“Io sono un soldato dell’Americano sul campo. Eseguo gli ordini”: così, il 5 aprile, ha dichiarato il primo ministro del Kosovo, lo staterello ritagliato dalla Serbia dall’intervento militare NATO del 1999 con bombardamenti di 78 giorni su Belgrado. Il nome di questo “primo ministro” è Ramush Haradinaj, è stato uno dei capi dell’UCK (l’esercito del Kosovo) insieme al “Presidente” attuale, Hashim Thaci, e come lui già noto per le mani in pasta nelle grosse attività criminali.
Secondo l’Onu e la UE (che hanno avuto lì una loro “polizia” ciascuno, UNMIK ed EULEX) il Kosovo è la piattaforma indisturbata dello spaccio e smistamento di eroina e cocaina in Europa, e quindi anche del riciclaggio del denaro sporco. Gli omicidi crescono di anno in anno in modo esponenziale: alimentando – se si deve credere ad un rapporto risalente al 2010 del procuratore svizzero Dick Marty presso il Consiglio d’Europa (CoE), che ha parlato di indizi “credibili e convergenti” – un traffico d’organi. Il traffico di donne da avviare alla prostituzione vi è parimenti ai primi posti, secondo Amnesty International. Insomma: “Il Kosovo ha un problema di immagine; in molti paesi europei, il suo nome evoca immagini di conflitti interetnici e di criminalità organizzata”, come ha concluso il Forum 2015 dello IKS – ossia Kosovo Stability Initiative,una entità finanziata dalla Foundation for Open Society (di Soros, naturalmente).
Nonostante i nobili e generosi sforzi di Soros per farne una “società aperta”, e la direzione di ben due forze di polizia internazionali (i già citati UNMIK ed EULEX) per farne un paese civile, il Kosovo resta quello che è. Al punto che persino Washington rifiuta il visto d’entrata negli Stati Uniti a Presidente” e a “Primo Ministro”.
Eppure, ai primi di aprile, Haradinaj ha visitato gli USA, come dimostrano alcune sue foto apparse su Facebook, che lo ritraggono a Detroit. Dove pare abbia incontrato elementi della diaspora albanese (kosovara), e non elementi del governo americano. Ma come mai di punto in bianco Haradinaj si sia dichiarato “un soldato americano sul terreno”, e a cosa alludesse con la frase seguente: “Il popolo albanese in tutte le nostre terre fa parte di ciò che l’America sta conducendo . In tutto il piano globale, siamo insieme “, è cosa su cui allarmarsi. Iniziative anti-russe e anti-serbe sono state concordate?
Haradinaj è oggi in aspra opposizione a Thaci, il quale sarebbe a favore di un accordo definitivo con la Serbia (ne ha parlato con Putin, che ha detto di appoggiare l’intenzione); quindi si deve ritenere che gli USA sono contro un accordo – che normalizzerebbe il Kosovo e sottrarrebbe un territorio utile per operazioni sporche e “nere” di ogni tipo. Dichiarandosi “soldato dell’America”, Haradinaj fa capire di avere dalla sua settori del Deep State, i più oscuri.
“Islamisti della NATO” spediti dalla Siria alla Moldavia
Lo conferma l’informazione fornita da Thierry Meyssan il 5 aprile, che suona letteralmente così: “Jihadisti che hanno lavorato per la NATO contro la Repubblica arabo-siriana sono stati mandati dalla Siria in Moldavia”. Il governo moldavo ha arrestato il suo proprio console in Ucraina ad Odessa, Sergiu Septelici, e vari funzionari, per aver fornito visti a questi jihadisti in numero imprecisato, dietro pagamento, da mille a tremila euro. I jihadisti venivano dalla Turchia. Si ignora se siano stati intercettati. La Moldavia è attualmente presieduta dal nazionalista Igor Dodon, che si oppone alle mene della NATO e della UE nell’area ed è a favore di un accordo con la Russia e di una riconciliazione con la Transistria, la regione russofona di 565 mila abitanti che si è dichiarata indipendente dopo un conflitto armato nel ’92.
Cosa dovevano fare i “jihadisti della NATO” nell’area, non è stato precisato. Ma basta a giustificare il massimo allarme, visto che il Pentagono ha speso un miliardo di dollari negli ultimi 4 anni per armare le truppe di Kiev, formate da neonazi.
https://fr.sputniknews.com/defense/201903291040533945-usa-pentagone-ukraine-financement/
Quel che sappiamo è che “la NATO” e più precisamente gli Stati Uniti hanno avuto molta cura di soccorrere ed esfiltrare i loro terroristi privilegiati, andando a prendere e salvare comandanti dell’ISIS con “misteriosi” elicotteri ripetutamente segnalati dalla popolazione siriana; più volte tra settembre novembre del 2018, evacuando i loro preziosi comandanti nell’area di Deir-Ezzor, via via che l’ISIS veniva debellato dai siriani e dall’aviazione russa.
Evidentemente si trattava di specialisti di cui gli apparati dediti ad operazioni “nere” non vogliono privarsi. Chi come di noi osserva dall’esterno, può solo stupirsi degli intrecci inverosimili e della lunghezza di certe “leve” che quegli organi di provocazione e spionaggio possono utilizzare.
“Il fisco britannico ha finanziato Bin Laden!” (ohibò)
Un esempio viene da uno stupefacente titolo del Times di domenica:
“Il Fisco ha taciuto mentre la frode d 8 miliardi di sterline ha contribuito a finanziare Bin Laden”.
