“Startup” è il termine che indica piccole aziende appena nate, basate su qualche idea “geniale” e “innovativa” – e meglio se incorporea e digitale, si risparmia sui macchinari – di qualche giovane genio informatico o altrimenti scientifico; che hanno bisogno di capitale per crescere. Sono al centro dell’attenzione frenetica del capitalismo terminale (“di ventura”), in cerca frenetica di investimenti in questi nani neonati che potrebbero diventare giganti con quotazioni miliardarie a Wall Stret, come Amazon o Facebook, e far lucrare profitti immani ai primi finanziatori.
Esistono anche aziende il cui scopo è fare da “acceleratore di startup”, investendoci un (piccolo) capitale iniziale e invitando altri “venture capitalist”ad investirci. La principale è Y Combinator, che dal 2005 quando è nato ha investito in oltre mille startup, investendo in ciascuna di esse un fisso di 120 mila dollari, e raccogliendo per esse , nel complesso, 65 miliardi di dollari. La mortalità delle startup è altissima, ma una volta tanto l’investimento si rivela un colpo fortunato. Y Combinator ha presieduto alla nascita di Airbnb (il portale che mette in contatto chi cerca una stanza nel mondo con chi la offre), Dropbox (che vi immagazzina i file nel cloud), Weebly (un sito che vi fa creare il vostro sito), Instacart (cibo a domicilio) eccetera. Da questo si può intuire la natura immateriale, “vuota” e informatica di quasi tutte le startup di successo.
Ma nel marzo scorso, Y Combinator è stata orgogliosa di presentare una startup basata su chimica e biologia. La Nectome. Descrivere quello che promette non è facilissimo. Il suo slogan è qualcosa come: “Possiamo fare il back-up della vostra mente”. Il suo fondatore, Robert McIntyre, laureato del MIT (il prestigiosissimo Massachusetts Institute of Technology), ha messo a punto con il collega crio-biologo Greg Fahy un sistema che per così dire imbalsama un cervello umano, ma conservandone intatti a livello sub-microscopico (nanometrico) le connessioni delle sinapsi con i neuroni. Vi sono aziende che promettono ai ricchi di mantenere il loro cervello sotto azoto liquido in modo che possa rivivere quando i progressi della scienza renderanno possibile questa specie di resurrezione carnale; la “Alcor Extension Life Foundation”, in Arizona, conserva così i corpi surgelati di 150 clienti. Ma gli esperti sanno che le sinapsi vengono comunque degradate irreversibilmente: sono come un hard disk la cui memoria è irrecuperabile. Il fondatore della Nectome è in grado di provare (sui maiali) che la sua tecnica, grazie ad una soluzione chimica e una procedura chiamata “Crionservazione stabilizzata con aldeide”, conserva le più fini connessioni: la perfetta conservazione delle sinapsi e delle loro connessioni possono essere viste al microscopio elettronico. Da qui l’idea che i “dati” della coscienza e personalità siano parimenti conservati, pronti alla resurrezione futura. “Facciamo l’upload del vostro cervello”, e lo conserviamo per secoli.
Piccolo dettaglio: se la cosa ti interessa e vuoi sottoporti al trattamento, devi farti prima eutanasizzare. “Il processo e prodotto che inietto è al 100 per cento letale”, spiega McIntyre senza fare una piega. Il cervello dev’essere vivo quando il preparato viene iniettato attraverso la carotide. Niente di male, lo scienziato propone la sua escogitazione a malati terminali consenzienti: li connetterà a una macchina cuore-polmoni e vie con il preparato nelle carotidi. Il cliente muore, ma sarebbe morto comunque. Del resto in California è vigente da due anni la End-of-Life Option Act, la legge che ha legalizzato il suicidio assistito sotto controllo medico.
Una nicchia di mercato interessante, e probabilmente in espansione.
