…Chiedendo le contropartite dure che sta reclamando il governo di Ankara per togliere il suo veto all’entrata di Finlandia e Svezia nella NATO! Perché l’entrata dei due nordici ci danneggia come Italia in modo fondamentale: spostando sul Baltico e l’Artico il peso dell’Alleanza, in una conflittualità che non ci riguarda affatto ed è pericolosissima, e penalizzando i nostri interessi “di sicurezza” (militari) nel Mediterraneo, che la NATO trascura gravemente: è in corso una mezza guerra civile in Libia, con interruzione del flusso di petrolio in questi giorni stessi – che necessiterebbe anche un intervento stabilizzatore armato dell’Alleanza perché non venga obliterata questa fornitura energetica, ancor più necessaria ora che – aderendo prima e più di tutti gli altri paesi europei alle sanzioni anti-russse, che son anti-Italia – ci stiamo segando le forniture da Gazprom, anche qui senza contropartite da parte del Padrone americano. Si degnerà infatti di venderci il suo GPL a un prezzo quintuplo del gas russo.
So di esprimere un desiderio privo di senso: il bibitaro è un disastro tattico (avete sentito Madrid e Lisbona e Atene precipitarsi, come ha fatto lui, a dichiararsi a favore dei due nordici nella NATO? Voluttà di servilismo verso gli USA) e ovviamente un incapace strategico: non è in grado di concepire nemmeno il concetto di “interesse nazionale” in politica estera, e si regola su quel che vede fare a Washington – senza nemmeno saperlo. E l’idea di condizionare il nostro sì alla Finlandia a qualche “contropartita”, nemmeno lo sfiora.
Qui sotto una valutazione di come si sta comportando invece la Turchia, tratto da Strategika 51
“La Turchia rifiuta l’adesione di Finlandia e Svezia all’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico a causa del sostegno di questi due paesi al PKK o Partito dei lavoratori del Kurdistan, un’organizzazione terroristica in Turchia. Il presidente Teyep Reçep Erdogan è arrivato al punto di dire che era inutile che le delegazioni di questi due paesi si disturbassero a venire in Turchia per negoziare questo rifiuto.
Va ricordato che durante la guerra in Siria, la Turchia ha esercitato apertamente il ricatto migratorio diretto sui suoi alleati europei e ne ha ottenuto immensi benefici, sia internamente, disprezzando pubblicamente i partner europei che non volevano una Turchia nell’Unione Europea, ma soprattutto esternamente ottenendo [dalla Merkel] più di 5 miliardi di dollari l’anno ponendosi come custode delle porte dei flussi migratori dal Medio Oriente e dall’Asia verso l’Europa.
Basandosi sui suoi precedenti successi, Erdogan lo sta facendo di nuovo con l’obiettivo di ottenere più vantaggio, ma questa volta includendo il grande alleato degli Stati Uniti. Questa posizione sembra aver infastidito Washington al punto che gli americani hanno tentato una scommessa insieme a un’offensiva informativa. Il canale CNN ha persino accennato al fatto che la Turchia potrebbe essere esclusa dalla NATO. Imperturbabile, Erdogan sa benissimo che senza la Turchia la NATO finirà come il defunto Patto di Varsavia. Si tratta quindi di un bluff volto ad abbassare l’asticella delle rivendicazioni turche. Tuttavia, questi non sono piccoli. In cambio del via libera turco per l’adesione di Finlandia e Svezia alla NATO, la Turchia esige:
- riattivare il contratto di fornitura di velivoli da combattimento Lokhheed-Martin F-35 Lightning II con trasferimento tecnologico e produzione in loco;
- autorizzazione all’importazione di sistemi di difesa aerea russi S-400 Triumf (SA21 Growler) pur essendo esclusi dal regime sanzionatorio statunitense;
- revoca immediata dell’embargo sulle armi imposto alla Turchia dalla Svezia;
- condanna da parte di Finlandia e Svezia del “terrorismo curdo” e fine del sostegno e delle strutture di cui gode il PKK in questi due paesi nordici;
- vari compensi finanziari definiti dalla parte turca senza possibilità di negoziazione.
Il Dipartimento di Stato americano non ha apprezzato il fatto che la Turchia abbia sfruttato questa opportunità per “puntare una pistola alla testa” dei suoi alleati in un contesto molto difficile al fine di portare avanti i propri interessi, ma Erdogan è sicuro del suo colpo e sa che impostando il barra molto alta, avrà il minimo vitale in modo da poter raccogliere profitti duraturi.
Qualunque sia la configurazione geostrategica, Finlandia e Svezia non possono competere con la Turchia, nemmeno per il riarmo del Baltico e del Circolo Polare Artico contro la Russia.
Il silenzio della Gran Bretagna su questo la dice lunga sull’equilibrio di potere e sulla realpolitik all’interno della NATO. I paesi scandinavi sono pedine da utilizzare ma la Turchia resta un dispositivo. Questa è la differenza su cui si basa la leadership per negoziare i propri dividendi”.
Ecco una lezione per Di Maio… se lo capisse.