Un popolino laborioso che attende ai suoi mestieri o faccende di casa in mezzo alla bellezza. La respirava, se ne impregnava, e la trasfondeva nelle modeste opere delle mani: spade ageminate e coltelli, scarpe, velluti, tortellini.
Un Canaletto sessantottenne, ormai intimo e lontano dalle grandi vedute.
Siamo nel 1765, all'imbrunire dello splendore della Serenissima.
Il dipinto – poco noto ai più – è conservato alle Gallerie dell'Accademia di Venezia. pic.twitter.com/8zhX21WSdP
— Jacopo Veneziani (@JacopoVeneziani) February 15, 2020
In questa immagine (grazie Jacopo Veneziani, chiunque tu sia) vedo gli italiani che siamo stati, una plebe ingentilita dal vivere tra architetture e rovine indicibili. Anni fa parlai con un docente di architettura americano che teneva una dozzina di suoi studenti a Roma per un mese, perché “del barocco ci si deve impregnare”.
Parlammo del loro genio assoluto della pittura del ventesimo secolo, un Maestro della Luce senza eguali: la luce americana è proprio così, lo senti appena atterrato: una luce estranea, di un continente non ancora abitabile veramente dall’uomo, dove si sta accampati in case provvisorie , in attesa di andare via, più avanti.
Stare a prendere quel sole, esposti alla vista, richiede gente di coraggio. C’è qualcosa di epico, nel popolo americano di Hopper. Ancor più stare con la donna nel bar notturno, lui ha sicuramente un revolver in tasca, perché sta per compiersi un delitto.
Due popoli. Hopper (più grande) e Canaletto colgono le due essenze dei rispettivi popoli.
So anche come cantava il popolino che sfaccendava sotto i colonnati, che canzoni s’inventava a Napoli – dove senza saperlo echeggiava la lirica greca
E tu durmenno staje,
‘ncopp’a sti ffronne ‘e rosa!
‘O sole, a poco a poco,
pe’ stu ciardino sponta…
Chi si’? Tu si’ ‘a canaria…
Dopo l’orrore estetico e morale di Sanremo, proporrei un programma di rieducazione: obbligare a percorrere il blog di Veneziani per trovare le proprie radici, e ad ascoltare le canzoni del popolo, con le voci dei popoli d’Europa: da Massimo Ranieri, a Edit Piaf, Amalia Rodriquez…
Jacopo Veneziani
@JacopoVeneziani
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Jan 24
Un dettaglio indimenticabile per chi visita l’Accademia Carrara di Bergamo (
@La_Carrara
) è il velo di polvere che ricopre questi strumenti musicali dipinti da Evaristo Baschenis verso il 1670.
Silenzio e quiete assoluti sposano l’inesorabile scorrere del tempo.