Per adesso la Nectome ha una lista di attesa di 25 clienti, che hanno pagato un deposito di 10 mila dollari. Interamente restituibile, se cambiano idea (è la stessa condizione che adotta la Tesla per la sua lista di clienti in attesa della loro auto elettrica). Il neuroscienziato Ken Hayworth riconosce che le connessioni sinaitiche sono di una complessità infinita: un singolo nervo può connettersi ad altri 8 mila, e un cervello contiene miliardi di cellule, ed anche resuscitare “i dati” dentro un millimetro quadrato di un cervello di topo oggi è pura e semplice fantascienza. “Ma fra cent’anni può succedere”, dice Hayworth, aggiungendo:” Personalmente, quando mi verrà una malattia terminale, penso che sceglierò l’eutanasia con questo metodo”. Hayworth è presidente della Brain Preservation Foundation. E in questa veste, ha stanziato un premio di 80 mila dollari alla Nectoma per il successo nella perfetta conservazione di cervelli “di grandi mammiferi” e la loro perfetta condizione quando sono stati riportati a temperatura ambiente.
I reperti consistono in un encefalo di un maiale, ma anche di una “donna anziana” che i due fondatori di Nectoma si sono procurati aspettando un mese (in una stanza economica affittata con Airbnbn a Portland) un corpo fresco – o forse ancora vivo, non si sa. Gliel’ha procurato una ditta che tratta i cadaveri di persone disposte a donare i loro corpi alla scienza, ovviamente dietro compenso. La ditta si chiama Aeternitas .
Il punto è che la Netcome ha ricevuto una donazione federale a fondo perduto di 960 mila dollari, precisamente dall’Istituto Nazionale di Salute Mentale (National Institute of Mental Health, NIMH) per lo sfruttamento delle “opportunità commerciali offerte dalla conservazione nanometrica di cervelli interi”. E McIntyre ha usato 300 mila di quei dollari mettere sotto contratto il MIT da cui proviene, onde farsi aiutare nel perfezionare i metodi di reviviscenza degli encefali conservati, da uno neuroscienziato di chiara fama del MIT, il professor Edward Boyden.
Il guaio è che la cosa si è risaputa nell’ambiente scientifico internazionale, suscitando scandalo. “Il MIT ha dato credibilità a una startup basata su una assunzione che è semplicemente falsa”, ha dichiarato Sten Linnarson, del Karolinska Institute di Svezia. L’idea di recuperare la memoria da tessuti cerebrali e ricreare una coscienza applicando l’encefalo al computer “è qualcosa che, puramente e semplicemente, non può succedere. Si aumenta la possibilità che delle persone si facciano uccidere per conservare i loro cervelli. Non posso nemmeno dire fino a che punto ciò è anti-etico”.
A causa di questo, il MIT ha annunciato di aver rotto il contratto con Nectome “per certe dichiarazioni pubbliche fatte dalla startup”, ossia aver pubblicizzato lo sfruttamento commerciale del suo metodo.
https://www.media.mit.edu/posts/the-media-lab-and-nectome/
Ma il professor Boyden, l’uomo del MIT che collaborava, ha scritto sul sito della sua ditta (Media Lab) che recuperare “da tessuti morti ricordi ed altre informazioni connesse alla mente è una molto interessante questione per la scienza di base”.
IL TRANSUMANO HA INCONTRATO IL MERCATO
Affermazioni che inseriscono questo tipo di ricerca e di ricercatori (per non parlare dei finanziatori) nel campo del “transumanismo”, l’idea di applicare le scoperte scientifiche più avanzate per annullare i limiti umani, malattia, invecchiamento, morte, e creare il Superuomo tecno-biologico con inserimento di chips, organi artificiali, mutazioni guidate del DNA, intelligenza artificiale. E’ l’ideologia totalitaria (o il culto settario) che s’è sviluppato inevitabilmente fra i “nerd”, i secchioni informatici di Sylicon Valley e delle Università come il MIT: lo rivela il crudo riduzionismo del considerare il cervello umano solo come un computer molto complesso, nel cercare di “imitarne” le prestazioni a forza di mega-dati, ciò che si chiama Intelligenza Artificiale; potenziare la forza dei corpi con servo-macchine indossabili, fabbricare cyborg (ibridi bio-robotici) fino al sogno di trasferire l’intera personalità dei ricercatori dentro supercomputer, dove continuerebbero a vivere una loro immortalità tecnologica.
