas dell’Eni entrando in Italia dalla Valdossola. Da Lostorf si sviluppa una diramazione verso Rodersdorf, punto di interconnessione con la rete di Gaz de France.
Il metano russo raggiunge l’Europa occidentale con: il Nord Stream e lo Yamal.
Il Nord Stream fu inaugurato nel 2011: è lungo 1.224 km con una capacità di trasporto di 27,5 miliardi di metri cubi all’anno, raddoppiabili mediante l’affiancamento di una ulteriore linea già programmata, collegante la Russia alla Germania attraverso il Mar Baltico. Si elimina quindi l’attraversamento dell’Ucraina che ha creato una serie di gravissimi problemi che hanno costretto, per un periodo, i russi a sospendere l’erogazione di gas. L’Ucraina, infatti, distoglieva vaste quantità di gas destinato all’Europa centrale adoperandolo per uso interno e non pagandole le rubava alla Russia. Lo Yamal, che dalla Russia percorre quasi 4.200 km attraverso Bielorussia e Polonia per arrivare in Germania.
Il Tag passa dall’Austria e arriva fino all’Italia (Tarvisio) e alla Slovenia e, infine, il Blue Stream, che trasporta gas naturale alla Turchia traversando il Mar Nero: questo oleodotto è attualmente interrotto dopo che i turchi hanno abbattuto un caccia Russo sui cieli al confine siriano.
In Europa arriva anche gas dall’Asia Centrale attraverso la Turchia c’è quello che passa attraverso il confine curdo iraniano e l’altro gasdotto è quello che da Baku, capitale dell’Azerbaigian, passando per Tblisi, capitale della Georgia arriva ad Erzorum sempre in Turchia.
Putin a più riprese in vari discorsi ed in varie interviste, ha sempre riaffermato il principio di indipendenza di ciascuno stato e conseguenzialmente la difesa degli interessi nazionali di ciascuno di essi.
Ora non si capisce per quale motivo questo tipo di impostazione possa essere valida soltanto per quanto riguarda la linea politica degli Stati Uniti e non lo sia per qualsiasi altro stato, o peggio può essere considerata valida soltanto fino a quando gli interessi dell’uno non configgano con quelli della superpotenza mondiale. In questo caso, secondo i dettami del concetto di autodifesa teorizzato dopo gli attentai alle Torri Gemelle, questa superpotenza sia in diritto di prendere qualsiasi tipo di iniziativa soprattutto di carattere militare atta a ripristinare il suo diritto offeso, o lesionato.
Se guardiamo bene anche la Germania sta adottando lo stesso tipo di atteggiamento e lo fa in maniera sempre più sfacciata; del resto le parole del suo inno nazionale non sono: Deutschland Deutschland über alles, über alles in der Welt (Germania, Germania al di sopra di tutto, al di sopra di tutto il mondo)?
Quindi l’obiettivo è sempre lo stesso che era quando governava il Kaiser, o quello del Terzo Reich di Hitler: ciò che è cambiato in parte è soltanto la rinuncia all’uso della forza militare. Poi ricatti, intimidazioni, imposizione della propria linea e volontà politica son sempre rimaste le stesse.
La Germania vuole la creazione di una grande comunità germano centrica in Europa in cui i vari stati siano ridotti al livello di Länder e le cui economie diventino solo la catena di montaggio per quella tedesca. La UE è la nuova Organizzazione Todt per programmare, indirizzare, guidare l’economia del IV Reich.
Quando si tratta di pianificazione strategica della Germania, Berlino decide tutto in maniera autonoma e non solo non si consulta con nessun altro stato dell’Unione, ma pretende che nessuno intralci le sue linee di scelta strategica.
In quest’ottica rientra anche il progetto Nord Stream,
Esso inizia nel 1997 anno in cui la Gazprom la compagnia dell’energia russa insieme alla Neste compagnia petrolifera finlandese, creano la North Transgas Oy per la costruzione di un gasdotto dalla Russia alla Germania del nord attraverso il Mar Baltico.
Sulla risultanza dei primi studi preparatori, il 30 novembre 2005 nasce la società North European Gas Pipeline Company con sede a Zugo, Svizzera. Circa dieci giorni dopo, Gazprom inizia la costruzione del condotto sulla terraferma russa. Nel 2006 la società cambia nome diventando Nord Stream AG.
Nel giugno 2008, dopo quasi un anno di trattative, Nord Stream AG affida a Snamprogetti l’esecuzione della progettazione ingegneristica del gasdotto. Saipem invece riceve l’incarico della costruzione del medesimo, in collaborazione con il subappaltatore Allseas.