E’ una cosa così sordida e complicata, che non si sa nemmeno dove cominciare. Al centro ci sono delle “bande criminali indo-pakistane” operanti tra Londra e Birmingham, indagate nel 2010 perché gestivano una rete pedofila e praticavano “stupri collettivi”: indagine silenziata “per evitare la proliferazione della xenofobia”.
Ora si scopre che l’agenzia delle entrate (Her Majesty’s Revenue and Customs, HMRC) per suo conto ha coperto le attività economiche di queste bande, per ben venti anni: attività consistenti in ogni tipo di frodi e furti di denaro pubblico, dall’evasione dell’IVA con false fatturazioni (che da sola ha reso alle bande 1 miliardo) alla creazione di falsi numeri della sicurezza sociale per lavoratori clandestini, frodi alle assicurazioni-auto, sulle carte di credito, fino alla vendita di merci contraffatte.
Ora, risulterebbe che il Fisco di Sua Maestà non ha mai trasmesso le informazioni sui reati di cui veniva a conoscenza, “per proteggere i dati fiscali” di questi “contribuenti”. Specificamente, non ha segnalato ai servizi , MI5 e MI6, che queste bande avevano “trasferito direttamente ad Al Qaeda in Pakistan e Afghanistan circa 80 milioni di euro” utilizzati per creare campi di addestramento dell’organizzazione.
Il Fisco non ha segnalato ai servizi questi finanziamenti, capito? Ci credete? Io mi limito a tradurre quanto ci assicura il britannico giornale.
“Già all’indomani dell’11 settembre 2001 [dunque appunto già una ventina di anni fa] un responsabile del fisco aveva lanciato l’allarme sul valore delle informazioni che deteneva l’amministrazione tributaria. Fin dal 2003 gli investigatori interni avevano incontrato le attività del’islamista Shehzad Tanweer – due ani prima che costui partecipasse agli attentati del 7 luglio 2005 alla metropolitana di Londra, che hanno fatto 52 morti”.
Ora, il vostro cronista fu inviato a seguire l’orribile quadruplice attentato di Londra, e tornò con la certezza che i quattro “attentatori islamici radicalizzati” all’improvviso – tutti morti negli attentati, ovviamente – erano stati ingaggiati credendo di partecipare ad una esercitazione, e non sapevano cosa gli organizzatori avevano messo negli zaini che erano stati dati loro.
Lo disse alla BBC radio Peter Power, ex agente di Scotland Yard, direttore della compagnia privata di sicurezza Visor Consultant, subito dopo l’attentato: disse prima a Bbc Radio e poi Itv News di essere scosso e di avere ancora ”i capelli dritti” perché quella mattina, esattamente all’ora in cui erano esplose le bombe, la sua ditta era impegnata, per conto di un’altra azienda ”di cui non si può rivelare il nome”, in una grande esercitazione antiterrorismo basata su uno scenario di simulazione ”con bombe sincronizzate che esplodevano proprio nelle stazioni del metrò dove si è prodotto il fatto stamattina”.
Capito?
Riprendo la lettura del Times: “Un responsabile del Fisco a dichiarato di esservi visto rifiutare più volte il diritto di comunicare col MI5 a proposito di questi islamisti criminali, perché l’ente intendeva preservare la confidenzialità delle informazioni fiscali dei sospetti di terrorismo. Anzi, secondo il Sunday Times, ben quattro funzionari hanno implorato i loro superiori di aprire delle denunce, ma le loro domande sarebbero state rifiutate “in ragione della natura complessa dei fatti e della mancanza di risorse degli uffici”. Sic.
Non solo. Il Sunday Times racconta che questi “criminali islamisti” avevano “infiltrato diverse agenzie del governo” britannico, “e corrotto dei politici per proteggere i trasferimenti. Avrebbero dato “migliaia di sterline” al Partito Laburista, che allora governava con Toni Blair. “L’inchiesta interna del dello HRMC riferisce che “numerosi membri della banda [indo-pakistana e pedofila, ricordiamo] erano dentro influenti think tanks e ambienti d’affari che li mettevano in contatto con importanti politici britannici”. Un investigatore dice di aver “visto un membro della banda a fianco di Tony Blair almeno due volte, dopo la guerra dell’Irak”.
Dunque, dietro il velo leggero della narrativa ufficiale, il lettore avrà capito: anche questi erano importanti “jihadisti della NATO”, assoldati per organizzare il terrorismo interno ed estero, creare l’ISIS, fornire ad Al Qaeda-della-NATO i mezzi. Di fatto, il Fisco britannico è servito a finanziare occultamente “Al Qaeda” e l’islamismo scatenato in Irak come in Siria già da prima dell’11 Settembre. Operzione in cui non si doveva mostrare lo zampino dei servizi, per cui fu utilizzato questo entre tributario, del tutto insospettabile. Ad averne voglia, si può dimostrare che simili reti di finanziamento ed arruolamento di jihadisti della NATO sono stati operati dai francesi e probabilmente dal governo italiano, pagando certi riscatti milionari. Per ordine della NATO, certo.
E se adesso la vicenda emerge sui giornali, è perché ormai la gigantesca rete di finanziamento non serve più, ijahdisti più preziosi dell’Alleanza Atlantica sono stati rilocati, – mentre la rivelazione cade a puntino per gettare schizzi di fango sul partito laburista, che ora non è più di Blair ma di Corbyn il rosso, da liquidare.