Da un lettore competente:
Dal 1860 ca., sviluppato da Antonio Pacinotti, il motore elettrico è in principio l´apparato elettrico che muove un veicolo o produce lavoro in condizioni statiche.
Da quel tempo, tale apparato si muove soltanto con un circuito elettrico in cui scorre una corrente di elettroni generante campi elettromagnetici. E ció è possibile industrialmente solo in impianti fissi con corrente portata da reti fisse.
Il veicolo elettrico e´quindi, in principio sempre “fermo” dalla nascita su veicoli, perché un accumulatore, sempre pesante, ingombrante e necessitante di ricarica lenta in tempi di ore, deve essere portato a bordo (Ca. alfine 40% del peso finale del veicolo e´costituito da masse metalliche che vengono ossidate per il moto e ridotte nei tempi di ricarica : “Cicli”).
Il veicolo elettrico, quindi, di fatto non esiste perché è dipendente ASSOLUTAMENTE dalla disponibilitá di corrente “in situ”, cioé generata a bordo e non accumulata in precedenza: Questo è l’elemento DETERMINANTE del futuro veicolo elettrico.
Questo elemento determinante non puó che essere elettrochimico, cioé un metodo ossido-reduttivo di contenuto volume e peso che produca corrente continua a bordo del veicolo, e che possa venire ricaricato almeno alla velocitá con cui vien fatto un pieno di combustibile oggi sui veicoli con motore termodinamico.
La chiave per il veicolo elettrico risulta quindi riposta in considerazioni chimiche, ovvero nella cella di ossido-riduzione ad H2, CH3OH, e simili molecole organiche ad alta concentrazione in H2 (Es. Metano = CH4). Ció perché H2 e´un mezzo di trasporto energetico con rese accettabili solo se ossidato “a freddo” e non termodinamicamente (Marconi “Combustione fredda”)
La cella utilizzabile (Oggi chiamata “Fuel Cell”) e´sicuramente ottenibile praticamente almeno tra 10 o 20 anni di sviluppi industriali (Bosch, Siemens,Varta…). Oggi il veicolo elettrico è un giocattolo per ricchi avventurieri e fanatici di mode fatue.
P.Balliello