Le enormi valvole a sfera e a saracinesca da 48″ poste alle estremità del gasdotto, vengono commissionate da Nord Stream AG e Snamprogetti a PetrolValves. Nello stesso anno, Rolls-Royce vince la fornitura dei gruppi turbogas, mentre Royal Boskalis Westminster e Tideway iniziano a provvedere al dragaggio del fondale marino. Sempre nel 2008, N.V. Nederlandse Gasunie, compagnia olandese, diventa partner di Nord Stream così come GDF (Gas de France)- Suez.
Dal punto di vista dell’azionariato la Nord Stream AG risulta avere la seguente composizione azionaria:
Gazprom detiene il 51%, Ruhrgas il 15,5%, Wintershall il 15,5%, N.V. Nederlandse Gasunie il 9% e Gas de France Suez il 9%.
L’impianto di trasporto prevede due condutture parallele: la prima viene inaugurata dalla Cancelliera tedesca Angela Merkel, dal Presidente russo Dmitry Medvedev e dal Primo Ministro francese François Fillon l’8 novembre 2011 a Lubmin . La seconda linea invece diventa operativa l’otto ottobre 2012.
Passando sotto il Baltico l’impianto non attraversa né le repubbliche baltiche, nè Polonia, né Ucraina, nè Bielorussia questi paesi perdono qualsiasi diritto di transito. Ma la cosa assai più importante è che non possono sottrarre gas indebitamente come fece l’Ucraina a suo tempo, né tanto meno possono decidere di sospendere le forniture di gas all’Europa occidentale facendo pressioni indebite sulla Russia.
Quindi la Germania si è messa al riparo da qualsiasi tipo di rischio per il rifornimento energetico della sua economia, comunque vadano le cose.
Certo la Russia potrebbe sempre chiudere i rubinetti di rifornimento del prezioso gas siberiano, ma essa non lo ha fatto nemmeno davanti all’imposizione di sanzioni volute fortemente dalla Germania a causa della crisi Ucraina. Crisi che nasce soprattutto dopo la scoperta di ingenti riserve di shale gas proprio nel sottosuolo ucraino. A questo punto il gioco della Germania diventa sporco e pesante in quanto, ergendosi a paladina dei presunti diritti dell’Ucraina, essa pensa di poter mettere le mani su quei giacimenti cosa che le permetterebbe di affrancarsi da un partner, come la Russia, piuttosto ingombrante e poco incline a farsi manipolare.
C’è da aggiungere che il percorso attraverso il Baltico non prevede nessun tipo di possibilità di derivazioni; una volta poi arrivato in Germania il gas può anche essere pronto per ripartire verso altre destinazioni: ovviamente con un piccolo sovrapprezzo per il disturbo a favore dei tedeschi!!
Il clima di acida contrapposizione ad oltranza assunto dal governo federale tedesco non lasciava assolutamente presagire l’annuncio del raddoppio della linea Nord Stream: francamente poteva esserci anche un rifiuto da parte di Putin a concludere l’operazione, cosa che non è assolutamente accaduta.
La nuova linea Nord Stream 2 farà diventare la Germania il partner più importante di Gazprom in Europa: Polonia, Ucraina e Stati Baltici sono tutti concentrati in una specie di lotta senza quartiere alla materia prima energetica che viene dalla Russia.
Anche contro qualsiasi tipo di sensato ragionamento: nemmeno le osservazioni gravi di carattere economico non fanno retrocedere di un millimetro queste popolazioni. E’ comprensibile da parte di questi stati un’avversità viscerale nei confronto dei russi: per anni sono stati schiavizzati, privati di qualsiasi libertà, della loro basilare dignità umana. Il comunismo ha lasciato segni indelebili ed una volta che ci si liberati nessun compromesso e nessun tipo di riavvicinamento è possibile: occorrono anni, decenni per ricostruire il rapporto di fiducia e di rispetto reciproco.
Le generazioni future potranno sperare di superare questi blocchi e nemmeno l’economia che è diventata la padrona schiavizzando la politica, può niente. Viene quasi da dire per fortuna, ma con moderazione non è il caso di cercare di vendicarsi coinvolgendo tutti gli altri popoli in avventure belliche per il solo gusto di prendersi una rivincita e percorrendo la strada del tanto peggio tanto meglio! E magari per cadere dalla padella sulla brace consegnandosi ad una dittatura ancora più subdola e repressiva di quella precedente!!
Soprattutto Lituania, Estonia e Lettonia non vogliono assolutamente aver a che fare con la Russia: forse il ricordo di essere stati annessi e fortemente perseguitati dai russi anche per l’aiuto dato ai tedeschi durante la seconda guerra mondiale, costituisce il vero vulnus ancora sanguinante.
