Roberto Pecchioli
Le elezioni primarie del Partito Democratico a Milano , ancora una volta, hanno evidenziato fenomeni di clientelismo e di compravendita di voti. Stavolta, a stupire le anime candide è stato l’ingente flusso di cittadini cinesi ai seggi, non pochi dei quali neppure in grado di intendere la nostra lingua.
Poco importa, ai fini di una riflessione, capire per chi abbiano votato. Il fatto è che in tutte le occasioni in cui il Partito Democratico, figlio di magnanimi lombi, in quanto erede dell’unione civile tra Partito Comunista e DC, per il tramite del PDS, dei DS , della Margherita e dell’Ulivo, svolge questa discutibilissima forma di consultazione privata, succedono pessime cose. A Napoli dovettero già annullare un’elezione primaria per brogli assortiti, in Liguria votarono in massa ecuadoriani a Genova ed arabi in provincia di Savona.
Le polemiche non mancano mai , e vincitori e perdenti si accusano a vicenda di ogni illegalità, salvo poi, come i ladri di Pisa , tornare insieme a fini di potere. A Brindisi il sindaco democratico è agli arresti, di Roma Capitale meglio tacere per carità di Patria. In Sicilia, le tessere democratiche sembrano distribuite a pioggia ai vecchi amici ed accoliti di Totò Cuffaro, condannato per mafia; nella piccola Sarzana, ventimila antifascistissimi abitanti al confine tra Liguria e Toscana, si parla di ben 1.200 iscrizioni sospette.
Almeno quattro le considerazioni: una riguarda la bancarotta morale del partito che è l’architrave del sistema politico italiano. La seconda riguarda il sistema delle elezioni primarie, un altro pessimo esempio di inutile americanizzazione del nostro Paese. Una terza attiene al desolante livello delle classi dirigenti italiane, in carica ed aspiranti, la cui principale abilità pare essere l’organizzazione del più basso clientelismo per portare al voto chicchessia. L’ultima, ma , ai nostri fini, la più importante e preoccupante, è l’inversione del sistema: la democrazia prevede(rebbe) infatti che gli elettori scegliessero gli eletti, ma nei casi di cui siamo testimoni capita il contrario, ovvero è l’eletto, od aspirante tale, che sceglie gli elettori, trascinandoli al seggio attraverso promesse o vere e proprie offerte di denaro.
Il corollario, l’aggravante e la prova provata della cattiva fede è che i sedicenti democraticiscelgono preferibilmente le truppe elettorali tra gli stranieri, dimostrando, oltreché disprezzo per le leggi che non autorizzano il loro voto, che quello è il loro esercito di riserva favorito, e che, a fini di potere, manipolano fin d’ora le legislazioni a vantaggio di costoro per acquistarne ( sinonimo di comprarne) l’appoggio , a scapito ovviamente dei connazionali.
Sorvoliamo sui casi, accertati, nelle varie primarie del Bel Paese, di chi ha votato più volte e sulle sincere ammissioni di molti fieri simpatizzanti del partito di Renzi, Bersani e della signorina Bindi, di non sapere nulla dei candidati e di avere il loro bravo foglietto per non sbagliare il voto, ed analizziamo una per una le quattro osservazioni accennate.
Sul penoso livello morale della politica è persino inutile intrattenersi, tanto è il discredito di tutti quegli italiani che non chiedono favori a onorevoli, sindaci ed assessori. Tuttavia, resta davvero preoccupante , ed è in fin dei conti il motivo della persistenza al potere di questa brutta gente, il numero consistente di persone che dipendono dalla politica, e che quindi rispondono poi alle chiamate dei pastori del gregge.
Dipendenti ed aspiranti tali di aziende pubbliche ed enti territoriali, destinatari di finanziamenti pubblici, anche minimi, inquilini privilegiati di immobili, postulanti assortiti alla ricerca di permessi o licenze varie, meglio se indebite o illegali, manutengoli sindacali. Le mille sotto caste di un’Italiaccia, come l’ha chiamata Giampaolo Pansa nell’ultimo libro, che se non è maggioranza, è però la minoranza più agguerrita e compatta, destinata a vincere , in base alla legge politica della prevalenza degli interessi delle minoranza organizzate scoperta da Gaetano Mosca.