Ma in Usa questi sognatori o fabbricatori di incubi, hanno incontrato il capitalismo speculativo, terminale, assetato di profitti; pronto a finanziare gli incubi di cui sperano ci sia “un mercato solvibile”, o un’illusione quotabile a Wall Street (come a Tesla o Airbnb). In altre parole, assolutamente determinato a fare, come di tutto, anche dell’Umano una “commodity”, un materiale da utilizzare per la sua utilità: raccogliere il DNA a tutti i neonati in vista di futuri utilizzi, come Facebook raccoglie informazioni su tutti quelli che vi si affacciano per rivenderle a agenzie di pubblicità mirata sulle idiosincrasie di ciascuno.
Una mia conoscente, dopo aver parlato con un’amica al telefono del fastidio di portare un reggiseno nella stagione calda, l’indomani ha trovato il suo smartphone inondato di pubblicità di reggiseni invisibili e leggerissimi. Ciascuno di noi riceve da “maps” (la app della geo-localizzazione) la richiesta di valutare un ristorante o un negozio in cui siamo entrati. E’ solo l’inizio di una invasione dell’io che sarà totale e onnipresente quando le tv, i frigoriferi, le auto, saranno forniti di Intelligenza Artificiale (IA) che registreranno tutte le vostre preferenze e i vostri passi, intenzioni e pulsioni; la città “Intelligente” avrà telecamere intelligenti a riconoscimento facciale che vi spieranno da ogni lampione, sensori intelligenti che leggono a distanza le carte di credito e i Bancomat che avete (o non avete) nel portafoglio. Insomma un universo felice di “consigli per gli acquisti” totali che sarà la vostra prigione. Che sottopone a controllo i vostri pensieri da parte del potere politico-commerciale e delle sue Intelligenze Robotiche, e, se vi opponete, può svuotare i vostri Bancomat. Rendendovi una non-persona.
…e vi sta rendendo subumani. E’ business.
C’è di peggio. Secondo l’economista –filosofo Bruno Bertez, il Sistema, per far funzionare al meglio l’Intelligenza Artificiale (IA), ha bisogno di rendere i nostri simili essi stessi “computerizzabili”, standard, classificabili e dunque permeabili dalla IA medesima. “Questo accanimento a promuovere l’intelligenza artificiale va interpretato come una volontà satanica di abbassare l’umano. Di inghiottirlo, di negare ciò che è specifico dell’umano: la coscienza, la morale, l’autenticità, l’aspirazione alla giustizia, alla libertà”, scrive Bertez.
A quel punto, saremo in un mondo più che orwelliano. Dove i nostri nemici ed oppressori sono “i nostri concittadini” , quelli che sono già stati privati di quello che è specificamente umano (coscienza, morale, aspirazione alla giustizia e alla libertà). Guardatevi attorno: “i nostri concittadini che si infischiano di tutto e si ingozzano di pane e circenses (i consumi ludici e droghe ricreazionali), privati della coscienza della loro caduta, già al livello di robot umanoidi, googlizzati, orizzontali”.
Temo, dice Bertez, che “si debba cessare di amare il nostro prossimo, perché il prossimo è sparito, non è più quello che abbiamo amato. Questo falso prossimo è alleato di quelli che ci vogliono il male supremo, la de-umanizzazione”.
Terribile conclusione. Ma il suicidio assistito sta già per essere proclamato come un diritto. I radicali esigeranno presto che il “trattamento Netcome”, in quanto “diritto”, sia fornito dal Servizio Sanitario, gratis, insieme all’eutanasia del consenziente. Non esagero affatto. La Sanità della Lorenzin, scaduta, ha appena – attraverso l’Agenzia del Farmaco – dichiarato prescrivibile e gratuita la medicina del “gender”, da somministrare ad adolescenti insecisi sul loro “genere” in attesa di operazone trans. Il trattamento costa 1.152 euro: e lo pagherete voi contribuenti.