La Lituania ha inaugurato un terminal mobile LNG (Liquid Natural Gas), cioè un rigassificatore nell’isolotto davanti a Klaipeda, ma ha dovuto scoprire che il gas norvegese, seppure proveniente da più vicino rispetto a quello russo che arriverebbe dalla Siberia, costa una volta e mezzo più caro di quest’ultimo. Subito ha cercato di modificare gli obblighi contrattuali con la Norvegia.[1] Ma chi è rimasto ancora più basito sono i Polacchi: anche loro dopo essersi dotati di un impianto di rigassificazione LNG, per non avere rapporti con la Gazprom, hanno scoperto che il gas importato dal Qatar ha un prezzo doppio rispetto a quello praticato dell’odiata Gazprom. Hanno sottoscritto contratti ventennali con la formula “prendi o paghi” cioè a dire non ritiri i quantitativi promessi? Bene li paghi lo stesso!!
La realizzazione di Nord Stream 2 permetterebbe l’acquisto indiretto del gas russo attraverso la Germania: il prezzo nonostante i sovrapprezzi sarebbe sicuramente ancora più conveniente di quello arabo.
Chi osteggia pesantemente la costruzione della seconda linea baltica è l’Ucraina. Un’alta fonte della Commissione Europea rispondendo alle accuse provenienti da Kiev ricordava:
“Quando si dice che questo non è un progetto di natura economica, ma solo politica, diretto unicamente contro gli interessi dell’Ucraina, ci si dimentica che vi sono coinvolte aziende europee. Gazprom possiede solo il 51%”
Se Mosca usa l’arma del gas per tenere buona Kiev, è altrettanto vero che se lo può permettere in quanto Londra (Shell), Berlino (EON, BASF/Wintershall), Parigi (ENGIE) e Vienna (OMV) sono suoi complici: e questo in barba alle sanzioni, agli atteggiamenti di aperta sfida tenuti dai tedeschi e dalla Gran Bretagna verso Mosca. Chi in tutto questo intreccio più o meno oscuro ci rimette davvero sono sicuramente i paesi mediterranei come l’Italia: le sanzioni contro la Russia hanno fatto rimettere dai 3 ai 5 miliardi di euro l’anno alla nostra dissestata economia e quasi sicuramente hanno compromesso la possibilità di sviluppo del mercato russo alle nostre imprese.
Nonostante tutto il governo Renzi continua ad appiattirsi sulle posizioni di Berlino: demenziale!!
Adesso Gazprom ha a sua disposizione una valida argomentazione contro l’accusa di praticare prezzi esosi. Ora queste nazioni dovranno pagare! Ed anche di più che alla Russia.
Tutto questo, per inciso, vale anche per l’Ucraina. Se Kiev è disposta ad acquistare il molto più costoso gas di ritorno (dalla Germania), allora l’accusa alla Gazprom di praticare prezzi troppo alti perde ogni significato.
Adesso il colosso energetico russo ha a sua disposizione una valida argomentazione contro l’accusa di praticare prezzi esosi.
Insomma il progetto di raddoppio del Nord Stream andrà avanti di sicuro: Berlino lo vuole e quello che decide è obbligo per tutti i membri della UE non s discute e non si tratta.
Le grandi banche premono per poter essere associate alla realizzazione del progetto e fare da intermediarie per il classamento di eurobond da parte di Gazprom che come afferma alla RIA Novosti Antonio Fallico presidente di Banca Intesa Russa:
“L’ultimo miliardo di emissioni in Euro si è volatilizzato in un attimo, un lampo, la domanda superava del doppio la disponibilità”.
Cosa strana è l’atteggiamento degli ambienti di Bruxelles nei confronti di qualsiasi iniziativa veda coinvolta la Germania se essa è favorevole anche gli eurocrati lo sono, ma se qualcosa è contrario agli interessi del Reich, Bruxelles a qualsiasi livello è sempre sicuramente pronta ad esprimere parere contrario.
Nella fattispecie pratica Gertjan Lankhorst presidente di Eurogas che riunisce 44 aziende europee, sostiene che:
“Per quanto possa sembrare strano, il trasporto di gas dalla Russia alla Germania sotto il Mar Baltico non va contro la politica energetica comunitaria dell’Unione Europea, ma, al contrario, la sostiene. Il gas destinato all’Europa, bypassando Ucraina, Bielorussia e altre nazioni, arriverà in Germania, nazione di libero mercato e di grandi competenze tecniche. Il gas verrà fornito poi a prezzi competitivi anche ai Paesi dell’Est Europeo”.