La reazione di tutti gli altri è fievole o momentanea, ben lontana dal costituire un pericolo: dunque è indispensabile creare fronti articolati, flessibili, ma disponibili ad unirsi per contrastare il potere legale ma illegittimo delle numerose bande che occupano la politica, l’amministrazione, il potere.
Quanto alle primarie in sé, in America avevano un senso: in un paese immenso, conoscere i candidati alla carica di Presidente, prima dell’avvento della radio e della televisione, era indispensabile, con la garanzia di elezioni pubbliche e controllate, con elettori registrati ,ma in Italia qual è la logica di ludi cartacei privati ( i partiti, questo sono…), in cui possono votare tutti, anche i sedicenni soprattutto gli stranieri, pagando un misero obolo di un euro, con brogli sicuri e forse inevitabili, nel clima cinico del sottobosco politico nazionale,e dove con poche decine di migliaia di euro ci si assicura la presenza di migliaia di “peones” controllati dai caporalacci amici ?Su quel terreno, dove vince chi ha più pelo sullo stomaco, sono bravissimi, politici ed amministratori, e sanno che è del tutto superfluo avere un programma, o addirittura un progetto politico. Ce l’hanno in realtà: depositare le terga su una poltrona e da lì dirigere affari ed affaracci.
La parte più preoccupante , dicevamo, è però quella del massiccio ricorso al voto di stranieri. Gli eletti cercano gli elettori di gradimento, e la democrazia diventa la parola vuota che descrive l’inganno perpetrato a carico, ma con il consenso, del popolo dormiente. Poi, c’è il disprezzo per il “vero” corpo elettorale, di cui gli stranieri non fanno (ancora) parte. Inoltre, dovrebbe dilagare lo sdegno per il clientelismo diffuso con cui, attraverso i caporioni delle varie comunità, si acquista un consenso pagato dagli italiani contro i loro stessi interessi.
Seil termine rapina è troppo forte , ci limitiamo a chiamarlo furto? Ma quello che più brucia è il tradimento del nostro popolo: a scegliere i candidati ad governare tutti noi sono chiamati degli estranei, per di più palesemente interessati al semplice compenso della prestazione ( una piccola x sul nome prescelto) , ovvero ai privilegi garantiti ai venditori di pacchetti di voti dai politici.
Esercito di riserva del capitalismo, era l’espressione di Marx per descrivere il sottoproletariato, specie di origine contadina, da inurbare e porre in concorrenza con i vecchi operai a fini di profitto, anzi di plusvalore. Questo sono gli stranieri per i nuovi razzisti, che sono i democratici sfruttatori , politici ed economici. Prima li attiriamo quindi disarmiamo i cittadini perplessi con le menzogne umanitarie, infine investiamo grandi somme perché siamo tanto buonini, come Lupo de Lupis. Poi affidiamo ai vari Salvatore Buzzi denari ed appalti. Nel frattempo, li portiamo a votare per noi, e pazienza se lo stesso Buzzi dice che l’affare dell’immigrazione è meglio di quello della droga.
Gli italiani poveri soffrono, ma non sono più elettori del PD, che vadano all’inferno. Tanto, anche la Chiesa ha la sua parte nell’affarone, e si legge che un parroco veneziano ha sfrattato un’anziana per ospitare un finto, fintissimo profugo, e l’argentino di Roma ci scomunica se caliamo le brache dinanzi ai poveri migranti.
Alle elezioni primarie vincono loro, a quelle vere vince chi decide Renzi con una legge elettorale che definirei fascista se fossi dell’ANPI, il potere ce l’hanno i banchieri , gli USA e gli oligarchi di Bruxelles.
Ma al popolo italiano non tocca mai di comandare su se stesso ? Ma soprattutto, chiediamocelo con franchezza, vogliamo davvero che le cose cambino ?
Roberto PECCHIOLI