Da Sputnik News: “Il presidente [Putin] ha ricevuto un invito per una visita in Italia che è stato “accettato con piacere”,ha dichiarato l’ambasciatore russo a Roma”. La data non è ancora fissata, avverrà “nel primo semestre del 2019”.
L’ambasciatore russo Sergei Razov ha ricordato come già il primo ministro Conte sia stato in visita ufficiale a ottobre. Come alla presidente del Senato Casellati sia stato concesso l’onore (“che non accade spesso”) di parlare alla Camera alta; e a Fico, di rivolgersi alla Duma.
Questo è un colpo gobbo, anche se non soltanto perché Putin può aiutarci davvero a stabilizzare la Libia, visto che ha qualche relazione col generale Haftar (che i precedenti governi hanno schifato e preferito sostenere Sarraj, che non comanda nemmeno le “sue” milizie). E certo, il nostro atteggiamento verso Maduro ha aumentato la cordialità del Cremlino verso di noi, e probabilmente è la causa della tempistica, se non della visita, dell’annuncio pubblico.
Ma l’effetto clamoroso, per non dire dirompente , sul quadro europeo e internazionale, viene sottolineato da Philippe Grasset di Dedefensa. Vale la pena di riportarlo perché spiega la percezione che questo evento dà all’estero:
“Putin viene in Italia in un momento in cui l’Europa soffre una fase delicata per l’uscita degli USA dal Trattato INF – e in una atmosfera di forsennato anti-russismo”.
“E la visita avviene in un momento cruciale di tensione e di affronto nel seno della UE e del blocco “Occidentale”, fra due modelli: il ‘modello globalista’ rappresentato dalla Banda Macron e soci, e il modello “populista”, questo governo italiano che non cessa di dare pugni sul naso a Macron via Gilet Gialli”.
Ciò dovrebbe aumentare l’isolamento dell’Italia nella UE. E l’ostilità degli Stati Uniti. Ma in realtà, essa si situa entro i due “fattori contraddittori: 1) la politica estera totalmente antirussa del Deep State nel contesto della NATO e situazione europea; 2) i sentimenti e la posizione di Trump in rapporto alla politica populista, specialmente riguardo alle politiche migratorie, “sempre più importanti vie via che si avvicinano le presidenziali del 2020” e che lo avvicinano a Salvini.
Macron è diventato il Pinochet della UE
Da una parte, “si può ritenere che gli italiani prendano un rischio troppo grande”, mettendosi contro la NATO “dove essere allineati è di rigore” e la UE dominata da gente come Macron, che ha bollato l’Italia di “lebbra nazionalista”. D’altra parte l’Italia è “in Europa il paese preferito da Bannon, e la posizione anti-UE di Salvini e Di Maio non può che piacere a Trump. In questo senso l’Italia non è affatto isolata”.
Aggiungiamo la crisi interna in Francia con l’irriducibile insurrezione dei Gilet Gialli , che Macron ha ordinato di reprimere con la violenza ed il sangue – e lo rendono una specie di Pinochet europeo, imbarazzante anche per Berlino.
Sanchez è alle corde
Aggiungiamo il risveglio nazionale della Spagna. A Madrid l’enorme manifestazione – dove Vox (la destra vera sovranista) è stata unita al Partito Popular (centro moderato) e ai Ciudadanos (“grillini”, diciamo) – e ha fatto scendere in piazza oltre 200 mila spagnoli , con la bandiera nazionale, che hanno chiesto: 1) elezioni anticipate, visto che Sanchez (il cocco europeista amato da Bruxelles e da Merkel,che gli consente di sforare tutti deficit ben oltre il 3%) governa con la minoranza, quindi non ha la dovuta legittimità per fare questo che ha provato a fare, ossia accontentare i separatismi catalani, da cui, 2) l’apposizione popolare contro il separatismo catalano e per l’unità della nazione – tema tremendamente nazionalista e sovranista.
Insomma il cosiddetto “europeismo” non potrebbe essere a livello più basso, in senso morale ancor prima che come deficit di democrazia , rivelando la sua fibra di inciviltà e despotismo oligarchico.
Merkel appoggia Orbàn!