E ritiene anche che:
“Sia sbagliato spostare il problema del gas dall’economia alla politica. Nel valutare i nuovi progetti per il trasporto del gas russo all’Europa, bisogna considerarli come investimenti significativi per le infrastrutture del Vecchio Mondo, e non come un rafforzamento del potere della Russia nel mercato del combustibile blu.”
La cosa più patetica è stata la levata di scudi di Renzi contro la realizzazione del gasdotto trans Baltico: dapprima ha sbraitato accusando, giustamente, la Germania di incoerenza e doppiogiochismo nei confronti della Russia e di aver danneggiato gravemente l’economia dell’Italia impedendo le esportazioni verso un mercato di grande crescita e forte interesse strategico.
Un atto di coraggio e di opposizione avrebbe sicuramente fatto risalire la nostra reputazione di nazione che non ha voce in capitolo alcuno che sa solo chiacchierare e mai passare ai fatti soprattutto in nome di quell’interesse nazionale che invece i tedeschi tengono sempre come punto di riferimento preciso nella loro azione politica, a dispetto di tutto e di tutti!
Ma è bastato che la Merkel parlasse di concedere spazio all’Eni nella realizzazione dell’opera, per far cessare ogni latrato alla luna. Siamo minimalisti e ci accontentiamo sempre delle briciole che cadono dalla tavola del padrone!
Intorno al raddoppio del gasdotto ruotano interessi miliardari e la Germania salvaguardia i suoi facendo, come sempre la parte del leone.
Se andiamo ad analizzare essa si assicura la fornitura di tutto il gas naturale necessario a far marciare la sua economia; assicura alle sue aziende tecnologicamente più avanzate commesse rilevanti; invita al banchetto i paesi con cui ha forti interessi politici da salvaguardare, come ad esempio la Francia; si affranca dal dover essere influenzata, per le forniture di metano, da paesi fortemente instabili ed assolutamente inaffidabili sul piano economico, come l’Ucraina. Venderà a prezzo maggiorato il gas in surplus ai paesi come la Polonia ed altri dell’Europa centrale diventando di fatto controllore delle loro economie attraverso i rifornimenti energetici.
Si assicurerà, in fine, anche la possibilità di nuove commesse di lavori per le sue aziende, realizzando derivazioni del Nord Stream che porteranno il gas russo in Francia, Svizzera, Spagna. Da ultimo sarà in grado anche di influenzare l’economia della Federazione russa boicottando in caso di crisi l’importazione di metano.
Questo sarà possibile quando l’Ucraina ormai alla bancarotta sarà completamente asservita ed irreversibilmente indebitata, ed allora darà (così nei progetti tedeschi) la possibilità di sfruttamento dello shale gas del suo sottosuolo al Reich. Vuol dire che ci sarà un’alternativa al fornitore Russia e la materia prima sarà ancora meno cara se non quasi gratis.
Ora sono chiari i furibondi veti alla costruzione di altri gasdotti come il South Stream o il Nabucco che avrebbero messo i paesi dell’area mediterranea nella condizione di ricavare tutto quello che essa ricava dalla costruzione di Nord Stream, dando la possibilità di ripresa economica a paesi come l’Italia e la Grecia che avrebbero smesso di cedere il loro PIL alle fameliche banche tedesche per ripianare i loro debiti sovrani.
Chi in questa operazione esce con le ossa rotte sono i paesi Baltici, la Polonia e l’Ucraina: essi perderanno le royalty derivanti dal passaggio delle tubature sui loro territori e la capacità di tenere sotto scacco la Germania.
La Polonia sarà prima o poi costretta a comperare gas russo in maniera indiretta, ma sempre meno caro di quello proveniente dalla Norvegia. Le repubbliche baltiche perderanno molto di quanto da loro speso per infrastrutture meno flessibili e più soggette ad obsolescenza come i rigassificatori e, per una questione di principio, pagheranno il gas due o tre volte di più di quello fornibile della Gazprom e questo vuol dire perdita di competitività dei loro prodotti sui mercati.
Chi non si preoccupa è la Russia: venderà gas in grandi quantità ed avrà la certezza di essere comunque sempre pagata senza perdere niente e senza esporsi a rischi di insolvenza o di interruzioni di transito.
luciano garofoli
[1] Colmo dei colmi: la Norvegia ha dei costi estrattivi degli idrocarburi del Mare del Nord superiori al prezzo attuale del barile che oscilla tra i 20 ed i 30 dollari al barile. Quindi la società nazionale petrolifera norvegese preferisce importare greggio e pagare i sussidi di disoccupazione ai propri dipendenti piuttosto che estrarre e consumare il prodotto nazionale. Tanto se il petrolio rimane nei pozzi mica si deteriora e prima o poi i prezzi torneranno ad essere remunerativi. Aberrazioni liberiste!