E’ stato il New York Times a scriverlo sabato scorso: la Cia ha fornito alle milizie di Al Qaida quantità praticamente illimitate di armamenti. Cita un comandante ribelle entusiasta: “Chiediamo munizioni e missili e otteniamo più di quanto chiediamo”. Missili anticarro, missili Stinger a spalla, armi sofisticate che implicano un addestramento professionale, sono giunte nella sacca di Aleppo tenuta dai “ribelli’, consentendo loro la controffensiva e la riapertura della via di rifornimento – rifornimenti che continuano a passare dalla Turchia. “Quasi un miracolo”, ha detto un portavoce degli islamisti, Anas al-Abdah, che mette le “nostre forze” in posizione di rompere l’assedio “tanto che parliamo seriamente di liberare la città”. Ossia di occupare la zona libera – la grande maggioranza della popolazione vive qui, sotto la protezione del governo Assad – e cominciare le decapitazioni e il terrore contro le minoranze. Il gruppo che ha fato il “miracolo” di riunificare le milizie sotto l’egida americana, nota come « Jaysh al Fateh » (per quel che possono valere questi nomi) s’è distinta in passato per la decapitazione dei soldati alawiti catturati., e recentemente per la decapitazione di un dodicenne ferito durante i combattimenti.
Il Financial Times cita un “analista militare” che nota come il carattere preso dai combattimenti mostra che le forze di Al Qaeda hanno ricevuto non solo massicci armamenti, ma una formazione militare professionale. “I militanti e i ribelli dicono che le forze dell’opposizione sono state rafforzate da nuovi armamenti, denaro e rifornimenti prima e durante i combattimenti”: il giornale parla di colonne di camion che “da settimane” hanno passato la frontiera turca con munizioni, artiglieria ed altro armamento pesante. Qualcosa dice che l’avvicinamento di Erdogan a Mosca non è franchissimo ed autentico.
Ma questo è niente in confronto alla doppiezza della Casa Bianca, che nelle settimane scorse ha mandato ripetutamente Kerry a “negoziare” con Lavrov e Putin financo una “cooperazione militare” con Mosca, ovviamente “contro il terrorismo”. Di fatto, ha continuato a dire che Assad must go e a tornare con le pive nel sacco, apparentemente. Ora si capisce perché: dare il tempo alla Cia di rifornire pesantemente Al Qaeda, e prepararla alla controffensiva di Aleppo.
Al Qaeda fatta vincere con armi e addestramento (e forse comandanti) anglo-americani; quella Al Qaeda che la “coalizione occidentale” guidata da Usa ha finto per un anno e mezzo di bombardare, quella che avrebbe commesso l’attenatto dell’11 Settembre…
Nemmeno questo nascondono più. Il New York Times: “Un fattore essenziale dell’avanzata dei ribelli nel fine settimana è stata la collaborazione fra gruppi ribelli tradizionali, di cui alcuni avevano ricevuto segretamente armamento americano, e l’organizzazione jihadista anticamente conosciuta come Fronte al-Nusra, che era affiliata ad Al Qaeda”. Anticamente è una parola grossa: Al Nusrah, ossia Al Qaeda, ha cambiato nome in Jabhat Fatah Al-Sham il 28 luglio scorso, a malapena due settimane prima di intraprendere, con il nuovo nome e l ‘apparenza di “opposizione legittima”, la controffensiva ad Aleppo.
“Assassinare Assad!”