E non basta ancora: Angela Merkel, improvvisamente, ha fatto un grosso favore a Orbàn – sostenendolo contro “l’Europa” di Bruxelles. L’eurocrazia ha cercato di ottenere una condanna del governo ungherese, colpevole di aver sloggiato da Budapest la “università” di Soros e le ONG pagate con soldi stranieri; anzi, non una condanna , ma una damnatio, una demonizzazione liquidatoria orwelliana: la definizione dello stato magiaro come solo “parzialmente libero”, ossia sotto il dominio di un quasi-dittatore: contro cui scagliare con piena coscienza “umanitaria” sanzioni devastanti. Per queste operazioni, la UE ha sempre potuto contare sulla unanimità degli stati membri. Stavolta essendo la condanna totalitaria impossibile (perché il Gruppo di Visegrad sta con Orbàn), l’euro-oligarchia era sicura almeno del blocco tedesco, il più vasto, potente e intimidatorio.
Invece la Merkel – insuperabile nel sentire l’aria che tira – ha addirittura telefonato ad Orbàn per dichiararsi d’accordo con lui- e persino, udite udite, sulla sua politica migratoria di rifiuto di prendersi le quote di clandestini. Questo voltafaccia ha suscitato una marea di critiche fra gli europeisti contro la Cancelliera. E difatti cosa spiega questo suo voltafaccia? Niente di particolarmente nobile: il magiaro partito Fidesz è pur sempre dentro il PPE, ed espellerlo avrebbe indebolito il PPE nel numero di voti al parlamento europeo, mentre questo partito ha bisogno di essere forte e “grosso” in vista delle affermazioni degli anti-UE.
https://www.dw.com/en/angela-merkels-meps-criticized-for-appeasing-hungarys-viktor-orban/a-39281876
Grasset aggiunge una nota sul rapporto fra Italia e Polonia: “La Polonia, nel suo storico e primario odio anti-russo, non può che opporsi con tutte le sue forze all’avvicinamento fra Roma e Mosca. Ma è altrettanto vero che la Polonia è, a causa della sua politica sulle migrazioni e il suo sovranismo, isolata nel seno della UE, viene aggredita dagli eurocrati, e non ha migliore alleato che l’Italia, essendo l’Italia la miglior garanzia contro il suo isolamento in seno alla UE…”.
Un perfetto, ossia complicatissimo, gioco di scacchi si è formato sulla scacchiera . In cui i russi sono campioni, si sa. E noi?
La mia conclusione per il momento è questa. Che l’Unione Europea è in una fase di così profonda e completa de-legittimazione, di sgretolamento politico e morale, è ormai così evidentemente incivile, che “qualsiasi” azione “populista” e “sovranista” diventa un successo. Non per merito dei sovanisti, ma della sua mostruosa natura. Il punto è – come ha scrito New Statesman, la rivista britannica della sinistra seria:
La crisi irrisolta della zona euro mette a repentaglio tutti noi
L’ostinazione della Germania per l’austerità e il suo rifiuto di sostenere la riforma fondamentale dell’euro è sconsideratamente compiacente.
Dico “qualsiasi” politica anti-UE vince: anche una politica estera fatta per caso e secondo pancia, come l’appoggio a Maduro che ci aliena Washington, anche la visita di Salvini a Netanyahu contro Hezbollah che ci alienerebbe Mosca, anche “isolamento in Europa” giocano, in questo momento, a nostro favore. Persino la proposta (gridata ma non attuata ) di Salvini di “azzerare i vertici di Bankitalia” viene percepita all’estero, negli ambienti trumpiani, come determinata da una audace e limpida visione. E financo la maleducazione, le sbavature, le gaffes dei nostri vengono percepite così da belga-francese Grasset: nei rapporti italiani con Macron “la brutalità è feconda, i due vicepremier italiani Salvini e Di Maio maneggiano la comunicazione senza i guanti, ma non senza efficacia: la loro brutalità fa parte della loro tattica di comunicazione”. La mancanza di stile ha “creato uno stile”. Made in Italy .
Insomma abbiamo il successo e la vittoria a portata di mano. Salvo guastarla con il pressapochismo italiota. Già vedo lo stato maggiore del M5S farsi prendere dal terrore perché ha perso voti nella Marche, e magari stanno pensando di mandare a carte quarantotto tutto, mettendosi contro la Lega che “glieli ha rubati”. Si mettessero l’anima in pace, fossero capaci di una modesta analisi: metà degli italiani che ci hanno votato, l’hanno fatto perché credevano di votare un partito diverso. E ciò perché noi abbiamo tenuto i piedi in due scarpe, abbiamo fatto sperare tutto a tutti, ed ora ne abbiamo delusi una metà. E’ ovvio e normale.