L’ampiezza dei successi di Al Qaeda-Usa non è chiarissima – i media americani forse la esagerano, colti da frenetico entusiasmo. Negli ambienti vicini a Hillary Clinton si parla di “far pagare un prezzo a Russia e Iran”; Hillary stessa, in una intervista a Fox News, ha minacciato la Russia: “I fatti sollevano domande gravi sull’ingerenza russa nelle nostre elezioni, nella nostra democrazia” (accusa i russi di aver spifferato le sue mail incriminanti), ed ha ripetuto ciò che dice da un anno: se lei diventa presidente, sferrerà una escalation massiccia in Siria contro la Russia. Dennis Ross (J), un deputato, ex consigliere dell’Amministrazione, ha proposto pubblicamente: la Casa Bianca deve “cominciare a parlare una lingua che Assad e Putin possano comprendere”, ed ha precisato quale lingua: missili da crociera e droni contro gli uffici governativi e la residenza di Assad, onde assassinare lui e il suo entourage. “Bomb Assad regime, not Islamic State!”, ha esclamato.
Non fingono nemmeno più. Abbiamo parlato dei quattro morti ammazzati in poche settimane, gente che per un motivo o per l’altro ha danneggiato, o poteva danneggiare, la corsa della Clinton alla Casa Bianca. Qualche giorno fa Julian Assange, capo di Wikileaks, ha detto in un’intervista alla tv olandese che uno di questi morti ammazzati – Seth Rich, 27 anni, assassinato con numerosi colpi di pistola alla schiena il 10 luglio scorso a un passo da casa sua – militante e impiegato della Convenzione Democratica (DNC) per la espansione dei dati, era lo spifferatore che aveva dato a Wikilewaks le migliaia di email che hanno incastrato la capa della DNC, Debbie Wasserman Schulz, come sostenitrice di parte della Clinton contro Bernie Sanders. Assange ha promesso anche 20 mila dollari a chi fornirà informazioni che possano incriminare i colpevoli, “perché è stato un omicidio politicamente motivato”. Insomma ha accusato la Clinton e il suo staff dell’omicidio.
“Assassinare (anche) Assange!”
Orbene: invece di respingere sdegnato l’accusa mostruosa e inverosimile, come ha reagito lo staff? Ecco: Bob Beckel, un mezzo giornalista e mezzo analista politico, oggi impegnato nella campagna per Hillary come stratega, ha proclamato che –alla Fox News – che andava assassinato anche Assange: “sparare a quel figlio di puttana”, ha sbottato. “Il modo di farlo è semplice. Abbiamo le forze speciali. Voglio dire – un uomo morto non spiffera…Questo tizio è un traditore, ha – ha – ha violato ogni legge negli Stati Uniti. Questo tizio deve essere – e siccome non sono a favore della pena di morte – la sola cosa da fare è ammazzare illegalmente (sic) ‘sto figlio di puttana”. In pratica, invece di smentire l’accusa di omicidio, l’ha confermata: lo staff della Clinton vuole ammazzare, è in grado di ammazzare – illegalmente, si noti. Perché in Usa ci sono anche omicidi legali.
Questa è la mentalità che hanno: incalliti criminali. Nemmeno si accorgono di rivelarsi per quel che sono. Fanno capire che per loro, assassinare è un’abitudine.
Notevole che i media italiani non abbiano rilevato la minaccia di assassinio dell’uomo della Clinton, ma abbiano strillato di una presunta minaccia da parte di Donald Trump,che era solo un chiaro invio a quelli “del secondo emendamento” (fautori delle armi libere in Usa) a “fermare Hillary” votando per lui. Dei quattro morti ammazzati probabilmente dallo staff clintoniano, nemmeno una parola. E per l’altra uscita di Trump: “Obama ha creato lo Stato Islamico”, solo scherni e derisione.
Per fortuna non a tutti va così male. Bernie Sanders, l’avversario di Hillary, ha fatto l’endorsement alla Clinton e s’è ritirato a vita privata. Comprandosi immediatamente una villetta sul lago nel Vermont: da 600 mila dollari. Furibondi i suoi sostenitori: o Sanders ha usato le loro offerte di 27 dollari l’uno – decine di migliaia di contributi alla sua campagna – per comprarsi lo chalet, o è stato pagato per rinunciare a sfidare croocked Hillary?